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Autore: RakKaiser    27/07/2017    1 recensioni
«Cos'è questo posto, Ja'rek?» chiese Jay al suo compagno, guardando la grande sala in cui si trovavano. Era simile a un'aula di tribunale, con le pareti piene di affreschi e di geroglifici. I giudici altri non erano che le divinità egizie stesse: Osiride, Iside, Seth, Anubi, Sobek...persino Ra, il dio del sole.
«È casa mia. O meglio...lo era. Prima di venir punito per i miei peccati. Per il mio fallimento.» rispose lui, indicando la figura al centro dell'anello sabbioso. Era lui, legato e maltrattato, a giudicare dai lividi e dai segni sulla sua schiena.
«Cos'hai combinato? Le loro occhiatacce non mi piacciono affatto. Era qualcosa di grave?» chiese il giovane. L'Antico chiuse gli occhi, spremendosi le meningi per ricordare qualcosa. Indossava soltanto un perizoma di lino.
«E' cosi, amico mio, per esser stato sigillato dentro al bracciale che porti. Guarda mio fratello. È completamente indignato.»
«Ti riferisci a Sobek?»
«Proprio lui. Mi...mi sento...triste.»
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ja'rek non aveva idea di quanto tempo fosse passato. Aveva la testa coperta da un panno dopotutto. Si chiedeva quando avrebbe potuto respirare ancora una volta. Per ciò che aveva fatto, era il minimo che potesse aspettarsi. Nella sua cella c'era un clima freddo, forse dovuto al fatto di essere sotto terra e alla presenza del muschio. Una frustata sulla schiena lo risvegliò dai suoi pensieri, il dolore pervase tutto il suo corpo, immobilizzandolo.

Trecentocinquantasei.

Aveva preso a contare le frustate da quando era stato fatto prigioniero. Aveva fallito nel suo compito. Non si aspettava il perdono degli dei, nemmeno quello di suo fratello Sobek.

Trecentocinquantasette.

Trecentocinquantotto.

«Ne hai avuto abbastanza? Spero che gli altri dei ti puniscano a dovere.» disse il secondino, che negli anni della mia reclusione non si era mai allontanato da Ja'rek. Gli confidò tempo addietro che l'incarico gli era stato dato da Osiride in persona. Roba grossa, si era detto il prigioniero, che era un grosso coccodrillo esattamente come Sobek, suo fratello gemello.

Trecentocinquantanove.

Trecentosessanta.

Trecentosessantuno.

«Basta così, Yarin. È giunta l'ora.» rimbombò una voce, e il torturatore obbedì prendendo il prigioniero e portandolo verso la camera delle udienze, dove tutti gli dei si erano riuniti per discutere il fato del loro simile. Ja'rek sentiva il suo corpo intorpidito e dolorante, ma accettava tutto questo come suo fato, come sua fine. Fu condotto al centro della sala e fù forzato a mettersi in ginocchio davanti ad Amon-Ra, il grande Dio del Sole.
«Ja'rek, sei accusato di aver fallito nel compito assegnatoti, lasciando che moltissime persone perdessero la vita. Come ti dichiari?» chiese la voce di Osiride, rimbombando nell'aula. Ja'rek non sapeva come rispondere. Voleva dire la verità, voleva raccontare la sua versione dei fatti, ma sapeva che se lo avesse fatto nessuno gli avrebbe dato ascolto, e la sua dolorosa pena sarebbe stata eterna. 
«Colpevole... - disse sottovoce, sopprimendo tutte le sue emozioni e respirando a fatica a causa del dolore - sono colpevole di aver mancato al mio scopo, di non essere riuscito a impedire le ultime tragedie.» 
L'aula si riempì di sussurri, forse non si aspettavano una tale risposta, ma al prigioniero poco importava. Anche questo faceva parte del suo compito. Poi tornò ancora una volta il silenzio, e il dio sciacallo prese la parola
«Io propongo la pena di morte, che la sua testa venga mozzata in questo istante.»
«No, Anubi. Non sarebbe sufficiente. Lo sai che, quando una divinità muore, questa rinasce dopo mille anni. Propongo una punizione esemplare, che possa essere di monito per tutti e ricordata negli anni a venire dal condannato e da tutti quelli qui presenti.»
«Saggia decisione, mia amata. Che gli insetti possano divorare le sue viscere e le sue carni, per poi lasciarle ricrescere e rimangiare di nuovo, per l'eternità.» disse Osiride, chiedendo l'opinione di tutte le divinità, e tutti concordarono dopo aver bisbigliato tra loro. Solo due individui erano rimasti in silenzio: Maat (la dea dell'equilibrio e della giustizia) e Sobek (fratello di Ja'rek e dio protettore delle acque del Nilo e della prosperità e fertilità).
«Io direi, se mi consentite, - iniziò Maat - di lasciar decidere al fratello la sua sorte. Dovremmo anche sentire la sua opinione al riguardo.»
«Molto bene. Sobek? Cosa proponi?» chiese Amon-Ra, il dio del sole, con una voce tonante. Ja'rek guardava suo fratello con un espressione triste, di chi si era arreso al suo destino e supplicava una fine. Sobek cercava, nella sua mente, una punizione esemplare che non fosse troppo pesante. Sapeva bene che, se avesse deciso di difenderlo, gli sarebbe toccata una sorte analoga, se non più grave.
«Fratello... - cominciò, una volta preso coraggio - ...lo sai, ti ammiro e ti rispetto. Ma persone sono morte, e non posso far finta di nulla. Ho deciso.»
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      Domino City , Tempo presente.
22 Febbraio 2056

