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Autore: bambolinarossa98    17/07/2017    3 recensioni
REVISIONATA IL 07/07/2018
🌟 Iniziativa: Questa storia partecipa alla challenge "Notte di Tanabata" a cura di Fanwriter.it
~
Quando scorse i due ragazzi seduti sulla panchina tirò un sospiro di sollievo e si avvicinò: Marinette era seduta sulla panchina con la testa di Adrien sulle proprie ginocchie.
Sorrise.
"E il Principe Azzurro venne a salvare la sua bella Principessa Sbronza!" esclamò, raggiungendoli. Adrien mugugnò qualcosa mentre Marinette lo aiutava ad alzarsi.
"Non sono sbronza" si lamentò il ragazzo, mentre Nino lo sorreggeva portandosi un suo braccio intorno alla propria spalla.
"E io che mi ero illuso che non fossi una Principessa" lo prese in giro, facendo ridacchiare Marinette.
"Di questo ne parliamo domani" borbottò lui, facendosi trascinare fuori dal parco dai due amici.

~
[Sequel di "Noi due, ancora insieme sotto questo cielo"]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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REVISIONATA IL 07/07/2018




🌟 Iniziativa: Questa storia partecipa alla challenge "Notte di Tanabata" a cura di Fanwriter.it
🌟 Numero Parole: 4.650

🌟 Prompt 14: Lucciole che si confondono con le stelle + Bonus 4: La nostra canzone + Bonus 42: Un bicchiere di troppo





