You’re Just Like a
Pill.
Run
just as fast as i can
To the middle of nowhere
To the middle of my frustated fears
C’è un
barattolino sul tavolo. E’ piccolo, innocuo. Il suo colore
è arancione, un arancione chiaro, quasi sfocato.
Una targhetta bianca macchia l’assoluta anonimità
di quell’arancione spento, un tappo bianco richiude il tutto.
Akane l’osserva, quell’innocuo assassino,
chiedendosi il perché.
Chiedendosi da quando è cominciata, chiedendosi di chi
è la colpa.
Non ha senso, non importa.
Ma nulla ha un senso, nemmeno una
risposta, nemmeno la domanda ha una valenza significativa.
Niente ha senso da quando quel barattolo è posato sulla sua
scrivania, nulla ha importanza da quando lei ha iniziato ad ingerire il
contenuto di quel barattolino.
Che senso ha chiedersi il perché, il come e il quando
è iniziato, se è lei stessa la prima a non voler
rispondere?
Non importa a lei e ,evidentemente, non importa a nessun altro
perché nessuno si è mai accorto di nulla.
Da
quando?
Le
viene da chiedersi da quando le sue grida silenziose non vengono
ascoltate, si chiede da quando nessuno la guardi più negli
occhi, si chiede perché ,tutto a un tratto, tutti siano
diventati sordi e ciechi.
Si chiede tante cose, Akane, ma cosa ha veramente importanza quando
quel barattolino arancione entra nella sua visuale?
Nulla.
Aggrotta le sopracciglia, si sforza
di ricordare, i vuoti di memoria le deturpano la coscienza. Si
ricordava, con una nitidezza impressionante, il giorno in cui il
Dottor. Tofu le aveva prescritto quel piccolo barattolino. Attenta -le
aveva detto- è solo per riuscire a dormire meglio- attenta -
le aveva ripetuto.
Ma lei era stanca, questo se lo ricordava, così stanca che
una sola pillola non bastava, non ne sarebbero bastate cento, ma
seguì il consiglio e stette attenta.
Una sera, però, si ritrovò a piangere forte come
da tempo non le capitava, si sentiva una stupida ,anzi, lei era
stupida.
Era stupida perché non riusciva a capire quello che volesse
Ranma, non riusciva ad essere ciò che lui voleva quindi era
giusto che lui la coprisse di insulti.
Era giusto perché lei non era mai abbastanza.
Questa consapevolezza la colpì forte. Era impalpabile, ma l’umiliazione sapeva essere dura come un muro di mattoni e lei lo colpì in pieno quel muro, cadde, e non ebbe più la forza di rialzarsi.
Seduta a terra, nel silenzio della sua stanza, si guardò allo specchio. Era decisamente troppo grassa, era decisamente poco femminile, era decisamente una racchia.
Non era decisamente abbastanza per uno come lui, arrivato primo in tutto.
Pianse, gli occhi rossi la resero
ancora più brutta, e prese una decisione: avrebbe smesso di
stare attenta.
Come in risposta alla sua decisione allungò il braccio ed
afferrò il barattolino sulla sua scrivania.
Il dottore aveva detto una? E lei ne avrebbe prese cinque!
Akane si massaggiò le
tempie doloranti, era così che era cominciata, ora ricordava.
Era cominciato tutto quella sera ma non era più finito.
E nessuno si era accorto di nulla.
Nessuno.
E questo faceva male.
Aveva vomitato spesso, cercando di diventare più magra; alle
volte era svenuta in camera sua, spesso non si ricordava quello che le
era successo. Una volta era addirittura scoppiata a ridere nel bel
mezzo della cena, senza un perché, senza una ragione. Sua
sorella l’aveva accompagnata in camera e, ironia della sorte,
le aveva dato una pillola. Dormirai meglio, le aveva sussurrato
dolcemente, domani la febbre passerà.
Ma non era mai passata, quella febbre maledetta.
Mai.
Si guardò allo specchio e si vide nuovamente brutta e antiestetica. Sette pillole non erano sufficienti per dimenticare il dolore, forse nemmeno venti le avrebbero potuto far dimenticare il dolore, onnipresente dell’umiliazione, inflitta da quegli occhi così belli.
Il suo sorriso si era spento, il suo colorito era pallido camminava in quella vita trasportata dalla corrente. I suoi familiari erano troppo occupati con Ranma e le sue pseudo fidanzate per occuparsi di lei, troppo concentrati sul suo futuro programmato per migliorare il suo presente, e Akane scivolava via, veniva risucchiata nell’oblio da quell’innocuo assassino che, malevolo, l’occhieggiava dall’alto.
Finalmente si alzò in piedi e dipinse sul suo volto un falso sorriso perché , per nessuna ragione al mondo avrebbe fatto vedere al mondo come stava.
Lei era forte, anche se, giorno dopo giorno, cadeva più in basso, lei era forte. Ed era orgogliosa, anche se sapeva che, presto o tardi, non ce l’avrebbe più fatta ad alzarsi da sola, lei era orgogliosa.
Il barattolino era ancora
lì, spiava ogni suo movimento, ed Akane si stupì
nel notare che nel contenitore capiente erano rimaste solo otto
pillole.
Con una scrollata di spalle le ingoiò tutte bevendo un sorso
d’acqua.
Erano amare, si ritrovò a pensare strizzando gli occhi, erano amare e le facevano male.
Erano
come lui.
Sorrise appena, scendendo le scale e
saltando prevedibilmente la colazione.
Erano come lui, aveva ragione, e per questa ragione non poteva farne a
meno.
Instead of makin’ me better,
You keep makin’ me ill
You keep makin’ me ill.
And I swear you’re just like a pill.
Note della
Red: Ieri sentivo una canzone di Pink che si intitola Just
Like a Pill, e, traducendo il test, mi è venuta in mente la
figura di Akane che si distrugge nel tentativo di essere bella.
Forse il carattere di Akane non è propriamente come
l'originale [anzi non lo è per niente XD] però
l'ho immaginata così, questa mia Akane, fragile e forte.
Drogata di pillole come lo è dell'amore di Ranma.
Diciamo che le famose pillole sono barbiturici. I vuoti di memoria, il
vomito e l'isteria sono i sintomi più blandi e sono i
sintomi che ho descritto.
Con un abuso di barbiturici si arriva alla morte e non volevo che la
mia Akane morisse. u_ù Povera Akanuccia. XD
Spero che vi sia piaciuta. *-*
Ringrazio:
Ilarietta_chan,
apple92,
BAbyDany94,
e Luluchan
{Alla fine siamo riuscite a parlare su Msn XD}
Per aver commentato 'This is Life' spero vi sia piaciuta anche
questa.
Alla prossima!
Red