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Autore: Rosso_Pendragon    30/07/2017    11 recensioni
Stiles!Soldato. Derek!Lupo. Sterek
Dal testo:
"Stiles si è arruolato a 18 anni, mentre suo padre piangeva per la morte di sua moglie e lui di sua madre."
[...]
"Ora ha vent'anni. Sente di averne almeno cinque in più mentre striscia a terra e gli sparano addosso.
Si dice che se non hai paura di morire allora sei un uomo morto, lui ne ha così poca che non sa quanto gli rimanga da vivere.
Ha ancora vent’anni quando vede il lupo."
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Stiles si è arruolato a 18 anni, mentre suo padre piangeva per la morte di sua moglie e lui di sua madre. Quando il suo cuore era semplicemente collassato su sé stesso. Non voleva più stare a casa, non voleva vedere tutti gli oggetti che gliela ricordavano, né come suo padre ogni giorno si prendesse più responsabilità, più incarichi. Il loro tempo insieme era diminuito sempre di più, lasciandogli troppo tempo per pensare.

Glielo aveva detto una delle poche sere in cui erano entrambi a casa per cena. Anche quei momenti erano silenziosi ormai, non avevano più nulla da dirsi, non mentre la loro mente era piena di immagini di una bellissima donna con i lunghi capelli color cioccolata. Li aveva persi lentamente, come petali che scandiscono la morte di un fiore, ma non aveva perso mai il sorriso, gli aveva sorriso sempre Claudia, sempre.

“Mi sono arruolato”

Era stata la prima volta in settimane che suo padre aveva incrociato il suo sguardo. Le sue dita avevano tremato intorno alla posata stretta in mano e Stiles aveva cercato di sorridere mentre si alzava dalla sedia e gli andava vicino. Non gli aveva chiesto di restare, sapeva che non avrebbe cambiato idea, si era solo alzato dal tavolo in fretta e furia, facendo cadere la sedia all’indietro, stringendoselo addosso. Era la prima volta che lo sceriffo lo abbracciava da quando lei non c'era. Gli aveva mormorato un “Mi stai lasciando anche tu” e Stiles avrebbe voluto mentirgli. Avrebbe voluto dirgli che aveva la forza per restare, ma non l'aveva. “Non ce la faccio a rimanere” e suo padre aveva semplicemente capito.

Era partito il mese dopo.

Suo padre lo aveva accompagnato all'autobus e lo aveva guardato salire, Stiles avrebbe voluto non vederlo piangere mentre si guardavano attraverso il finestrino impolverato. “Tornerò” glielo aveva mimato a labbra strette e l'altro aveva tirato su col naso, annuendo. Quella era la prima volta che lasciava qualcuno che amava, sperò che non gli accadesse mai più, non sapeva che quel dolore lo avrebbe risentito.

Sono passati due anni ed è la prima volta che va davvero in guerra. Andare via di casa non è più una cosa che rimpiange, ma che ha imparato ad accettare come giusta per sé. Non è stato un errore della gioventù, ma il suo modo di andare avanti. Sta bene o almeno crede, anche se non la dimenticherà mai, la sua bellissima mamma.

All'inizio non ha mai chiamato a casa.

‘Ho troppo da fare oggi, chiamerò domani.’

Se lo ripeteva come un mantra, lo usava come monito per arrivare a domani, perché doveva ancora fare quella telefonata. La prima volta che ha sollevato la cornetta è già un anno che è via. Mentre compone il numero familiare sente la gola stretta, ma è anche liberatorio ascoltare la voce di suo padre. Hanno parlato per ore poi, e adesso lo chiama quando può. Sa che entrambi stanno andando avanti e che, forse, è pure più semplice per l'altro uomo non guardare al passato con lui lontano. Non pensare a quelle ciglia lunghe e agli occhi nocciola che lui e sua madre avevano in comune, come se lei glieli avesse donati per averla sempre vicina quando si guarda allo specchio. Lo fa poco infatti.

Ora ha vent'anni. Sente di averne almeno cinque in più mentre striscia a terra e gli sparano addosso. Si dice che se non hai paura di morire allora sei un uomo morto, lui ne ha così poca che non sa quanto gli rimanga da vivere.

Ha ancora vent’anni quando vede il lupo.

Ha montato la tenda, ha acceso il fuoco e ha fatto una battuta per alleggerire gli animi e far apparire lo sbuffo di un sorriso su quei volti che ora considera amici, quasi fratelli. Gli altri soldati sono la sua famiglia ora, l'unica che sia riuscito ad avere.

