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Autore: polytlas    31/07/2017    2 recensioni
( Storia dell’Amore. )
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Il cuore di Kyungsoo andava a ritmo di ogni suo respiro; smetteva di respirare Jongin, smetteva di vivere lui.
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_______
– Kaisoo;
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: D.O., D.O., Kai, Kai
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '「 The Broken Hallelujah. 」'
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#3. to know.
 
 
 
 
 
 
we could build a universe right here.
 

 
La famiglia Kim cenava sempre intorno le ventuno.
Mamma e papà erano spesso impegnati col lavoro, perciò i loro orari non erano come quelli degli altri. Non che qualcuno si lamentasse – solo ogni tanto Jongin, quando sentiva il pancino brontolare e Kyungsoo cercava di distrarlo rifilandogli dei cioccolatini, o al limite qualche bacio.
 
Quella sera, per cena, i loro genitori avevano portato del tteokbokki e sia Kyungsoo che Jongin avevano esultato, perché amavano mangiarlo. Chiaramente, nella scodella di Jongin era tutto tagliato in piccolissimi pezzi, e il suo bicchiere aveva una cannuccia azzurra all’interno.
Erano tutti abbastanza affamati e a tavola il silenzio veniva puntualmente rotto solo dalla televisione accesa.
Televisione che solo Jongin seguiva assiduamente, probabilmente perché era l’unico modo per imparare certe cose. Da quelle che realmente potevano servirgli, a quelle da cui tutti lo avevano preservato.
 
I rapporti sessuali, ad esempio.
 
Quello, in linea di massima, era un argomento tabù nella sua famiglia a priori; lo sarebbe stato anche se entrambi i figli fossero stati normali. Ma con Jongin in quelle condizioni c’era il perenne terrore di ricadere in quell’argomento.
Il terrore di mamma Kim era che gli istinti di Jongin, ventenne di metri uno e ottantacinque, potessero prendere il sopravvento, se solo avesse preso coscienza della situazione. Perché Jongin non era stupido, questo lo avevano capito tutti: ci metteva un po’ di tempo in più per recepire il messaggio, ma riusciva a comprendere quasi tutto.
 
Figurarsi se non fosse riuscito a comprendere perché tutte le mattine si ritrovasse un’erezione nelle mutande che spariva solo dopo la doccia. Figurarsi se non avesse capito come funzionassero certe cose.
E sua madre era terrorizzata dal fatto che avrebbe potuto cominciare a sfogare tutto quello su Kyungsoo: non potendo dividerli, si sentiva in dovere di proteggerlo da un possibile stupro.
 
Solo che quella sera qualcosa andò storto.
I protagonisti del film che veniva riprodotto, cominciarono a scambiarsi più effusioni del dovuto, finché non cominciarono a togliersi i vestiti mentre si baciavano. E Jongin, in religioso silenzio, guardava con attenzione.
Mamma e papà davano le spalle alla tv, perciò non si accorsero di nulla. Anche perché la scena era accompagnata da un sottofondo musicale che copriva i dialoghi e i possibili ansiti.
Ciò permise al giovane di poter osservare tutta la scena. E quei due innamorati parevano volersi tanto bene: si baciavano e si abbracciavano, proprio come facevano di tanto in tanto lui e suo fratello.
 
Solo che quelli erano senza vestiti. Perché?
Forse in quel modo si volevano più bene? Allora dovevano farlo anche lui e Kyungsoo?
Doveva chiederglielo.
 
Kyungsoo, in tutto quel frangente, si era sforzato con tutto se stesso di non far caso a quella scena; un po’ perché era curioso anche lui e quindi in quel modo poteva approfittarne per sbirciare, un po’ perché se avesse attirato troppo l’attenzione di tutti, la situazione sarebbe diventata imbarazzante.
Ma la sua discrezione servì a poco, se ne accorse quando si sentì tirare la manica della maglia in cotone.
 
« Hyung. »
 
Non fare domande sui quei due, non fare domande su quei due, Jongin se mi stai ascoltando ti prego non fare fottute domande su quei-.
 
« Mh? »
 
Jongin allungò il braccio e puntò la tv, facendo qualche piccolo verso che nel loro linguaggio segreto indicava una domanda.
 
Merda.
 
Kyungsoo boccheggiò e mamma Kim alzò immediatamente lo sguardo, e visto quello in difficoltà del figlio si voltò verso la televisione.
Sbiancò.
 
