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Autore: Zosoutopia    25/07/2017    1 recensioni
One Shot scritta per il "CARYL FANFICTION FEST - SECONDA EDIZIONE" della pagina Facebook CARYL ITALIA.
Prompt: Nascosto nel buio
Dal testo:
"«Sei diventata troppo brava nel nasconderti.»
Sussurra una voce roca che la sorprende nel buio. Anche senza riuscire a distinguerne la sagoma, è certa che quella voce, che le provoca brividi ogni volta che la avverte, è dell’unico che avrebbe potuto trovarla."
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carol Peletier, Daryl Dixon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aveva osservato il sole per tutto il tempo, ora dopo ora, quasi fosse un monito che le ricordasse di essere viva, fino a quando non è più bastato guardare oltre l’orizzonte per scorgerlo, perché ormai dall’altra parte del pianeta. Capitano quelle lunghe giornate in cui guardandosi intorno si scrutano i colori e gli odori di un passato nostalgico, di quello che ti stringe alla gola e ti fa rivivere le sensazioni. E questa notte, tutto è amplificato.
 
Passa entrambe le mani sul viso, calcando sugli occhi, tirando un profondo sospiro pieno di parole dette e momenti perduti. Le onde dei pensieri si infrangono nella mente in preda alla corrente di risacca: acque profonde nelle quali è meglio non indugiare per non perdersi. Fa caldo, e la tentazione di calarsi in quell’oceano è troppo forte.
 
«Sei diventata troppo brava nel nasconderti.» 
 
Sussurra una voce roca che la sorprende nel buio. Anche senza riuscire a distinguerne la sagoma, è certa che quella voce, che le provoca brividi ogni volta che la avverte, è dell’unico che avrebbe potuto trovarla. Ne sente i passi, finalmente, andare verso di lei, che ancora piegata su se stessa, ora osserva verso la direzione da cui proviene il lieve fruscio di foglie.
 
«Andiamo a casa, Carol.» 
 
Il tono si declina più dolce, ora. Serra ancora di più gli occhi, come se potesse fare differenza, l’aria ora arricchita da una nota molto più familiare ed intensa che si mescola al muschio umido, e respira a fondo come a volerla imprimere per sempre sotto la pelle, in profondità, fin dentro le ossa. Le mani di Daryl si posano delicatamente sulla nuca e sull’avambraccio di lei, carezzandola paziente. Non avevano parlato molto dopo tutto ciò che era successo ad Alexandria. L’aveva convinta a restare ma non era riuscito a prevederne le conseguenze. Ed ogni sera, ogni singola sera, lei spariva e lui la ritrovava, impotente di fronte al desiderio di lei di fuggire. Da tutti. Da sé stessa.
 
Pigramente, si tira su cercando gli occhi di Daryl in tutta quella oscurità, invano, scorgendone solo un leggero luccichio: dovrebbe capire che è ora di lasciarla andare, di liberarsi dal peso che è diventata. Il sentiero verso Alexandra si snoda tranquillo sotto i passi sicuri di lui. Un cenno alla guardia alle porte della città e subito sono al sicuro tra le spesse mura armate. Dalle finestre non traspare nessuna luce, probabilmente sono tutti a dormire, è notte inoltrata e l'indomani è già troppo vicino.
 
Carol si adagia sul divano nell'ampio soggiorno mentre Daryl accende la fiamma tremolante di una debole candela e subito la luce si diffonde, timida, in prossimità di essa. Non si scambiano una parola, e Carol rifugge dagli occhi scrutanti che lui le ha ancorato al viso. Si ritrova a fissare il televisore posato sul basso mobiletto di fronte, un oggetto così inutile, ormai.
 
«Amavo i vecchi film, lasciavano sempre aperta una finestra sulla felicità.»
 
Esordisce lei, spezzando il silenzio. Daryl la ascolta mimetizzando i movimenti con le ombre per non tacitare le prime parole che lei gli rivolge da settimane, avvicinandosi impercettibilmente, poco alla volta. «Da ragazza ho studiato teatro, non sono mai stata una grande attrice ma mio padre ne andava comunque molto fiero.» Daryl cerca di immaginare il viso dell’uomo che ha cresciuto, incoraggiato e sostenuto l’unica che fin ora abbia mai considerato la donna della propria vita; gli occhi glaciali e taglianti, le labbra sottili ciliegia, le mani lunghe e sottili che l'hanno accompagnata alla vita.
 
«Sognavo di diventare come le immortali attrici di una volta, con i loro sguardi magnetici e carichi di femminilità, con quei lineamenti perfetti e la consapevolezza del ruolo forte di donna. Guardavo tutta la loro carica emotiva che usciva fuori dai gesti più semplici. Pensavo che avrei potuto riuscirci anch'io.» Daryl morde nervosamente il labbro dall'interno. Vorrebbe dirle che lei è tutto quello ed anche di più, perché lei non è finzione. Carol si attarda in un silenzio denso.
 
«C’è stato un periodo in cui Ed mi rinchiudeva senza motivo per giorni al buio, dentro il ripostiglio che era all'interno della nostra prima casa.» Daryl stringe forte i pugni, la pelle è così tesa da fargli male. «All'inizio riuscivo solo a piangere, chiedendomi il perché di tanta crudeltà. Poi ho capito che piangendo gli regalavo solo ciò che voleva: si sentiva padrone della mia vita, terrorizzandomi. » Carol si alza in piedi, il suo profilo si distingue nella penombra. «Passavo il tempo cantando. Lui lo odiava e tirava pugni alla porta. Poi mi venne in mente di quando recitavo le scene dei film per mio padre, e ne ricordai una in particolare di “Via col vento” che mi faceva sentire che tutto sarebbe potuto finire, che avrei vinto, un giorno.» Gira il viso verso Daryl, seduto immobile ed ammutolito da ciò che aveva ascoltato. Non ha idea di come sia quel film appena citato, ma gli piace l'idea di lei che si riappropria della sua stessa vita. Non avrebbe mosso un muscolo nel vedere quel mostro morente in una pozza di sangue. «Recitala. Per me.»
 
Carol si gira di scatto verso gli occhi felini che la stanno leggendo. Il flusso di pensieri si ammassa scomposto ma una sensazione tra l’ombelico ed il diaframma le spinge fuori le parole. «Giuro davanti a Dio, e Dio m'è testimonio, che i Nordisti non mi batteranno! Supererò questo momento e quando sarà passato non soffrirò mai più la fame, né io né la mia famiglia, dovessi mentire, truffare, rubare o uccidere. Lo giuro davanti a Dio: non soffrirò mai più la fame!» 
 
Tutto si è fermato. Carol guarda fisso davanti a se, riprovando la sensazione che l'ha accompagnata ogni volta che in passato ha riconquistato una piccola parte di sé. Daryl si alza, di scatto, avvolto dall’emozione di quel momento, sentendola più vicina di quanto lo fosse mai stata, andandole vicino, prendendole la mano: «Non subirai mai più nulla di tutto ciò. Io non lo permetterò. Resta con me.» 
 
I due sguardi si incrociano e si trasmettono tutto ciò che le parole non avrebbero potuto spiegare e suggellando un legame unico. Indissolubile.
  
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