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Autore: Der_Ausserirdische007    28/07/2017    0 recensioni
Fox Mulder viene coinvolto contro la sua volontà in un'indagine che potrebbe cambiare radicalmente la vita sua e quella della sua inseparabile compagna Dana Scully.
Sale la nebbia sui prati bianchi come un cipresso nei camposanti. Un campanile che non sembra vero segna il confine fra la terra e il cielo…
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Inverno
Autore: Der_Außerirdische007
Rating: PG
Categoria: MSR, Angst, Shipper, Avventura
Spoiler: Qualche accenno al film del 1997 e a qualche episodio non particolarmente significante, ma veramente poco
Summary: Sale la nebbia sui prati bianchi come un cipresso nei camposanti. Un campanile che non sembra vero segna il confine fra la terra e il cielo…
Disclaimer: I personaggi di Mulder, di Scully, di Skinner, di Krycheck, de l’Uomo Che Fuma, de I Lone Gunmen, di Michael Kritchgau e del Consorzio non sono miei ma appartengono a Chris Carter e compagnia. Questo mio racconto è una fanfiction senza scopo di lucro o simili, ma l’ho creata per solo motivo di svago e di passatempo. E’ la prima che scrivo, dunque non sono certa dei risultati, ma spero che leggerla ne valga la pena.
Feedback: Sì per favore! Potrebbero aiutarmi a migliorare. Per favore scrivere alla mia e-mail
c.albertazzi27@gmail.com
 
 
Gli uffici dell’FBI si trovavano nel centro di Washington D.C ed era esattamente il 9 ottobre 1998, alle ore 8.30 del mattino precise. Ci saranno stati una dozzina di uffici in quella palazzina, ma erano tutti pressoché identici tra di loro, come erano identiche le persone che li occupavano. Nessun’indagine particolarmente interessante da svolgere, nessuno spietato assassino d’arrestare, né traffici illegali da fermare. Solo uno di quei tanti uffici, probabilmente ignorato dalla maggior parte degli altri agenti federali, era particolare, e forse per il semplice fatto che era diverso. Ebbene, in quello squallido spazio molto simile ad uno sgabuzzino, si svolgevano le indagini più interessanti e più entusiasmanti che si potessero immaginare, e tutto questo da ormai dieci anni o quasi. Veniva evitato facilmente soprattutto per il fatto che si trovava nel piano più basso di tutto l’edificio ed era molto difficile che qualcuno capitasse lì per caso. Erano solo due gli agenti che sia aggiravano per quei corridoi bui e deserti ogni giorno ed erano esattamente gli stessi due che occupavano l’ufficio prima menzionato. Ebbene quel giorno esatto a quell’ora precisa le loro vite sarebbero cominciate a cambiare radicalmente.
L’agente speciale Dana Scully era seduta alla sua scrivania nel suo studio nel seminterrato a sistemare un rapporto su una precedente indagine che avrebbe dovuto consegnare quella mattina stessa al suo diretto superiore, il vicedirettore Walter Skinner. L’aveva appena terminato e stava per stamparlo quando la porta in mogano che la separava dal resto del mondo venne aperta con un forte colpo di spalla, facendo emergere il volto del suo collega, l’agente speciale Fox Mulder, tra le cui mani teneva un plico di carte.
“Reggiti forte Scully! Ho un’interessante indagine per le mani sulla quale potremmo indagare!”
“Mulder, sono le 8.30 del lunedì mattina e ho appena finito di stendere un complicato rapporto in proposito alla nostra ultima indagine che si è conclusa solo qualche ora fa, e tu sei già alla ricerca di altri misteri da risolvere?”
“Non bocciare subito l’idea! Appena ascolterai tutta la faccenda vedrai che non vorrai fare altro che cercare di saperne di più!”
L’allegria del suo collega la metteva sempre di buon umore. Era incredibile la sua forza di persuasione e ogni volta che si metteva in testa un’idea era a dir poco difficile dissuaderlo.
“Avanti allora. Illuminami!” disse accennando un lieve sorriso.
Mulder la guardò per un attimo. Non era semplice riuscire a farsi ascoltare da lei così facilmente e la sua reazione lo stupì decisamente. Notò che i capelli color rosso rame di lei oggi erano più luminosi del solito e i suoi occhi azzurro mare erano scintillanti. Era positivo. Ciò stava a significare che lei era di buonumore.
 
2.
“Dunque” cominciò lui distogliendo lo sguardo. “Questa notte, verso le tre, ho ricevuto una strana telefonata che mi avvertiva di fare attenzione a non accettare una determinata indagine riguardante un campo di grano e un allevamento di api portatrici di un virus alieno in Texas in pieno deserto. Da come il mio interlocutore mi ha esposto la faccenda potrei scommettere tutto ciò che vuoi che nessun altro all’infuori di me e te avrebbe capito a cosa stesse facendo riferimento. Ti ricordano infatti qualche cosa queste parole apparentemente senza un senso logico, Scully?”
Certo che le riportavano alla mente qualcosa. Era un’indagine nella quale si erano imbattuti lei e Mulder l’estate dell’anno prima e nella quale lei aveva rischiato la vita se non fosse stato per il suo collega che era riuscito a rintracciarla al Polo Nord dove le venivano fatti una serie di esperimenti e che era riuscito, non si sa come, a trovare il vaccino contro il virus che l’aveva infettata dopo la puntura di un’ape, appunto.
“E indovina un po’ chi era questo simpatico signore che soffre di insonnia?” riprese Mulder. “Il nostro caro e vecchio amico Michael Kritchgau!”
“Che cosa?” esclamò Scully. “Ma non l’avevano ucciso?”
Michael Kritchgau era stato un loro informatore segreto che li aveva molto aiutati durante quell’indagine in Texas, e che Mulder aveva scoperto essere stato ucciso dal Consorzio, una setta governativa il cui scopo era sempre stato quello di occultare la verità in merito all’esistenza di forme di vita extraterrestri. Ebbene sì, quella era la ragione di vita di Mulder, dimostrare al mondo intero l’esistenza degli alieni pronti ad invadere il Pianeta Terra appena ne avrebbero avuta l’occasione. La ragione di vita di Scully, invece, in quegli ultimi sette anni era diventata quella di dimostrare che il suo collega sbagliava. L’avevano assegnata per quello al reparto X-Files insieme all’agente Mulder, per intralciare le sue indagini, ma alla fine lei si era affezionata a lui e aveva cominciato a credere anche che qualcosa di vero in tutto ciò che lui diceva poteva esserci, solo che, essendo stata sempre molto scettica e distaccata faceva fatica ad ammetterlo, ma questo Mulder lo sapeva. Ormai erano diventati come fratello e sorella, entrambi sapevano tutto dell’altro ed entrambi erano pronti a sacrificare la propria vita affinché l’altro potesse sopravvivere.
“Già, così almeno mi avevano detto fonti abbastanza sicure…” rispose Mulder dopo un attimo di esitazione.
“E ti avrebbe detto qualcosa in più riguardo a questo fantomatico caso?” chiese Scully.
“No, ma ha provveduto stamane nientemeno che il vecchio Krychek.”
“Tu scherzi! Che c’entra ora lui? Non è altro che un infame omicida!”
“Già, ma talvolta dimostra di potersi rivelare utile” replicò lui.
“E sentiamo, come si sarebbe messo in contatto con te? E per dirti cosa? E perché soprattutto!”
“Be’, tieni da conto che lavorava per l’Uomo che Fuma e che egli, per tutta riconoscenza, ha cercato di farlo saltare in aria più di una volta. Lui non vuole far altro che vendicarsi e siccome era proprio il suo ex-capo in testa a quegli… be’, a quegli esperimenti, sai…” abbassò lo sguardo temendo di aver detto qualcosa che avrebbe potuto disturbare la collega, ma dal momento che lei non disse nulla riprese:
“Be’, insomma, lui ha molte informazioni che vuole darci in cambio di altre, e questo è un suo anticipo” e così dicendo posò le carte che teneva tra le mani accanto al computer di Scully.
Fu lei la prima a parlare:
“E lui cosa vorrebbe sapere in cambio?”
“Non me l’ha detto con precisione, ma mi ha solo pregato, a modo suo, di accettare il caso e di indagare in proposito. Può essere molto persuasivo quando vuole, sai…” e così dicendo provò un brivido al ricordo della pistola di lui attaccata alla schiena.
“Credo che sia questo ciò che vuole, pensa forse che possiamo scoprire qualcosa che potrebbe incastrare C.G.B Spender una buona volta… Dunque? Ti va di provare ad iniziare ad indagare? Ciò che mi ha fatto scattare il campanello d’allarme è stata l’improvvisa comparsa di Krychek solo un paio d’ore dopo la telefonata di Kritchgau. Ciò vuole dire che lui sapeva che qualcuno mi avrebbe cercato per affidarmi il caso. Ora, le domande che mi pongo sono diverse, ma soprattutto come faceva a saperlo? E perché mi vuole impedire di indagare?”
Scully, che fino ad allora l’aveva ascoltato senza battere ciglio, abbassò lo sguardo e disse che avrebbe accettato di seguirlo anche in quest’indagine.

