Scritta per Challenge a coppie di Efp Fandoms.
La mia compagna di coppia è Sarasvati EFP, perciò spero di aver soddisfatto la sua richiesta. Che consisteva in: het, romantico, age-gap.
Il supplente d'inglese
Azura fece scorrere la
propria home di facebook, osservò
l’immagine di un gattino e alcuni post che aveva scritto.
Aprì i messaggi e si
deterse le labbra.
< Oggi finalmente
potrai conoscere il supplente del
professore. È stata una fortuna che tu sia mancata proprio
ora che è arrivato
lui. Non ha niente a che fare con la professoressa Turchese. Ha un gran
fisico
> lesse quelli della migliore amica. Sbadigliò e si
appoggiò con la schiena
al sedile dell’autobus, sentiva ogni tanto i clacson
risuonare più forti del
brusio di voci attorno a lei.
< Spiega bene?
> domandò per messaggio e inviò.
< È
bravissimo, ma soprattutto indossa delle magliette
nere attillate, si vedono i pettorali > rispose la compagna di
classe.
“Uffa, Sofia,
non m’interessa. Se volevo questo genere
d’informazioni chiedevo a quell’oca di
Gloria” borbottò tra sé e sé.
Chiuse facebook, mise la
musica e indossò le cuffiette,
socchiuse gli occhi e guardò fuori dal finestrino.
< Avrei preferito
sapere che compiti aveva dato, ora mi
toccherà guardare nel registro elettronico. Che noia, mi
riempirà il computer
di virus >.
*******
Azura entrò in
classe e si mise al suo banco in seconda
fila, si guardò intorno. Osservò la luce che
filtrava dalle finestre, si girò e
intravide Keiros, il bullo della classe, appoggiato contro il muro. I
lunghi neri,
tinti di verde in alcune ciocche, gli ondeggiavano intorno al viso e
teneva una
sigaretta in bocca.
< Non capisco
perché debba fare così l’idiota, da
bambino
non era così > pensò la ragazza.
La porta si
aprì e ne entrò un giovane uomo, il viso in
parte coperto da una barba nera incolta. Appoggiò una borsa
sulla cattedra e si
accomodò, i suoi pettorali erano stretti da una maglietta
nera aderente e al
collo abbronzato indossava una collana di conchiglie rosse, decorate da
un
monile in madreperla.
“Iniziamo
subito l’appello.
Altarius Keiros, al tuo posto, noto con dispiacere che in questa classe
bisogna
sempre iniziare lasciandoti una nota” disse atono.
Il
giovane digrignò i denti
e gettò la sigaretta a terra, la pestò espirando
rumorosamente dalle narici.
“Parla
lui che sembra appena
arrivato dal mare” bisbigliò, dirigendosi
all’ultima fila di banchi,
accomodandosi in quello all’angolo.
Azura
osservò l’insegnante e
si voltò verso la compagna di banco. Sofia
sospirò pesantemente, teneva gli
occhi socchiusi e le sue gote erano vermiglie.
Azura
guardò le altre
compagne, parecchie lanciavano occhiate all’insegnante.
<
Nemmeno fosse il primo
uomo che vedono nella loro vita. Non che sia brutto, ma non
è nemmeno un divo
del cinema > si disse.
**************
“Certo che sei
fortunata” si lamentò Sofia. Addentò il
proprio panino con provola e salama, deglutendo rumorosamente, le sue
labbra si
erano sporcate di molliche.
“Perché?
Mi sembra che al compito di matematica abbiamo
preso voti simili” rispose Azura. Si mise una ciocca dietro
l’orecchio, aveva
tinto i suoi capelli di azzurro blu.
Sofia socchiuse gli occhi
e si raddrizzò gli occhiali.
“Tu non capisci.
Il professore non ti ha tolto gli occhi di
dosso nemmeno un attimo” disse.
Azura estrasse dal proprio
zainetto una confezione di yogurt
da bere con una cannuccia.
“Davvero?
