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Autore: Mary Raven    15/07/2017    1 recensioni
SPOILER 4X13
Questa storia parla di Clarke, di come sia sopravvissuta al Praimfaya e dei suoi pensieri quando questo è successo. Riconoscerà i sentimenti che prova per Bellamy e capirà per cosa si è sacrificata ma soprattutto per chi lotta giorno dopo giorno: per coloro che ama.
[Bellarke]
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Bruciava. Bruciava terribilmente.
Ormai Clarke si era chiusa dentro il laboratorio, lontana dalle radiazioni, ma la sua pelle continuava a bruciare in maniera impressionante. Sembrava essere colpita da mille tizzoni ardenti. Era stesa a terra, piegata in due dalla sofferenza e non riusciva a muoversi. Il dolore era troppo difficile da sopportare. Inizialmente aveva urlato come se non ci fosse un domani e infine era scoppiata in lacrime. Eccola lì. La potente Wanheda, quella che tutti avevano visto come un capo. In ginocchio, dolorante, isolata. Era contenta almeno di essere sola, non voleva che i suoi amici, sua madre oppure i terrestri vedessero quello spettacolo penoso. Per un momento pensò di essersi meritata tutto ciò: non era riuscita a salvare nessuno, nemmeno se stessa. In passato aveva stretto un patto con i terrestri e, quando questo era fallito, era stata costretta ad uccidere tante persone innocenti. Poi era arrivata la Città della Luce. E infine il Praimfaya. Con il tempo aveva perso suo padre, Wess, Charlotte, Finn, Lexa, Lincoln, Jasper e tanti altri. Ora non sapeva se sua madre e i suoi amici stessero bene e non riusciva nemmeno a immaginare un mondo senza di loro. Sentiva solo molto dolore e null'altro.
Pensò che doveva concentrarsi su qualcosa di bello se non voleva impazzire. Cercò, cercò con i pensieri ma non trovò nulla.  Poi un viso familiare si fece spazio in mezzo al fuoco. Bellamy. Clarke prese un respiro profondo e si concentrò su di lui. Tutta quella sofferenza era servita a salvare Bellamy e gli altri. Pensò ai loro volti. Echo, Murphy, Emori, Harper, Monty, Raven. Ne era decisamente valsa la pena. Li accarezzò uno ad uno e infine si soffermò su quello più importante.
« Bellamy » sussurrò fra le lacrime. L’unico vero uomo della sua vita dopo il padre. L’uomo che le era sempre stato accanto, dagli inizi, incoraggiandola e perdonandole ogni errore. L’uomo che aveva dato tutto per lei. Ormai era chiaro come il sole ciò che sentiva. I sentimenti che provava per Bellamy erano esplosi come una bomba mentre lo guardava allontanarsi verso il cielo. Certo in passato aveva avuto paura di quelle emozioni ma ormai era rimasta sola con i propri timori, con i propri sentimenti e non c’era più nulla da nascondere.
Inizialmente si erano odiati, poi avevano acquisito stima e fiducia nei confronti dell’altro e infine era arrivato l'affetto. Non un affetto come tutti gli altri. Ciò che li legava era diverso, era potente e sapeva di eterno. Sembrava quasi che quelle due anime fossero state destinate a trovarsi e, poi, a unirsi.
Clarke aveva sempre avuto il timore di perdere il suo Bellamy. Non si era mai concessa a lui, perché avere quel meraviglioso ragazzo tutto per sé non sembrava possibile ma tanto non sapeva neanche se lui l’avesse mai desiderata, non come amica ma come donna. Era troppo tardi persino per scoprirlo.  
Santo cielo è tutta colpa mia” pensò. “Bellamy se ne è andato e io non ho potuto dirgli cosa provo per lui. L’ho capito troppo tardi.”
Quando si rese conto che quei pensieri non alleviavano il dolore ma intensificavano la sua pena, decise di pensare ancora un poco alle cose belle. Infatti, nonostante stesse soffrendo, era felice per i suoi amici. Per lei erano stati una seconda famiglia e adesso potevano vivere grazie ai suoi ultimi sacrifici. Immaginò Bellamy, sano e salvo, e realizzò ancora una volta quanto ne fosse valsa la pena.
Sarebbe morta? Tutto dipendeva dalle ricerche di sua madre e dal sangue nero, lei non poteva fare nulla se non aspettare e sperare.
Il dolore aumentò gradualmente e stavolta fu talmente lancinante che Clarke quasi perse i sensi. Allora chiuse gli occhi e pregò, pregò a qualsiasi entità vegliasse su di lei. Non voleva morire. Desiderava tornare fuori e vedere il cielo azzurro e il prato verde. Desiderava abbracciare sua madre e i suoi amici. Desiderava … baciare Bellamy. C’era ancora tanto per cui vivere. Con questa convinzione si fece forza, si trascinò fuori dalla stanza e verso il bagno. Entrò nella doccia e allungò un braccio a fatica. Finalmente, dopo vari sforzi inutili, il getto di acqua fredda aggredì il suo corpo e alleviò leggermente il dolore. Clarke tirò un sospiro di sollievo. Sapeva che non sarebbe potuta restare lì ancora a lungo - doveva fare tante cose, tra cui cercare qualcosa da mangiare - ma un po' di pace non avrebbe guastato. Domani avrebbe ripreso a lottare, come sempre, perché lei era Clarke Griffin.

   
 
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