3.
Erano in quel parcheggio deserto, le spalle praticamente al muro. Gli uomini che li fronteggiavano saranno stati una decina. Si difesero come meglio poterono. Ne seguirono degli spari provenienti dalle pistole dei due agenti, ma i proiettili attraversavano i corpi di quegli individui senza provocar loro danni apparenti e ben presto finirono i proiettili. Nel mentre non si erano accorti che dietro di loro era comparso un altro uomo, mortale, e che conoscevano molto bene. Aveva una pistola e l’aveva puntata contro la schiena di Mulder. Stava per sparare quando Scully si girò, per puro caso.
“Attento Mulder!” era riuscita a gridare. Lui si era voltato ma l’uomo aveva sparato. Mulder si aspettava di sentire il proiettile perforargli lo stomaco e chiuse gli occhi per un attimo. Nessun dolore però gli invase il corpo. Gli ci volle qualche secondo per realizzare ciò che era accaduto: Scully. Si era accasciata difronte a lui, sanguinante. L’uomo con la pistola fece per sparare ancora una volta ma venne fermato dal proiettile della pistola di un altro agente dell’FBI. Finalmente erano arrivati. Già, ma tardi. Appena Mulder vide la collega lì a terra si chinò immediatamente su di lei e la girò. Respirava a fatica e una sottile striscia di sangue le fuoriusciva dalla bocca semiaperta.
“S-Scully!” riuscì a formulare lui dopo una serie di balbettii vari.
“Dio Scully! Che hai fatto?” riuscì a dire più forte.
“M…m…mul…der” cercò di parlare, di dirgli qualcosa.
“Shhh, zitta, non dire niente, non parlare. Respira, fa’ dei respiri lunghi e profondi. O-ora arriverà l’ambulanza e ti porterà in ospedale. Non preoccuparti, hai capito? Tra poco non sentirai più niente e finirà tutto questo incubo.”
“Mulder! Andatevene via da qui! La porti fuori!” urlò la voce di Skinner.
Mulder nemmeno lo sentì. Non capiva più niente, volva solo risvegliarsi da quel brutto sogno. Vedere la camicia di Scully tutta insanguinata e lei quasi priva di sensi tra le sue braccia era come un macigno dal peso insostenibile sul petto.
“Scully, ti prego, ti scongiuro! Resisti!” le spostò i capelli dagli occhi accarezzandole il viso madido di sudore. Gli occhi di lui cominciarono a colmarsi di lacrime ma le trattenne.
“M…Mulder. M…mi d..spia..ce. P…per..do…a…mi…”
“Che dici Scully! Chiudi gli occhi e non fare altri sforzi! Ma perché diavolo ti sei messa davanti! Dovrei esserci io al tuo posto!” ormai era sul punto di lasciare che le lacrime cadessero sulle sue guance come saette.
“P…prima…di…m..morire….devo…di..dirti…che…”
“N-no! Che vai dicendo! Tu non… non stai affatto mo-morendo! Che diavolo ti salta in mente! Tu non morirai! Non qui! Non… Non per colpa mia”
“No… Non è co…colpa tua… Non lo è mai… mai sta…stata. Smetti di colpe…olizzar..ti. Io morirò, sono… sono un…edico, lo capis…co quan..quando si stanno esa…lando gli ultimi respiri.” In quella cercò di sorridere al collega il quale non fece che stringerla più a lui.
“G…grazie per tutto ciò che hai…hai fa…tto per me. E’ sta..o un o…no..re conoscer…ti.” La sua voce era diventata poco più di un sussurro e il suo sorriso quasi una smorfia di dolore. Mulder non seppe più trattenere le lacrime. Cominciò a piangere in silenzio e tutto ciò che riuscì a dire fu:
“Tu…. Tu non puoi lasciarmi adesso. Io ho bisogno di te.”
“M..uld..er”
“Scully! Ti scongiuro! Io... La tua presenza è diventata essenziale per me! Non posso continuare senza di te! Tu… tu ti sei sacrificata per salvarmi la vita! Non me lo perdonerò mai!”
“Mulder…io…cosa stai…dicen...do”
“Non puoi lasciarmi così! Io… Io…” la sua voce era diventata un singhiozzo.
“Mulder… non…”
“Non dire niente, ti scongiuro!” Così dicendo si abbassò verso il suo volto e le accarezzò i morbidi capelli.
“Mulder…” lui la tirò a sè contro il suo petto, appoggiando il suo viso contro i capelli rosso fuoco di lei, fino a quando non sentì il suo corpo abbandonare tutte le poche forze che gli erano rimaste. Morì così, tra le sue braccia.
 
4.
Mulder si svegliò di soprassalto nel cuore della notte con gocce di sudore che gli rigavano le tempie. Ansimava. Scully. Il proiettile. Skinner. Era stato tutto un sogno. Un maledettissimo incubo. Dio Scully! Doveva vederla. Questa volta lei non avrebbe partecipato alle indagini con lui. Si alzò di fretta e si vestì in meno di due minuti. Alle 4.03 era già davanti alla porta dell’appartamento della sua collega. Pensava. Non si era reso conto dell’ora e lei stava sicuramente dormendo, ma lui aveva bisogno di vederla, di constatare di persona che stesse bene e che quello fosse realmente l’incubo peggiore della sua vita. Bussò. Dei passi. La porta gli venne aperta qualche minuto dopo e gli apparve davanti Scully con il suo pigiama di seta color panna.
“Mulder? Si può sapere che diavolo ci fai qui? Santo Cielo, ma tu stai tremando! Che è successo? Entra!”
Mulder la strinse forte, cingendola in un abbraccio più simile ad una stretta morsa di ferro. Gli era appena ricomparsa davanti agli occhi l’immagine di lei tra le sue braccia con il sangue alla bocca e gli occhi vitrei.
“Calmati Mulder!” così dicendo la donna fece entrare il collega in casa e lo fece sedere sul divano.
“Scully, mi dispiace, perdonami, non dovrei essere qui, ma…” le parole gli morirono in gola.
“Non preoccuparti. Non mi hai disturbato. Ma tu… hai le lacrime agli occhi! Si può sapere che ti è accaduto di tanto orribile?”
“Era così reale!”
“Cosa? Ch’era reale?”
“Scully, tu non devi prendere parte alle indagini. Perdonami, è stato un errore coinvolgerti. E’ troppo rischioso, e io non voglio rischiare di… Be’, non è il caso che tu mi segua questa volta.” Tagliò corto lui.
“Ma Mulder, perché non dovrei venire? Hai scoperto dell’altro? In ogni caso se è rischioso per me lo è senz’altro anche per te, dunque non vedo perché tu debba continuare.”.
Non poteva mentirle. Doveva dirle ciò che aveva visto.
“Non è così. Tu non puoi capire. Ho fatto un incubo ‘sta notte, ma non era un incubo normale come tutti gli altri. Sono certo che era un avvertimento, una sorta di sesto senso, non è la prima volta che mi capita e queste visioni si sono sempre rivelate veritiere, e tutto ciò che mi mostravano si è sempre avverato non molto dopo. Questa volta però è diverso. Non posso rischiare che questa visione in particolare si concretizzi. Il rischio è troppo grande.” Quasi non respirò per tutta la frase. La disse velocemente, come se volesse liberarsi di un grande peso.
“E cosa ti avrebbe mostrato questa… ‘visione’?” Scully era sempre stata piuttosto scettica, non credeva a certe cose, ma questa volta sentiva che Mulder era sicuro di ciò che affermava. Lui alzò gli occhi, che fino a quel momento erano rimasti posati sulle sue mani. Appena però incrociò lo sguardo di lei li riabbassò subito. Non era semplice per lui rivivere tutta quell’angoscia provata nemmeno qualche ora prima.
“Ho visto… Ho  l’immagine ancora impressa negli occhi Scully. E’ orribile. Tu… Io… Mi avevano sparato, ma io ero voltato e davo la schiena al mio aggressore. Tu eri con me e… e avevi cercato di avvertirmi del pericolo appena avevi visto quell’uomo, ma io non ero stato abbastanza lesto. Mi ritenevo già un uomo morto, ma… Il proiettile non… non mi aveva raggiunto perché… O Dio Scully!” A quel punto non riuscì più a controllarsi e si gettò di nuovo tra le braccia della collega in lacrime.
“Su, Mulder, non era che un incubo, calmati… Per favore riprenditi!” cercò di rassicurarlo lei mentre gli accarezzava i capelli.
“Eri tra le mie braccia” quasi urlò lui “Ti eri sacrificata per salvarmi la vita! Sei… sei mo-morta tra le mie braccia. Ti ho visto morire!” ormai non aveva più il controllo del suo corpo e delle sue azioni. Piangeva sopraffatto dal panico e dall’angoscia, non capiva più niente, l’unica cosa che riuscì a tranquillizzarlo era il calore e il profumo di lei che gli assicuravano che lei era ancora con lui, che non l’aveva lasciato, non l’aveva abbandonato così bruscamente.
“Su, su Mulder, sono qui come vedi, non mi è successo niente. Dai! Smettila! Temo che dovrai sopportare me e il mio razionalismo ancora per un po’!” cercò di scherzare lei.
“Oh Scully!” stava per soffocarla tanto stretta la teneva, la testa sulla sua spalla. “Non voglio provare più un’angoscia simile! Ti scongiuro, non rischiare la vita un’altra volta! Non voglio rischiare di… di perderti di nuovo!” Scully non sapeva né cosa, né come rispondere. Non aveva mai visto il collega così spaventato e raramente l’aveva visto in lacrime, ma mai l’aveva visto piangere a quel modo.
“Non pensarci più e cerca di dormire. Devi riposare.” Mulder sembrava non ascoltarla. I suoi lamenti si erano calmati, ma non la sua paura. Improvvisamente si rese conto di stare stringendo Scully probabilmente con forza eccessiva, e mollò dunque la presa.
“Perdonami” riuscì a sussurrare, il viso ancora sconvolto dai tagli delle lacrime fresche. Lei gli prese il viso tra le mani e lui riuscì finalmente a guardarla negli occhi. Erano lucidi e disperati nel vederlo in quello stato. Non riusciva a credere che quell’azzurro così vivo e profondo avrebbe potuto spegnarsi in così pochi secondi. Fu Sully a rompere il silenzio che era andatosi a formare:
“M-Mulder… Io voglio proseguire le indagini con te. Non voglio lasciarti solo. Se questa tua visione deve realizzarsi in qualche maniera, allora non c’è possibilità che io possa riuscire a sfuggirle. Io non ho paura della morte, non ne ho motivo. E comunque morirei serena se sapessi che la mia vita ha potuto contribuire per salvare la tua, Mulder.” Fece una pausa. “La vita è fatta di ostacoli, ed è inutile cercare di raggirarli. Il nostro compito è quello di affrontarli ed appartiene solo al Destino la scelta se farceli superare con successo oppure no. Non devi preoccuparti così per la mia incolumità, non ne vale la pena. Hai passato questi ultimi sette anni della tua esistenza cercando di proteggermi, hai sofferto a causa mia. Non voglio essere il motivo della tua disperazione. Se davvero tieni a me, allora smettila di flagellarti per ogni cosa. Non sei a capo della vita di ogni essere vivente, non è colpa tua se esiste la morte, non è colpa tua se le persone invecchiano e poi inevitabilmente lasciano il proprio corpo. Non sei il Destino Mulder, sei un uomo.” Quelle parole… Anche sul punto di morte aveva mormorato qualcosa di simile. Lei abbassò lo sguardo e riprese: “Ti ho fatto passare le pene dell’Inferno. A causa mia hai rischiato la vita un’infinità di volte. Si può sapere il perché di tutto questo? Si può sapere perché vuoi essere così masochista? Cosa ti ho dato io per ricambiare tutti i sacrifici che tu hai fatto per me?” “Scully… Come puoi dire tutto ciò. Non ho motivo di tenere tanto alla tua vita? E tu cosa hai fatto tutte quelle volte che mi trovavo perso o sul punto di morire? Tu ci sei sempre stata. Tenere a te è il minimo che io possa fare! Possibile che tu non capisca?” Mulder si alzò di scatto. “Grazie alla tua logica e al tuo spirito di deduzione pari a pochi sei sempre riuscita a risolvere i casi più intricati e ad anticipare le mosse dei più pazzi criminali. Insieme siamo riusciti a leggere praticamente nella loro mente, a pensare come loro, a pensare come dei perfetti sconosciuti. Possibile che ora tu non riesca a leggere la mia di mente, la mia, quella di una persona che conosci da sei anni! Prova a metterti nei miei panni Scully! Averti tra le braccia, sanguinante, consapevole del fatto che ti rimangono solo pochi minuti di vita ancora e non poter fare nulla per impedire che la Morte strappi via la tua anima così facilmente da me, eppure non voglio fare altro che negare l’evidenza! Sentire il tuo corpo abbandonare tutte le sue forze dopo eterni minuti di agonia, durante i quali vedo i tuoi occhi cercare disperatamente di riacquistare la solita lucentezza, sentirti morire mentre avverto il tuo calore, la tua vita svanire lentamente. Gli attimi peggiori della mia vita. Non voglio vedere realmente le cose che ho visto, soprattutto perché saprei di averle viste ancor prima che accadessero eppure non avrei fatto nulla per impedirle! Sei diventata la ragione della mia vita, sei diventata più degli X-Files, e per me quelli erano tutto il mio mondo. Mi sono sempre chiuso a quello esterno, a quello vero, ma non sono riuscito a chiudermi a te. Tu, l’unica persona che sia riuscita a farmi finalmente comprendere che la vita è degna di essere vissuta. La stessa vita che mi ha privato di tutto, di mia sorella, di mia madre, di mio padre, della fiducia che riponevo in essa. Sei stata tu il mio unico sostegno, sempre e comunque, è grazie a te che in questi anni ho trovato la forza di uscire di casa. E’ stato sempre e solo per te che la mattina sono sempre venuto in ufficio, il lavoro non era diventato che una miserabile scusa per vederti!” A quelle parole anche Scully si alzò e si ritrovò a fronteggiare Mulder.
“Mulder, che diavolo stai dicendo?” non poteva dire altro.
“Sto dicendo che…” non riusciva più a dire altro. Le aveva confessato cose che non avrebbe mai voluto né dovuto rivelarle, ma era stata una forza più grande di lui che non poté sopprimere.
“Mulder!” I suoi occhi si erano riempiti di lacrime non versate e che cercava disperatamente di trattenere. Mulder abbassò lo sguardo. Sussurrò piano:
“Perdonami Scully. Scusa se ti ho svegliata.” Così dicendo si allontanò verso la porta e scomparve nel corridoio buio. Scully voleva fermarlo, ma non riusciva a dire niente. Lo osservò mentre se ne andava. Non riusciva a pensare ad altro da fare…
 
