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Autore: Samy92    28/07/2017    4 recensioni
Esperimenti, esperimenti, maledetti esperimenti. Questa volta temo che questa storia sfiori veramente il ridicolo
*Vegeta:" è una demenziale, deve essere ridicola, sciocchina!"
Sam: "Si ok, ma questa è una demenziale ridicola, si vabbè lascia perdere!"*
Il merito di questa pazzia va alla mia cara summer_moon che in un momento di ordinaria follia, mi ha sospinta, grazie ai suoi fantastici deliri, a scrivere una roba del genere. E niente boh, spero vi faccia ridere almeno un po'!
Il rating è giallo per qualche termine un po' colorito e per qualche riferimento abbastanza esplicito a...a...insomma avete capito xD
Genere: Comico, Demenziale, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Chichi, Goku, Vegeta, Whis | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Whis ha preso il raffreddore
 
Da quando Vegeta e Goku erano arrivati sul pianeta di Lord Beerus per allenarsi con lui, Whis non era mai rimasto troppo tempo da solo.
Beerus più volte gli aveva chiesto perché aveva preso la malsana decisione di allenarli. Per il Dio della distruzione, quei due erano troppo disordinati, facevano decisamente troppo baccano e mangiavano puntualmente tutto il suo cibo. Già doveva dividerlo con quell’ingordo di Whis che puntualmente se la svignava per seguirli sulla Terra, con il solo scopo di far rifornimento di cibarie varie, spesso messe a disposizione da quella donna dai capelli azzurri che diceva di essere la moglie del principe dei Saiyan. Che poi, cosa significasse quello strano termine “moglie”, per il Dio della distruzione era ancora un mistero.
Whis, puntualmente, rispondeva che avevano un gran potenziale e che per lui allenarli era un diversivo, soprattutto mentre lui dormiva. Insomma, si annoiava troppo e il pesce oracolo con le sue profezie lo annoiava a morte. Mentre con Goku e Vegeta si divertiva decisamente troppo. Quei due tipi avevano un qualcosa di decisamente ridicolo: Goku era un abile combattente, ma quando si trattava di fare un ragionamento più complesso del semplice tirare un pugno precipitava nel baratro. Più volte gli era capitato di soffermarsi sulla sua mente in quei momenti di profonda riflessione: quello che vedeva era semplicemente il vuoto. Vegeta, invece…Vegeta era tutt’altra storia. Dei due era decisamente quello che preferiva di più, non perché fosse più serio e maturo, ma semplicemente perché il suo essere sempre integerrimo e sostenuto fallivano puntualmente a causa del suo orgoglio. Metteva su, perennemente e in ogni situazione, il suo immancabile e furiosissimo broncio che lo rendeva unico nel suo genere. Lo vedeva ancora arrossire davanti a sua moglie dopo quasi dieci anni che ci aveva a che fare e dare di matto se Goku osava anche solo provare a mettere a segno un colpo più di lui. Insomma erano due bambini nel corpo di due adulti.
Spesso, quando tornavano sulla Terra per brevi periodi, Whis usava la sfera sul suo bastone per dare una spiata ai suoi due discepoli. Si annoiava da solo e quei due riuscivano sempre a dargli qualche spunto per una sana risata. In genere li controllava di buon mattino e alla sera.
Quella mattina però qualcosa non andava. Non in Goku e Vegeta. Ma in lui…si sentiva strano. Aveva un terribile mal di testa ed erano già un paio di volte che sentiva uno strano fastidio al naso. Ad un certo punto accadde l’impensabile. Uno strano pizzicore al naso e un atto involontario caratterizzato da una profonda inspirazione, seguita da una violenta emissione d’aria dalle narici, lo sorprese facendo illuminare il suo bastone che era fisso sulle immagini di Goku e Vegeta:
“Ops!” disse l’angelo, portandosi le mani sul volto “Che guaio!”
 
