Questa storia viene da un mio sogno, a cui ho cercato di dare un senso quanto più plausibile.
I fratelli si guardano le spalle a vicenda
Creed
appoggiò le mani sui sedili e le unghie gli affondarono
nella stoffa, strappandola. Victor ritrasse le mani di scatto e si
coricò a
testa in giù, dimenando le gambe oltre il bordo del sedile.
La giovane
dottoressa si raddrizzò gli occhiali dalla
montatura azzurra e sospirò, mentre Logan sbarrava
l’entrata del convoglio.
“Questo
è sicuramente il rapimento più strano che io
abbia
mai visto” ammise.
“Lei
è o non è un’esperta di
mutanti?” disse Logan secco. Si
accarezzò la pistola al proprio fianco e sfoderò
gli artigli, guardando i campi
sterminati intorno a loro.
< Se
usciamo da qui, le sentinelle ci scopriranno >
pensò.
“Sì,
delle loro mutazioni, non di come si comportano”
ribatté la giovane. Si passò l’indice
nel collo a dolcevita del suo maglioncino
grigio.
Creed si
grattò vigorosamente, i suoi capelli neri stavano
allungandosi e alcune ciocche si erano tinte di biondo.
“Noi
siamo due appartenenti all’esercito americano. Non
abbiamo mai tradito la patria che abbiamo aiutato a fondare, eppure
adesso ci
danno la caccia.
Jimmy, io
continuo a pensare che dovresti lasciarmi
catturare. Avrai tutto il tempo di scappare con lei”
ringhiò con voce
gutturale.
“Io
non ti abbandono” ribatté secco Logan. Si
voltò verso la
scienziata. “Signorina, l’abbiamo portata qui per
curarci. La mutazione di mio
fratello ha iniziato ad avere problemi all’improvviso e ora
sta degenerando
molto velocemente. La mia potrebbe fare lo stesso in futuro, per quanto
ne
sappiamo” le ricordò.
< Un
coraggioso soldato americano immortale, leggenda nel
mio ambulatorio, mi ha rapito. E non con gli X-men, ma insieme al forte
e
coraggioso fratello che morirebbe per salvarlo. È tutto
così romantico >
pensò la giovane.
“D’accordo.
Nella valigetta che ho con me ho tutto l’occorrente
per fargli un’analisi, ma non so se riusciremo prima
dell’arrivo dell’esercito”
ammise. Si leccò le labbra togliendo i rimasugli del
rossetto pallido. “Mi dia
del tu”. Aggiunse.
“Non
preoccuparti, tu pensa solo a riuscirci. Non ti spareranno,
siamo noi il target” la rassicurò Logan.
“Io
pattuglio il treno” propose Creed. Si alzò in
piedi e si
allontanò a grandi passi, facendo tremare il convoglio.
La ragazza
aprì un tavolinetto e vi adagiò la valigetta, di
cui fece scattare la chiusura.
“Il
gigante sembra tenerci molto a te” rifletté.
Logan
chinò il capo e corrugò la fronte.
“È
mio fratello. Ed è per questo che sto combattendo per
impedire a Ross di catturarlo. I fratelli restano uniti e si guardano
le spalle
a vicenda” ammise.
“Strano,
lo chiami solo per nome” ribatté la dottoressa.
“Non
c’è niente!” tuonò Creed da
in fondo al treno,
iniziando a tornare.
“Preferisce
non far sapere che siamo parenti. Nella sua
testa siamo ancora nell’ottocento ed io sono il padroncino e
lui il servo. Non
riesco a fargli capire che ormai siamo negli anni duemila”
gemette Logan.
“Tu
ti fai chiamare per soprannome, Wolverine. Lui non ne ha
uno?” chiese la giovane. Si mise a montare il proprio
microscopio.
“Mio
fratello ha molti soprannomi. Come ad esempio
Sabretooth, il soldato del nord, la furia sanguinaria, il leone della
morte…”.
Iniziò a numerare Logan.
Creed li
superò e si sedette a due sedili dal loro.
La giovane si
mise una ciocca mora dietro l’orecchio e
deglutì rumorosamente, rabbrividendo.
“Sì,
ma il soprannome che gli hai dato tu?” domandò.
Logan si
voltò verso il fratello, grugnire e guardare dal
finestrino. Nelle sue iridi dorate, dalle pupille nere dilatate, si
rifletteva
la figura di un uccellino dal piumaggio blu intenso, intento a volare
illuminato dalla luce della luna.
“Gatto”
ammise.
La ragazzina si
nascose la bocca con la mano e sorrise.
“È
carino” disse trillante.
Logan si
grattò il collo e scrollò le spalle.
“È
grosso, caldo, anche se non sembra è molto fedele, ama
girovagare di notte, entrava dalla mia finestra di notte da piccolo,
ama
cacciare ed è la mia famiglia. La parola che più
mi ricorda tutto questo è
gatto” borbottò.
“Perché
non ce lo chiami?” chiese lei, iniziando a mettere
una serie di contenitori di vetro sul tavolinetto. Aprì
anche quello del sedile
vicino.
“Si
sente già un animale così, senza che lo denomini
con
soprannomi fraintendibili” disse Logan.