Jay: 1500LP.                            Eikichi:1700LP


Il giovane Jay vide esplodere il suo Schelesauro, appena attaccato dal Polizia Spazio-Tempo avversario. 
«Ehehhehehehe...e con questo concluso il mio meraviglioso turno! Tocca a te...>»
«Grr...come vorrei togliere quel fastidioso ghigno dalla bocca di quel maledetto...» si disse il ragazzo, messo in difficoltà dall'abile mossa dell'avversario.
Eikichi era un bambino di 12 anni circa, con capelli a scodella bianchi, lentiggini, occhiali spessi e incisivi sporgenti, adornati da una macchinetta. Indossava una camicia bianca, pantaloncini color verde scuro e scarpe nere coi lacci sporgenti. Dal taschino della sua camicia uscivano delle penne e un taccuino. Egli aveva esaurito le carte nella sua mano, e sul terreno aveva attivato la Carta Magia Continua Scheggia dell'Avidità, e c'era già un segnalino. Alla prossima pescata, oltre alla pescata normale, ne avrebbe pescate altre due.
Jay, invece, era un diciannovenne che aveva capelli pettinati verso sinistra e indossava un cappotto di pelle, adornati da due spille verdi e rosse, maglietta nera con il disegno di una mano verde, jeans ardesia e scarpe da ginnastica nere e verdi fluo. Aveva occhi verdi e capelli corti e scalati a sinistra. Aveva tre carte in mano: un mostro di livello 5, un mostro di livello 4 e una Carta Magia Equipaggiamento. Sul suo terreno, il ragazzo aveva un altro Schelesauro, Guardiano Del Trono, la carta magia terreno Muro Magia Della Stregoneria, una carta coperta e una carta magia Maschera del Maledetto scoperta, che aveva equipaggiato al Garlandolf, Re Della Distruzione (2500 ATK 1400 DEF) del suo avversario in modo tale da potergli impedire di attaccare e per toglierli, ad ogni sua Standby Phase, 500LP di danno. 
«Maledizione...e questo annulla le mie possibilità di usare Polimerizzazione per evocare Bestia Di Superlega Raptinus…» parlottò tra se e se il ragazzo in difficoltà.
«Jay, concentrati! Puoi vincere, so che hai le carte giuste!»
«Ha ragione lei, Shay! Fai vedere a quel buffone cosa sai fare!»
Quelle due voci risuonarono nella sua mente come un campanello. Si girò alle sue spalle, per vedere i suoi due migliori amici.
«Keisuke! Akane!» disse salutandoli con la mano. Avevano promesso di esserci per il suo grande duello e di incoraggiarlo. 
«Ok, tocca a me!» disse, annunciando l'inizio della sua Draw Phase.


Sono bloccato. L'attacco di Schelesauro è 1700, se addizioniamo il bonus di Muro Magia Della Stregoneria, la cifre salgono a 1900. Con la Spada Vendicatrice che ho in mano, l'attacco arriverebbe a 2400. L'unico problema sono i 2500 di Garlandolf. Devo uscire da questa situazione in qualche modo. La prossima carta sarà decisiva.


«Pesco!» gridò, tirando fuori la prossima carta del deck. La guardò, e si sentì molto fortunato. 
«Bene, ho radunato tutti i pezzi per la mia vittoria! - disse all'avversario - Uso la carta magia Doppia Evocazione, che mi consente di Evocare Normalmente o Posizionare due mostri invece di uno! Ed evoco Grunika Flamvell in posizione di Attacco!».
Una volta posizionata la carta sul terreno, apparì l'ologramma di un drago viola dalla coda e dalla criniera fiammeggiante, indossava una pettiera nera, degli chaps marroni e neri sulle cosce e dei sandali. 1700 ATK e 200 DEF.
«Ahahahahahaha, e credi davvero che quello basterà a fermarmi? Non hai nessuna possibilità!» disse il bambino dai denti sporgenti e dagli occhiali spessi.
«Questo sarò io a deciderlo. Evoco il mio secondo mostro, sacrificando Schelesauro e mandandolo al mio Cimitero. Ti presento Tenmataitei!»
L'ologramma del dinosauro scheletrico sparì, facendo spazio per l'ingresso di un grande cavaliere bianco a cavallo di un Pegaso nero, entrambi riccamente corazzati. 2400 ATK e 1000 DEF.
«C-cosa?!? 2400?!? N-non può essere...! Quindi...con Muro Magia Della Stregoneria...2600?!?»
«Non ho ancora finito! Dalla mia mano, evoco la carta magia equipaggiamento Spada Vendicatrice, aumentando ATK e DEF di un mostro di 500 punti! Equipaggio la carta a Grunika Flamvell!» proclamò il ragazzo duellante, e Eikichi non potè fare altro che iniziare a spaventarsi. In un attimo, sia Polizia Spazio Tempo che Garlandolf erano nel cimitero del secchione. Grazie all'effetto di Grunika Flamvell, il suo avversario aveva perso 5x200 di danni, ovvero 1000. Grunika Flamvell, attaccando Polizia Spazio Tempo che aveva il suo stesso valore d'attacco, esplose andando nel cimitero.