Il fuoco scoppietta mentre lui si ci siede vicino, pronto a cuocere qualcosa. Muore di fame mentre si guarda intorno. Quel piccolo campo che hanno costruito sarà la loro casa per i prossimi quindici giorni e lui è felice così, quella radura gli piace, gli ispira più casa di molte altre che ha avuto, gli ricorda il bosco di Beacon Hills. Gli ricorda quando ancora era innocentemente pieno di sogni.

All'inizio non lo ha notato, si mimetizzava troppo bene con gli arbusti, ma poi ha fatto un piccolo rumore e i loro occhi si sono incontrati. Istintivamente ha allungato una mano verso il fucile, non lo lascia mai davvero, e hanno continuato a fissarsi immobili, lui e il lupo nero. Ha uno sguardo penetrante, qualcosa che non ha mai visto su un animale. Gli altri soldati stanno sonnecchiando già, ed è come se fossero soli, solo loro due per un sacco di tempo. Lentamente, quando capisce che non attaccherà, tira indietro la mano e sorride all'animale. Sorride poco ormai, ma ama gli animali e non gli capita spesso di vederne uno.

“Hey, ciao”

Il lupo ha drizzato le orecchie e ha mosso gli occhi velocemente, da lui al cibo e ritorno. Lo guarda meglio e capisce che anche l'animale è affamato. Non ha molto da dare a qualcuno, dovrebbe semplicemente cacciarlo e continuare a preparare il suo pasto, ma non riesce a farlo. Prende un pezzo di pane e si alza cauto, non vuole spaventarlo. Lo deposita tra loro, sotto quello sguardo verdissimo e attento, quasi curioso. Quando poi torna a sedersi, il lupo avanza di un passo e mantenendo gli occhi su di lui afferra il pane e torna velocemente indietro. Mangiano in silenzio, fissandosi e quando il lupo lo fissa famelico, leccandosi i baffi, Stiles non può fare altro che fargli un sorrisino divertito e allungargli un altro pezzetto. Quando il cibo è finito, e il suo turno di guardia sta per terminare, fissa l'animale in mezzo alla vegetazione e sbadiglia piano, mormorandogli “Forse è meglio che tu vada, non sono sicuro che gli altri non ti spareranno”. Pensa di essere impazzito a parlargli, ma è come se il lupo capisca cosa gli sta dicendo. Quando lo vede voltarsi e allontanarsi si sente quasi solo. “Addio” sussurra e il lupo si volta ancora, si guadano e Stiles sente come se l'animale stia per sorridere, poi non c’è più.

Il lupo ritorna. Ogni volta che Stiles mangia da solo, scruta intorno e lo vede apparire, è strano e affascinante. È come se decidesse lui come e quando arrivare, quando farsi vedere.

Per quanto strano, ora lo considera una compagnia di cui non può fare a meno. Quando il sole tramonta e non lo vede tra gli arbusti, si sente quasi perso, ma il lupo arriva sempre. Ogni giorno si avvicina un po' di più a lui, e Stiles si sente orgoglioso di come quell'animale selvaggio e così cauto sembri, invece, fidarsi di lui. Si sente un po’ come il piccolo principe con la sua volpe, ma se ricorda bene il libro, per il principe non finisce bene e spera di non avere lo stesso finale.

Non ha dato un nome al lupo nero, non vuole affezionarsi, mancano otto giorni alla sua partenza e sente che potrebbe legarsi troppo a quella creatura, e non vuole nemmeno che sia il contrario.

 Come farebbe a portarsi dietro un lupo?

Mancano otto giorni a quando andrà via e, per la prima volta, il grosso lupo gli si avvicina così tanto che Stiles può finalmente toccargli il muso. Immerge esitante la mano nel pelo dell'animale e lo accarezza, meravigliato. Sotto le sue mani il lupo ha chiuso gli occhi e quando sono così vicini che Stiles sente il suo odore di bosco, il predatore li riapre. Non sono mai stati così grandi e così verdi. Gli poggia il muso su una guancia, pungolandolo, e Stiles rabbrividisce, emozionato. Quando poi gli si siede vicino, con Stiles che ancora lo accarezza, inizia a parlargli. Non sa perché, ma si sente al sicuro, si sente ascoltato. Cosa c’è di male a parlare ad un animale? Cosa può accadere se gli racconta i suoi segreti?

Continua a farlo anche le notti successive.