Sarà perché sono l’unica studentessa
che non aveva
ancora conosciuto. Magari si chiede se sono studiosa o vengo in classe
solo
perché sono obbligata” rispose. Si mise la
cannuccia in bocca, sporgendo le
labbra a cuore e succhiò piano, senza fare troppo rumore.
Avvertì il sapore
dello yogurt alla banana invaderle la bocca.
“Persia Azura,
tu sei cieca. È palesemente interessato a te
in un altro senso, ti ha guardato le gambe”
ribatté Sofia.
Azura roteò gli
occhi.
“Rischia di
essere licenziato ed è sicuramente una delle sue
prime supplenze, visto che avrà al massimo una decina
d’anni più di noi; non
credo mettere a rischio la sua carriera per me”
ribatté.
Sofia sospirò
pesantemente e giocherellò con il suo
orecchino a forma di gufo.
“Sarà.
Piuttosto, si sente che è madrelingua, la sua
pronuncia è perfetta” mormorò.
Azura finì il
proprio yogurt.
“Sì,
ma ricordati che è un supplente. Probabilmente, prima
che il mese finisca, sarà già tornata la
professoressa Turchese” ribatté.
Sofia addentò
con foga il suo panino.
“Furtroffo”
biascicò, facendo volare pezzettini di provola
tutt’intorno.
************
“La tematica
dell’amore è sempre stata cara agli scrittori.
Ritornerà spesso in letteratura, soprattutto nelle poesie.
Ricordatevi però che
il termine ‘romanticismo’ non è legato a
questo, è una corrente letteraria con
regole sue proprie” spiegò il professore.
Gloria alzò la
mano, una ciocca di capelli mori le era
finita davanti al viso.
“Sì,
signorina Victim, mi dica” disse l’insegnante.
“Professor
Bristol, per lei cos’è
l’amore?” domandò la
giovane. Un paio di ragazzi ridacchiarono e un altro
appoggiò la testa sul
banco, nascosto dietro il diario, sonnecchiando.
“L’amore
è un sentimento, ma è anche la leva che muove il
mondo. Qualcosa che, pur apparendo astratto, ci rende irrazionali e ci
scuote,
cambiando il corso delle nostre azioni” rispose il professore.
Le iridi azzurre di Gloria
divennero liquide e la giovane
arrossì, sorridendo.
Sofia sospirò
sognante e Azura roteò gli occhi.
“Che
idiozie” bisbigliò.
“Signorina
Persia, la vedo in disaccordo. Per lei cos’è
l’amore?” domandò il professore.
Soffia sgranò
gli occhi, Azura arrossì vedendo che diversi
suoi compagni la fissavano.
“L’amore
è semplicemente la scusa che il nostro cervello
dà
all’attrazione fisica e alle conseguenti risposte chimiche
del nostro
organismo” disse atona.
“Certo che se la
pensi così, finirai per ammazzarti,
secchiona” si lagnò Keiros.
“Altarius non
sono di certo cose da dire queste. La
signorina Persia ha solo espresso il suo parere.
Oggi vi
assegnerò una serie di poesie e il tema che dovrete
svolgere per casa sarà spiegare qual è il punto
di vista sull’amore che hanno i
diversi poeti. Argomentate, mi raccomando” ordinò
il professore.
Azura sorrise.
< Però
è gentile, mia madre o gli altri professori mi
avrebbero sgridato per molto meno. Apprezzo che sappia ascoltare anche
le
opinioni insolite come la mia > rifletté.
****************
Azura si diresse verso la
porta della propria classe, ma un
giovane le si mise davanti.
“Ehy,
bellezza”
disse un ragazzo dai corti capelli rossi. Aveva una cicatrice sopra
l’occhio e
i capelli gli ricadevano scompigliati intorno al viso.
“Dovrei
entrare” rispose Azura.
Il giovane le
afferrò una ciocca di capelli e gliela tirò.
“Sai, sembri
proprio una zoccola” disse.
Azura si
scostò, stringendo con entrambe le mani la propria
borsa.
“E tu
un’idiota” ribatté.
Il giovane
cercò di colpirla al volto con uno schiaffo, ma
Keiros gli fermò la mano. Gliela strinse fino a fargliela
dolere e lo raggiunse
al viso con un pugno, facendolo cadere per terra disteso.