Jay: 1500LP.                                     Eikichi: 700LP

Non potendo fare altro, Jay passò il turno al suo visibilmente stressato avversario.
«Come osi ribaltare completamente la situazione?!?» chiese Eikichi infuriato.
«Non lo sai? La fortuna conta quanto l'abilità in questo gioco.» rispose l'altro mettendo le mani nelle tasche dei suoi pantaloni.
«Grr...! Pesco! E attivo l'effetto di Scheggia dell'Avidità, pescando altre due carte!» controbattè, concludendo il turno posizionando un mostro in posizione di difesa e un altra carta coperta nella zona magie/trappole. 
«È ora di vincere! Tocca a me! Pesco!» disse, prendendo la prossima carta dal deck. Lancia e Scudo. Non molto utile al momento, quindi la tenne in mano. Attaccò la carta coperta con Grunika Flamvell, era un mostro abbastanza debole.
«Ahahaha! Uso la mia carta coperta! Michizure!»
«M-Michizure?!?» domandò stupito Jay.
«Questa carta trappola può essere attivata quando un mostro va nel cimitero, e mi consente di distruggere un tuo mostro automaticamente! E decido di distruggere Tenmataitei!»
«Non così in fretta! Attivo la mia carta coperta! La contro-trappola Disturba Trappola!»
Eikichi non potè fare altro che vedere la sua ultima risorsa andare in fumo. 
«Finiamola qui! Attacco direttamente i tuoi Life Points con Tenmataitei!»
Con un boom, i Life Points del bambino calarono a zero, decretando la vittoria di Jay. I suoi due amici gli corse incontro, abbracciandolo e facendogli i complimenti una volta sceso dalla pedana. Da quando era stata installata questa postazione per duelli, molti duellanti di tutte le età si erano riuniti per provarlo almeno una volta. Tutto merito della Kaiba Corporation e del suo leggendario presidente Seto Kaiba, che ormai tutti ambivano a sfidare, lui compreso.



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«Cavolo...non pensavo di riuscirci.»
«Ho avuto il fiato sospeso per tutto il tempo!»
«Non è stato facile, ma come dici sempre tu, anche la fortuna conta.»
I tre amici avevano deciso di andare sulla spiaggia di Domino City per osservare il tramonto. Akane aveva preso dei gelati al cioccolato, e tutti e tre avevano deciso di sedersi sulla sabbia. Akane aveva una felpa rosa a maniche lunghe con il ricamo di un orsacchiotto, dei pantaloncini verdi acqua e degli stivaletti neri. Keisuke indossava ancora l'uniforme scolastica perché era stato impegnato in un progetto con la scuola, ed era riuscito a liberarsi all'ultimo minuto.
«Keisuke, il deck era tuo. Tieni, ti ringrazio per avermi concesso la possibilità di duellare per la prima volta.»
«Nah...tienilo pure. A casa ne ho altri 3 pronti, molto più forti di quello. Consideralo un regalo per aver vinto il tuo primo duello.» rispose il ragazzo dai capelli biondi col fauxhawk.
«Dici? Ma ci sono ancora così tante cose che non conosco...»
«Ah, non dire così. Hai duellato come un Re Dei Giochi!» disse allegramente Akane.
«Non esageriamo. Ho ribaltato le sorti del duello all'ultimo minuto. Credo che se non foste arrivati voi ragazzi...credo che avrei perso alla grande.»
«Ti serve solo un pò di tempo per imparare a camminare con le tue gambe. Non avere fretta. Dopotutto, credo tu sia riuscito a toccare con mano la differenza tra studiare il duello e provare il duello.»
«Si, è così. È mi sono sentito...vivo. Come se tutto quello che era intorno a me avesse perso importanza. Akane, tu sei interessata a provare?»
«Oh, io ho già provato. E non andata male neanche a me. È un peccato che oggi Shin non possa essere con noi, vero?»
«Già... - disse Jay, guardando prima il gelato e poi il sole che giocava a nascondersi sotto il mare - ...che sfortuna. Beccarsi un raffreddore in questo periodo dell'anno è davvero triste.»
«Beh, è fatto così. - commentò Keisuke - Che vuoi farci? Il cambio di stagione ha sempre questo brutti impatti su di lui.»
«Ragazzi, credo sia il momento di separarci. Dobbiamo ancora fare i nostri compiti. Sarà meglio andare a casa.» disse Akane indicando il suo orologio. Le 7:45. Aveva ragione.
«Molto bene, allora. - disse Jay, stiracchiandosi. Ci becchiamo domani a scuola allora. A domani!»
«Ci si becca domani, gente!»
«Notte! A domani!»


«Grr....quel maledetto...come diamine ha fatto? Stavo vincendo io! Non è giusto!>> disse Eikichi, pestando una lattina sotto il suo piede, appiattendola. Era davvero furibondo.
«Ehi, calmati un po'...allora, chi ti ha sconfitto, ragazzino?» disse un'uomo dal volto incappucciato da una tunica nera.
«Eh...? Che vuoi?!? Chi sei?»
«E se ti dicessi...che posso aiutarti? Posso aiutarti a vendicarti di chi ti ha sconfitto?»
«E tu come lo sai?»
«Non cambiare argomento. Io posso darti potere...e ho un deck nuovo di zecca, che puoi aiutarti a vincere...voglio solo qualcosa in cambio però.»
«Che cosa vuoi?»
«Ah, ah, ah! Non mi hai ancora risposto! Allora, accetti o no?»
Il ragazzo esitò, poi rispose.
«Va bene, accetto. Cosa vuoi che faccia?»