Mancano cinque giorni prima che Stiles vada via, e accade una cosa strana. Il lupo che ha imparato a conoscere nei dieci giorni nella piccola radura, gli si addormenta addosso e si trasforma in un uomo. Un uomo completamente nudo dorme, acciambellato, con la testa sulla sua gamba e Stiles ha paura. Ha una terribile paura, ma non lo sveglia, non lo muove. Lo fissa e basta. Guarda come le luci del fuoco giochino a creare ombre sul suo viso, lasciandolo senza parole. Perché il suo lupo è bello. È così bello che gli accarezza piano il viso, senza svegliarlo, e la paura che c'era nei suoi occhi scivola via quando l'altro apre i suoi.

Sono di nuovo al loro primo incontro, a fissarsi guardinghi, in attesa che uno dei due scatti o fugga, ma nessuno dei due lo fa. Stiles gli sorride, come la prima volta e sussurra “Hey, ciao… sono Stiles”.

L'uomo davanti a sé, il lupo, lo guarda stupefatto, con i suoi occhi verdissimi. Ha la voce profonda, ruvida, quando gli risponde tremulo:

“Ciao… sono Derek” .

Stiles gli sorride ed è il primo sorriso sincero che rivolge ad una persona da quando lei non c’è più.

È imbarazzante all'inizio. È strano e affascinante, ma Stiles e Derek parlano finché il lupo non va via. È bello ascoltarlo parlare e scoprire la sua vita come nei giorni prima Derek ha scoperto la sua. Il soldato lo fissa sorpreso mentre lo vede tornare lupo e ridacchia. Non rideva da così tanto… ma come potrebbe non ridere al pensiero che quella creatura sia la cosa più bella che lui abbia mai visto? Ride perché è assurdo e perché non può farne a meno. Il lupo è già andato via mentre la sua risata si placa ed il soldato, ormai solo, guarda in alto, c’è la luna piena.

Derek torna la notte dopo e quella dopo ancora e ancora.

Mancano due giorni prima che lui vada via. Stiles sente le mani tremargli mentre si prende di coraggio e bacia Derek. Ha baciato già in passato, una volta, era in seconda superiore e lei era bellissima, aveva le labbra morbide che sapevano di ciliegia.

Baciare lui è diverso. Derek intanto è un uomo, un uomo con la barba e inoltre non è un bacio innocente. Voleva che lo fosse. Voleva solo sfiorare le sue labbra, sapere che gusto avessero almeno una volta. Mancano due giorni e lui ha bisogno di sapere. Quando però le loro labbra si toccano, non può fare a meno di immergere le dita dei suoi capelli e affondare la lingua nella sua bocca. Perché Stiles lo sta baciando con gli occhi aperti e Derek sta ricambiamo quello sguardo. Il soldato vorrebbe solo immergersi in quel mare verde. Il lupo non si è tirato indietro, non subito. Le loro bocche si sono fatte la guerra, una battaglia che Stiles non aveva mai provato e lui la guerra l'ha vista. Sente però che non può vincere questa, non quando Derek gli accarezza la lingua con la sua, gli tocca il palato, gentile, lo coccola e gli insegna che non tutte le battaglie sono fatte di violenza. Si baciano in modo profondo, ma tenue, come se potessero sciogliersi tra le braccia reciproche e entrambi sembrano sconfitti mentre il soldato appoggia la fronte contro quella del lupo e Derek gli solletica il naso col proprio, è un gesto affettuoso che fa anche quando non è umano.

Lo fa sorridere.

Stiles lo vorrebbe tenere tra le sue braccia per sempre, baciarlo fino a che le labbra non gli facciano male, ma sa che non può.

Lo dice veloce, magari pensa che così farà meno male. “Dopodomani andiamo via”

In risposta Derek si congela sul posto, per poi tirarsi indietro. Sa che lo sta ferendo, ma deve essere sincero, non può non esserlo, non con quella persona che gli ha ridato un pezzettino del cuore che aveva perso. Non lo ferma quando lo vede alzarsi in piedi e allontanarsi, non lo richiama quando corre via. Chiude solo gli occhi per non vedere.

È rassegnato a non rivederlo, a ricordare soltanto quell’unico bacio, quando Derek appare. Domani deve partire e lui è lì. Per una volta non in forma di lupo. Arriva con i suoi piedi umani e gli prende la mano, avvicinando le loro labbra. “Vieni con me”.

Vorrebbe dirgli che deve rimanere al campo, che non può allontanarsi, che potrebbe accadere di tutto. Derek però lo fissa in attesa, speranzoso, e Stiles può solo annuire.