Quando Marinette si era svegliata, la mattina dopo, non aveva saputo dire come si sentiva: la sera prima era andata a dormire, lasciando che tutti i pensieri e i problemi le scivolassero di dosso. Avrebbe voluto fare lo stesso anche in quel momento eppure, mentre si vestiva, non riusciva a togliersi dalla mente il bacio che Chat le aveva quasi dato.
Sebbene provasse ancora dei sentimenti per Adrien, il suo cuore batteva all'impazzata ogni volta che ci ripensava. Voleva dare la colpa all'atmosfera, a quella stupida canzone d'amore che aveva addirittura scaricato e al modo in cui Chat si era comportato con lei: così dolce, così romantico, così... poco da lui. Ma sapeva che non era per quello. Infilò la giacca e accese il PC: sullo sfondo, la salutava una fotografia di lei e Alya che davano le spalle alla Tour Eiffel. Con un tocco sulla tastiera aprì l'album musicale rimasto fermo dalla sera prima su Missing You, la canzone sulla quale lei e Chat avevano improvvisato il ballo.
Sospirò e si accasciò sulla scrivania, abbandonando la testa sulle braccia: perché dovevano capitare tutte a lei?
Un suono simile al battere delle nocche sulla botola che portava alla sua camera la distrasse da quei pensieri deprimenti.
"Ehm... Marinette?" chiese, esitante, una voce che lei conosceva fin troppo bene "Posso entrare?"
La ragazza sbarrò gli occhi e si drizzò, con un sussulto: "Adrien?" esclamò: che cavolo ci faceva lui lì?! Terrorrizzata si guardò intorno, adocchiando le sue fotografie appese alle pareti, i vestiti della sera prima abbandonati sul divano e la maschera e il cappello gettati sulla scrivania "Ah... no!" urlò in risposta, balzando in piedi "Ecco, solo un momento!" aggiunse afferrando vestiti, maschera e cappello e gettandoli nell'armadio per poi chiuderlo con uno scatto, appoggiandovisi con sguardo orripilato: perché Adrien era venuto a casa sua? In un momento come quello, poi?
Si tuffò verso il muro e staccò le sue fotografie, gettandole in un cassetto insieme ad altre foto di altri modelli di cui, di loro però, le interessavano solo gli abiti e non i modelli stessi.
Si specchiò aggiustandosi velocemente i capelli e poi corse alla botola, respirando a fondo prima di piegarsi e aprirla: il ragazzo era proprio lì, sulle scale, che aspettava tranquillamente.
"Adrien!" esclamò, sorpresa "Ciao" salutò, spostandosi per farlo salire: era riuscita a dirgli due parole senza balbettare. Ottimo!... anzi, pessimo.
"Ciao, scusa il disturbo così presto" rispose lui, trovandosi al centro della sua stanza e guardandola incuriosito.
"No, non preoccuparti, tanto ero già in piedi" rispose lei, richiudendo la botola.
Perché non balbettava? Perché non andava in agitazione? Perché continuava a pensare a Chat mentre il ragazzo di cui era stracotta era in camera sua?
Non andava bene, non andava affatto bene.
"Allora... ehm, vado a prendere qualcosa di sotto per fare colazione. Tu accomodati pure, torno in un attimo" avvisò, riaprendo la botola per scendere le scale e richiudendola sopra la propria testa.
Adrien si limitò a sorriderle, prima di farsi ansioso e guardarsi intorno: perché diamine era andato lì? Cosa gli era saltato in mente, quella mattina? Eppure non riusciva a togliersi dalla mente le parole di Ladybug: possibile che Marinette avesse davvero una cotta per lui?
Era la prima volta che entrava in camera sua e gli sembrò una camera come tante altre. Con nonchalance si avvicinò ad una parete sul quale erano appese alcune cartoline che ritraevano paessaggi esteri; sulla scrivania sotto di esso erano poggiati alcuni oggetti di cartoleria come nastro adesivo, matite, qualche nastro di seta colorato e un cacciavite.
Si guardò furtivamente intorno e aprì il cassetto, sbirciando all'interno. Ciò che vide lo allarmò: vi erano tre o quattro fotografie e ritagli di giornale che lo ritraevano. Era un segno? Un indizio? Una prova? Ne prese un paio e gettò un'altra occhiata nel cassetto per poi tirare un sospiro di sollievo, dandosi mentalmente dell'idiota: il cassetto era pieno di fotografie e ritagli di giornale di molti modelli, anche donne.
Ma certo, come aveva fatto a non pensarci subito? Marinette sognava di diventare una stilista, quindi era più che ovvio che raccogliesse materiale d'ispirazione: tutte quelle foto erano lì unicamente per gli abiti, di certo non per chi li indossava. Rimise le fotografie al loro posto e chiuse il cassetto, per poi dirigersi verso la scrivania e sedersi, osservando il computer e la pagina su cui era aperto: un album musicale, una canzone. Missing You. Senza neanche pensarci premette il pulsante di invio.
Quando la canzone partì, il ragazzo gelò sul posto: l'avrebbe riconosciuta tra mille, era la stessa canzone che, la sera prima, aveva fatto da sottofondo al suo ballo con Ladybug.