“Io direi che
assomiglia più a una sorellina” sibilò.
Il ragazzo per terra
estrasse un coltellino e Keiros iniziò
a prenderlo a calci.
“Adesso
basta” gemette Azura. Gloria si affacciò dalla
classe e vedendo Keiros con il viso deformato dalla rabbia, sentendo i
gemiti
di dolore del rosso a terra, lanciò un grido di terrore.
“Smettila”
disse Azura, mentre all’altro cadeva il coltello
di mano.
Bristol uscì
dalla classe e afferrò Keiros per le spalle,
allontanandolo.
“Che diamine
succede?” domandò.
Keiros cercò di
divincolarsi.
“Mi lasci,
froci*!” gridò, raggiungendolo con una testata.
Dal naso dell’insegnante iniziò a fiottare del
sangue, Azura si nascose la
bocca con le mani, impallidendo.
Una serie di ragazzi
fecero cerchio intorno a loro,
richiamando degl’insegnanti.
Bristol lasciò
andare Keiros e si deterse il sangue con il
dorso della mano.
“Senti,
ragazzino, vedi di rispettarmi. Non sono quello che
credi tu” ribatté gelido, con un forte accento
inglese.
“Se vuole il mio
rispetto se lo guadagni” ringhiò Keiros.
Cercò di raggiungere l’insegnante con un pugno al
viso, Bristol schivò con un
movimento fulmineo, lo afferrò per la vita e lo stese a
terra,
immobilizzandolo.
“Wow, niente
male!” gridò Sofia.
Keiros sgranò
gli occhi, mentre Azura indietreggiava.
“Professore,
dobbiamo chiamare la polizia?” domandò un altro
insegnante.
Bristol si
rialzò in piedi.
“Non
c’è bisogno, portate l’altro ragazzo in
infermeria”
ordinò, tamponandosi il naso con un fazzolettino.
*************
Azura bussò un
paio di volte sulla porta della stanza del
professor Bristol. Si voltò e guardò il
cartellino che riportava il numero
della stanza insieme al nome e cognome della sua insegnante
d’inglese. Sopra di
esso era stato attaccato un pezzo di carta con lo scotch.
< 232, professor
Bristol Shane > lesse mentalmente la
ragazza.
“Avanti”
disse Bristol da dentro.
Azura aprì la
porta.
< Lo hanno aggiunto
per il momento, lo toglieranno sicuramente
quando se ne andrà. E ho sentito dire che la professoressa
sta già molto meglio
> rifletté, entrando. Si richiuse l’uscio
alle spalle.
“Lei cosa ci fa
qui?” domandò il professore. Si passò
la
mano tra i capelli e socchiuse gli occhi.
“Professore,
sono venuta qui per due motivi. Prima di tutto,
volevo sapere cosa aveva spiegato nei giorni in cui mi sono assentata e
poi… ho
sentito dire che vuole far espellere Keiros” rispose la
ragazza.
Bristol le
indicò con una mano una sediolina di plastica e
la giovane vi si accomodò.
“Per la
spiegazione non c’è problema, le posso anche dire
che compiti ho dato, ma l’espulsione sarebbe qualcosa di
confidenziale”
ribatté.
Azura deglutì
rumorosamente e chinò il capo.
“Lo so che
è uno zuccone, ma le posso assicurare che ha
avuto un periodo difficile. Suo padre si è appena risposato
con un’altra donna
e lui pensa che non abbia mai amato la madre…”.
Iniziò a enumerare.
Bristol inarcò
un sopracciglio scuro e si piegò in avanti,
appoggiando le braccia sulla scrivania.
“Lei sembra
saperne parecchio. Per caso è il suo fidanzato?”
domandò.
Azura
avvampò e negò
ripetutamente con la testa.
“No, certo che
no! Semplicemente mia madre è la nuova moglie
del signor Altarius. Mia madre è divorziata, sarebbe il suo
terzo marito e
Keiros ha ragione a essere preoccupato.