5.
Era passato diverso tempo da quel giorno ed entrambi sembravano non aver mai fatto quel discorso.
Mulder si era svegliato presto quella mattina e, dopo essersi fatto una doccia ed aver indossato un comodo vestito molto elegante, si diresse verso la fioreria. Oggi, venerdì 10 novembre, era il compleanno di Scully, esattamente il suo trentatreesimo compleanno e lei sicuramente l’aveva rimosso dalla propria mente. Non amava le festività, e tantomeno i giorni come quello. Non adorava sentire l’attenzione su di sé, Mulder lo sapeva bene, ma pensò che comunque le avrebbe fatto piacere ricevere i suoi auguri. Quando varcò la soglia del Bureau, con i fiori appena comprati in mano, aveva un soddisfatto sorriso stampato sul viso e, quasi saltellando, raggiunse l’ascensore. Era talmente immerso nei suoi pensieri che non si rese conto di essere in compagnia di un altro uomo mentre stava premendo il pulsante per l’ultimo piano, per il seminterrato.
“Bella giornata, agente Mulder?” Mulder si gelò al suono di quella voce così tremendamente familiare. Si voltò di scatto. “Sa, non credevo che mi avrebbe ignorato così freddamente, dopo tutto questo tempo, ma evidentemente ha pensieri più importanti per la mente, o sbaglio?” Sul volto di Krychek si era formato un sorrisetto provocatorio.
“Che diavolo vuoi!” ringhiò Mulder.
“Cielo! Non mi sembra il modo di trattare un vecchio amico che cerca solo di pararti il cosiddetto!”
“Spicciati, e dimmi ciò che devi dirmi, ammesso che tu sia qui per questo. Sai, avrei altro da fare.” Mulder cercava di trattenere la calma. Odiava quell’uomo come pochi altri.
“Oh, già, immagino…” così dicendo lanciò un’occhiata al mazzo di fiori che l’agente stava stringendo con talmente tanta foga che gli erano divenute le nocche bianche. “Sono qui per darti un messaggio da parte di un tuo ammiratore segreto, che sarebbe nientemeno che il mio boss.”
“Lurido bastardo! Avevi detto che mi avevi affidato l’indagine per vendicarti di lui!”
“Già, infatti è così, ma grazie a lui ci campo e nel frattempo io sono ancora un suo uomo, e come tale devo tenerlo aggiornato sulle novità delle quali sono a conoscenza. Non sembrerà, ma io sono un uomo leale, sai?”
“Avrei qualche dubbio in proposito, per la verità…” rispose Mulder con una smorfia. “Allora devo supporre che tu gli abbia detto tutto in merito all’indagine, no?” esitò Mulder.
“Certo che no! Diavolo, come strizzacervelli lasci alquanto a desiderare! Come avrei fatto a vendicarmi di lui mettendoti i bastoni tra le ruote su quel caso? No, certo che non l’avrei fatto! Gli ho solo detto che tu avevi intuito qualcosa sul suo conto, ma ho spostato i suoi sospetti verso tutt’altra parte.”
“Allora? Dovrei anche ringraziarti, adesso? Su dammi questo messaggio e facciamola finita con questa pagliacciata, dal momento che appena questo dannato ascensore si fermerà al mio piano io non avrò alcuna intenzione di fermarmi e fare tardi al lavoro solo per stare a sentire le parole di uno sporco assassino!”
“Ehy, ci stiamo scaldando? Bene, allora. Mi è stato detto di riferirti che ‘devi finirla di cercare ciò che non esiste e di smetterla di indagare se non vuoi dire addio a quello a cui tieni più della tua stessa vita’, testuali parole del vecchio Polmone di Fumo. Che vuoi che ti dica… Ora che ti sei messo in questa spirale senza via di uscita non credo che tu abbia molta scelta: o continui le indagini e rischi di vedere morire una parte della tua vita, a detta di lui, oppure l’alternativa è quella di rischiare di perderla completamente.” Dicendo così estrasse la pistola e la puntò contro Mulder. “Fossi in te, io opterei per la prima soluzione, ma dal momento che siamo in America, un Paese libero ove vige la legge del libero arbitrio, la scelta è tua.” Il dlin dell’ascensore che annunciava di essere giunto a destinazione lo fece trasalire. “Sarò generoso e ti lascerò un attimo di tempo per decidere. Ora va’, non ti trattengo oltre. Ah, e salutami la cara Dana e falle gli auguri da parte mia!” Dannazione! Come faceva a saperlo?! Mulder non fece in tempo a saltargli addosso che le porte si erano già richiuse. Ora si trovava davvero in un bel guaio ed era spaventato a morte. Tuttavia non voleva darlo troppo a vedere. Quella doveva essere una bella giornata e Krychek non sarebbe certo riuscito a rovinarla!
 