"Bella, vero?" chiese Marinette, sbucando dalla botola con un vassoio di croissant e biscotti in mano. Adrien sobbalzò, voltandosi di scatto "Cosa...? Oh, sì, molto" disse, riprendendosi, mentre la ragazza poggiava tutto sulla scrivania.
"L'ho sentita ieri sera, alla festa di Tanabata" spiegò, mettendogli un alto bicchiere colmo di latte davanti. Adrien ringraziò, poi gli venne in mente una cosa avvenuta giusto un'ora prima: Nino lo aveva chiamato quella mattina proprio per dirgli che aveva passato tutta la sera con Alya poiché né lui né Marinette, che a detta della ragazza aveva avuto un impegno importante, erano andati. Come poteva lei averla sentita?
"Ma tu non eri alla festa, ieri sera" rispose lui, senza neanche pensarci. La vide irrigidirsi.
"Oh, ehm, sì che c'ero..." rispose, nervosa, tenendo lo sguardo concentrato sul bicchiere di latte che stava spostando "Solo che non ero con Alya... io... avevo un appuntamento" tagliò corto, sedendosi e arrossendo, mentre il viso di Chat si faceva più vivido che mai.
"Un appuntamento?" chiese lui, alzando un sopracciglio "E con chi?"
Marinette restò in silenzio per un istante: non poteva certo dirgli di essersi incontrata con Chat Noir nei panni di Ladybug!
"Ehm... un ragazzo, non lo conosci" deglutì, afferrando un biscotto giusto per fare qualcosa.
Adrien la guardò, sospettoso: non gli stava dicendo tutta la verità e non ne capiva il motivo. Alla festa c'era stata senza dubbio, altrimenti come avrebbe potuto sapere di quella canzone? Eppure...
"Carino?" chiese. La vide arrossire leggermente.
"Sì... abbastanza" mormorò, imbarazzata, ripensando gli occhi verdi del ragazzo.
"Ti ha baciata?" buttò lì, scherzoso. Il viso di Marinette andò letteralmente in fiamme e lei restò in silenzio. Un silenzio che lasciava intendere una risposta accurata.
Il biscotto per poco non cadde dalle mani del ragazzo che la fissò, scioccato: "Ti ha baciata?!" esclamò.
"S-sì... cioè, no... più o meno..." balbettò lei prima di portarsi la mani a nascondere il viso "Possiamo parlare di altro, ti prego!" supplicò, imbarazzatissima.
Adrien rimase a fissarla a bocca aperta, decisamente scosso: era stato quasi tutta la notte a rimuginare sul fatto che Marinette potesse avere una cotta per lui... solo per scoprire che in realtà usciva con un altro ragazzo!
Evidentemente Ladybug aveva tratto conclusioni troppo affrettate.
"O-ok..." disse, tornando al suo biscotto: non sapeva perché ma quell'idea gli faceva uno strano effetto.
"A-allora... come mai qui?" chiese lei, cercando di riprendersi, ancora visibilmente rossa "Non che non mi faccia piacere" aggiunse "Cioè, insomma, certo che mi fa piacere ma questo non significa che... oh, lasciamo perdere" rinunciò, inzuppando un biscotto nel bicchiere, seccata.
"Ecco... pensavo solo di fare un salto, così" alzò le spalle lui. Marinette annuì distrattamente, sbocconcellando il suo biscotto, troppo imbarazzata per dire altro.
Adrien, dal canto suo, faceva i conti con il peso che gli era piombato sullo stomaco.
"Quindi... questo ragazzo..." azzardò "...è una cosa seria?" chiese. Marinette s'irrigidì.
"Ehm... non so" mormorò "Non ne abbiamo parlato..." spiegò.
Sapeva di piacere a Chat, anche se lui era innamorato solo della sua parte mascherata, ma lei non provava nulla per lui... no?
"Insomma, so di piacergli però..." continuò.
"A te non piace lui?" domandò il ragazzo, con un groppo in gola: cosa gli stava succedendo? Lui non era innamorato di Ladybug?
"Non so..." rispose lei, sprofondando nella sedia "Forse sì" disse "Un po'" aggiunse in un mormorio "Ah, sono nel caos!" sbottò, portandosi le mani nei capelli per poi abbandonare la fronte sulla scrivania "Prima no, lo consideravo solo un amico, anche perché aveva un modo di fare abbastanza irritante... ma, poi, ieri sera si è comportato in modo così strano che..." s'interruppe, alzando di poco lo sguardo "Era come se lo vedessi veramente per la prima volta, non so se mi spiego" finì, con lo sguardo perso nel ricordo di quegli occhi verdi, del tocco delicato del suo abbraccio, delle sue labbra ad un soffio dalle sue.
"Sì, ti sei spiegata" mormorò lui, abbandonando il biscotto d'un tratto amaro... per quanto potesse essere amaro un biscotto al cioccolato. Si alzò dalla sedia, il peso sullo stomaco che sembrava volerlo trascinare di nuovo giù, facendola voltare.
"Te ne vai?" chiese lei, sorpresa.
"Sì, ho un servizio fotografico tra poco... ero solo passato per un saluto" tagliò corto, cercando di sorridere.
"Ah, sì... certo" rispose Marinette, alzandosi a sua volta.
"Ci si vede a scuola" salutò il ragazzo, raggiungendo a grandi falcate la botola per poi sparire di sotto, senza neanche darle il tempo di salutarlo.