“Capisco.
È un vero peccato, però, sei dolcissimo quando lo
dici” mormorò la giovane. Si cercò
nelle tasche e ne trasse una pezzuola per
gli occhiali.
“Lui
mi vede come un bambino di cinque anni e, anche se
combattiamo fianco a fianco da anni, non sarebbe una scelta saggia
sembrargli
ancora più piccolo e indifeso” brontolò
Logan, dilatando le narici.
La dottoressa
ridacchiò, socchiuse i propri occhi a mandorla.
“Voi
potete chiamarmi Amy” rispose. Finì di pulire i
propri
occhiali e rimise la pezzuola in tasca.
“Sbrigatevi!”
tuonò Creed. Allungò i piedi e sbuffò
sonoramente, si guardò le unghie nere e aguzze, la coda alle
sue spalle si
dimenava furiosamente.
Logan si
voltò verso di lui e assottigliò gli occhi.
“Mi
serve un frammento del suo dna, possibilmente un capello”
ordinò la dottoressa.
Logan
annuì, raggiunse il fratello e ne prese uno di quelli
che era rimasto impigliato nel sedile.
“Quella
ti fa gli occhi dolci” ringhiò Victor con voce
sommessa.
James
ridacchiò.
“Geloso?
Ti ricordo che noi due ci siamo lasciati anni fa,
mio caro servitore di Magneto” bisbigliò.
“Parla
quello che è convinto che Magneto e Xavier si debbano
rimettere insieme. Il vero amore nonostante i litigi e gli errori, mio
caro
consulente matrimoniale, vale solo per le altre coppie?”
grugnì Victor a voce
bassa.
“Vedremo”
rispose Logan. Raggiunse nuovamente la dottoressa
e le porse il capello, lei lo inserì in un vetrino,
posizionandolo sotto il
microscopio.
“Come
mai siete di nuovo insieme?” chiese la giovane. Si
legò i capelli in una coda alta.
“Una
serie di coincidenze. Sono rimasto vedovo da un paio di
anni, ma mia moglie era giapponese e perciò ho continuato a
vivere qui. Mi trovavo
al festival di Tanabata per trovare
un po’ di conforto, ci piaceva molto andarci”
rispose Logan, con voce
leggermente tremante.
“Una
delle tante mogli!” sbraitò Sabretooth,
incrociando le
braccia al petto muscoloso.
Logan
roteò gli occhi.
“Essendo
immortale, purtroppo, ho dovuto assistere alla
morte naturale e non di due mogli e di una donna molto importante per
me” esalò.
Le iridi della
dottoressa divennero liquide.
“Mi
dispiace tantissimo” gemette la giovane. Prese una
fialetta da dentro la sua borsa e versò il contenuto in
un’ampolla.
“Di
lì stava passando un convoglio blindato contenente cavie
da laboratorio. Ti rendi conto? Proprio nel bel mezzo del festival,
come fosse
normale, come fossero animali.
Quando ho
riconosciuto che tra i prigionieri c’era anche
lui, che se non si tratta di me non si difende…”.
Logan alzò la voce nell’ultima
parte, assumendo un tono polemico.
Victor
ruggì.
“…
ho deciso di salvarlo”. Concluse Logan, addolcendo il
tono.
“Insomma
vi siete incontrati per caso alla notte di Tanabata,
dopo anni che non vi vedevate
e avete deciso di ricongiungervi. E poi siete venuti a rapire me nel
mio
laboratorio” ricapitolò Amy.
“Esatto”
mormorò roco Wolverine.
La giovane
estrasse un taccuino con la penna e prese gli
appunti di una serie di formule su una pagina bianca.
“È
tutto così romantico” sussurrò.
Logan
inarcò un sopracciglio.
“Il
rapimento?” chiese.
<
Speriamo che mio fratello non abbia ragione e lei sia
interessata, sarebbe geloso per tutto il tempo >
rifletté.
“No,
voi due! Siete sicuramente legati dal filo rosso del
destino” ribatté lei.
Creed
sgranò gli occhi e si voltò di scatto a guardarli.
Logan
assottigliò gli occhi.
“Yaoista?” chiese
atono.
Le orecchie
della giovane divennero vermiglie.
“Come
lo sa?” domandò.
Logan
ticchettò con il piede sul pavimento.
“Mia
moglie shippava
direttamente incest, diciamo da
giovane. E si faceva aiutare dalla sua migliore amica. Se non fosse
state per
loro, non avrei recuperato man mano tutti i ricordi su mio fratello. E
nel
momento in cui ho ricordato, il blocco mentale del professor X che
attanagliava
sia Victor che me si è rotto” rispose.
La dottoressa
si strinse al petto il taccuino.
“Voi
due dovete rimettervi insieme” disse.
“Le
giuro, signorina, che se in questa notte di Tanabata,
lei riuscirà a curarci,
torneremo insieme” promise Logan. Nonostante stessero
parlando in giapponese,
quella frase gli uscì con un forte accento inglese.
“Faro
del mio meglio” ribatté la dottoressa, stringendo
un
pugno.
Creed
arrossì.
“Bah,
tempi moderni” brontolò piano.