« S – sono persone cattive, Nini. Non guardarle. »
 
Balbettò il ragazzino, in palese difficoltà.
La loro mamma afferrò il telecomando e spense direttamente la televisione, adirata e in preda al panico. Così nel panico che riuscì a deglutire la cena con fatica, mentre scrutava con attenzione lo sguardo leggermente interdetto del figlio maggiore.
Calò un silenzio imbarazzante che solo loro padre riuscì a spezzare.
 
« Cosa state studiando in matematica per ora? »
 
Kyungsoo si sentì interpellato dal momento che si parlava di studi, così sollevò lo sguardo dal piatto.
Fece spallucce.
 
« Il teorema di Pitagora. »
 
Una vera palla, avrebbe aggiunto, ma quelli erano altri discorsi. Non che questo gli impedisse di prendere ottimi voti: era bravo anche nelle cose che non gli piacevano.
Di nuovo silenzio.
Questa volta rotto da Jongin, che punzecchiò la spalla di Kyungsoo, il quale si voltò verso di lui e sentì di nuovo le budella fare le capriole quando Jongin fece per chiedere ancora di quella cosa.
Solo che non ebbe neanche il tempo di dirgli di no, perché la loro mamma sbatté entrambe le mani sul tavolo, facendoli trasalire.
 
« Kyungsoo, finisci di mangiare e Jongin, smetti di interromperlo. E per punizione, guai a voi se stasera e domani accenderete la tv. Chiaro? »
 
Kyungsoo avrebbe voluto ribattere, probabilmente anche con qualche gesto plateale, probabilmente urlando e dicendole che tutta quella situazione era ridicola, che i loro modi di fare erano ridicoli e avevano reso Jongin un abominio agli occhi altrui.
Avrebbe voluto lanciare per terra tutte quelle scodelle, avrebbe voluto mollare uno schiaffo a suo padre che non pareva mai prendere nessuna posizione, avrebbe voluto esplodere e dir loro di non rivolgersi mai più a suo fratello con quei toni, ma gli parve di sentirsi bloccato in un angolo angusto, con un fucile puntato in fronte, con l’ordine di sparare al primo sospiro.
 
« Cristallino. »
 
Jongin portò un pezzetto di cibo fra le labbra e masticò in silenzio, sbirciando i movimenti di Kyungsoo con la coda dell’occhio. Avrebbe reagito se solo suo fratello lo avesse fatto, ma se Kyungsoo aveva deciso di tacere e acconsentire, allora doveva essere quella la cosa giusta da fare.
Anche se quella era un’ingiustizia bella e buona: perché a tutti era acconsentito chiedere e non a lui? Quei due stavano facendo qualcosa di così vergognoso?
Eppure parevano volersi bene, avevano fatto la stessa cosa che lui e Kyungsoo facevano da un po’ di tempo, e lui e suo fratello erano felici mentre lo facevano. Quei due signori sorridevano, anche se erano poco vestiti, ma un’anima pia che gli spiegasse cosa stesse accadendo?
 
Sospirò e pensò lo avrebbe chiesto solo a suo fratello, almeno lui non metteva in scena tutte quelle tragedie greche per mezza domanda.
Jongin non amava molto la loro mamma: gli appioppava colpe che non aveva, non lo coccolava mai, non lo faceva giocare con Sehun, loro cugino, perché diceva sempre che Sehun aveva una salute troppo fragile e temeva che lui, Jongin, potesse fargli del male. Ma lui non voleva fare male a nessuno, come doveva farglielo capire?
Jongin amava quando Sehun veniva a trovare lui e suo fratello, ma ogni volta sua mamma faceva sempre così tante storie che finiva per restare davanti la tv controvoglia.
 
Erano quelle consapevolezze che gli facevano pensare a quanto sarebbe stato solo, se non avesse mai avuto hyung al suo fianco. E tutte le volte che ci pensava cominciava, come quella sera a tavola, a singhiozzare in silenzio, perché il pensiero di una vita senza Kyungsoo era quanto di più terribile ci potesse essere, ancora più pauroso dei mostri sotto il letto o del buio.
 
Un’altra mano venne sbattuta contro il tavolo e Jongin trasalì di nuovo.
Sua madre riprese a fargli la ramanzina, alzando notevolmente la voce.
 