Io e il mio futuro
fratellastro andavamo anche d’accordo,
prima che lui iniziasse a fare il bullo, ma non sarebbe mai il mio
tipo”
ribatté.
Bristol socchiuse gli
occhi e la guardò, Azura avvampò.
“E quale sarebbe
il suo tipo, signorina?” domandò con voce
calda.
Azura strinse le gambe e
giocherellò con il fiocchetto
azzurro che le decorava la gonna.
< Vuoi vedere che
Sofia aveva ragione? > si domandò,
avvertendo il proprio battito cardiaco accelerare.
“Non credo di
avere un tipo. Semplicemente aiuterà Keiros?”
domandò.
Bristol si
grattò il mento, passando le dita callose nella
propria barba incolta.
“In
realtà lo sto già facendo. Sono gli altri
professori che
lo vogliono espellere. Io ho messo una buona parola, perché
nonostante sia
litigioso, maleducato con compagni e insegnanti, i suoi voti sono
parecchio
alti. Soltanto che non hanno intenzione di ascoltare un supplente come
me”
rispose.
Azura si
mordicchiò un labbro.
“Una petizione
aiuterebbe?” chiese.
“Temo che
darebbe soltanto fastidio al preside. E, inoltre,
entrò la fine del mese, io finirò la mia
supplenza” rispose Bristol.
Azura sgranò
gli occhi.
“E se ne
andrà? Nessuno aiuterà Keiros?” chiese
con voce
tremante.
Bristol si
grattò il naso.
“Al momento non
credo che riceverò altri incarichi, quindi
potrei anche restare in città, ma non saprei come poterlo
aiutare” ammise.
“Senta, entro la
fine del mese io e mia madre andremo a
vivere dagli Altarius. Io non ho voti molto alti in inglese, potrei
farla
venire come insegnante di recupero. Ed una volta che è
lì, potrebbe cercare di
far ragionare Keiros.
********
Azura era seduta sul letto
a baldacchino, osservò le
lenzuola rosa e volse lo sguardo, sospirò guardando i
disegni di unicorni alle
pareti e la sua scrivania di legno verniciata di viola.
Sospirò e si voltò,
sentendo la porta aprirsi.
Keiros entrò,
teneva le mani in tasca.
“Più
la guardi più ti sembra orribile, vero?”
domandò.
Azura si strinse le
ginocchia e sospirò.
“Da bambina ho
sempre desiderato di vivere nella tua villa,
mi sembrava la casa delle favole. Ed essere la tua sorellina mi
appariva come
qualcosa di fantastico, ma…”. Iniziò.
Keiros chiuse la porta
alle proprie spalle e vi si appoggiò,
incrociando le braccia al petto muscoloso.
“Però
non avevi messo in considerazione mio padre. Quanto
pensi che ci metteranno prima di lasciarsi?”
domandò.
Azura chiuse gli occhi e
si massaggiò la fronte.
“Ammetto che
questa stanza è orribile, sono tre notti, da
quando sono arrivata, che non dormo. Ed anche io penso che i nostri
genitori si
lasceranno, ma… non devi bruciare il tuo futuro per
loro” gemette.
Keiros estrasse una
sigaretta dalla tasca e se la mise in
bocca.
“Cosa dovrei
fare? Vestirmi bene? Smettere di suonare in una
band? E fare la corte a Gloria che è l’unica ricca
quanto me in classe?”
domandò.
Azura si grattò
un sopracciglio.
“Smettila solo
di finire in tutte le risse, di girovagare in
piena notte ubriaco e di cacciarti nei guai a scuola”
esalò.
Keiros scrollò
le spalle.
“E per
cosa?” domandò.
“Non ti piaceva
Sofia? Fallo per conquistarla” ribatté
Azura.
Keiros
assottigliò gli occhi e si accese la sigaretta.
“Lei non aveva
occhi che per quel professore che ti faceva
il filo” ribatté.
Azura si grattò
il mento.
“Da oggi
sarà il mio insegnante privato. A nostro…
padre… è
andato bene” disse con voce roca.
Keiros ghignò.