Entrò in ufficio e naturalmente lei era già arrivata. Era sempre la prima a mettere piede in quello stanzino. Era al computer, ma la mente era altrove.
“Auguri Scully!” tuonò Mulder tirando fuori i fiori da dietro la schiena e mettendoli davanti al petto. Lei in un primo momento parve scossa dall’improvviso rumore, ma poi si rese conto che ad essere piombato in quella maniera in ufficio altri non poteva essere che lui. Parve comunque un po’ disorientata.
“Buongiorno Mulder. G-grazie anche a te…?” tentò lei con un’espressione poco convinta in volto. Mulder non poté fare a meno di sorridere. Già, non si era sbagliato, se n’era proprio dimenticata.
“E perché dovresti farmi gli auguri tu?” chiese divertito.
“Che domande! Per lo stesso motivo per cui li fai tu a me!”
“Io non ho motivo di festeggiare nulla, Scully! Come, non sai che giorno è oggi?” provò lui.
“Be’, non è il 10 nov… Ah, già, è vero. Be’… G-grazie Mulder…” Sembrava imbarazzata.
“Non te lo ricordavi!”
“Non credo sia così importante Mulder!” si giustificò lei. “Con tutte le cose che bisogna ricordarsi…”
“Ma… è il tuo compleanno!” rise allibito lui prendendole una mano e facendola alzare in piedi per poterle porgere i fiori. Lei li prese diventando di un colore tendente all’ambra e abbassando gli occhi.
“Ho capito, ma non era necessario Mulder… Grazie…” lui non le lasciò la mano e con l’altra le sollevò il mento.
“Hey, non dirmi che non te l’aspettavi.” Lo sguardo di lei incontrò finalmente quello di lui, il suo volto così vicino…
“Buongiorno agenti! Avrei un’indagine da affidarvi!” In quel mentre piombò in ufficio Skinner e i due si allontanarono rapidamente.
“Ah, ehm… scusate se sono piombato qui in questo modo, ma vedete, ehm… sapete… Ah! I miei auguri agente Scully.” Se la cavò lui.
“Sì, ehm, grazie signore…” disse lei.
“D-desiderava signore?” cercò di chiedere Mulder per rompere la tensione.
“Io… no, no, vi chiarisco tutti i dettagli nel mio ufficio tra 30 minuti esatti, e non fatevi attendere. Non sarete gli unici… Ancora auguri Scully…” e con quell’ultima affermazione si girò e abbandonò l’ufficio chiudendosi la porta alle spalle.
Scully tornò a sedersi imbarazzata alla sua scrivania e Mulder si sedette sulla sua sedia tutto rosso in volto.
“Ehm, ho… ho incontrato una persona in ascensore…” cominciò lui.
“E… ehm… chi avresti incontrato?”
“Krychek.” Lei alzò gli occhi spalancati verso il collega.
“Scusa?!”
“Già… e ciò che mi ha detto non è stato molto rassicurante…”
“E che cosa ti avrebbe detto?” chiese lei titubante.
E così lui le raccontò brevemente del dialogo avuto con l’uomo.
“Non cambierà mai.” Affermò lei. “E hai idea di che cosa potrebbero privarti?” Lui abbassò lo sguardo. “Cosa ci può essere di più importante della propria vita, Mulder!? Non esitare e fai ciò che ti chiede lui, almeno non rischierai la tua, di vita!” gli disse in tono sicuro lei.
“Già, prendendola così sembrerebbe una scelta facile…” mormorò lui.
“Non la sto giudicando tale, dico solo che ti conviene fare la scelta più logica. Non prendere decisioni insensate se nemmeno hai idea di che cosa possono toglierti!” La guardò di nuovo, ma abbassò quasi immediatamente i suoi occhi temendo di potersi smarrire dentro a quelli di lei.
“Già… Credo che tu abbia ragione… Farò la scelta più sensata.” Non seppe dire altro.  Ciò che Scully non sapeva, è che lui aveva esattamente idea di cosa lo avrebbero privato se avesse proseguito le indagini...
“Credo che sia meglio se ci sbrighiamo se non vogliamo sentirci la predica di Skinner” disse Scully dopo qualche interminabile secondo di silenzio.
“Sì, andiamo.”
Si diressero verso l’ufficio del vicedirettore e vennero accolti dalla segretaria nella piccola sala da attesa, che chiese loro la cortesia di attendere seduti. Non proferirono parola per tutto il tempo che ne seguì, entrambi avevano i loro pensieri per la mente. Lui pensava a come togliersi da quel guaio, a come evitare ciò che aveva promesso sarebbe accaduto l’Uomo che Fuma. Avrebbe volentieri preferito sacrificare se stesso, ma se l’avesse fatto sarebbe stato come se si fosse arreso alla prima difficoltà incontrata, e lui non era tipo da sospendere i lavori già iniziati. Doveva assicurare alla giustizia quel criminale, ma il prezzo che avrebbe dovuto pagare era davvero troppo alto. Doveva trovare presto un’alternativa alle due che gli aveva suggerito Krychek, ma non era semplice. Avrebbe voluto confidare alla collega tutte le sue perplessità, ciò che gli impediva di prendere una decisione, ma per il suo bene era meglio che non sapesse altro più di ciò che già sapeva.
Scully pensava invece a come aiutare il collega per quell’indagine. Lo vedeva preoccupato quel giorno, ma ogni volta che gli aveva chiesto se c’era qualcosa che lo preoccupava, lui rispondeva di essere solo un po’ stanco. Capiva che il discorso con quell’uomo in ascensore l’aveva provato, ma alla fin fine non capiva la difficoltà della scelta. Certo, sarebbe magari stato difficile separarsi da qualcosa a lui cara, ma sarebbe stato sempre meglio, a parer suo, di andare incontro alla morte sicura. Dopodiché, conoscendo il collega, c’era il rischio che preferisse sacrificare la sua stessa vita, e questo la preoccupava.
La segretaria lanciava loro delle occhiate, quasi sentendo il rumore dei loro pensieri, e principiò a preoccuparsi. Raramente loro due stavano per un tempo così lungo in silenzio a guardare il pavimento. Solitamente parlavano molto…
A rompere quel turbine di pensieri fu Skinner che aprì la porta.
“Bene agenti, potete entrare.” Anche lui notò che c’era qualcosa che li preoccupava, ormai li conosceva troppo bene. Quando Mulder gli passò accanto per entrare nel suo ufficio, gli chiese in un sussurro se ci fosse qualcosa che non andava, ma lui, come prevedibile, fece un segno di diniego con il capo e si sforzò di mostrare un’espressione tranquilla, ringraziandolo per l’interessamento.
Una volta entrati, Mulder e Scully si ritrovarono davanti al lungo tavolo in legno di ciliegio contornato da sei sedie. Due di esse erano già occupate da un uomo e da una donna sulla trentina, che appena li videro entrare si alzarono in piedi salutando cordialmente e presentandosi.
“Agenti James Corner e Michelle De Silva, assegnati alla sezione Crimini Violenti” disse l’uomo. Era alto con i capelli scuri e gli occhi di un blu molto scuro. Portava una frangia di capelli a sinistra, dandogli non si sa perché un’aria piuttosto britannica. La donna, invece, aveva i capelli di un bruno chiaro, i riflessi quasi biondi, lunghi fino alle spalle, e gli occhi li aveva color nocciola con le venature leggermente più scure. Aveva un accento mediterraneo.
“Agenti speciali Fox Mulder e Dana Scully, sezione X-Files” enunciò invece Scully.
“Dunque signori” iniziò Skinner. “Siamo qui riuniti perché ho intenzione di affidarvi un caso sul quale credo che voi siate i più preparati. Si tratta di una serie di omicidi piuttosto strani. Apparentemente l’assassino pare non segua una logica precisa nello scegliere le proprie vittime, anzi, sembra quasi che vada a caso, se mi concedete il linguaggio…” fece una pausa e prese dei fascicoli che stavano sulla sua scrivania e li distribuì agli agenti. Poi prese posto anche lui al tavolo.
“Bene, potete aprirli.” E così fecero. Al loro interno c’erano tre foto raffiguranti le vittime e la descrizione dei luoghi in cui erano state trovate. Skinner continuò:
“Come potete vedere, anche i luoghi, a parte per il fatto che siano tutti a Washington D.C., non sembrano collegati in alcun modo tra di loro. Per quanto ne sappiamo, a capo di questo scempio potrebbe anche esserci una setta omicida, ma non abbiamo prove a conferma di quest’ipotesi. Gli uccisi si chiamavano Carmen Jack, Mike Collins e Julia Andersen. La Jack aveva 34 anni ed era un’insegnante di musica alle scuole medie S. Paul, Collins era un fotografo di 42 anni, e per finire Julia Andersen, psicologa di 29 anni. Solo due di loro si conoscevano, Carmen e Mike, pare fossero lontani cugini, ma erano soprattutto grandi amici. Come potete vedere nemmeno le tecniche di uccisione sono particolari, sembrano fatte da una mano inesperta. L’unica cosa che li accumuna sono la mancanza di occhi e di orecchie…” A quell’affermazione Corner fece un’espressione disgustata.
“Non abbiamo altri elementi. Vi chiedo di collaborare come meglio riuscite per una veloce e risoluta soluzione del caso. Buon lavoro. Potete andare. Ah, tranne voi due, vi devo parlare.” Concluse rivolgendosi a Mulder e Scully, i quali si guardarono con aria perplessa e forse leggermente preoccupata.
 