« Smettila! Non avrai la tv fino a domani, intesi? Non pensare di impietosirmi con ‘ste lacrime di coccodrillo perché –. »
 
« BASTA! »
 
Jongin sgranò gli occhi e si voltò verso hyung che si era alzato in piedi e aveva interrotto bruscamente sua mamma.
 
« Gli stai dando fastidio, non lo vedi? »
 
Chiese Kyungsoo,  che sotto gli occhi inquisitori dei loro genitori, afferrò Jongin per il braccio e lo face alzare.
Mamma Kim deglutì, interdetta e forse impaurita da quella reazione.
 
« Ce ne andiamo a dormire. Lo avete fatto innervosire inutilmente. »
 
E questa volta fu Kyungsoo a sbattere la porta della cucina. Così forte che anche suo fratello strinse gli occhietti per il forte botto, mentre gli teneva la mano e si lasciava condurre in camera.
 
Voleva così tanto bene a hyung.
Era andato contro anche i loro genitori per difenderlo.
Gli voleva così bene.
Così tanto.
 
Una volta in camera, Kyungsoo sistemò il letto e lo fece sedere. Prese un fazzoletto e gli asciugò le lacrime dal viso; gliene diede un altro dicendogli di soffiarsi il naso, e puntualmente Jongin obbedì.
Ci voleva così poco per farlo ragionare.
 
« Stenditi, ti leggo qualcosa, mh? »
 
Jongin annuì e si sistemò sotto le coperte, mentre Kyungsoo scelse un libro a caso, per poi mettersi al suo fianco e aspettare il mento del fratello poggiato contro la spalla.
Andò a guardare l’indice e si ritrovò a pensare che un giorno anche lui l’avrebbe fatto: avrebbe voluto così tanto scrivere un libro, Kim Kyungsoo. Un libro che parlava di lui e suo fratello, una fiaba diversa dalle altre, in cui non c’erano principi né principesse.
Una storia che per protagonista aveva solo l’Amore, e loro due erano l’Amore. Lo erano tutte le volte che Jongin riusciva a quietarsi solo se vicino a lui, lo erano tutte le volte che si addormentavano l’uno fra le braccia dell’altro, lo erano ogni singolo momento in cui si baciavano di nascosto, proprio come avevano appena fatto, perché Kyungsoo sapeva che un bacio era capace di spazzare via tutto il grigiore dalla mente di suo fratello.
 
Pensò che fossero una testimonianza da comunicare al mondo, pensò di celebrare ogni piccola vittoria. Pensò di raccontare a chiunque quanto dolce fosse il viso di suo fratello l’attimo esatto in cui si assopiva.
 
Pensò che anche loro avessero una storia da raccontare; dovevano solo trovare le parole adatte per farlo.

 
Jongin non dimenticava nulla.
Aveva una memoria invidiabile, riusciva a catturare ogni singolo dettaglio e a tenerlo sempre con sé. Probabilmente perché non potendo fare troppe altre cose, Jongin riusciva ad ascoltare e memorizzare tutto alla perfezione.
Gli succedeva con le fiabe che gli raccontava o leggeva Kyungsoo, gli succedeva quando Kyungsoo gli ripeteva la lezione del giorno, gli succedeva quando qualcuno gli confidava qualcosa.
Jongin ascoltava sempre tutto senza tralasciare nulla. Poi poteva capitare che non cogliesse il vero significato, ma quella era un’altra storia, perché c’era sempre suo fratello a spiegargli tutto, no?
 
« Hyung? »
 
Kyungsoo si voltò verso di lui e con lo sguardo gli chiese di cosa avesse bisogno. Jongin si mise seduto sul letto e fece per abbracciarsi da solo, guardando Kyungsoo che in un primo momento aggrottò la fronte, ma l’attimo dopo capì immediatamente.
Perché anche dopo quasi due settimane di distanza, suo fratello non aveva dimenticato un bel niente.
 
« C – cosa? »
 
Si prese tempo.
Aveva bisogno di pensare a cosa dire, come dirglielo, come fargli capire che la mamma non avrebbe mai dovuto sapere nulla di quella storia.
Di tutta risposta, Jongin aggrottò la fronte e assunse un’espressione corrucciata ed estremamente polemica. Un’espressione tipica da “so che hai capito cosa voglio dire, smetti di fingere che non sia così”.
 