“Oh, allora hai
deciso che deve essere lui il mio angelo
salvatore. Vero?” domandò.
Azura strinse i pugni e si
alzò in piedi.
“Perché
no? E, magari, puoi anche farti consigliare come si
conquista una come Sofia, visto che a lui sembra venire
naturale” borbottò.
Keiros inspirò
rumorosamente dalla sigaretta e sentì il
sapore del tabacco pungergli le narici.
“Devi piacergli
molto, ragazzina, se ha deciso di farsi
mettere un collarino. Uno come quello segue il cuore, il surf e
baggianate come
i sentimenti. Non si sarebbe mai avvicinato a una gabbia dorata come
questa
casa” sussurrò.
Azura avvampò.
“Non inizierai
anche tu come Sofia. È più grande di me, non
mi noterebbe mai, sono solo una ragazzina per lui”
borbottò.
“Ci speri, vero?
Ho sentito in classe come sospiravi quando
leggeva le poesie in lingua originale.
E non credere, si
comportava in un modo speciale con te,
tutti avevamo capito che eri tu l’alunna
prediletta” insinuò Keiros con voce
calda.
“Tu sei proprio
un’idiota” brontolò Azura.
**************
“I tuoi voti
stanno migliorando da quando vieni?” domandò
Bristol.
Azura accavallò
le gambe e annuì, guardando il professore
seduto dall’altra parte del tavolo della cucina.
“Decisamente. Il
mio patrigno ne era molto soddisfatto”
rispose. Appoggiò la penna sul quaderno e aprì un
pacchetto di cracker.
Bristol la
osservò e Azura vide che aveva le iridi rosso
sangue.
“A scuola mi era
sembrato avessi gli occhi blu notte”
ammise.
Bristol avvampò.
“P-puoi
chiamarmi Shane. Al momento non sono più il tuo
insegnante” le propose. Si voltò e
guardò la pendola nell’angolo del salone.
“Ho gli occhi blu, ma dovrei mettere gli occhiali e
perciò uso le lenti a
contatto. Quando non devo insegnare uso queste colorate”
spiegò.
Azura si deterse le labbra
con la lingua.
“D’accordo.
Le offrirei un caffè, ma i miei genitori non ci
sono e ancora non sono abituata a chiamare la
servitù” ammise.
Bristol si
grattò il collo.
“Sai, con Keiros
mi sto finalmente riuscendo a capire. Anche
io vengo da una situazione simile” ammise.
Azura sgranò
gli occhi e si piegò in avanti, i suoi seni,
stretti dal suo vestito color panno, sfiorarono il tavolo.
“Suo padre si
è risposato quando era giovane?” chiese.
Bristol sospirò
e negò con il capo.
“No, mio padre
non si è risposato dopo essere rimasto
vedovo. Solo che era assente, aggressivo. Pretendeva sempre troppo da
me. Era
un lord inglese e voleva che avessi il massimo dei voti, vincessi ogni
gara
nella box e altre cose così. Però quando mi ha
chiesto di fare l’avvocato sono
scappato di casa e sono andato a vivere dal mio migliore
amico” ammise.
“Almeno aveva
lui” lo rassicurò Azura con tono dolce.
Bristol sospirò.
“Sì,
avevo. È morto l’anno scorso di leucemia, ha
lasciato
una moglie e due figli. Se fossi di ruolo e guadagnassi abbastanza, gli
passerei una parte del mio stipendio” ammise.
Azura guardò le
parole scritte in inglese sul suo quaderno e
i suoi occhi divennero liquidi.
“Se vuole posso
chiedere al mio patrigno di pagarla di
più…”
mormorò.
“Non se ne
parla. Scusami se mi sono fatto fraintendere, non
sono qui per chiederti l’elemosina” rispose Bristol
indurendo il tono.
“I-io…
non volevo offenderla…” gemette Azura. Una lacrima
le
rigò il viso e strinse le gambe, facendo strofinare le
ginocchia tra loro. “…
solo che mi fa rabbia pensare che dopo questo tempo suo padre ancora
non le
venga in aiuto” mormorò.
Bristol sospirò.