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Jay si svegliò al suono della sveglia. Erano le 6 in punto e doveva prepararsi per andare a scuola. Così fece colazione, indossò l'uniforme scolastica e, salutati o genitori, corse verso la scuola. Come di consuetudine, decise di attraversare il parco per arrivare prima alla sua metà finale. Stava attraversando il ponte di legno quando notò qualcosa galleggiare sull'acqua. Era dorato, con un grande occhio inciso sopra. Corse lungo l'altra parte del fiume e, con un ramo d'albero trovato per terra, lo portò lentamente e cautamente verso di se. Una volta preso, lo analizzò: era un bracciale molto antico, probabilmente di miliardi e miliardi di anni fà. Era creato in oro massiccio, e l'occhio presente su di esso lo inquietava non poco. Ed era proprio della sua misura. Nella mente di Jay si affollarono strani dubbi e paure riguardanti il misterioso oggetto. Nel suo cuore si fece avanti una strana tentazione: quella di indossarlo. 
«No, no...ma perchè dovrei? Mi chiedo da dove venga...» si disse Jay, per cercare di distrarsi da quel misterioso impulso. Si guardò intorno, ma non gli venne nessuna idea. E la tentazione cresceva. Quell'occhio sembrava parlare alla sua coscienza, sembrava avere una coscienza propria. E, senza volerlo, il suo corpo cedette alla tentazione, e lo indossò al braccio destro. Un fascio di luce giallo lo avvolse, e il vento prese a soffiare in torno a lui, come se fosse stato nell'occhio di un ciclone. La sua schiena si inarcò all'indietro, la sua bocca si era aperta e non poteva essere chiusa, i suoi occhi vagavano in ogni direzione per capire cosa stesse succedendo, il suo corpo lottava per contrastare quell'invisibile forza che gli impediva di muoversi. E poi fù avvolto dal nero più buio che avesse mai visto.

Cos'è...questo posto? È strano...è caldo e accogliente. Non sembra male. Mi sento...come se fossi a casa. Ma aspetta...quale casa? Io...chi sono?

«Jay! Jay, se mi senti alzati!» disse una voce femminile. Il ragazzo si alzò, e guardò davanti a sé. C'era una ragazza con un uniforme scolastica rosa con fiocco e calze bianche davanti a sé. 
«Ah...Akane. Perdonami...ma cosa è successo?» chiese Jay rialzandosi, la sua testa non smetteva di girare.
«Potrei farti la stessa domanda. Ti ho trovato lì per terra, e ho temuto il peggio.»
«Uh...non credo di sentirmi bene. Credo di avere le vertigini.» disse il ragazzo, sull'orlo di vomitare.
«Ti prego, non farlo. Dobbiamo andare al pronto soccorso, per vedere se stai bene!»
«No, non preoccuparti, Akane. Sto bene, davvero. Grazie per l'interesse. Coraggio, andiamo a scuola. Faremo tardi altrimenti.»
«Ok...se lo dici tu...Oh, a proposito Jay, cos'hai li sul polso?»
«Questo? L'ho trovato che galleggiava sul fiume. Non so da dove possa provenire.»
«Capisco. Ti dona molto, lo sai?»
«Davvero?»chiese lui sorpreso, non molto convinto.
«È così! Dai, andiamo!»


Questi giovani...non li conosco, quindi perchè percepisco...uno strano calore in me? Come se li conoscessi da anni e anni?

«Fiù, certo che quella lezione era davvero noiosa eh?»
«Non sono d'accordo. Adoro l'antico Egitto e le sue mille sfaccettature!»
«Che noia essere al primo anno delle superiori. Uff...»
La lezione di storia era finita, e i tre ragazzi erano nei loro banchi di scuola a parlare tra loro. Essi erano disposti a L, con Jay che aveva Keisuke avanti a se e Akane alla sua destra.
«La prof. Miura mi è sembrata molto strana, non credete? Quasi come se...non fosse stata la solita lei.»
«Che vuoi dire, Akane? Io non ho notato nulla.»
«Non saprei dirlo Keisuke, ma quando oggi le ho chiesto che animale rappresentasse Seth il fratello di Osiride mi è sembrata... fredda. Come se non volesse parlarne. Di solito è così gentile quando risponde...»
«Nah, forse è stata una tua impressione. Sai che le brutte giornate accadono a tutti, no?»
«Ehi, avete sentito di quel nuovo studente? Duke Devlin? È stato sfidato da Joey Wheeler a un duello!» disse uno studente avvicinandosi a noi.
«Eh, non è mai stato un grande duellante. Punto tutto su Devlin. Ehi, Jay, non hai ancora aperto bocca. Si può sapere che cosa c'è non va?»
Jay non aveva aperto bocca dalla fine dell'ora, era troppo preso dal suo nuovo bracciale. Cercava di capire cosa potesse essere successo poco prima nel parco. Era già stato rimproverato dagli insegnanti circa tre volte, ed era la terza ora della giornata.
«Jay, mi stai preoccupando. È tutto ok?» chiese Akane, mettendogli una mano sulla spalla. E, in quel momento entrò il professore della quarta ora, quello di Scienze. Gli studenti corsero ai proprio posti, mentre il prof camminava verso la cattedra con il registro, il libro e il gesso in mano. Poi, rivolgendo le spalle verso la lavagna, diede inizio alla lezione.

