I capelli biondi appiccicati alla fronte da un miscuglio di melma e sudore imbruttivano il suo bel viso chiaro e le acque nere gli arrivavano fino al ginocchio, solleticandolo in modo fastidioso.
Non era mai sceso al piano meno uno e non aveva idea di cosa potesse nascondervisi.
Inspirò l'aria acida ed un tanto nauseabondo bruciò le sue narici.
-Vediamo...- Tirò fuori un piccolo foglio dai jeans strappati e lesse un piccolo 48 stampato in rosso.
Si guardò intorno, vide un'unica piccola botola sotto i suoi piedi con lo stesso numero stampato sopra; decise di aprirla e cominciò a scendere gli scalini arrugginiti e scivolosi nel buio.
Un ruggito spaventoso squarciò il silenzio nella stanza ed Axel portò una mano alla Berletta.
-Chi sei?- Esclamò il ragazzo, piantando le spalle contro qualcosa di troppo viscido per essere un muro.
Il ruggito si ripetè, questa volta alle sue spalle.
-Cazzo...- Si lasciò sfuggire il ragazzo spaventato mentre una grossa mano squamosa lo afferrava per la collottola e lo alzava di una ventina di centimetri da terra.
-Tu devi essere il mio pranzo.- Esclamò convinta una voce roca e mostruosa nell'ombra.
-Papà!- Una splendida ragazza di altezza media, dal fisico snello e slanciato, comparve dal buio con una torcia in mano ed illuminò la scena.
Per un momento Axel si dimenticò del grosso coccodrillo umanoide che aveva smesso di sbatacchiarlo contro il muro e si chiede come facesse a vivere lì ed avere una pelle tanto abbronzata.
Il bestione lo lasciò andare di colpo, facendogli sbattere violentemente l'osso sacro a terra.
La ragazza fece scivolare i suoi riccissimi capelli corvini su una spalla e piantò gli occhi nocciola in quelli azzurri del ragazzo che balzò in piedi e fece il gesto di pulirsi le ginocchia dalla polvere completamente dimentico di essere ricoperto dalle acque di scarico.
-Fai da bravo cucciolone, fatti ammanettare!- Esclamò diretto verso Killer Croc, che rispose con una grossa risata.
-Sei nuovo vero?- Affermò divertita la ragazza, appoggiandosi una mano sulla guancia.
-Sì, perchè?- Chiese lui, sorpreso.
-Punto primo, mio padre può mangiarti in un sol boccone... -L'uomo squamoso sorrise, mostrando i grandi denti appuntiti.-...e poi sono io quella che sei venuto a prendere.- Sentenziò lei, fiera.
Le risate del ragazzo rimbombarono per tutto il piano ed il viso di Aaliyah si infuocò di rabbia.
La ragazza sollevò un enorme masso sopra la testa e lo scaraventò accanto al ragazzo, che rimase sbigottito.
-Perdonami...a volte sono un po' permalosa e faccio fatica a controllare la rabbia.- Si scusò lei per poi coprirsi il viso e dargli le spalle; solo allora il ragazzo notò la sottile linea di squame verdi lungo la sua colonna vertebrale.
-Non preoccuparti. Vieni con me...- Rispose risoluto, gettando le manette a terra e ponendo le mani avanti.
Salirono insieme la scaletta e sparirono nel buio.
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Era un pomeriggio tiepido e leggermente ventoso, le fronde degli alberi ballavano davanti ai suoi occhi e si riflettevano nell'acqua limpida del laghetto delle papere; di fronte a lui, poggiate su un muretto, c'erano dieci lattine di sprite zero disposte in un'ordinatissima fila.
-Avremmo proprio bisogno di uno con la tua mira, Lawton.- La Waller ruppe il dolce suono del canto degli uccelli con la solita voce sicura e piena di sè.
Il ragazzo non si scompose, chiuse un occhio e con l'altro guardò dritto nel mirino e colpì la lettera "S" della prima lattina. Tre anatre si alzarono in volo, starnazzando per qualche secondo.
-Non sono interessato.- Rispose tranquillo, senza neanche girarsi a guardarla.
-Non mi lascerai mica andare da sola, Mike!- Eclamò con un grosso sorriso Cassidy, sbucando fuori con una piroetta da dietro un cespuglio.
-Sei perfettamente capace di cavartela da sola, sorellina!- Ricambiò con un accenno di sorriso quello della sorella e colpì la lettera "P" della seconda lattina, spaventando nuovamente le anatre.
I due fratelli non si somigliavano molto: avevano in comune solo la pelle scura ed i tratti afroamericani. Lei era una ragazza dal fisico slanciato, con una splendida pelle del colore del cioccolato che faceva a cazzotti col bianco dei suoi capelli; lui somigliava molto a suo padre e teneva i riccissimi capelli sempre corti, per comodità.
Gli occhi giallissimi di Cassidy incrociarono per un secondo quelli nocciola del fratello, che dopo aver colpito le lettere "R", "I" e "T" rispettivamente della terza, quarta e quinta lattina scosse la testa e sospirò.
-Va bene, ci sto.- esclamò con aria svogliata, colpendo anche la "E" della lattina successiva; le anatre, nel frattempo, erano volate il più lontano possibile dagli spari.
La ragazza cominciò a fare dei piccoli urletti di gioia ed a saltellargli intorno, mentre lui la osservava pensando che avesse battuto la testa troppo forte.
In lontananza il rumore di un elicottero si faceva sempre più vicino.
-Allora è deciso. Parleremo delle vostre ricompense al quartier generale, fra quattro giorni esatti. E per essere sicuri che non ci darete buca...- I due soldati di scorta si avvicinarono ai ragazzi, che si sentirono pungere all'improvviso sul collo.- Vi abbiamo impiantato dei microchip, così sapremo sempre dove siete. Ah, se tenterete di toglierveli...rilasceranno un potentissimo veleno che vi ucciderà dopo un'interminabile ora di sofferenza.- la donna ghignò perfidamente mentre l'elicottero atterrava alle sue spalle.
-Dannata puttana, dovevo aspettarmelo.- decretò Michael, prendendo per mano la sorella mentre il grosso mezzo si alzava in volo sopra di loro.