***
 
Il sole era sorto da poco e lui se ne stava ancora nel letto a crogiolarsi nel torpore accanto alla sua amata mogliettina, Bulma. Un momento, Bulma?! Cosa ci faceva lui a letto con Bulma?!
“Mio principe!” biascicò la donna nel sonno, facendosi più vicina a lui. I movimenti del suo uomo l’avevano svegliata e come ogni mattina si muoveva verso di lui per riscuotere il suo premio mattutino.
Lui si rese conto che era nuda. Completamente e pericolosamente nuda. Quando la distanza con la donna si fece minore e lei, con un gesto repentino ed abituale, si issò su di lui iniziando a strusciarsi contro il suo bacino, lui, terrorizzato, con uno scatto la ributtò sull’altro lato del letto e si alzò, fuggendo da quella che era più una predatrice che una donna di buona famiglia. Non avrebbe mai immaginato che fosse così svergognata e disinibita. Insomma, era sposata, no?! Cosa voleva da lui?!
“Insomma, Bulma! Che diavolo ti prende?! Ti sembra bello quello che stavi facendo?!” le sbraitò contro, con un tono forse troppo aggressivo per i suoi gusti. Insomma lui le voleva bene come una sorella, non avrebbero mai dovuto ritrovarsi a letto insieme. Per di più nudi.
“Ehi, un attimo…Perché sono nudo anche io?!” si ritrovò a pensare mentre istintivamente si portava le mani sulle parti dove in genere non batteva il sole.
“Vegeta! Ma che diavolo ti prende?!” gli disse Bulma scettica, sgranando gli occhi.
Come se fosse lui il pazzo, e non lei. Aspetta…come lo aveva chiamato?! Vegeta?!
Con un verso indecifrabile (e con le mani ancora tra le gambe) si diresse verso quella che doveva essere la porta del bagno aprendola di colpo. Grave errore: quello non era il bagno. Era il corridoio della Capsule Corporation con tanto di Bunny Brief che se ne gironzolava tranquilla tenendo il bel micino nero tra le mani:
“Buongiorno, Vegeta!” disse allegra e imperturbabile come al solito “Se stai cercando i tuoi boxer, ho visto Bulma che li rimetteva al loro posto, non c’è bisogno che te ne vai in giro così, anche se non mi dispiace, sei davvero un gran bel ragazzo!”
Ragazzo?! Ma se era diventato pure nonno! Sconvolto e imbarazzato, si rinchiuse di nuovo in camera.
“Urcaaa! Ma che diavolo sta succedendo?!” esclamò più a se stesso che ad altri.
Ma quella sottospecie di incubo peggiorava ogni secondo di più. Bulma era uscita da sotto le coperte e si era appena infilata gli slip. Solo gli slip. Se quel misero pezzo di stoffa poteva chiamarsi slip.
“Dannazione, Bulma! Vuoi coprirti!” gli sbraitò di nuovo.
“Ehi, ma insomma! Si può sapere che diavolo ti prende?! Sto solo cercando un altro reggiseno. Ieri sera non mi sembrava ti stesse dispiacendo troppo mentre me lo riducevi a brandelli, dannato scimmione che non sei altro!” sbottò lei, peggiorando di più la situazione, alzandosi in piedi e portandosi le mani sui fianchi. Quello era troppo. Imboccò finalmente la porta giusta e si chiuse in bagno e quello che vide riflesso nello specchio non gli piacque per niente. La sua pelle era più abbronzata del solito, i suoi occhi avevano uno sguardo fin troppo familiare, ma che comunque non era il suo e i suoi capelli avevano abbandonato la ridicola forma a palma per lasciare spazio ad un’altrettanta forma ridicola. A fiamma e sparata verso l’alto.
 