6.
“Agenti” cominciò Skinner appena la porta del suo ufficio venne chiusa alle spalle di De Silva.
“Agenti, è inutile che lo neghiate, so che c’è qualcosa che vi turba, e come vostro diretto superiore ho il diritto di sapere cos’è dal momento che potrebbe influenzare il vostro lavoro”.
Mulder e Scully incrociarono un attimo lo sguardo per decidere chi dovesse parlare. Toccò a Scully.
“Signore, noi veramente… Non credo ci sia nulla di cui preoccuparsi signore…”
“Agente Scully, io crederei di sì invece.”
“Nulla influenzerà il nostro lavoro, signore” intervenne Mulder.
“Va bene, forse non mi sono spiegato.” Prese un profondo respiro. “Io non vi ho chiesto di dirmi cosa avete, ma vi ho ordinato di farlo…”
“Signore, veramente, non c’è nulla di cui preoccuparsi, solo è stata una mattinata un po’ difficile…”
Skinner parve riflettere per qualche istante. Poi, abbassando un po’ la voce chiese:
“Ci sono problemi tra di voi?
“No signore… Niente di simile. Stiamo lavorando bene.” rispose Mulder. “Solo, davvero, non credo che possiamo parlarne…”
“Voi avete il dovere di parlarne.”
Mulder cercò gli occhi della collega quasi per chiedere il permesso.
“Diglielo Mulder… Così come lo hai detto a me. Potrebbe essere che ci possa dare una mano…” in quella gli rivolse un timido sorriso e lui prese la sua decisione. Gli raccontò ogni cosa.
Skinner aspettò la fine della sua storia e rimase per qualche attimo a pensare.
“Non doveva farsi coinvolgere. Sa bene quanto sia pericoloso inimicarsi certi personaggi. Potrebbe morire.”
“Non se continuo le indagini.”
“Allora le continui, ma nel frattempo dovremo escogitare uno stratagemma per uscirne. Sarà una sorta di indagine sotto copertura. State attenti. Io non ne farò parola con nessuno e cercherò di darvi una mano, ma sarà un lavoro difficile. Tenetemi aggiornato, mi raccomando, sugli sviluppi.”
“Sì signore, grazie signore” risposero loro.
“Ah, e Fox, è un consiglio non da superiore, ma da amico. Non si faccia coinvolgere troppo e si tenga fuori dai guai. E soprattutto, non prenda decisioni avventate. Dana, lei cerchi di equilibrare le sue scelte e di farlo ragionare quando tende a perdere il senso della ragione, come del resto ha sempre fatto in questi sei anni…” così dicendo rivolse un amichevole sorriso ai due agenti, che in risposta si guardarono e soffocarono una lieve risata.
∞∞∞∞∞∞∞∞∞
“Avremo fatto bene a parlargliene, Scully?” le chiese poi Mulder una volta raggiunto l’ascensore.
“Io credo che sia stata la cosa più logica da fare visto che ormai sembrava aver capito…”
“Sai Scully, non so perché ma a volte mi ricordi Spock e io mi sento un po’ il dottor McCoy” le sorrise lui. A quell’affermazione lei rise.
“Già, e Skinner diventa il capitano Kirk!” risero entrambi e per un attimo abbandonarono le preoccupazioni. Era bello perdersi così.
∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞
 
“Dunque Scully, vediamo, mettiamo un attimo da parte l’Uomo che Fuma e company e cerchiamo di concentrarci sul caso affidatoci da Skinner.” Disse Mulder mettendosi a suo agio seduto sulla sedia imbottita e appoggiando i piedi sulla scrivania.
“Be’, direi che per cominciare potremmo andare sui luoghi degli omicidi. Dovrà anche esserci uno scopo, un movente…” rispose Scully.
“Scully, secondo il tuo parere, potrebbe essere una sorta di…”
“No! Mulder no! Non incominciare con ipotesi avventate e poco credibili!” lo fermò lei.
“Scully, in presenza di due perfetti sconosciuti e di Skinner non mi pareva il caso, ma ora penso di poterti rivelare che Mike Collins è, o meglio era, un amico del liceo di Byers, Langly e Frohike…”
Costoro erano grandi amici dei due agenti e un po’ sui generis. Scully alzò sopracciglio dandole un’aria interrogativa.
“Già… io credo che dovremmo prima andare a fare qualche chiacchiera con loro, ma temo che non ti piacerà ciò che ci diranno…” continuò Mulder con un mezzo sorrisetto in faccia.
“Santo Cielo, dimmi che non è vero!” piagnucolò lei. “Lasciami indovinare. E’ stato forse rapito dagli alieni o gli è stata inflitta qualche ignota maledizione da una Chimera con le ali da corvo?” chiese sarcastica lei. Mulder rise.
“Ci sei quasi, ma non furono gli alieni a rapirlo, purtroppo degli uomini, se così vogliamo definirli. Aveva all’incirca quattordici anni quando accadde, ma non ne so molto di più.”
“D’accordo. Andiamo.”

7.
Alla porta aprì Langly.
“Ehilà, amici! Qual buon vento vi porta? Ehy! Byers! Frohike! Ci sono visite! Prego entrate!”
“Grazie Langly” rispose Mulder, e così entrarono nel rifugio dei Pistoleri Solitari.
Non c’era mai stato molto ordine là dentro, ma quel giorno c’era particolare confusione. Byers, come al solito, era seduto al computer e digitava alla tastiera, ma distolse lo sguardo e si alzò cordialmente alla vista dei due agenti. Frohike, invece, comparve dalla porta della cucina.
“Ciao Mulder, ciao Scully! Come state?” salutò allegro Byers.
“Già, è da un po’ che non vi fate vedere!” esclamò Frohike.
“Eh sì… con tutto il lavoro che c’è da fare…” si giustificò Mulder.
“Be’, in ogni caso siamo qui in merito ad un’indagine, perché pensiamo che voi possiate darci una mano…” continuò Scully.
“Be’, speriamo di poter essere utili!” disse Langly. “Su, avanti, di cosa si tratta? Intanto volete qualcosa da bere? Avete fame? Ma prego accomodatevi! Io torno subito!”
Così dicendo sparì in cucina e Mulder si sedette sul divano, mentre Scully preferì sedersi su una sedia vicino al tavolo che si trovava poco distante e Frohike si sedette sulla sedia accanto alla sua.
Al suo ritorno, Langly si accomodò sul divano di fronte a Mulder e appoggiò un vassoio ricolmo di beveraggi e di snack per la merenda.
“Su, avanti, quali dubbi vi attanagliano?” cominciò sarcastico Frohike.
“Be’, non mi avevate detto, parlo di qualche tempo fa ormai, che un certo Mike Collins era un vostro amico ai tempi del liceo?” e così Mulder diede inizio alla conversazione.
“Certo! Povero diavolo quante ne ha passate! Ma perché venite a chiederci di lui? Ha avuto problemi di qualche tipo?” si informò Langly.
“Ehm, ecco, be’, sì, insomma… E stato trovato morto.” Disse Scully.
I tre amici rimasero immobili come statue di cera.
“S… C’è, scusa?” mormorò Frohike.
“Già.” Continuò Mulder. “E’ stato trovato nel parco di St. Joseph in una fossa scavata ma non ricoperta senza più né occhi né orecchie…”
“E… siete sicuri che si tratti di lui?”
“Purtroppo sì, addosso abbiamo rinvenuto dei documenti. Mi dispiace…” sospirò l’agente.
“Siamo qui per sapere nei dettagli ciò che gli accadde all’incirca ventotto anni fa.” Continuò la collega.
“Ah, già, vi riferite a quando venne rapito immagino.” Questa volta a prendere la parola fu Byers.
“Gran brutta faccenda. Eravamo tra l’inverno e la primavera del primo anno di superiori, già, l’anno scolastico 1971-1972. Noi tre avevamo scelto di frequentare il Liceo Scientifico di Philadelphia e fu lì che conoscemmo Mike per la prima volta. Era un ragazzo che veniva facilmente isolato per le strane storie che andava a raccontare in giro. Parlava infatti di mostri e di alieni a chiunque gli si trovasse a tiro e veniva visto come un pazzo in quanto credeva fermamente in ciò che affermava, ma noi trovavamo interessanti i suoi racconti e così diventammo amici fondando un gruppo chiamato “The hope for the future”, che si occupava di ricerche private per verificare la veridicità delle teorie che Collins aveva formulato con gli anni, ma ovviamente non era una cosa seria, eravamo solo degli adolescenti che facevano tutto ciò più che altro per star insieme condividendo interessi comuni. Dopo divenne una cosa più seria e ribattezzammo il nostro gruppo con il nome di “The Researchers” che poi si trasformò nell’attuale “The Lonly Gunmen”, ma Mike non c’era già più quando cambiammo il nostro titolo la prima volta. Venne infatti rapito e aveva solo quindici anni. Quando venne ritrovato non ricordava più nulla e venne ricoverato in ospedale per quasi un mese. Recuperò la memoria, ma credo che la sua mente rimase comunque danneggiata. Diceva di essere stato prelevato da un UFO e che degli strani esseri lo avevano usato per fare degli esperimenti terribili. La verità invece era un’altra e molto più semplice sebbene terribile. A rapirlo furono degli esseri umani che vennero arrestati ma che morirono dopo poco tempo, tutti suicidatisi in cella. Non venne scoperto molto in merito a questo rapimento. I colpevoli vennero incastrati per una serie di prove a loro carico, ma il movente non venne mai scoperto. Mike, sebbene gli venne raccontato come erano andate in realtà le cose, era convinto che quegli uomini non erano i veri colpevoli e che erano stati solo delle vittime di una messinscena. Da quell’episodio decise di fare delle ricerche private per dimostrare l’esistenza di forme di vita extraterrestri, e così cominciò a scattare foto che credeva avessero potuto diventare delle prove, un giorno, ma evidentemente non ha fatto in tempo…” concluse Byers.
 
8.
“Be’, temo che non siamo riusciti a scoprire molto più di ciò che sapevamo.”
Confermò scoreggiato Mulder alla collega.
“Già… Dovremo andare a fare qualche domanda ai famigliari delle vittime suppongo, come del resto vuole la prassi. Dopodiché forse potremmo farci un quadro generale della situazione. Inoltre dovrò effettuare le autopsie il prima possibile.”
“Sono d’accordo. Prima posso offrirti un pranzo? Mi è venuta una fame…”
“Sì, mi sembra una buona idea, però pago io!”
“Non se ne parla!”
 