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Jay era uscito un minuto per andare in bagno. Non distava molto dall'aula. Doveva solo salire le scale accanto all'aula ed entrare nella prima porta alla sua sinistra. Una volta sbrigati i suoi bisogni, procedette a lavarsi le mani. Ma, quando si guardò allo specchio, vide qualcosa di terrificante: alle sue spalle c'era un enorme alligatore i cui piedi nudi non toccavano terra e la cui coda spuntava tra le sue grandi e muscolose gambe. Le sue braccia erano incrociate, i suoi occhi erano gialli come quelli delle lucertole, il destro era decorato con un tatuaggio dell'occhio di Ra e indossava gli stessi abiti di Jay. Egli lanciò un urlo e l'animale gridò a sua volta.
«Tu...tu puoi vedermi?!?» chiese il coccodillo.
«Chi sei tu?!? Che cosa vuoi da me?!?» chiese il ragazzo terrorizzato.
«Aspetta, aspetta! Non fraintendermi, non voglio farti del male! Ecco...io...non lo so.» disse il fantasma, rivolgendo tristemente lo sguardo verso il basso.
«Aspetta...non lo sai?» chiese l'umano, mettendosi un pò più a suo agio, ma senza abbassare la guardia. Percepiva la presenza come un'entità buona, percepiva bontà da tutti i suoi pori. Se ne avesse avuti. Provò anche a toccarlo, ma la sua mano passò attraverso il suo corpo. 
«È corretto. È da quando mi hai risvegliato che provo a ricordare qualcosa su di me.»
«Risvegliato?»
«Esattamente. La mia anima era stata sigillata all'interno del bracciale che ora indossi al tuo polso destro. Ma, ora che hai infranto le catene che mi tenevano prigioniero, posso dirti che sono in debito con te.»
«Beh...uh...nessun problema. Aiuto persone ogni giorno, figurati.»
«Non lo metto in dubbio. Bene, ora cosa facciamo?» chiese lo spirito, emozionato e curioso al tempo stesso.
«Aspetta, "facciamo"? Da quando siamo un "noi"?»
«Da quando mi hai liberato. Ora io abito dentro di te, potrò vedere e sentire quello che proverai e vedrai nei giorni a venire. Anche se dovessi gettare via il bracciale, io sarò con te spiritualmente. Io ti servirò al meglio delle mie capacità.» rispose pazientemente, toccando terra coi suoi piedi verdi dalla pianta color crema e dalle unghie nere.
«Non è uno scherzo vero?» si chiese Jay, dandosi un pizzicotto nella speranza che fosse un sogno. Niente da fare. Si guardò intorno alla ricerca di proiettori. Niente da fare. Allora era proprio vero. Aveva un vero spirito antico davanti a sé.
«Dimmi...ricordi da dove vieni? Davvero non riesci a ricordare nulla?» chiese il giovane.
«Uhm... - iniziò lo spirito, chiudendo gli occhi e cercando di ricordare - ...ricordo delle piramidi...poi delle persone...un uomo incappucciato...e basta. Nient'altro.»
«Piramidi? Vieni dall'antico Egitto?»
«Si...credo. È ciò che riesco a ricordare.»
«Sicuro che il tuo nome non sia Sobek?»
«Sobek? Uhm...il nome è familiare...non so perchè. Comunque sia...no, sono sicuro che non sia il mio nome, padrone.»
<> propose il giovane alla misteriosa entità avanti a sé.
«Ne sei sicuro? Sei sicuro della tua scelta?»
«Certo! Tra l'altro, non sono il tipo che da ordini agli altri. Possiamo anche cercare di recuperare i tuoi ricordi perduti.»
«Lo...faresti davvero? Io...non so cosa dire. Ti ringrazio. Accetto la tua offerta, compagno.»
A quel punto, il ragazzo alzò la mano al cielo, come se aspettasse che qualcuno gli battesse il cinque. Lo spirito guardò la mano, non sapendo cosa dovesse fare. Corrucciò un sopracciglio squamoso, mentre squadrava l'umano.
«Dovresti battere il cinque.» suggerì Jay.
«Il cinque? E dove posso trovarlo?»
«Ah già...giusto. Non lo facevate nell'antico Egitto. Dai, andiamo. Non posso far aspettare troppo la professoressa.»
«Far aspettare troppo chi?»
«Io e te dobbiamo fare una luuunga chiaccherata su come il mondo è passato dall'Antico Egitto a oggi.»