« Hyung! »
 
Lo richiamò e a Kyungsoo scappò un risolino, quasi fiero di come, anche se nelle piccolezze, Jongin riuscisse ad imporsi. Era un bel  traguardo, ma anche in quel caso nessuno lo avrebbe mai pienamente compreso.
Si morse le labbra e si mise seduto a gambe incrociate davanti a lui, abbassando il volume della televisione per evitare di deconcentrarsi.
 
« Ti riferisci a quella scena dell’altra sera a cena? »
 
« ‘E! »
 
« Okay, uhm. Quel signore e quella signora stavano facendo l’Amore. »
 
La fronte di Jongin tornò ad aggrottarsi e lui piegò il capo di lato, stupito dinanzi quel nuovo modo di dire. Si ritrovò a riflettere sul fatto che però in mezzo ci fosse la parola Amore, ergo non stavano facendo nulla di male.
 
Perché, allora, la mamma non voleva che io guardassi?
 
Kyungsoo si passò una mano sulla nuca e sospirò, ringraziandosi per essere andato a leggere qualcosa a riguardo, qualche giorno prima. Aveva preso un libro di biologia per l’aspetto scientifico – che magari a Jongin non sarebbe interessato, ma non si poteva mai sapere – e poi aveva chiesto a qualche compagno di classe di dargli qualche informazione a livello sentimentale. Ma i compagni non erano comunque stati chissà quanto attendibili, quindi pensò fosse meglio fare affidamento alle proprie teorie. Per quanto un dodicenne potesse saperne.
L’unica ancora di salvezza era stato Sehun: il suo babbo era un uomo con una cultura immensa, quindi sentendolo parlare aveva avuto modo di chiarirsi le idee.
 
« Fare l’Amore è una questione un poco più complicata. Lo fanno le persone innamorate, ma lo possono fare anche quelle che non si amano. Più che altro lo si fa perché è bello farlo. »
 
Jongin ascoltava attentamente, ma non capiva.
Non completamente.
 
« Fare l’Amore porta piacere. È come le coccole, ma più intenso. »
 
Gli occhi di suo fratello erano ancora leggermente confusi. Le coccole ce le aveva ben presenti, ma addirittura più bello? Anche dei baci?
C’erano così tante domande che avrebbe voluto fargli, e si morse nervosamente il labbro, perché non potere parlare, in casi simili, era una frustrazione fin troppo grande.
Quindi si limitava a piegare il capo di lato per fargli capire che lui no, non aveva capito granché.
 
Kyungsoo sospirò, anche lui estremamente confuso e nel pallone. Si passò le mani fra i capelli, lasciandoli leggermente in disordine.
 
« Andiamoci da un’altra strada. Cercherò di fartelo capire in modo scientifico, mh? »
 
Jongin annuì, ancora non troppo convinto.
 
« Tutti gli esseri viventi, sia persone che animali e – non so se anche le piante, ma lo leggerò – possono avere rapporti sessuali. Solitamente lo fanno per riprodursi, quindi per avere figli. Mamma e papà l’hanno dovuto fare per mettere al mondo te e poi me. »
 
Jongin ci pensò su e fece una smorfia gigantesca quando l’immagine dei loro genitori nudi gli si proiettò in mente, e Kyungsoo non riuscì a trattenere le risate, trovandolo, anche in quel caso, tremendamente adorabile.
Allungò il braccio per scompigliargli i capelli e Jongin sorrise, abbassando lo sguardo e crogiolandosi di quel contatto.
 
« Che ti piaccia o no, è grazie a quello che ora siamo qui. »
 
Allora la mamma non s’era mangiata Kyungsoo!
A Jongin scappò una risatina, ma tentò di ricomporsi. Più che altro perché la risata di Jongin era troppo contagiosa e se avesse cominciato a ridere, Kyungsoo avrebbe riso insieme a lui, e tutta quella spiegazione seria sarebbe andata a farsi benedire.
 
« Quando un maschio e una femmina lo fanno, possono mettere al mondo dei figli. Ma possono fare sesso anche due femmine o due maschi. »
 
 
« Ma succede solo tra maschio e femmina? », chiese Kyungsoo, e Sehun scosse il capo.
«No, hyung. Papà mi ha spiegato che lo possono fare anche due femmine, o due maschi. L’unica differenza è che non possono avere figli, ma succede. Dice che è una cosa normale, solo che tutte le altre persone fanno storie perché la religione dice di no. »
Il padre di Sehun era un classicista, un bravissimo professore di lettere e filosofia che aveva scritto parecchi libri e trattati sulla natura umana. Kyungsoo adorava quello zio, gli piaceva sentirlo parlare, dicendosi di voler diventare come lui, perché gli ricordava tanto Leonardo, il suo idolo indiscusso.
Se il papà di Sehun aveva detto che era una cosa normale, allora doveva essere così.
 