Di ritorno da pranzo i due agenti si diressero verso il loro ufficio chiacchierando del più e del meno e facendosi scappare occasionalmente qualche risata. Erano di buon umore, se non fosse stato per uno di quei soliti personaggi che godono nel prendere in giro il prossimo che in ascensore esclamò una frase del tipo:
“Ma guarda chi si vede! Ehy Spettrale! Qualche omino verde si è fatto vedere? O qualche Musa dallo sguardo penetrante ha fatto un giro in macchina per il centro della città? Dio, quand’è che l’FBI smetterà di spendere soldi qui e lì per cause insensate?”
Mentre Mulder digrignava i denti cercando di non rispondere, Scully non riuscì a trattenersi dal farlo davanti a quella chiara provocazione e voltandosi verso quell’impertinente esclamò:
“E sentiamo, tu a che settore saresti stato assegnato? No perché vedi, non mi risulta che siano stati inaugurati nuovi uffici nei quali possono lavorare tossici parassiti quali quello che mi sta davanti. Ma dimmi, a chi hai consegnato la “bustina”? Perché credo che ad un individuo come te il termine di corruzione non sia del tutto sconosciuto, dal momento che da quel che ne so in quest’edificio hanno il minimo cervello necessario da poter capire quando una persona è vuota!”
Mulder stesso era rimasto sbalordito da come la compagna lo aveva difeso.
“Ma tu guarda che grinta la Signora dei Ghiacci! Tu invece hai fatto qualche tipo di favore ai grandi capi suppongo. Dimmi, erano soddisfatti dalla tua performance?”
A quest’uscita Scully non rispose nulla, non le importava molto quello che dicevano le altre persone, ma a Mulder evidentemente sì, perché si scagliò con tutte le sue forze contro l’agente sferrandogli un potente destro. Poi l’afferrò per il colletto della camicia a denti stretti esclamò:
“Non osare più dire una cosa simile o te ne farò pentire amaramente!”
In quello Mulder fece per tirargli un montante nello stomaco, ma Scully intervenne immediatamente per fermarlo.
“Mulder! Cosa fai! Fermati, ti metti nei guai! Ti prego!”
“Questo bastardo non ha il diritto di parlarti in questa maniera!”
“Che t’importa! Lascia perdere certe cose!”
In quel mentre le porte dell’ascensore si aprirono lasciando entrare un’altra agente e i tre si ricomposero. L’uomo che all’inizio offese Mulder si asciugò con la manica del pullover una goccia di sangue che fuoriusciva dal labbro con in viso una faccia decisamente stupita. Non si aspettava infatti una reazione del genere.
Dopo qualche secondo l’ascensore si aprì di nuovo facendo uscire tutti i passeggeri tranne Mulder e Scully.
“Dio Mulder! Che ti è saltato in mente! C’è da ritenersi fortunati se quel tipo non ti fa rapporto!”
“Non me frega assolutamente niente” mormorò Mulder a denti stretti.
“Non devi esporti così tanto a causa mia.”
Detto questo le porte si aprirono e Scully lo precedette dirigendosi verso il loro studio.
 
Erano in macchina e il silenzio regnava sovrano ormai da diverso tempo e Mulder decise dunque di accendere la radio. In quel momento trasmettevano una delle canzoni più famose del celebre cantante francese Michel Sardou, con il titolo di “Je vais t’aimer”. Sorrise e diede una rapida occhiata a Scully. Ogni volta che ascoltava quella canzone i suoi pensieri cadevano sempre inevitabilmente su di lei. Con sua sorpresa la vide che muoveva le labbra canticchiando tra sé la canzone.
“Conosci Sardou Scully?”
Lei si girò di scatto come se fosse stata riportata alla realtà dalla voce del collega da chissà da quale viaggio immaginario.
“Sì, solo qualche canzone. Questa è una delle mie preferite a dire la verità.”
“Davvero? Anche per me vale la stessa cosa! La trovo rilassante, e anche il testo mi piace molto.”
Lei alzò il sopracciglio sorpresa sorridendo.
“Non ti credevo così sentimentale Mulder!”
“Non lo dò troppo a vedere in effetti.” Ammise lui.
“Devo ritenermi privilegiata allora! Ho appena fatto confessare allo Spettrale Mulder uno dei suoi lati più oscuri!” scherzò lei e Mulder scoppiò a ridere.
“O sì, lo sei Scully!” e la discussione lì terminò e la voce francese tornò a colmare il silenzio. Fu lei ad interromperlo qualche minuto dopo.