Si inoltrano nel folto della vegetazione, lontani dal campo e dalle luci, guidati solo dalle stelle e Derek lo bacia. Una, due, tre… quindici volte. Un bacio per ogni giorno insieme.

Ogni bacio sempre più famelico, sempre più bruciante e bisognoso. Come loro, come la loro storia. Hanno iniziato da uno sfioramento di labbra che sa di primo incontro e ora sono a terra, ansimanti, incuranti del fatto che si ricopriranno di terra. È scomodo, è nuovo e lui è così impreparato, ma non gli importa.

Domani deve partire. Non lo vedrà mai più e lo ama. “Posso amarti? Ti conosco così poco, ma ti amo”.

Lo pensa e glielo sussurra. Rabbrividisce contro le labbra sorridenti di Derek, quella bocca felice gli parla lentamente “E io amo te” gli dice. Stiles pensa gli sia sfuggita una lacrima mentre sorride anche lui.

Derek lo spoglia lentamente, come se non avessero fretta, come se ci fosse domani. Traccia infinite linee immaginarie sul suo petto, gli accarezza i capezzoli, gli bacia il cuore. Gli strofina il naso sulla guancia mentre gli toglie i pantaloni e forse Stiles glielo dovrebbe dire che è vergine, ma non ci riesce. Tace mentre Derek gli bacia una guancia e poi la bocca, mentre sente la gola stringerglisi dalla voglia di scoppiare in lacrime. Perché è felice ed è triste, e magari sta piangendo un pochino, ma Derek gli asciuga le guance a baci e lui può solo pensare che non dimenticherà mai quella notte.

È nudo sul terreno ricoperto di foglie, non c’è nulla di bello nel farci l'amore per la prima volta, no, proprio no, o almeno lo pensava. Per lui non esiste di meglio quando Derek gli si struscia addosso, e lui ricambia il movimento. Lo tocca ovunque perché magari ci vede poco, ma le sue dita ricorderanno meglio dei suoi occhi. Ricorderanno i muscoli forti delle sue braccia e ricorderanno la sua schiena, l'ha percorsa su e giù con i polpastrelli mentre si muovono insieme. Derek non chiude mai gli occhi e allontana poche volte il viso dal suo. Per il resto del tempo geme piano, con le bocche vicine, sussurra il suo nome come una melodia e Stiles adora ogni istante. Adora il piacere che prova, adora ciò che vede, adora il profumo nell'aria, perché sa di Derek e sa di bosco e terra. Sa, come non saprà mai, di casa.

 

Sono rimasti insieme per ore, aggrovigliati, con gli occhi che si socchiudono per poi cercarsi. Con le labbra di Derek che gli baciano le mani e che gli sussurra ti amo. Stiles conta ogni volta e per ogni volta, ricambia. Si sono detti “ti amo” per quindici volte, come i giorni che hanno passato insieme. Per ogni giorno passato insieme. Stiles vorrebbe dirglielo una volta in più, per fargli sapere che lo amerà anche domani, anche se domani non staranno insieme, perciò glielo dice contro i capelli quando Derek si addormenta e gli sussurra “Tornerò a prenderti, te lo giuro, te lo giuro, te lo giuro. Tornerò da te”.

Poi stringe Derek fino al mattino.

Quando è tempo di andare via lo bacia un'ultima volta e lo sussurra ai suoi occhi verdi, che si stanno svegliando, perché vuole essere sicuro che lo sappia: “Tornerò da te”.

 

Stiles va via e l'ultima cosa che ricorda è l'ululato del suo lupo. Troppo distante da sé.

 

Stiles è stanco, è distrutto, è ferito, ma ora ha paura della morte perché ha, finalmente, qualcuno da cui tornare e se ha paura vuol dire che è ancora vivo.

Uccide uomini, ne uccide a centinaia e pensa solo che deve farlo, che se ne ucciderà abbastanza potrà tornare presto da lui. Potrà stringerlo ancora.

 

Stiles ha freddo, ha fame e ha sonno, ma guarda la luna, la luna piena e si scosta una ciocca di capelli dal viso, sono sporchi come lui, e più lunghi, ma anche se sporco è vivo.

Se è vivo, può ancora tornare da lui.

 

Stiles ha paura, ha un terrore irrazionale e ogni volta che chiude gli occhi vede i volti di ogni persona a cui ha sparato. Si guarda le mani, ha ancora tutte le dita, anche se tremano, ha ancora i ricordi belli, ricordi di occhi verdi. Profondissimi e felici.