 
Jongin annuì, ma forse il concetto di maschio e femmina andava rinfrescato.
Perché no, non gli avevano spiegato neanche quello.
 
« Tu sei un maschio, Jongin. E lo sono anche io. I maschi sono diversi dalle femmine. Mamma è diversa rispetto a papà, no? »
 
Vero, ma anche lui e Kyungsoo non erano esattamente uguali. E neanche Sehun gli somigliava. Quindi com’è che funzionava?
 
« Noi maschi abbiamo –. »
 
Si arrestò, l’imbarazzo parve divorargli le membra. Chiedere informazioni era stato imbarazzante, ma dover spiegare tutto lo era mille volte di più. Specie se gli toccava spiegarlo a suo fratello, che lo ascoltava davvero, che continuava a fare domande silenziose e a Kyungsoo toccava specificare sempre e solo di più.
Non avrebbe mai potuto fare il professore di scienze, non avrebbe mai trovato quel coraggio.
 
Si portò una mano sulla patta dei pantaloni e Jongin scrutò attentamente i suoi movimenti, serio e attento.
 
« Noi abbiamo questo. Q – quello con cui fai la pipì. »
 
Oh, quello.
Jongin copiò il gesto di Kyungsoo e posò una mano sul cavallo dei pantaloni della propria tuta.
 
« Le femmine non ce l’hanno. Ma rispetto a noi hanno i fianchi tondi, e il seno. »
 
E da dove fanno la pipì?
Dannazione, perché era così complicato parlare!
 
« Quindi tu, nella tua vita, capirai se vorrai fare sesso, o fare l’Amore con un maschio o con una femmina. La differenza tra i due è che il sesso non ha sentimenti, ma fare l’Amore sì. »
 
Solo che Kyungsoo si sentì investire da una gelosia cieca al pensiero di suo fratello con qualcuno che non fosse lui.
Lo sapeva benissimo che agli occhi degli altri loro due rappresentavano schifo e orrore, ma gli era inevitabile: era geloso marcio di Jongin. Non gli piaceva l’idea di vederlo con qualche tizia sconosciuta, o con qualche idiota che non era manco capace di capire cosa volesse dire.
Nessuno avrebbe amato suo fratello per come lo amava lui.
Nessuno si sarebbe svegliato nel bel mezzo della notte per stringerlo durante gli incubi. Nessuno lo avrebbe lavato.
Nessuno gli avrebbe tenuto la mano.
Nessuno gli avrebbe asciugato le lacrime durante i pianti incontrollati, o quando cadeva e si faceva male.
Nessuno si sarebbe accollato tutte quelle risatine di sottofondo, nessuno gli avrebbe dato il proprio pezzo di torta preferito.
Nessuno gli avrebbe spiegato le cose.
Nessuno lo avrebbe guardato con tutto l’Amore del mondo.
 
Uno sconosciuto non l’avrebbe mai fatto. Kyungsoo amava fare tutte quelle cose, perché amava Jongin ed evidentemente per la collettività un Amore così bello era orrore.
Pazienza, si sarebbe nascosto. Ma Jongin, nelle braccia di qualcuno di diverso, non voleva immaginarlo.
 
« Hyung. »
 
Kyungsoo sollevò lo sguardo.
 
« Mh? »
 
Jongin sorrise debolmente.
 
« Nini, hyung. »
 
E poi si abbracciò di nuovo da solo.
 
Kyungsoo sentì le guance prendere fuoco e il cuore cominciò a scalpitargli in petto come un pazzo. Quel che gli aveva detto Jongin lo aveva fatto sentire strano, era stato capace di smuovergli l’anima, di provocargli le farfalle allo stomaco, quelle famosissime di cui tutti parlavano quando ci si innamora.
 
Io voglio fare l’Amore con te.
 
Nessuno lo disse con quelle parole, ma Kyungsoo pensò di udirle veramente e sentì le lacrime spingere dai suoi occhi. Gattonò sul letto e avvolse il collo di Jongin con le braccia, cadendogli sopra e baciandogli le labbra.
Jongin abbassò le palpebre e strinse Kyungsoo di riflesso, lasciandolo giacere su di sé. Gli piaceva in quel modo, quelle coccole erano bellissime.
Voleva fare l’Amore con Kyungsoo. Non sapeva quando, non sapeva neanche come si facesse, ma se nella c’era una certezza nella sua vita, era sicuramente quella.
 