Quella sera, ore 18.04
"Stupida, stupida, stupida... sono una stupida!" esclamò Marinette, camminando avanti e indietro per la stanza "Finalmente Adrien viene in camera mia, e io che faccio? Mi metto a parlare di un altro ragazzo! Sono proprio stupida!" si disperò.
"Marinette, è tutto il pomeriggio che vai avanti così... perché non ti calmi? È inutile piangere sul latte versato!" esclamò Tikki, osservandola percorrere a grandi falcate la camera.
"Calmarmi? Calmarmi?!" domandò lei, una lieve nota isterica nella voce "Come posso calmarmi?! Adesso Adrien penserà che mi piace un altro ragazzo!" quasi urlò, mettendosi le mani nei capelli.
"E non è così?" domandò lei, innocentemente.
Marinette si fermò di colpo, voltandosi verso di lei in silenzio. Sbatté le palpebre ed abbassò le mani.
"Così non aiuti, Tikki" le fece notare.
"Guarda il lato positivo, poteva andare peggio" annuì la piccola.
"Peggio di così?" domandò l'altra, ironica. Tikki non rispose.


"Amico, dov'è il problema?" chiese Plagg, affiancando il ragazzo "Tu non eri cotto di Ladybug? Che te ne importa se quella ragazza esce con qualcuno?" chiese, spaparanzandosi a mezz'aria.
"Non lo so!" sbottò Adrien, misurando la sua stanza a grandi passi "Ma è questo il problema!" aggiunse, irritato "Marinette è un'amica ed io sono innamorato di Ladybug... ma allora perché mi dà così fastidio?" chiese, abbandonandosi sulla sedia girevole.
"Non è che forse ti stai innamorando di lei?" buttò lì il Kwami, pigramente.
"No!" rispose lui, deciso "È fuori questione!" aggiunse, incrociando le braccia e girando la sedia verso il proprio computer a triplo schermo piatto "Non è possibile" mormorò.
"Sì, certo" rimbeccò Plagg, passando di lì a pancia in sù e zampe dietro la testa.
"Oh, piantala, non sei di nessuno aiuto!" lo riprese il ragazzo "Piuttosto sei vuoi mangiare del Camembert fallo ora che stasera usciamo" ricordò.
"E dove andiamo?" domandò Plagg, ritornando indietro per guardare la nuca del suo protetto.
In risposta, Adrien prese il cellulare dando una scorsa ai messaggi, soffermandosi su quello di una certa Michelle.
"Ad una festa" tagliò corto.




Poche ore dopo, 23.45
Respirando a pieni polmoni l'aria frizzante della sera, Adrien uscì dal grande portone della Villa da cui proveniva il suono attuito di musica da discoteca e il riflesso delle luci psichedeliche. Scese un gradino e, barcollante, vi si abbandonò con un sospiro.
"Senti, io chiamo qualcuno, ok?" chiese la ragazza accanto a lui, portandosi i lunghi capelli neri dietro l'orecchio mentre prendeva il cellulare.
Adrien annuì, tenendo gli occhi chiusi, senza neanche ascoltarla: la mente troppo annebbiata dai fumi dell'alcool e dai problemi.
Perché si era innamorato di Ladybug? Perché era geloso di Marinette? Perché non riusciva ad essere felice, in amore, né come Adrien né come Chat Noir?
"Non è giusto..." mormorò, in un lamento.
"Senti, Agreste, io ti avevo detto di non bere: a parte che sei minorenne, ma non sei abituato alle sbornie" lo accusò la ragazza "Se hai dei problemi non è ubriacandoti, infrangendo almeno una decina di leggi, che li risolverai. Ringrazia che sono troppo buona e non chiami tuo padre! Fortuna che conosco Nino" borbottò la ragazza.
"Grazie, Michelle, sei la migliore..." biascicò, con la lingua impastata.
"Sì, sì, certo" ribatté lei, scrivendo velocemente un messaggio.
"...ma non serve" continuò lui, alzandosi "Torno a casa da solo."
"Agreste, non sei nelle condizioni..." tentò lei, poggiandogli una mano sulla spalla, ma lui la interruppe con un gesto del braccio.
"Ho bisogno di camminare" borbottò "E di stare da solo: devo pensare... devo riflettere... devo decidere..." bisbigliò, scendendo le scale, parlando più a sé stesso che a lei.
Michelle sospirò, aggiungendo un altro messaggio a quello precedente, prima di voltarsi e rientrare nella villa.