“Ci credi?”
Mulder disorientato rispose: “A cosa ti riferisci?”
“Intendo… Credi sia possibile condividere il testo di quella canzone completamente? Credi che esista un amore tale?”
Mulder venne colto alla sprovvista da quella domanda così diretta. Sì, ci credeva, si trovava nella situazione in cui provava un amore platonico che si rispecchiava esattamente, parola per parola, al testo della canzone.
“Be’, credo sia raro da trovare, ma… Esiste. Di questo sono sicuro.”
Lei rimase ad osservare il vuoto per qualche istante e poi tornò ad osservare fuori dal finestrino con aria assorta. Era il momento, decise Mulder. Non poteva più aspettare. Non ora che gli si presentava un’occasione vagamente adatta, o almeno, sperava che lo fosse.
“Scully, io, ehm, io ti devo dire una cosa, una cosa che considero piuttosto importante.”
Lei si voltò di nuovo ad osservarlo e i loro occhi si incontrarono per un breve, fugace attimo. Mulder si perse in quel blu tremendamente intenso e distolse lo sguardo a fatica. Doveva fermarsi o non ce l’avrebbe fatta.
“Sarebbe?” chiese lei.
“Non sono sicuro di riuscire a dirtelo.”
“Dai Mulder, lo sai che puoi fidarti.”
“Certo, ma non è questo. E’ che… E’ che non vorrei rischiare di farti decidere di allontanarti dagli X-Files, da me…”
“Sai che non lo farei.”
In quell’istante Mulder trovò una piazza di sosta e fermò la macchina. Sospirò picchiettando le dita sul volante. Si girò nuovamente verso la compagna che lo osservava con aria incuriosita.
“Se non te la senti non sei obbligato a dirmi niente.” Lo rassicurò lei.
“Non riesco più a tacerlo, ho bisogno di dirti che, che io…” decise che non sarebbe riuscito a dirglielo con le parole e decise dunque di dimostrarglielo. Le si avvicinò e le prese il viso dolcemente tra le mani e la baciò. Fu un bacio che lo fece tremare, quello stesso bacio che aveva così tanto immaginato, che aveva così tante volte sognato, ma mille volte più intenso. Si staccò improvvisamente da lei e abbassò lo sguardo. Lei anche rivolse lo sguardo alle mani che teneva in grembo, con il viso diventatole improvvisamente color ambra e son lo sguardo decisamente stupito.
“Mi dispiace, ma… ma ti amo da così tanto tempo che non riuscivo più a tacerlo.” Mormorò Mulder a bassa voce. “Accetterò ogni tua reazione, ma sappi che quando ascolto quella canzone il mio pensiero va sempre a te. Ogni volta che penso alle parole del suo testo credo di capire come si sentiva Sardou mentre la scriveva. Prima mi hai chiesto se credevo nell’esistenza di un amore platonico, reale. Sì, ci credo da quando ti ho conosciuto e da quando ti amo. Se con amore reale intendi quando una persona non può vivere senza l’altra, allora io provo quell’amore. Se invece intendi che un amore è platonico se una persona farebbe a meno della propria vita pur di far sopravvivere l’altra, allora io provo quell’amore. Tu mi dicevi che niente è più importante della propria vita. Be’, io so qual è la cosa che l’Uomo che Fuma vuole togliermi. Infatti sei tu la cosa più importante della mia vita. Tu vali più della mia sessa esistenza. Per questo motivo all’appuntamento con Krichek la mia risposta sarà senza esitazione né ripensamenti. Non ho paura della morte, tanto più se so che se non mi farò uccidere sarai tu a morire, e ciò solo a causa mia. Non sopravvivrei senza di te. Credo che morirei poco dopo. Tanto vale lasciarsi uccidere.” Mulder disse tutto ciò con un filo di voce ma con tono sicuro. Gli occhi di Scully si riempirono di lacrime che cominciarono a scorrere sulle gote pallide.
“M-Mulder… Io…” lo abbracciò in un abbraccio sincero che lui ricambiò.
“Mulder, anch’io ti amo, da così tanto tempo che è difficile da credere. Io… Per favore, ti scongiuro, non sacrificarti per me, non ne vale la pena. Appena mi affidarono agli X-Files non immaginavo che sarebbe andata a finire così, ma con il tempo ho capito che la mia esistenza senza di te sarebbe stata vuota. Non saprei cosa fare senza di te. Tu hai reso la mia vita degna di essere vissuta, io in cambio non ho fatto che darti preoccupazioni. Mi dispiace. Mi dispiace tanto. Per favore, non offrirti così a loro senza nemmeno lottare. Non saprei andare avanti senza di te. Avrei voluto dirti ciò tanto tempo fa, ma non ero abbastanza coraggiosa per affrontare un tuo rifiuto. Non pensavo che tu avresti mai potuto amarmi.”
Ora era stato Mulder a commuoversi. Si sciolse dal suo abbraccio e le riprese il viso tra le mani con gli occhi offuscati dalle lacrime. Si guardarono per qualche istante quando lei lo baciò di nuovo. Questa volta il contatto fu più lungo e più intenso. Quando interruppero il bacio lei appoggiò la sua fronte a quella da lui e mormorò:
“Dovremo trovare una soluzione per uscire da questa situazione. Ce la faremo anche questa volta.”
Si sorrisero e si diedero un altro fugace bacio e fecero per ripartire, ma ciò che non sapevano era che un cecchino a debita distanza li stava osservando e stava prendendo la mira. Quando sparò, il proiettile scalfì veloce l’aria colpendo con precisione l’obliquo dell’addome sinistro di Scully, la quale cominciò a tossire abbassando lo sguardo sulla ferita da dove sgorgava un fiotto di sangue infinito.
“Scully! Cristo Scully! Mio Dio!” esclamò Mulder, il quale cerò di fermare la fuoriuscita del sangue ma senza reali risultati. Accese velocemente il motore e si diresse verso il più vicino ospedale continuando a mormorare preghiere rivolte ad un Dio al quale non credeva.
Poco dopo riuscirono ad arrivare ad un ospedale e Scully venne ricoverata d’urgenza ma i dottori dicevano che aveva perso molto, troppo sangue e non erano molto fiduciosi.
Mulder sedeva da ormai diverse ore su una sedia in corridoio. La testa tra le mani. Non poteva perdere anche lei. Arrivò Skinner tutto trafelato.
“Mi scusi, agente! Ho fatto prima possibile. Come sta l’agente Scully?”
“Non bene. I… I dottori non sperano molto, ma… ma stanno sbagliando. Infatti Scully tornerà a lavorare presto. Sì, si rimetterà presto. Si rimetterà…” e cominciò a piangere. Skinner gli si sedette vicino.
“Sì. Si rimetterà presto vedrà.” Dopo qualche minuto di silenzio Skinner tentò di avere qualche informazione in più in merito all’incidente.
“Com’è successo?”
Mulder cominciò piano.
“Eravamo in macchina in una piazzola di sosta e stavamo per ripartire quando ho sentito il rumore del vetro infrangersi. Mi sono voltato e ho visto il suo sangue che ricopriva la camicetta bianca. Dio, ha perso così tanto sangue!”
“Per quale motivo vi eravate fermati? Avevate qualche problema con la macchina?”
“No… Stavamo… Stavamo parlando. Mi ero fermato giusto qualche minuto. E’ colpa mia.”
“No, che non lo è, e lo sa bene. Come poteva prevederlo!”
“Sì invece!” In quella le sue guance ricominciarono a bagnarsi di lacrime calde.
“Lo sapevo, lo dovevo sapere! Krycheck mi aveva avvertito ma ovviamente non ho fatto nulla in tempo per impedire che le sue parole si avverassero! Nulla!” cominciò a piangere intensamente e silenziosamente.
“Ma non dica sciocchezze! Krycheck aveva solo detto che le avrebbero tolto qualc…” il vicedirettore si interruppe. Allora era per questo che Mulder preferiva farsi uccidere. In quel momento uscì l’infermiera che era una delle responsabili di Scully. I due uomini si alzarono in piedi.
“La ferita era molto profonda e ha perso molto sangue. Abbiamo ricompensato la perdita, ma è ancora presto per dire se sia completamente fuori pericolo o meno. Infatti il proiettile ha arrecato gravi ferite interne.”
“Posso vederla?” chiese Mulder a sottovoce.
“Sì, immagino di sì. Ha ripreso conoscenza ma veda di non farla stancare troppo. Come ho detto la sua salute è molto precaria, ma per adesso, sebbene molto debole, sembra si sia un attimo stabilita. Inoltre… Ma signore!”
Neanche lasciò che l’infermiera terminasse la frase che si precipitò dentro e si sedette al capezzale di Scully prendendole la mano.
“M-mul-der” cercò di dire lei.
“Shhh, non stancarti.” Le accarezzò i capelli dolcemente.
“Mi hai fatto spaventare a morte lo sai?” cercò di sorriderle, un sorriso che lei gli restituì.
“Hai le mani terribilmente fredde. Rimettiti presto. Non penserai di lasciarmi solo ancora per tanto tempo, vero?”
“Oh, Mulder.”
Lui si abbassò su di lei e la baciò intensamente e poi le mormorò sulle labbra con un filo di voce:
“Non lasciarmi. Non me lo perdonerei mai. Ho bisogno di te. Ti prego!”
Lei portò la mano sulla guancia leggermente ispida di lui accarezzandogliela lievemente con il pollice.
“Ce la faremo anche questa volta Mulder.”
“Già, insieme, come sempre.”
In quel mentre entrò Skinner e Mulder si allontanò velocemente sebbene non le lasciò la mano.
“Agente Scully! Si sta rimettendo in fretta! Come sta?”
“B-bene s-signore. Gra-zie.”
“Ci ha fatto preoccupare molto. Veda di ritornare presto in salute. Ora vi lascio. E si riguardi. Ah, e veda di farlo anche lei Mulder.” Disse con tono preoccupato. Poi si allontanò. Poco dopo entrò trafelata Maggie Scully, guadagnandosi uno sguardo particolarmente tagliente da parte dell’infermiera contrariata da quel continuo via vai nella stanza della paziente.
“Dana! Oh Fox! Sapevo di trovarti qui! Ma che è successo? Al telefono mi parlavi solo di una sparatoria!”
“Signora Scully! Già, è stato un colpo di fucile ad alta precisione a quanto pare” rispose con voce dolorosa Mulder.
“Ma ti rimetterai presto vero Dana?”
“Mamma…”
“Certo signora Scully! Tra poco riuscirà a ritornare in piena salute” l’interruppe Mulder.
“Oh, sia lodato il Cielo!” sospirò Maggie.
 
Quando la signora uscì dalla stanza una decina di minuti dopo all’incirca, Mulder disse con un filo di voce:
“Fa’ in modo che non abbia dovuto mentire a tua madre Dana… Intesi?”
Si sorrisero.
“Ora ti lascio riposare. Tornerò. Ti amo così tanto…” la baciò e si allontanò.
 
9.
Il tempo passò. Scully venne dimessa dall’ospedale per il suo notevole miglioramento, ma le lesioni riportate dopo il trapasso del proiettile erano assai gravi, e dunque ella era costretta a prendere delle medicine per alleviare i dolori che l’attanagliavano di quando in quando. I medici avevano fatto il possibile, ma non potevano fare miracoli e ora tutto ciò che potevano fare era sperare che le lesioni non peggiorassero. In caso contrario era possibile che eventuali infezioni prendessero il sopravvento su di esse e le conseguenze sarebbero potute essere altamente pericolose. Scully era tornata al lavoro contro le raccomandazioni di Mulder e sua madre, ma il tempo non aveva aiutato, anzi, le fitte all’addome erano diventate particolarmente lancinanti e gli sguardi del collega divenivano sempre più preoccupati.
Un venerdì mattina, quando Scully entrò in ufficio, Mulder l’accolse con un ampio sorriso stampato sul volto.
“Non toglierti la giacca” le disse.
“Dove andiamo? Ci sono risvolti nelle indagini?”
“No, anzi, proprio per questo voglio approfittare di questa giornata per farti vedere una cosa.”
“Ma Mulder, non possiamo abbandonare l’ufficio in questo modo senza avvertire nessuno!”
“Non preoccuparti per questo. Ho già fatto richiesta a Skinner per un giorno di ferie…. Non ti spiace vero?”
“No ma…”
“Eh dai! Non faremo tardi!”
“E sia! Devo ammettere di essere divenuta curiosa!”
“Stupendo!”
E chiusero la porta dell’ufficio alle loro spalle.
Una volta nel parcheggio Mulder fece entrare in macchina Scully e mise in moto.
Passati una decina di minuti lei non resistette oltre.
“E dai Mulder! Dove mi porti!”
“Voglio farti passare una giornata al lago! Ne ho scoperto uno che mi ha lasciato senza parole per la sua bellezza.”
“Ma dai, dici sul serio? Avanti, cos’ha di particolare questo lago? Sono accaduti fatti inspiegabili nei dintorni?”
“Perché dovrebbero esserci? Voglio solo passare una giornata insieme tranquillamente.”
Scully lo guardò un attimo.
“Sai una delle cose che adoro di te qual è Mulder? Il fatto che non smetterai mai di sorprendermi!”
Si guardarono e risero di gusto.
Poco tempo più tardi arrivarono al lago. Era davvero stupendo. Passarono lì una giornata intera, passeggiando sulla riva tenendo i piedi nell’acqua per ore tenendosi per mano e parlando del più e del meno, fino a quando si accorsero di essere rimasti praticamente soli.
“Ehy Scully, senti che silenzio!”
“Già, quasi magico.”
“Guarda! Il sole sta tramontando!”
Si girarono a guardare il sole rosso fuoco che illuminava di una stupenda luce l’acqua del lago. Ad un certo punto Mulder, voltandosi verso Scully esclamò:
“Lo fai un bagno?”
“Sì certo” rispose lei ridendo.
“No, dico sul serio!” Negli occhi di Mulder brillava una strana luce che li rendeva di un verde smeraldo particolarmente intenso.
“Mulder, non abbiamo mica portato costumi con noi”
“Perché, chi ha detto che ci servono?”
“Non ti aspetterai che mi butti in acqua completamente vestita!”
La mezza risata di Mulder chiarì le sue intenzioni.
“No… Non ci penso nemmeno!” In quel mentre Mulder la prese per mano e cominciò a correre dentro l’acqua.
“No, Mulder, fermati! Non fare sciocchezze Mulder!” Non servirono le obiezioni di Scully, infatti Mulder la prese da dietro e si lanciarono insieme facendo un tuffo che fece loro quasi toccare il fondo. Quando tornarono in superficie ridevano di cuore!
“Mulder! Tu sei completamente matto!”
Quando le risate diminuirono si guardarono un attimo negli occhi. Quelli di Scully erano di un blu profondo, un colore che rispecchiava quello dell’acqua limpida del lago. Mulder si perse in essi. Poi si baciarono ed entrambi assaporarono il sapore dell’acqua attraverso le labbra dell’altro.
“Ti amo Mulder”
Lui l’avvolse con le sue braccia sotto l’acqua e ripresero il bacio ancora più profondamente di poco prima.
 