Stiles è ancora vivo e non ha nessuna intenzione di morire.



Ha ventitré anni, li ha compiuti otto giorni fa, e come regalo ha ricevuto l'unica cosa che desiderava: la libertà. È stato per sei mesi rinchiuso in una tenda per medici da campo e hanno provato di tutto per rimetterlo in piedi, alla fine ci sono riusciti, ma Stiles ora zoppica un po’. Lo stato è orgoglioso di lui per essere quasi morto, ma quel piccolo zoppicare non gli permette di tornare sul campo. È ora di andare a casa.

Casa per lui è un unico posto.

Ha camminato e camminato, anche se faceva male, anche se doveva andare a prendere uno stupido aereo per andare a riabbracciare suo padre, ma prima va nella loro radura. Lo chiama, lo invoca, pianta la tenda e accende il fuoco, aspetta. Derek, dove sei?

Arriva con il tramonto, come ha sempre fatto. Il lupo nero con gli occhi verdi lo guarda, confuso. Stiles sta tremando, e ha voglia di urlare, perché non sa neanche se si ricorda di lui. Sussurra un tremulo “Hey, ciao… sono io” e allunga una mano, sa di avere le guance bagnate, ma non gli importa, vuole solo che Derek lo riconosca e lo abbracci.

Il lupo nero annusa l'aria e si avvicina di un passo, due, si blocca. Inclina il capo e Stiles vede gli occhi verdi farsi acquosi mentre il lupo ulula. Derek è tra le sue braccia, ed è umano, Derek ha la testa affondata nel suo collo e strofina la barba ispida contro la pelle sensibile mentre Stiles ride e piange, mentre gli avvolge le mani intorno alle spalle e volta il capo per baciare ovunque arrivi. Tra i capelli che odorano di bosco, su una guancia, un naso e poi infine la sua bocca. Derek sta tremando e continua a farlo mentre si tira indietro e sussurra “Hey, ciao… è bello vederti” e prova a sorridere. Anche se i suoi meravigliosi occhi verdi sono pieni di lacrime. Si stringono come se non avessero tempo e Stiles glielo dice lentamente, perché vuole che Derek assapori ogni sillaba “Sono qui e ora andiamo a casa. Sono tornato, te lo avevo promesso. Te lo avevo promesso e ti amo”

Derek ha le sue mani grandi sulle sue guance e gli sta baciando il viso, come se non avesse mai visto nulla di più bello. Stiles glielo ripete ancora, come se non credesse alla sua stessa voce. “Andiamo a casa. Sono venuto a prenderti” e non conta fino a quindici, lo dice molte e molte più volte, come gli interminabili giorni insieme che hanno davanti a loro.

Quando la loro agitazione sembra placarsi e capiscono, davvero, di essere lì, è Derek il primo che parla. Gli sfiora il naso con il suo e ride mentre mormora “Ti amo così tanto, e non vedo l'ora di andare a casa con te”.

 



 

Stiles è felice di aver scelto di essere un soldato. È felice di non aver sparato ad un lupo, ed è felice di aver ascoltato il piccolo principe, avvicinando un animale selvaggio, amandolo. È anche felice di aver avuto una fine migliore della sua e di essere tornato dal suo lupo.

La cosa che però rende Stiles l'uomo più felice del mondo è che, quando apre la porta di casa adesso, adesso che ha venticinque anni e una piccola casa a Beacon Hills, vicino a quella di suo padre, può dire “Hey, sono a casa”

E sentire Derek andargli incontro per baciarlo e sussurrargli innamorato “Hey, bentornato”.

Stiles Stilinski non ha avuto una vita perfetta, non ha avuto una vita sempre felice e non tutti i giorni sono semplici, ma ha Derek Hale e gli basta.

 

 

Note Autrice

Vi spiego com’è andata:

Nakia voleva un regalo e io (e i miei pensieri angst) abbiamo creato quel collage che vedete ad inizio di questa storia. Poi mi hanno chiesto cosa rappresentasse per me quel groviglio di immagini, ed è nato un prompt. Da qui in poi potete capire com’è andata.

Non lo considero un capolavoro, ma ci ho versato le mie lacrime(letteralmente), quindi spero vi piaccia!

Ringrazio Fefi e Giulia che mentre scrivevo fangirlavano e che stamattina mi hanno fatto trovare dei messaggi dolcissimi <3

Come sempre pareri, commenti e critiche sono ben accetti :*

R


 
  
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