“Per mio padre
è come se fossi morto il giorno in cui sono
scappato. Sta invecchiando, solo, nel suo odio e la cosa mi fa
male” ammise.
Giocherellò con la collana che teneva al collo.
“Non dovrei
raccontarti tutto questo è solo che… mi
piaci…”
ammise con voce roca.
Azura lo guardò
in viso: la pelle abbronzata del suo viso
era incorniciata dai capelli mori, i suoi occhi rossi erano liquidi, le
sue
labbra sporte.
< È
così bello, sembra un angelo triste. Però
è così
grande, non mi ero accorta che i suoi muscoli lo facessero apparire
come un
gigante buono pronto a proteggerti > pensò. Chiuse
gli occhi e lo baciò,
Shane le passò la mano tra i lunghi capelli lisci e la
trasse a sé, contraccambiando
il bacio. Le loro labbra si arrossarono, mentre continuavano a
baciarsi,
mozzandosi il fiato, unendo le loro salive.
Shane si staccò
da lei di scattò, ansimando.
“P-per
oggi… è meglio che torniamo all’inglese
o non
finiremo gli esercizi per domani” biascicò con
voce rauca. Le sue pupille erano
dilatate.
“Studiare?”
domandò Azura con voce tremante.
Shane si passò
entrambe le mani tra i capelli e annuì.
“Non possiamo
far tornare ad abbassare i tuoi voti o il tuo
patrigno avrà ragione a non farci incontrare
più” mormorò, avvertendo una fitta
al basso ventre.
Azura sospirò e
giocherellò con la propria frangetta, annuì
e abbassò lo sguardo.
“V-va bene.
Eravamo ai verbi irregolari” mormorò.
*****************
Keiros smontò
le tende rosa confetto e le passò ad Azura,
che le appoggiò per terra.
“Io ricomincio a
dormire e le smetti tu? Ti stai facendo
delle occhiaie peggiori di quelle che avevo io” disse Keiros.
“Non esagerare,
saranno appena un paio di notti che non
dormo” ribatté Azura, porgendogli delle tende
candide.
“Ti dispiace se
quelle tende le dipingo di nero con dei
teschi? Così le metto in camera mia” disse Keiros.
Sentì Azura sospirare.
Assottigliò gli occhi, mentre iniziava a montare le tende
candide. “Mi senti?”
chiese.
“Sai, mi sembra
terribile che devo aspettare una settimana
per poter rivedere Shane” si lamentò Azura.
Keiros scoppiò
a ridere.
“Dovevo
arrivarci. Smetti di dormire, sei assente, sospiri,
non mangi… sei innamorata del professore. Era
ovvio” disse.
Azura avvampò e
ticchettò con il piede per terra.
“Non
è vero” mentì.
Keiros piegò di
lato il capo, facendo ondeggiare la propria
coda di cavallo.
“Quel tipo
è a posto, non mi dispiace se ti metti con lui.
Sarà anche vecchio, ma tu sei vecchia dentro,
secchiona” valutò.
“E tu sei un
idiota. Dimmi piuttosto com’è andata con Sofia.
Il bigliettino in cui le chiedevi di uscire gliel’ho messo io
sotto il banco,
quindi sono sicura che lo ha ricevuto” ribatté
Azura.
“Ha accettato.
L’ho invitata a uscire con me in macchina
sabato, quando i nostri non ci saranno. Perché non inviti il
professore a una
‘lezione speciale’ per quella sera?”
domandò Keiros.
Azura si nascose il viso
tra le mani e sbuffò.
“Lo
vedrò domani, non ho bisogno di simili
sotterfugi…”
farfugliò.
“Fallo o giuro
che glielo dico io dicendo che è una tua
idea” la interruppe Keiros.
“Sei il fratello
acquisito più insopportabile di sempre”
brontolò Azura.
< … ma
anche il migliore che potessi avere > pensò.
***************
La luce del tramonto
filtrava dalle finestre.
Azura guardò
l’insegnante appoggiare la propria borsa sulla
sedia del tavolo della cucina, rimanendo in piedi.