10.
Quella sera Mulder l’accompagnò sull’uscio di casa e le promise di venirla a trovare il giorno dopo. Si diedero un ultimo interminabile bacio e si separarono. Ovviamente non potevano sapere che probabilmente quello sarebbe stato l’ultimo che si sarebbero scambiati.
Infatti, mentre si stava per coricare, Scully ebbe una fitta tremenda più lancinante del solito allo ventre. Si diresse in bagno per prendere una delle aspirine che le aveva prescritto il medico, ma non fece tempo a raggiungere la porta che si accasciò a terra svenendo vinta dal dolore. Fu solo un caso che poco tempo dopo Mulder ritornò da lei per riconsegnarle la giacca che aveva dimenticato nella vettura. Quando, una volta bussato, non ebbe risposta decise di utilizzare le sue chiavi ed entrò silenziosamente per paura di svegliarla nel caso si fosse addormentata. Per lui fu uno shock vederla a terra periva di sensi.
“Oh Dio!” fu l’unica cosa che riuscì a dire prima di correre verso il corpo adagiato al suolo e prendendolo tra le braccia.
“Scully! Scully mi senti? Per favore! Apri gli occhi! Oh Signore!” La posizionò sul divano e chiamò più velocemente possibile un’ambulanza.
Quando questa arrivò vi salì anche lui e si fece portare all’ospedale con lei.
Dal suo ultimo ricovero erano passate più o meno tre settimane. I dottori dissero che stava morendo. Sarebbe passato poco tempo prima che ciò sarebbe accaduto. Come temevano le lesioni interne erano peggiorate degenerando in ferite molto gravi. Forse non avrebbe più ripreso conoscenza.
“E’ sicuro?” chiese titubante Mulder.
“E’ molto probabile. E’ già tanto se è riuscita a rimanere attiva per tre settimane di fila, le sue condizioni sono molto gravi. Mi dispiace.”
Per giorni Mulder rimase a vegliare sulla partner senza pausa. Se si addormentava dormiva per pochi minuti e sempre mantenendo la mano stretta a quella di Scully. I dottori, Skinner, Maggie. Dicevano tutti di andare a casa a riposare, ma non c’era niente da fare, lui rimaneva lì e il tempo passava. Da principio passarono i giorni, poi le settimane e lui sempre accanto a lei. Un mese dopo il ricovero Dana Scully riaprì gli occhi incontrando quelli in lacrime di Mulder.
“Scully! Finalmente! Dio! Lo sapevo che ti saresti risvegliata! Adesso chiamo il dottore! Aspetta eh! Torno subito!”
“N-no, M-mulder. Lascia. Ti p-prego.”
“Sì, sì va bene, come vuoi.” Rispose spaesato Mulder. Il tono della compagna era implorante.
“G-gazie di tutto. V-volevo rivede-rt-i un’… ulti…ma volta.” Gli accennò un vago sorriso.
“Che dici! Sei tornata! Grazie al Cielo sei tornata!”
Lei fece un debole segno di diniego col capo e ripose:
“No M-Mulder. E’ finita.”
“Oh Scully!” Le prese il viso tra le mani e la baciò.
“M-mi ricord-erò sopr-at-tutto i tuoi… i tuoi occhi. Ti amerò… per sem-pre.” Sussurrò lei.
Smise di respirare sulle sue labbra. Lui alzò lo sguardo e vide quel blu che aveva tanto amato diventare color della pietra.
“S-scully? Scully!” La carezzò gentilmente le gote ma non ricevendo risposta il panico si impossessò di lui e, prendendole le spalle, cominciò a scuoterla e a chiamarla disperatamente ma senza ottenere nessuna reazione da parte di lei. Il suo viso cominciò a ricoprirsi di lacrime a lungo represse ma che non avevano più alcun motivo per essere trattenute. Esse bagnarono il viso ancora tiepido di Scully. Mulder l’abbracciò disperatamente come cercando di conferire al corpo ormai esanime un po’ di calore. Il medico che aveva in cura la paziente si accorse che qualcosa non andava e si precipitò nella stanza trovando un Mulder in crisi che piangeva con tanta disperazione che poco mancava a che gli uscisse l’anima.
“Signor Mulder! Cos’è successo?” capì immediatamente senza bisogno di una risposta.
Dana Scully morì tra le braccia calde di Fox Mulder che l’avevano sempre incoraggiata prima delle missioni più difficili. Un’altra ne era cominciata, e lei aveva ricevuto il suo conforto, come sempre, ma l’ultimo che avrebbe mai più avuto.
 
11.
“Agente Mulder… Fox… Si prenda un periodo di vacanza, mi dia ascolto.” la voce di Skinner gli sembrava lontana e ne udiva solo l’eco. Erano passate un paio d’ore e adesso erano loro due nello studio del vicedirettore. Dopo qualche minuto di silenzio Mulder riuscì a mormorare:
“Quella pallottola… L’hanno uccisa senza motivo. Avevamo ancora tempo.” Soffocò un singhiozzò ma le lacrime erano troppo pesanti per poter essere trattenute e così gli scivolarono lungo le guance.
“E’… E’ riuscita a dirle qualcosa prima di…” esitò Skinner.
“Si era appena risvegliata. Giusto per salutarmi un’ultima volta.” Sorrise.
 “L’amava, vero?”
Mulder alzò per la prima volta dopo tutto quel tempo lo sguardo e guardò negli occhi il vicedirettore.
“Era tutto ciò che mi rimaneva. Era diventata tutta la mia vita. Ora non ho più niente.”
∞∞∞∞
Appena egli tornò in ufficio si sedette alla sua scrivania e scrisse un biglietto.
“Vi prego di seppellirmi nella sua stessa buca. E’ l’unica cosa che vi chiedo. Nient’altro, né comprensione né compassione. Grazie.
Fox Mulder”
Dopodiché estrasse la pistola dalla fondina e la puntò al cuore. Nemmeno sentì il rumore dello sparo, e neanche dolore. Vide solo l’immagine di Scully in piedi davanti a lui con un radioso sorriso che le illuminava il viso. I suoi occhi erano azzurro scuro quanto il colore del lago nel quale avevano passato un magnifico venerdì pomeriggio. Gli ritornarono in mente tutti i fotogrammi di quel giorno.
“Non scorderò mai i tuoi occhi…”
Oh Scully, anch’io ti amerò per sempre. Così pensando perse conoscenza.
Sentendo lo sparo si precipitarono nel suo ufficio altri agenti che, aperta la porta, si trovarono davanti il fu agente speciale Fox Mulder in un lago di sangue.
La voce di Skinner tuonò sopra i mormorii degli altri agenti.
“Ma che succede! Lasciatemi passare, di grazia!” e facendosi largo tra la folla di uomini pensò tra sé e sé “Spero vivamente non sia accaduto ciò che temo”, ma lo scenario che gli si presentò davanti gli gelò il sangue.
“Diavolo!” si precipitò verso il corpo di Mulder e avvicinò le dita alla base del collo per sentire se c’era pulsazione. Per miracolo era debole, ma c’era! Il proiettile aveva mancato di qualche millimetro il cuore!
“Che fate tutti lì impalati! Chiamate un’ambulanza! Presto!”
Mulder venne ricoverato d’urgenza, ma morì dissanguato durante il viaggio dall’edificio dell’FBI all’ospedale.
Skinner trovò il biglietto. Sorrise amaramente. Alla fine era ciò che voleva. Che senso avrebbe avuto tenerlo in vita? Ci avrebbe riprovato.
Ad un tratto un’ondata d’odio ed una sete di vendetta lo invase. Doveva trovare chi aveva causato quello scempio. Avrebbe ottenuto giustizia. L’avrebbe fatto per Scully, per Mulder, per la loro ricerca disperata della verità, per i loro amici, per il loro amore. Un amore platonico che li aveva condotti insieme alla morte, esattamente come li aveva tenuti insieme per sei anni, facendogli attraversare l’inferno, facendogli conoscere il diavolo in persona, permettendogli di resistere e di non arrendersi alle difficoltà. Non poteva finire così. Avrebbe ucciso chi gli aveva tranciato le ali interrompendo il loro volo. Avrebbe terminato ciò che loro avevano iniziato. Glielo doveva.
Il funerale si tenne per entrambi il 22 dicembre 1998.  Vennero sepolti nello stesso posto, vicini, esattamente come erano sempre stati. Faceva freddo e una leggera neve aveva cominciato a cadere coprendo la terra sopra di loro, esattamente come una coperta di velluto bianco. Era infine giunto l’inverno.
 
 
 
Sale la nebbia sui prati bianchi                                       Ma tu che vai, ma tu rimani
come un cipresso nei camposanti                                    anche la neve morirà domani
un campanile che non sembra vero                                 l’amore ancora ci passerà vicino
segna il confine fra la terra e il cielo.                             nella stagione del biancospino.



Ma tu che vai, ma tu rimani                                            La terra stanca sotto la neve
vedrai la neve se ne andrà domani                                 dorme il silenzio di un sonno greve
rifioriranno le gioie passate                                           l’inverno raccoglie la sua fatica
col vento caldo di un'altra estate.                                   di mille secoli, da un’alba antica.

Anche la luce sembra morire                                          Ma tu che stai, perché rimani?
nell'ombra incerta di un divenire                                   Un altro inverno tornerà domani
dove anche l'alba diventa sera                                       Cadrà altra neve a consolare i campi
e i volti sembrano teschi di cera.                                    Cadrà altra neve sui camposanti.

                                                
                                                                                          -Fabrizio De André
 
 
FINE
   
 
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