***
 
Erano diversi mesi che non si ritrovava a dormire all’aria aperta di prima mattina. Allenarsi nella natura aveva sempre avuto un fascino indescrivibile su lui e, da quando aveva deciso di seguire Whis, era un’esperienza a cui aveva dovuto rinunciare.  D’un tratto però qualcosa lo sorprese. No, non poteva essere, lui stava sempre attento a dettagli di fondamentale importanza, come quello, ad esempio, di perlustrare bene il tipo di terreno dove si accampava. Eppure un viscido e leggero strisciare sul piede lo fece sbiancare facendogli salire un conato di vomito. Non aveva il coraggio di aprire gli occhi. Ma lo fece comunque, doveva farlo. Un vermicello stava strisciando allegro e indisturbato sul suo piede, poggiato vicino ad una tenera piantina di insalata che però non sarebbe durata ancora a lungo. Preso dalla fobia caricò un ki-blast che polverizzo il povero esserino, gli ferì il piede e sradicò almeno una fila di piante di insalata. Stava regolarizzando il respiro, venuto a mancare da quando aveva sentito quel viscido coso strisciargli sul piede, quando una voce, fin troppo familiare e tra quelle che più odiava lo richiamò dal suo attimo di puro terrore:
“Ma insomma, Goku! Esci di prima mattina per coltivare l’orto e poi lo distruggi per fare l’idiota con i tuoi allenamenti?!”
La moglie di Kakaroth era uscita sulla porta, sbattendo furiosamente il piede sulla terra ed incrociandosi le braccia al petto urlando come una forsennata. Possibile che fosse sempre così intrattabile e sul piede di guerra?!
“Ehi donna, io non coltivo nessun orto e non sono…eh?! Cosa?! Come mi hai chiamato?!” chiese perplesso, analizzando ogni singola parola della frase di Chichi.
“Sei diventato così imbecille che non ricordi neanche come ti chiami?! Pezzo di scemo!” urlò di nuovo la donna. Quello era veramente troppo:
“Attenta a come parli, femmina, io sono il principe dei Saiyan!” le urlò contro. In realtà la sua voce sarebbe dovuta uscire molto più sadica e spietata. Invece era venuta fuori fin troppo pacifica e benevola. Eppure ottenne l’effetto desiderato, visto che la donna scoppiò in lacrime:
“Hai visto?! Te l’avevo detto di non seguire quel Whis! A forza di stare a contatto con quell’incivile maleducato di Vegeta hai iniziato anche a parlare come lui!” disse la donna piagnucolante, causandogli un moto di irritazione che lo avrebbe volentieri fatto tornare ad essere lo spietato e cinico principe dei Saiyan. Ehi un momento, lui incivile e maleducato?!
“Tsk! Incivile a me?! Falla finita, mi chiedo come faccia Kakaroth a sopportarti!”
La donna smise di piangere e lo guardò stranita, prima di buttarsi su di lui accarezzandogli il viso:
“Goku, amore mio, sei sicuro di stare bene?! Non ti è venuta la febbre, vero?!” disse passandogli una mano sulla fronte.
“Ma non dire scemenze, donna, noi Saiyan non prendiamo la febbre!” borbottò lui scollandosela di dosso. Ma Chichi lo afferrò per mano riportandolo dentro casa mentre digrignava i denti con un verso rabbioso.
“Basta con questa storia dei Saiyan! La febbre è febbre e tu mio caro, non stai bene!”
Bulma era aggressiva e quella sua aggressività gli piaceva molto, soprattutto sotto le coperte. Ma quella Chichi ne aveva fin troppa, persino per i suoi gusti. 
 