“Professore, si
sieda…” lo incalzò.
Il professore
inspirò ed espirò.
“Oggi ad
accogliermi c’era tua madre, non tuo padre.
Altrimenti gli avrei detto che forse è meglio interrompere
con le lezioni”
gemette.
Azura si tolse un
fazzolettino dalla tasca e pulì il segno
di un bacio fatto con il rossetto sulla gota di Bristol.
“Mia madre
è davvero troppo espansiva. Stia attento
professore, o potrebbe pensare di fare di lei il prossimo marito, se
scopre le
sue vere origini” disse.
Bristol espirò
rumorosamente.
“Senti, Azura,
forse dovremmo fare finta che quello che è
successo l’altra volta non si capitato”
mormorò. La luce aranciata che veniva
da fuori faceva brillare le sue iridi, rese rosse dalle lenti a
contatto.
“Se
n’è pentito?” domandò la
giovane.
Bristol le mise una ciocca
di capelli dietro l’orecchio.
“Tu sei solo una
ragazzina” esalò.
“Non si
preoccupi, non la denuncerò. Si vede dalla luce nei
suoi occhi quando spiega che insegnare è tutta la sua vita,
ma io ci ho
pensato… in realtà non ho fatto altro. La notte,
invece di dormire, immaginavo
di adagiarmi al suo petto. Voglio essere stretta tra le sue braccia,
desidero
la tua lingua nella mia bocca a provocare la mia, il tuo respiro sul
collo”
enumerò Azura.
Shane si lasciò
cadere seduto pesantemente su una sedia.
“Sei una mia ex
alunna e il genere di pensieri che mi sono
ritrovato a fare su di te è sbagliato” ammise.
Arrossì e si nascose il viso tra
le mani.
“Solo se restano
fantasie. Sabato i miei non ci saranno.
Vieni, ti prego” lo supplicò.
“E se tuo padre
ci dovesse scoprire?” gemette Bristol.
“Non lo
farà” ribatté Azura. Gli prese le mani
nelle sue e
gliele allontanò dal viso.
“D’accordo,
ma a una condizione” disse lui, indurendo il
tono.
“Dimmi”
rispose la giovane.
“Se ci dovesse
scoprire, smetteremmo di vederci. A quel
punto finiresti la scuola e solo dopo una laurea torneremo a rivederci.
Tranne
che per allora tu non abbia trovato nessun altro”
mormorò Bristol guardandola
in viso.
“Il diploma, non
la laurea” ribatté lei secca.
“Va
bene” capitolò Shane.
“Però
tu non cercherai nessuna per sostituirmi, perché io
non vorrò nessun altro” ordinò Azura.
Bristol sorrise.
“Va bene.
Però non ti fare venire la folla idea di scappare
di casa per rimanere con me” ribatté. Un rivolo di
sudore gli solcò il viso.
“Lo giuro,
Keiros ha bisogno di me” bisbigliò Azura,
chinando il capo.
Shane sorrise.
“Ottimo”
mormorò.
*******
“Ormai sono due
mesi che ci frequentiamo. Sicura di non pensare
a tutto questo come a un errore?” domandò Shane.
“Un errore
sarebbe non fare questo” rispose Azura. Si piegò
in avanti e lo baciò con foga.
Bristol la fece sedere a
cavalcioni su di lui, le accarezzò
i fianchi e le baciò il collo, lentamente.
< Spero solo di non
rovinare la sua vita come ho fatto
con la mia, ma non posso stare senza di lei > pensò.
Era accomodato nella
propria macchina e i finestrini oscurati nascondevano le loro figure.
Azura si tolse la
magliettina grigio chiaro che indossava e
prese la mano di lui, facendosi accarezzare il seno coperto da un
reggipetto
candido, decorato da ghirigori e merletti di pizzo.
“Ti
amo” sussurrò la ragazza. Si slacciò il
reggiseno. “E
voglio rimanere con te, per tutta la mia vita” disse,
indurendo il tono.
Shane le prese il viso tra
le mani e sfiorò il naso di lei
con il proprio.
“Niente mi
renderebbe più felice” ammise.