Il cielo era di un blu intenso, puntellato da miriadi di stelle, con la luna nascosta da qualche parte nell'infinito firmamento. Centinaia di lucciole vagavano senza meta, regalando un'atmosfera magnifica al paesaggio.  Adrien si passò una mano tra i capelli mentre, sospirando, attraversava il parco di Parigi.
"Non te lo dico spesso, Adrien, ma tu mi piaci... davvero!" esclamò Plagg, girandogli intorno "Ti voglio bene, lo sai, ed è per questo che non sopporto vederti in questo stato. Per ciò, ti prego! Ti prego, ti supplico, fermati qui ed aspetta che qualcuno venga a prenderti. Non sei nelle condizioni di tornare a casa da solo!" supplicò il Kwami, congiungendo le zampette.
Il ragazzo sospirò "Io non voglio tornare a casa" rispose, abbandonandosi su una panchina e stendendovisi sopra, una gamba alzata ed una penzoloni mentre si portava una mano alla fronte "Voglio la mia Marinette" mugugnò, osservando il cielo, dove le lucciole sopra di lui sembravano tante piccole stelle.
Plagg lo guardò, confuso "Ma io credevo amassi Ladybug" disse.
"Sì, ma non è la stessa cosa" rispose lui, con un lamento "Marinette è speciale... e non ha bisogno di un costume per esserlo, lo è e basta" spiegò "E poi ha un sorriso così dolce... e degli occhi così belli... e la sua pelle..."
"Stai peggio di quanto pensassi" constastò il Kwami "Domani mattina ti pentirai di ciò che stai dicendo e tornerai a sospirare per la tua Ladybug" commentò.
"No!" ribatté lui, come un bambino che faceva i capricci "Io amo Marinette" aggiunse, mettendo il broncio.
"Sì, e io sono Papillon" ribatté lui, ironico.
"Non mi prendi sul serio" lo rimproverò il biondo.
"È difficile prenderti sul serio quando hai tre bottiglie di vodka in corpo" gli fece notare Plagg.
"Ti odio" sbottò Adrien.
"Anche io ti voglio bene" rispose, affettuosamente, lui.


"Marinette!"
"Nino?"
"Non ho tempo per spiegarti, è un emergenza: Adrien sta girando per Parigi ubriaco fradicio, devi aiutarmi a cercarlo!"
"Cosa?! O-ok, va bene, dammi dieci minuti che mi vesto!"
"Chiamami se lo trovi, io sono già per strada!"
"Ok, tienimi aggiornata."

Marinette non seppe mai come fece a vestirsi ed uscire di casa quando l'unico pensiero che aveva era "Adrien è nei guai!" ripetuto mille volte come un disco rotto, sta di fatto che si ritrovò in strada quando la sua mente era ancora in camera a parlare al telefono con Nino.
Aveva preso una direzione a caso ed era sfrecciata per le strade buie di Parigi, senza una meta precisa, unico obbiettivo: trovare Adrien.
 
Koe ni dashite tsutaeru One Love
Lo dirò ad alta voce, un amore
Konna watashi ni saita Flower
Un fiore che si è bloccato in qualcuno come me
I wanna see your smile and I sing for you
Voglio vedere il tuo sorriso e cantare per te

Perché non si era mai accorto prima di quello che provava per Marinette? Era stato davvero accecato dal suo amore per Ladybug? Certo, lei era fantastica, abile, intelligente, coraggiosa e, aveva scoperto, dolce e sensibile: era stato un colpo di fulmine il suo.
Con Marinette no: il suo era stato un amore cresciuto lentamente e sbocciato all'improvviso, tutto d'un colpo, anche se in ritardo. Aveva capito di amarla quando lei già apparteneva ad un altro.
E la sua Ladybug? Ovviamente lo considerava solo un amico, anche se la serata trascorsa insieme difficilmente l'avrebbe dimenticata.
 
Nee konna kimochi itsukara darou?
Ehi, da quanto tempo ho questa sensazione?
Mou takanaru mune osaekirenai
Non riesco a togliermi questo peso dal petto
Kyou deatta koto sugoshita jikan
Oggi, dopo molto tempo che ci conosciamo
Sou zenbu zenbu shiritaku naru
Voglio sapere tutto... tutto

E adesso cosa doveva fare? Come poteva, da un giorno all'altro, dirle che l'amava, che si era accorto di quei sentimenti troppo tardi, che ci erano volute tre bottiglie di vodka e un pizzico di gelosia per farli uscire, ma che i suoi sentimenti erano sinceri? Che avrebbe voluto davvero averla accanto per sempre?
Le sensazioni che provava in quel momento erano tante ma solo poche, quali nausea e confusione, erano dovute all'alcool; le farfalle nello stomaco ogni volta che pensava a lei, quell'improvviso calore che si spargeva sul suo viso ogni volta che rivedeva il suo sorriso... quelli erano dovuti ad altro.
 