Volergli stare accanto, volersi svegliare sempre al suo fianco, volerlo fare ridere e sorridere.
 
Kyungsoo continuò a baciarlo, a stringerlo e Jongin gli accarezzò lo schiena, sentendo quei baci sempre più belli. Quasi gli si mozzava il fiato tutte le volte, e – anche quello era fare l’Amore?
Se era qualcosa che si legava ai sentimenti, allora loro facevano l’Amore ogni attimo della loro vita, non era così?
 
Un altro bacio.
Più umido, più stretto.
Quando si staccarono, le labbra umettate provocarono uno schiocco bagnato che li fece arrossire.
 
Kyungsoo gli si mise accanto e lo strinse forte, accarezzandogli la schiena e passandogli le dita fra i capelli.
Tutte le volte che lo guardava gli pareva di girare il mondo, perché ogni singola parte del corpo di Jongin era così preziosa da sembrare una terra inesplorata, pronta per essere scrutata. Il Messico, il Sud Africa, la Cina, l'Alaska, il lungo buio al Polo Nord, l'aurora boreale, la California, la Thailandia, Istanbul, Manhattan, la sfrenata Las Vegas, il Mar Mediterraneo, l'Oceano Indiano, Gerusalemme, la Corsica, il freddo della Russia, le case bianche della Grecia.
 
A volte, dopo quelle carezze, lo sguardo di Jongin pareva incupirsi e lì c’erano le dolorose fitte al cuore, perché quegli erano gli occhi di ha paura di veder volare via un Amore così bello e puro. Quindi Kyungsoo si fermava, e con la sua naturalezza e umanità, gli catturava lo sguardo e gli diceva che senza di lui non sarebbe mai andato da nessuna parte, perché l’unica parte in cui voleva andare erano quegli occhi, quelle labbra, quelle braccia.
 
« Lo sai, vero? »
 
Alla fine fare l’Amore, pensò Jongin, non poteva che essere questo: voler girare insieme tutto il mondo con la mente ma restare incollati nella realtà. Voler andare ovunque, ma il posto più bello rimarranno comunque le braccia dell’altro.
Alla fine fare l’Amore forse non c’entrava nulla con i bambini, col piacere, o con i corpi nudi. Fare l’Amore era altro, perché i sentimenti erano altro.
 
E Kyungsoo glielo ripeteva sempre, e lui rese preghiera quelle parole, divennero tutto quel che divenne capace di calmarlo nelle notti insonni.
Guarda che io senza di te non vado da nessuna parte.
Lo sai, vero?
 
Sì, lo sapeva.
Adesso lo sapeva.

 

 
all the world could disappear.
 
 
 
 
 
 
 

 










 
Angolo Adeloso: ribadisco, i danni sono in vista – ma insieme a quelli, ci sono tonnellate di feels, visto? *7*
Mamma e papà Kim sono persone un po’ singolari, e vuoi per iperprotettività nei confronti di Soo, vuoi per bigottismo insito, non hanno mai spiegato nulla a Jongin. Forse lo hanno sempre trovato inutile? O addirittura pericoloso.
Da una parte voglio giustificarli: sono situazioni delicate in cui non sempre si sa come comportarsi. Ma è anche vero che basterebbe un po’ di buon senso per capire che quel cupcake è innocuo.
Io credo che in linea di massima siate riuscite ad immaginare un po’ il finale. Scrivetemi cosa pensate accadrà, vi prego, sono curiosissima di conoscere i vostri pensieri!
Ma tornando a quei due: quando Soo ha cominciato a dare spiegazioni a Nini mi sono divertita tantissimo. Scrivere quelle parti è stato stupendo, sia per i pensieri di Jongin, sia perché ho trovato bellissima tutta la situazione in sé. Poi Jongin è sempre adorabile, voi dovete amarlo perché sì.
Detto questo, continuo a scusarmi per le non risposte, ma sono ancora senza internet ed è tutto molto complicato. TT
Ma vi leggo e vi adoro tantissimo. ;; Grazie mille per tutto il supporto, davvero. ;; /sends love/
Ditemi sempre cosa ne pensate nelle recensioni!
A lunedì!
 
Adele. ~
   
 
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