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Autore: Inyoureyes    24/07/2017    0 recensioni
Sono passati sei anni dal Praimfaya, Clarke e Bellamy si sono finalmente riuniti. Come reagirebbe Clarke se dopo tutto ciò che hanno passato lui rischiasse ancora una volta la vita?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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It's you, Bellamy.
 

Clarke gettò il capo contro il suolo bagnato, grata che sua madre le avesse finalmente concesso il turno di guardia, era conscia che stessero andando incontro a nuove minacce e che l’attacco avvenuto nel pomeriggio fosse solo l’inizio di quella nuova faida che presto si sarebbe venuta a creare. Quei delinquenti non avevano nulla a che vedere con quei giovani ragazzi atterrati sei anni prima. Nonostante ciò, si ritrovò ugualmente stanca di quell’apprensione. Per settimane si era sentita lo sguardo delle guardie puntato contro, ed ora poteva finalmente assaporare il dolce suono del silenzio. La bionda strinse il fucile che teneva tra le dita al petto. Se qualcuno l’avesse vista, l’avrebbe probabilmente rimproverata, ma non le importò. Posò le sue iridi azzurre contro il cielo stellato ed osservò quelle costellazioni che centinaia, se non migliaia di volte, aveva osservato nella speranza che i suoi amici fossero tra di esse. Un sorriso le balenò in viso nel ripensare a come li avesse riabbracciati solo poche settimane prima. La mente tornò indietro di qualche anno, a prima delle radiazioni, a prima che la navicella dei cento finisse sulla terra, a prima che tutto avesse inizio. Ripensò a suo padre e alla sua vita sull’arca, a Wells, a Finn ed infine a Lexa. Vide di fronte a sé i volti di chi l’aveva amata e di coloro che la vita l’avevano perduta soltanto per essersi imbattuti in quel turbine di morte e terrore che portava il nome di Wanheda. Una lacrima calda le percorse la guancia, finendo contro il tessuto logoro della sua maglia. Cosa sei diventata, Clarke?
Il rumore del legno infranto le arrivò dritto alle orecchie ed in pochi istanti puntò l’arma che teneva tra le braccia contro la figura che le si era appostata alle spalle, avvicinò le dita al grilletto e serrò le labbra, pronta ad asserire il primo colpo. Un sospiro le sfuggì dalle labbra quando riconobbe la figura di Bellamy, lo vide sollevare entrambe le mani in aria in segno di resa e rivolgerle un sorriso che la diceva lunga. “Cosa ci fai qui?” Domandò la ragazza, distaccando l’arma dal petto dell’amico, sollevò lo sguardo dal fucile ed incrociò le sue iridi scure, nel mentre le parve di intravedere in esse del divertimento e questo la irritò più di quanto già non fosse. “Saresti potuto morire.” Clarke distolse lo sguardo e si sedette nuovamente a terra, sollevò il mento e controllò che nessuno fosse nei dintorni. “Ti riferisci a questo pomeriggio o ad ora?” Il moro mantenne lo sguardo sulla figura china a terra, quando capì a cosa fosse dovuto quel risentimento, serrò le labbra e sul viso scomparve ogni traccia di quel divertimento che le aveva riservato poco prima. Si sedette al suo fianco ed osservò lo scoppiettio del fuoco dinnanzi a loro. “Clarke, non potevo permettere che arrivassero alla radio di Raven, andava fatto.” Sollevò lo sguardo, quel tanto che bastava per intravedere il suo profilo illuminato dal bagliore della luna e non poté evitare di sorridere nel vedere ancora tanta tenacia in quel volto che aveva sofferto così tanto. La bionda al suo fianco non aggiunse nulla, sollevò semplicemente lo sguardo verso il cielo stellato e gli venne spontaneo fare lo stesso. Entrambi contemplarono l’universo sopra alle loro teste, consci, che esso avrebbe fatto parte del loro essere per il resto delle loro vite. “Non posso perdere anche te.” Bellamy udì il suono della sua voce solo dopo qualche minuto, con la mente tornò a quando gliel’aveva detto per la prima volta sei anni prima, a come si fosse reso conto solo in quel momento di quanto Clarke in realtà tenesse a lui e ciò gli provocò una stretta al cuore. “Non accadrà, te lo prometto.” Le disse, con lo sguardo rivolto ancora verso quel profilo che tante volte si era trovato a guardare senza una ragione apparente. A quel volto che per anni aveva sperato un giorno di rivedere. “Ti ho persa una volta, non intendo farlo di nuovo.” Fu allora che Clarke eliminò le distanze che fin dal suo arrivo aveva creato tra di loro e lo guardò. Si guardarono per qualche istante, con quegli sguardi che non dicevano nulla e tutto allo stesso tempo. Un’improvvisa sensazione le pervase la mente, una speranza che da anni l’aveva abbandonata le scombussolò l’anima. Un’insolita consapevolezza si fece largo nella sua mente, la consapevolezza che forse avrebbe potuto ricominciare da capo, che forse c’era ancora speranza dopotutto.
Clarke, sollevò ancora una volta lo sguardo contro il cielo stellato, per tentare di scacciare quella sensazione che stava pervadendo il suo corpo, ed avvertì ancora su di sé lo sguardo di Bellamy. Sentì un improvviso calore scaldarle le guance e l’incessante bisogno di inumidirsi quelle labbra che le erano divenute a un tratto incredibilmente secche. Fu quando avvertì la mano di Bellamy posarsi sulla propria per rassicurarla che non poté più trattenere quel calore che le si irradiava in petto. Clarke eliminò definitivamente le distanze tra di loro e posò le labbra su quelle del ragazzo, lo sentì irrigidirsi inizialmente, proprio come era avvenuto la prima volta che l’aveva stretto tra le sue braccia, e poi, come allora, pochi istanti dopo aveva sentito le labbra del ragazzo muoversi in sincronia con le proprie, e ricambiare con altrettanto desiderio quel bacio che sapeva d’amore e fiducia. La bionda abbandonò il fucile contro il suolo umido e si distese lungo il manto erboso, fece vagare le mani lungo il suo petto fin quando non arrivò a togliergli la giacca. Bellamy non interruppe il bacio neanche per un istante, se non per sollevarsi la maglia e gettarla a terra. Clarke si lasciò sfuggire un dolce sorriso, che prontamente sentì Bellamy ricambiare, si lasciò andare a quel sentimento che li aveva uniti con tanta passione e presto si rese conto che Bellamy sapeva di tante cose.
Di terra, di spazio, di gioia, ma soprattutto di una sicurezza che a lungo aveva cercato e che solo adesso aveva trovato.

   
 
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