Nandomo koe ga kiki takute
Voglio sentire la tua voce, ancora e ancora
Tashikana nukomori hoshikute
Voglio sentire quel calore
Nano ni umaku ienai no
Ma non riesco a trovare le parole giuste
Kotoba ni nanka dekinai yo
Non posso dirlo così semplicemente

Marinette si affacciò ad una delle finestre della scuola, le mani a cupola ai lati degli occhi, analizzando ogni centimetro di struttura che riusciva a scorgere: niente. Di Adrien neanche l'ombra.
Aveva già provato agli studi fotografici, al Trocadera, allo zoo, nei pressi della Tour Eiffel... ma nulla. Si appoggiò al muro portandosi le dita alle tempie, sospirando: perché Adrien aveva fatto tutto quello? Perché aveva bevuto? Tralasciando che fosse minorenne, non sembrava quel tipo di persona dedito agli alcolici.
Era forse successo qualcosa che lo aveva spinto a tanto? Se ci ripensava, si era comportato in modo strano quando aveva lasciato casa sua, quella mattina.
Forse si era offeso perché, l'unica volta in cui era andato a trovarla, lei aveva testa e parole per qualcun'altro. Si morse il labbro e si raddrizzò: doveva trovarlo e chiedergli scusa, anche se sapeva già che sarebbe stato difficile.
 
Kazarazu honto no omoi wo
Continuo a pensare "Cosa succede se non posso
Massugu todokenaku chatte?
dirti come mi sento, straordinaria e disadorna?"
Yukki dasu to chikatta no
Ho promesso di essere coraggiosa
Yowai watashi dakedo
ma sono così debole

"Come ti senti?" domandò Plagg.
"Uno schifo" mugugnò lui.
"Sì, lo immaginavo. Se dovessi vomitare avvertimi prima, così mi allontano: non ne sopporto la vista... e il suono" aggiunse, con un brivido di disgusto. Adrien alzò gli occhi al cielo con un sospiro stanco, mentre si tirava a sedere reggendosi alla spalliera della panchina. Non si sentiva uno schifo solo per via dell'alcool, anche se aveva parecchia nausea, a fargli più male era il peso che aveva sul cuore.
Davvero, come aveva detto il suo compagno di disavventure, l'indomani mattina avrebbe dimenticato tutto e sarebbe tornato ad amare Ladybug? Era davvero solo una cosa passeggiera dovuta all'alcool?
Si portò le mani nei capelli e chiuse gli occhi: quell'idea faceva ancora più male.
 
Koe ni dashite tsutaeru One Love
Lo dirò ad alta voce, un amore
Konna watashi ni saita Flower
Un fiore che si è bloccato in qualcuno come me
I wanna see your smile and I sing for you
Voglio vedere il tuo sorriso e cantare per te
Doko e mo naku senai yo One Love
Non può perdere da nessuna parte, un amore
Kokoro ni sodatte iku Flower
Il fiore che cresce nel mio cuore

I wanna see your smile and I sing for you
Voglio vedere il tuo sorriso e cantare per te

Attraversò di corsa i grandi cancelli in ferro che segnavano l'entrata del parco, le suole delle sue scarpe che ticchettavano sulle vie disegnate dalle mattonelle rosse facevano compagnia al debole suono dell'acqua che cadeva nella fontana poco distante; le lucciole si spostavano al suo passaggio, disperdendosi come tante stelle nel cielo della terra.
Il parco, la sua ultima speranza.
 
Nee ohayou kara oyasumi made
Ehi, dal "Buongiorno" alla "Buonanotte"
Sou zutto soba ni kanjite itai
Voglio sentirmi accanto a te ogni volta
Saisho wa arifureta kanjou
Così triste all'inizio, il tuo viso nella mia mente
Autabi kini kakaru hyoujou
ogni volta che ci incontriamo

E, quasi come se le sue preghiere fossero state ascoltate ed esaudite, come apparsa dal nulla illuminata dai riflessi dell'acqua e dalle luci delle lucciole, da dietro la fontana sbucò, ansante e sconvolta, proprio la causa dei suoi problemi e della sua felicità: Marinette.
 