Dopo qualche ora, le lezioni finirono. Jay uscì dalla scuola assieme ai suoi amici dopo essersi cambiati le scarpe, e ora camminavano assieme verso le rispettive case. Da quando avevano scoperto che vivevano tutti e tre a poca distanza l'uno dall'altro, camminavano tutti assieme verso la stessa strada. Decisero tutti insieme di attraversare il parco, essendo questo una scorciatoia verso la loro meta. Keisuke e Akane parlavano senza sosta degli argomenti più disparati, mentre Jay rimaneva indietro assorto nei suoi pensieri. Giunti sul ponticello di legno, Jay non riuscì a fare altro che fermarsi e guardare l'acqua scorrere, mentre nel cielo il sole giocava già a fare capolino dietro nel nuvole.
«È qui che mi hai trovato, vero?» chiese una voce alle sue spalle, che quasi non riconobbe.
«Si. Qui ti ho visto galleggiare, e poi ti ho raccolto.»
«E dimmi...ti stai pentendo di questa scelta?» domandò preoccupato lui, scivolando leggiadro sull'acqua del ruscello, senza far toccare l'acqua ai suoi piedi.
«Non lo so. Ti conosco ancora da poco. Non so nemmeno quanto tu ti fidi di me. E come io non so molto di te, tu non sai molto di me.» rispose Jay, sinceramente.
«Capisco. Credo che impareremo a conoscerci col tempo. Ti prometto che farò del mio meglio per recuperare i miei ricordi perduti.»
«Non sei solo in quest'avventura. Però ti serve un nome, non voglio chiamarti "spirito".»
«Perchè vorresti darmi un nome?»
«Non so. Noi umani diamo sempre un nome a qualcosa. Allora...che ne pensi di Papyrus?»
«Troppo lungo. Non mi piace.» rispose, levitando sulla ringhiera di legno del ponte e sedendosi su di essa.
«Allora...Croc! - propose Jay, ma la bestia scosse il capo - Ciel? - ripropose, ma ebbe un altro rifiuto - Ok, io ho finito le idee. Scegline tu uno allora.»
«Ahahahahahaha, sei simpatico. Mi piaci. Non preoccuparti Jay,  ma preferisco essere chiamato per quello che sono. Uno spirito intrappolato nel braccialetto che porti e che non ha avuto la possibilità di vedere scorrere il tempo davanti a sé per via delle sue catene.»
«Uhm...ok allora. Spirito sia. Ma dovrai pur avere un nome. E lo scopriremo, ne sono certo.»
«E quando lo scopriremo, sono sicuro che riuscirò a ricordare molto altro.»
«Certo. Ora torniamo a casa. Sono esausto.»
«Non vedo l'ora di vedere che aspetto ha la nuova casa dove vivrò. È bella?»
«Si, lo è. È un appartamento molto grande e spazioso. Aspetta e vedrai.» e con questa frase, Jay corse in avanti verso i suoi amici, mentre lo spirito scendeva dal corrimano e guardava il suo nuovo amico correre via.

Amico, eh? Non ricordo di aver mai avuto amici...sembra quasi bello averne uno. Jay...questo è l'inizio di una grande amicizia. Me lo sento.

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Guardando fuori la finestra, lo spirito non potè fare altro che ascoltare il rombo delle auto delle persone che si ritiravano per la notte. Per lui era come guardare un mondo completamente nuovo. Guardò il suo amico dormire nel suo letto e, sorridendo, passò la sua mano invisibile nei suoi capelli. Guardò la finestra, lasciata mezza aperta, e decise di andare a fare una passeggiata. Non poteva dormire dopotutto, non poteva provare stanchezza. Salì prima sul tetto della casa del suo amico, guardando il simpatico galletto che indicava la direzione del vento, poi saltò verso un altro paio di tetti, prima che una strana forza gli impedisse di andare oltre.
«Uff...maledetta prigionia. Non posso allontanarmi troppo dal bracciale...» si disse, ricordandosi delle sue catene. All'improvviso, non si sentì più solo. Una presenza apparve dietro lo spirito: una donna dalla toga bianca e con un orecchino a forma di ankh.
«Oh...ciao. Mi avevi spaventato. Chi sei?»
«Ja'rek... - disse la figura misteriosa - ...Itsuki Tower. Ventesimo piano.»
«Cosa? Puoi vedermi? Non capisco...che posto è? Vuoi che vada li?»
«Nonostante la punizione che ti fù assegnata tanto tempo fa...hai un compito alla quale adempiere.»
«Aspetta...non capisco! Punizione? Chi sei?»
«...un amica. Perdonami, ho già detto più di quanto avrei dovuto. Devo andare.»


E con queste parole, la presenza svanì nell'aria, diventando particelle di luce che volarono su nel cielo, prima che lo spirito potesse fare qualcosa.
«Jay, ti prego svegliati! È urgente!» disse l'entità, cercando di svegliare il suo amico. Il ragazzo si svegliò molto lentamente, e si mise a sedere sul letto. Gli chiese cosa ci fosse che non andava, dopo averlo rimproverato per l'ora tarda.
«Poco fa...un'altro spirito ha detto di andare alla Itsuki Tower! Credo ci possa essere un problema!»
«Che tipo di problema? Sicuro di non star sognando?» replicò Jay, sbadigliando a metà frase.
«Jay, io non posso dormire, tantomeno sognare! Ti giuro, è stato tutto vero! Dobbiamo sbrigarci!» chiese, inginocchiandosi di fronte a lui.
«Ok, ok. Dammi un minuto per vestirmi. Dimmi, questa entità ti ha detto qualcosa su di te?»
«Si...mi ha chiamato Ja'rek. E ha detto che "questo era il mio ruolo". Cosa pensi possa significare?»
«Non lo sapremo finché non andremo a vedere. Forza, diamoci una mossa!»


«Allora? Com'è andata?» chiese una voce dietro alla ragazza.
«Ha funzionato. Sta andando alla torre.»
«Eccellente...hai fatto un ottimo lavoro, Kata. Ora dobbiamo solo aspettare il momento giusto.»
«Per cosa? Dirgli la verità?» chiese la donna all'entità con la tunica viola con filamenti dorati.
«...c'è ancora oscurità nel mondo. Sono passati molti anni, eppure non si è ancora dissipata. Abbiamo sbagliato a fare ciò che abbiamo fatto.»
«Non mi avete voluto ascoltare. Nè tu...nè gli altri...nè Ja'rek. È vero che aveva fallito, è vero che molte persone morirono a causa sua, ma non si meritava quella punizione!»
«...hai ragione. Tutti noi...siamo da incolpare per ciò che sta succedendo. Se non fossimo stati così...stolti...forse...non si sarebbero perse altre vite.»
«È così. Lo ricordo bene. Così tanti imperi rovinati, e così tante vite intrappolate nell'oscurità...Ja'rek li avrebbe salvati tutti. Avrebbe perfino salvato il faraone Atem.»
«.....Kata. Lo sai. Siamo qui per sistemare le cose. E lo faremo. In nome della nostra antica amicizia.»