***
 
“Vegeta!” urlò Bulma da dietro la porta del bagno continuando a battere il palmo della mano sulla porta “Insomma, vuoi aprire questa maledetta porta?!”
“No!” si limitò a mugugnare Goku dall’altro lato della stanza. Non voleva uscire, non nudo e non con il corpo di Vegeta.
“Ma si può sapere che hai?! Hai avuto un altro dei tuoi incubi per caso?!” chiese lei, quasi dispiaciuta. Vegeta aveva incubi?! Di certo quella ridicola situazione in cui si era cacciato (e sospettava non fosse neanche il solo) gli stava fornendo degli spunti per coglionarlo a vita. Tra gli incubi e quello che, aveva scoperto quella stessa mattina, combinava a letto con Bulma, aveva messo abbastanza carne sul fuoco.
“No!” rispose di nuovo senza sbilanciarsi troppo.
Bulma sbuffò e si appoggiò con le spalle alla porta del bagno. Vegeta non si comportava in quel modo strano da quando Babidi si era impossessato della sua mente. Stava quasi per scoppiare in lacrime, quando Goku le si materializzò davanti agli occhi. Si era di nuovo teletrasportato nella sua stanza senza essere atteso. In una situazione normale si sarebbe infuriata da morire, ma mai, come in quel momento, fu felice di vederlo:
“Tsk! Se non altro questa carretta di corpo serve a qualcosa!” per una volta nella vita fu grato a quella stramaledetta fusione che gli aveva fatto almeno prendere confidenza con il corpo di quell’idiota. Non finì neanche di parlare che Bulma si gettò tra le sue braccia:
“Oh, Goku! Per fortuna sei qui! Vegeta si è chiuso in bagno, è strano, sembra impazzito!” piagnucolò la donna tra le sue braccia.
“Tsk! Io non sono impazzito!” borbottò, scostandola da sé. Si scambiarono un’occhiata. Lei lo guardava stranita, perché non capiva e lui la guardava mentre una strana furia gli montava dentro. Bulma indossava solo uno dei suoi completini intimi, quelli che tanto gli facevano perdere la testa e che puntualmente riduceva in niente più che qualche misero pezzettino di stoffa lacerata. Ricordava benissimo cosa era successo la sera precedente e in che condizioni si erano addormentati. Così come sapeva anche che sua moglie la mattina amava replicare:
“Kakaroth! Apri quella cazzo di porta o giuro che la sfondo e ti strangolo!” ringhiò Vegeta nel corpo di Goku.
“E dai, Vegeta! Non fare così!” piagnucolò Goku.
“Esci maledetto! Sei stato tu a scambiare i nostri corpi, dì la verità razza di filibustiere!” urlò di nuovo, mentre la situazione si faceva sempre più chiara agli occhi di Bulma.
“No, no, ma che dici! Io non ho fatto niente!” disse Goku uscendo dal bagno, coprendo ancora le parti intime di Vegeta.
“Vestiti, imbecille!” sbottò Vegeta, tirandogli un paio di boxer, dei pantaloncini e una maglietta sapientemente recuperate dalle sue cose.
Entrambi si erano completamente dimenticati della presenza di Bulma che, capita la situazione, li guardava sull’orlo del collasso. Non tanto per la situazione, già ridicola di suo. Ma perché si era praticamente strusciata addosso, nuda, al suo migliore amico nel corpo di suo marito. Rischiava di svenire da un momento all’altro.
Quasi a dar voce ai suoi pensieri, Vegeta prese il suo stesso corpo per la maglietta, ma prima che potesse dire qualcosa Goku lo anticipò:
“E dai, Vegeta! Mettimi giù, non era mia intenzione vedere le tette afflosciate di Bulma!” disse piagnucolando Goku. Ma Vegeta venne di nuovo anticipato, questa volta da Bulma stessa che lo spintonò via, afferrando lei stessa il corpo di suo marito:
“Cosa hai detto?! Brutto –“ era pronta a rispolverare tutti gli insulti di sua conoscenza dalla A alla Z, ma ad interromperla, questa volta, fu il suono dello strano dispositivo che Whis le aveva lasciato per contattarlo. Con un verso stizzito e irritato, mollò la presa, andando a trafugare tra le sue cose, trovando finalmente l’oggetto e, subito dopo, avviò la conversazione con l’angelo:
“Salve, Whis! Mi scusi è successo un problemino e non posso proprio darle retta, mi dispiace!” disse frettolosamente, per chiudere la conversazione al più presto. Whis esplose in una risata cristallina e rispose:
“Tranquilla Bulma, volevo solo dirle che ho quella strana malattia che fa colare il naso!”
“Andiamo Whis, mi ha chiamata solo per dirmi che ha un raffreddore?!” disse la donna, passandosi frustrata una mano tra i capelli, mentre gli altri due assistevano con la mascella spalancata, che per poco non toccava il pavimento.
“Oh-oh! Si bravissima, Bulma, proprio quella!” disse per poi continuare “Ah, quasi dimenticavo. Ci penso io a risolvere il vostro problemino” chiudendo la conversazione senza aggiungere altro lasciandoli perplessi e sconcertati.
Fortuna che suo padre, il Gran Sacerdote, era in grado di tornare indietro almeno di un’ora. Altrimenti, aveva il sospetto che Goku avrebbe dovuto firmare le pratiche del divorzio, visto che, Vegeta, nei suoi panni, aveva a detto a Chichi che, se fosse dipeso da lui, non l’avrebbe mai sposata neanche se fosse stata l’ultima donna esistente in tutti i dodici universi. Rise di nuovo soavemente, portandosi teatralmente una mano sul volto, e guardò la sfera del suo bastone avviando la conversazione con suo padre:
“Papà, avrei bisogno di un piccolo favore…!”
 
 
 
 
Fine     


Summer, cara, guarda cosa mi hai fatto partorire! Ahahah, spero ti sia piaciuta vivamente, bellezza! 
   
 
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