Chigau jibun kitdzuita no
Ho capito che sono una persona diversa
Hanashi takunai to omotta no
Vorrei non lasciarti mai andare
Aenai yoru wa setsunakute 
Le notti in cui non possiamo stare insieme mi soffocano
Imasugu tonde ikitakute
Voglio volare via, ora
Hanareteru to omottara yokei itoshiku naru
Il mio cuore batte quando ti penso accanto a me

La ragazza si fermò di colpo, incontrando i suoi occhi, sgranando i propri di meraviglia e sollievo
"Adrien!" esclamò per poi riprendere la corsa e raggiungerlo "Santo cielo, Adrien, ti stavamo cercando dapertutto!" lo informò, inginocchiandosi davanti a lui "Come stai?" chiese, posandogli una mano sulla spalla preoccupata.
Il ragazzo non rispose, troppo impegnato ad osservare imbambolato il suo viso, i suoi occhi... era lei, soltanto lei. E a lui andava bene così.
 
Koe ni dashite tsutaeru One Love
Lo dirò ad alta voce, un amore
Konna watashi ni saita Flower
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Doko e mo naku senai yo One Love
Non può perdere da nessuna parte, un amore
Kokoro ni sodatte iku Flower
Il fiore che cresce nel mio cuore
I wanna see your smile and I sing for you
Voglio vedere il tuo sorriso e cantare per te

"Marinette..." mormorò.
"Sì, sono io" annuì lei "Tranquillo, va tutto bene. Nino arriverà presto" lo rassicurò, sperando che il ragazzo si sbrigasse: quando gli aveva mandato un messaggio dicendo che si sarebbe diretta al parco l'amico aveva assicurato che l'avrebbe raggiunta al più presto. Non sapeva se sarebbe riuscita a cavarsela con un Adrien in quelle condizioni, il ragazzo non sembrava molto in sé.
"Marinette... mi dispiace..." disse d'un tratto lui, lasciandola sorpresa.
"N-no, non devi scusarti" balbettò lei "L'importante è che stai bene..." ma lui la interruppe.
"No, non è per questo..." scosse la testa lui, ma se ne pentì subito perché quella iniziò a girargli fuoriosamente aumentando il senso di nausea. Le prese una mano e la guardò negli occhi "Marinette, io ti amo."
 
Tatoeba kamisama ga ite
Se c'è un Dio,
Futari no deai michibite temo
Che guida gli amanti
Soko kara saki wa kito jibun de

Sicuramente possiamo gestire tutto insieme
Michi wa kirihiraku mono
Per cancellare la strada da soli

Il silenzio che ne seguì fu pesante. Marinette lo guardò ad occhi sgranati, la bocca aperta e la mente vuota. Non poteva averglielo detto sul serio.
Non poteva.
"Marinette..." la chiamò lui, avvicinandosi al suo viso. E fu allora che la ragazza si riprese.
Alzò la mano libera e poggiò l'indice sulle sue labbra, fermandolo.
Sorrise.
"Va tutto bene, Adrien, sei ubriaco" disse, dolcemente "Stai buono mentre arriva Nino, ok?" chiese. Il ragazzo ci mise qualche istante a recepire le sue parole, poi si ritirò.
"Non mi prendi sul serio neanche tu" constatò, ferito.
Marinette sorvolò su quel "neanche" e si strinse nelle spalle, imbarazzata.
"Beh, è difficile prenderti sul serio quando hai tre bottiglie di vodka in corpo" spiegò, abbozzando un sorriso.
Adrien sgranò gli occhi e sentì una flebile risata malamente trattenuta provenire dalla tasca interna della sua giacca, dove Plagg si era nascosto solo pochi secondi prima.
Si appoggiò allo schienale della panchina, sconfitto, con un sospiro stanco. Marinette si alzò e gli tolse la frangetta dal viso, controllando le proprie emozioni, altrimenti si sarebbe messa a saltare urlando come un'ossessa per tutto il parco.
"Ma se domani lo penso ancora esci con me" bisbigliò lui, beandosi del tocco della ragazza ad occhi chiusi. Lei arrossì.
"D'accordo, d'accordo" annuì, sedendosi accanto a lui.
Scesero altri due secondi di silenzio finché il ragazzo non prese di nuovo la parola.
"Marinette..."
"Mh?"
"Devo vomitare."
Oh.
Doko e mo naku senai yo One Love
Non può perdere da nessuna parte, un amore
Kokoro ni sodatte iku Flower
Il fiore che cresce nel mio cuore
I wanna see your smile and I sing for you
Voglio vedere il tuo sorriso e cantare per te