Jay indossò una felpa nera con cappuccio e zip bianca, una maglietta grigia, dei jeans scuri e delle scarpe blu, rosse e argentate. Dopo aver fatto molta attenzione a non fare rumore mentre si vestiva, prese le chiavi di casa e sgattaiolò fuori usando la porta, richiedendola piano piano. Scese i soliti cinque piani e prese la sua Mountain Bike color tramonto dallo sgabuzzino. Pedalò a tutta velocità lungo la strada principale verso il luogo menzionato dal suo nuovo amico. Davanti a sé trovo un incrocio, e svoltò a destra. Un altro ancora, ma stavolta proseguì dritto. Si fermò di colpo al terzo incrocio.
«Cosa succede, Shay? Perchè ci siamo fermati?» chiese agitato il fantasma.
«Non ricordo la strada. Forse ho preso la direzione sbagliata.»
Lo spirito ascoltò le parole del suo amico, e volò il più alto possibile. Quando ebbe raggiunto un'elevazione sufficiente, guardò i suoi dintorni.
«Jay! La vedo! Non preoccuparti, stiamo andando nella giusta direzione! Seguimi, ti ci condurrò io!»
Jay seguì lo spettro come un cane segue il suo frisbee. Stava iniziando a guadagnare fiducia nei confronti del suo nuovo conoscente, che reputava come un compagno. Dopo qualche minuto e qualche incrocio, finalmente arrivarono alla loro destinazione.
«Ok. Eccoci qua. Cos'altro ti è stato detto?» chiese il ragazzo guardando il suo amico.
«Ha detto...ventesimo piano. Dobbiamo arrivare al ventesimo piano.»
«Si, ma...ti ha detto come? Questa torre non è proprio aperta al pubblico, non a quest'ora.»
«Guarda...la porta è aperta. E non c'è nessuno dentro.»
«Già. Di solito ci sono delle guardie o degli impiegati a sorvegliare. La Itsuki Company è un'importante compagnia produttrice di software e hardware per ogni tipo di oggetto elettronico. Se finissero nelle mani sbagliate, sarebbero guai...»
«Questo vuol dire che qualcosa sta succedendo, senza ombra di dubbio. Forza, andiamo al ventesimo piano.»


Rapidi come saette, i due corsero verso l'ascensore e premettero il tasto 20. Era il numero più alto sul pad di vetro, quindi erano diretti verso il tetto. L'ascensore era bianco marmo e sulle loro teste splendeva la luce della corrente elettrica nelle lampadine. L'ascensore sembrava metterci un eternità a salire.
«Allora...questa persona che hai incontrato...chi era?»
«Non lo so. Non la conosco.»
«Lo sai che se mi hai fatto venire qui per senza niente, ti abbandonerò nello stesso fiume nella quale ti ho trovato, vero?» disse lui, ridacchiando.
«No! Ti prego, aspetta! - supplicò lo spirito - Ti assicuro che è vero! Non farlo, ti scongiuro!» disse, giungendo perfino ad aggrapparsi al braccio del suo amico.
«Ahahah, rilassati Ja'rek, stavo scherzando.» disse Jay, ridendo e tentando di prendere la mano squamosa di Ja'rek, ma l'incorporeità di quest'ultimo impedì il gesto
«Non era divertente.» rispose Ja'rek, mettendo il broncio, incrociando le braccia e dando le spalle a Jay.
<<Sei troppo teso.»
«Perchè, tu non lo sei?» chiese lo spirito voltandosi.
«Certo, lo sono, ma cerco di restare calmo. E vorrei tenerti a tuo agio. Riesco a leggerti, sai? Sei teso come la corda di un liuto. Rilassati, ci sono io. Andrà tutto bene.»
«Grazie...mi sento un po' meglio.» disse lui, mettendosi a suo agio e atterrando dolcemente sui suoi piedi.
«Di niente. Allora...cosa credi che troveremo in cima?» dissi, guardando la pulsantiera illuminata. Era acceso il numero 18.
«Stiamo per scoprirlo


Il tetto della Itsuki Building era un tetto dalla forma circolare e chiusa da una grande cupola di acciaio, stesso metallo usato per la realizzazione della torre. La cupola presentava aperture abbastanza simili a quelle delle porte arabe. Sembrava quasi una cattedrale all'aspetto.
Un din don segnalò l'apertura delle porte meccanizzate, e i due trovarono davanti a sé uno spettacolo sconcertante: c'era una pedana quadrata con delle colonne agli angoli. C'erano dei piedistalli alle estremità dei lati. Sembrava una di quelle stazioni per duelli costruite al parco, ma erano più primitive.
«Non mi piace questo posto... percepisco malvagità e oscurità ovunque...»
«Nemmeno a me piace. Ma la donna di cui mi hai parlato ha detto che saresti dovuto venire qui. Mi chiedo perchè...?»
«Guarda! C'è qualcosa su quel piedistallo!» disse Ja'rek puntando il dito verso un misterioso oggetto su un piedistallo. Si avvicinarono per esaminarlo. Era un deck di carte. Jay le fece scorrere tra le dita rapidamente. Escluse le carte magia e trappola, c'erano circa 20 mostri di tipo Incantatore e Bestia.
«E queste che ci fanno qui?» mi chiesi.
«Non sono state lasciate qui per caso... aspetta! Fammi rivedere quella carta, ti prego! Quella che hai appena scartato!» chiese lo spirito, come se avesse visto un fantasma.
«Ok ok, calmati. Eccola.» disse Jay, mostrandogliela. 
«Come immaginavo. Riconosco questo Soldato Luminoso. E poi, quella Grazia Divina - Northwemko! E Leotauro! Queste carte...! Credo di conoscerle! Credo di averle già viste! Ma dove...quando...»
«Davvero? Ma come può essere?» si chiese il ragazzo, mentre l'alligatore era più confuso di lui. 
«Io...io credo...di averle usate. Tanto tempo fa...»
«Come può essere? Duel Monsters non esisteva ancora, ai tuoi tempi!»
«...è strano anche per me... per l'amor di Iside, perchè non riesco a ricordare...?»
«Beh, hai riconosciuto carte che non esistevano ai tuoi tempi. È già qualcosa. Torniamo a casa?»
«Si...si, credo che dovremmo. Te lo meriti, Jay. Grazie per non avermi mancato di fiducia.»
I due stavano per scendere dalla piattaforma quando, di colpo, si attivarono delle barriere lungo i lati del ring.
«Ma che succede?!?» gridò Jay.
«Jay, guarda! C'è qualcuno!»
Era vero. Un uomo dalla tunica scura stava guardando Jay. Battendo le mani, egli aprì bocca.

«Bravo Ja'rek. Bravo. Vedo stai iniziando a ricordare chi davvero sei.»
«Ehm...io non so di cosa lei stia parlando, signore!» gridò Jay terrorizzato.
«Non mentirmi, ragazzino. Lo vedo...porti al polso uno dei leggendari oggetti del Millennio. E non uno qualsiasi. Uno di quelli che fù sperduto dal tempo stesso. Il Bracciale Del Millennio. E so bene che all'interno fù sigillato un antica e potente creatura. Ja'rek il suo nome era, se non sbaglio.»
Ja'rek non credeva a ciò che sentiva e vedeva. Jay era confuso oltre ogni immaginazione. Lo spirito non sapeva il perchè, ma vedere la presunzione dell'interlocutore del suo amico lo riempiva di rabbia.
«Scommetto che hai tantissime domande. Io possiedo le risposte. Ma se davvero le desideri...dovrai prima fare un gioco con me.»
«Di che si tratta?» chiese il ragazzo, cercando di mantenere la calma.
«Oh, felice tu l'abbia chiesto. C'è qui una certa persona...che vorrebbe avere una rivincita ad un duello. Non dovrebbe essere un problema per te, vero?» propose l'uomo, mentre un ragazzino a Jay molto familiare prende posto accanto a lui. Era Eikichi! E i suoi occhi erano...vuoti, vitrei, persi nel vuoto. E sulla fronte c'era un grande occhio dorato luminoso.
«Cosa gli hai fatto?» chiese Jay, visibilmente preoccupato per il ragazzo.
«Chi? Io? Nulla! Ha solo ceduto alle tenebre del suo cuore, e ha accettato di diventare un nostro burattino. Oh, non immagini quanto spesso accade, di questi tempi.»
«Basta con gli enigmi! Cosa vuoi da me?»
«Cosa voglio? - chiese la figura guardando il soffitto - Voglio riempire il mondo di oscurità. Ma prima, devo fare una chiaccherata con colui che alberga dentro di te.»


*Jay...fammi spazio per favore.*
*Ja'rek...! Sei tu? Perchè ti sento nella mia mente? Non mi stai parlando come al solito.*
*Perdonami se la cosa ti ha spiazzato. Ho dovuto fare ricorso alla telepatia, perchè non voglio che quell'uomo ti veda parlare con me. Ad ogni modo, vorrei che tu mi lasciassi il controllo sul tuo corpo. Voglio sapere cosa sa, e liberare quel povero ragazzino. Non ha niente a che fare con tutto questo.*
*Perchè, Ja'rek? Posso farlo anche io, col tuo aiuto.*
*Perdonami, ma sento che è il mio dovere farlo. È una sorta di...impulso. E come se...stesse bruciando un fuoco dentro di me, che mi dice di combattere per te...e per quel ragazzo. Ti supplico... esaudirò qualunque tuo desiderio. Ma ti prego...lasciamelo fare. Non avrai nulla da temere: come io sono rimasto accanto a te, tu resterai accanto a me.*
Jay rimase lì per qualche secondo, indeciso sul da farsi. Poi, prese una decisione.
*Ok. Ma ti conviene trattare bene il mio corpo, mi hai capito?*
*Hai la mia parola.*


Il bracciale si illuminò di una luce dorata, splendente come il sole, e Jay sentì la sua anima venir risucchiata via in un luogo oscuro, buio...dentro di se. Il suo corpò subì una trasformazione incredibile: i suoi occhi verdi ottennero uno sfondo giallo, divenne più alto e più muscoloso, sul suo occhio sinistro si dipinse un occhio di Ra, le sue unghie si allungarono di qualche centimetro, diventando artigli simili a quelli di un lupo e due piccole zanne iniziarono a sporgere dalla sua bocca. Ja'rek si era insediato in lui. 
«Grazie amico mio. Ok allora, dimmi tutto quello che sai!» gridò la nuova entità.
«Uuuh, cattivo eh? Non ricordi cosa ho detto? Devi prima vincere un duello contro questo ragazzino.»
«Molto bene, sono pronto alla sfida! È tempo di sfidarci!»
   
 
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