Nino attraversò i cancelli tutto trafelato per fermarsi solo una volta al centro del parco, riprendendo fiato e guardandosi intorno. Quando scorse i due ragazzi seduti sulla panchina tirò un sospiro di sollievo e si avvicinò: Marinette era seduta sulla panchina con la testa di Adrien sulle proprie ginocchie.
Sorrise.
"E il Principe Azzurro venne a salvare la sua bella Principessa Sbronza!" esclamò, raggiungendoli. Adrien mugugnò qualcosa mentre Marinette lo aiutava ad alzarsi.
"Non sono sbronza" si lamentò il ragazzo, mentre Nino lo sorreggeva portandosi un suo braccio intorno alla propria spalla.
"E io che mi ero illuso che non fossi una Principessa" lo prese in giro, facendo ridacchiare Marinette.
"Di questo ne parliamo domani" borbottò lui, facendosi trascinare fuori dal parco dai due amici.
 
Koe ni dashite tsutaeru One Love
Lo dirò ad alta voce, un amore
Konna watashi ni saita Flower
Un fiore che si è bloccato in qualcuno come me
I wanna see your smile and I sing for you
Voglio vedere il tuo sorriso e cantare per te



Giorno dopo, ore 8.30
La limousine grigia si fermò davanti l'entrata della scuola, facendo scendere un Adrien più pallido del solito che si teneva una borsa del ghiaccio sulla tempia.
Nino, fermo ai piedi delle scale che parlava con Marinette ed Alya, sorrise quando lo vide.
"Buongiorno, Principessa!" esclamò a voce alta, facendo stringere gli occhi al ragazzo per il dolore.
"Nino, ti prego" mormorò "Ho la testa che mi scoppia" informò, raggiungendo il terzetto.
"Così la prossima ci penserai due volte prima di scolarti tre bottiglie di vodka" lo rimbeccò l'altro, circondandogli le spalle con un braccio, facendgli assumere un espressione sconcertata.
"Ma che avete tutti con queste tre bottiglie di vodka?" chiese, perplesso.
I wanna see your smile and I sing for you
Voglio vedere il tuo sorriso e cantare per te

Marinette sorrise, felice di vederlo di nuovo lucido, ma non per questo si era dimenticata delle sue parole. Che si ricordasse anche della promessa che le aveva fatto? Ok, non era una vera e propria promessa, però...
I sing for you
Io canto per te

"Che cosa mi sono persa?" domandò Alya, guardandoli. Nino e Marinette si scambiarono un'occhiata, divertiti.
"Te lo racconto più tardi" rispose l'amica, prendendola per un braccio e iniziando a salire i gradini.
"Oh, Marinette!" la chiamò Adrien, facendola voltare.
I sing for you
Io canto per te

"Grazie per ieri sera" disse lui, regalandole quel sorriso gentile che la faceva impazzire.
Marinette sorrise.
"Per un amico questo e altro" rispose lei.
Adrien mise giù la sacca del ghiaccio e salì i gradini, seguito da Nino, affiancando la ragazza.
"A proposito di questo..." cominciò "...mi devi un appuntamento" le mormorò lui. Sorrise di nuovo e continuò la sua salita, con Nino che chiedeva spiegazioni.
Marinette, intanto, lo guardò allontanarsi imbambolata.
"Ma che sta succedendo?" domandò Alya, sempre più perplessa. La ragazza al suo fianco sorrise lentamente.
"La bocca della verità sono i bambini e gli ubriachi" sussurrò, persa nel suo mondo, mentre l'amica alzava un sopracciglio.
"Ok, adesso mi devi raccontare tutto per filo e per segno" ordinò, afferrandole un braccio e trascinandola dentro la scuola.
Marinette abbandonò la testa sulla sua spalla, sognante "Ha detto che mi ama."

 
I wanna sing for you
Io voglio cantare per te








Note🎶:
La canzone usata nel testo, e che da il titolo alla storia, è "I wanna see your smile."
   
 
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