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Autore: Kiron_River    01/08/2017    1 recensioni
Ciao gente! La storia che state per leggere non è altro che una rivisitazione alla mia maniera di una puntata doppia standard della serie Miraculous Ladybug in cui mi sono preso la libertà di inserire come guest star due personaggi di una mia altra storia (che non ho ancora scritto) e che fanno parte di un universo a se stante. Spero che tutto sia chiaro nella lettura del racconto e che i due new entry si amalgamino bene con il resto dell'ambiente, in caso contrario vi pregherei di farmelo sapere. Grazie a tutti dell'attenzione e buona lettura.
Genere: Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Papillon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una mattinata cominciata veramente, ma veramente male per Marinette. La sveglia, impostata presto per andare a scuola, fu anticipata da un lampione che esplode e conseguente super-cattivo da affrontare. Stavolta un vasaio trasformato in un uomo fatto di argilla che si modella e si indurisce a piacimento. Quindi via a combattere il male sotto forma di Ladybug. Lotta dura, Chat Noir per poco non si fa soffocare, Ladybug riesce a usare un vaso per coprire la testa del mostro e farlo cadere nel forno di una fabbrica cuocendolo a dovere e infine deakumizzarlo. Il tutto tra le cinque e le sette del mattino. La conseguenza diretta fu che Marinette dovette trovare rapidamente un posto sicuro dove ritrasformarsi e correre verso la scuola dove trovò ad aspettarla un rimprovero della professoressa per il ritardo e Chloe che la prende in giro per le borse sotto gli occhi.
“Che ti è successo?” Chiese Alya appena la vide “Sembra tu non abbia chiuso occhio”
“Ci sei andata vicina” rispose Marinette sbadigliando “Una nottata orribile”
Seduto al banco sotto al suo, anche Adrien sembrava avere qualche deficit di sonno che imputò con Nino ai molti lavori che gli erano stati richiesti ultimamente. Per il resto la giornata procedette tranquilla, per quanto tranquilla possa procedere una giornata di scuola con Chloe Bourgeois a fare la splendida per cinque ore di fila. Per fortuna Marinette era troppo assonnata per prestarle attenzione, anche solo di sfuggita.
“Hai sentito la notizia?” chiese Alya.
“Mmh?” tentò di rispondere Marinette.
“Ma lo leggi ogni tanto il mio blog?! Ieri sera sembra ci sia stato uno strano fenomeno sui cieli di Parigi, una specie di grande cerchio luminoso che si è aperto per pochi minuti ed è sparito” diceva l’amica mostrandole sul lui cellulare un’immagine confusa pescata chissà dove sul web.
“L’ho sentito” disse Nino dal banco di fronte “Io dormivo, ma mia madre ha detto di averlo intravisto dalla finestra. Stamattina al telegiornale hanno detto che molti astronomi stanno cercando di capire cosa sia stato, ma ancora non c’è niente di concreto”
Marinette aveva ascoltato distrattamente la conversazione e appena varcata la soglia della classe si era già dimenticata della notizia.
Un saluto non proprio consapevole da parte di Adrien mentre passava le fece tornare un po’ di energia, ma appena fu rientrata in casa corse in camera sua e si tuffò sul letto. A farla riprendere dopo pochi attimi ci pensò Tikki.
“Marinette! Dobbiamo controllare quello strano fenomeno di questa notte” esclamò la Kwami.
“Perché?” chiese la ragazza “Pensi ci sia dietro Papillon? O uno dei suoi akumizzati?”
“Non lo so, ma è da stamattina che ho uno strano presentimento, forse potrebbe essere qualcosa di pericoloso”
“Qualunque cosa sia…” sbadigliò Marinette “Potrà aspettare altri dieci minuti” e chiuse gli occhi.
Tikki capì che non era il caso di insistere oltre, la battaglia di quella mattina aveva sfiancato entrambe e purtroppo Marinette non si sarebbe ripresa semplicemente mangiando un paio di croissant.
Quella sera stessa Ladybug entrò in azione. Saltando da un palazzo all’altro, la giovane eroina batté palmo a palmo tutta Parigi controllando che non ci fosse niente di sospetto, ma non trovò nulla.
“Di pattuglia a quest’ora My Lady?”
La voce spavalda di Chat Noir distrasse per un attimo Ladybug dalla sua ricerca.
“Non mi aspettavo di vedersi in giro, micetto, non ci sono situazioni allarmanti in giro”
“Eppure eccoti qua fuori al tramonto saltellando sui tetti di Parigi, ma senza gli attrezzi da spazzacamino. Cosa c’è che non va?”
Quel tipo aveva l’innata capacità di passare da idiota a intuitivo senza nessuna fase intermedia.
“Il mio Kwami aveva un presentimento su quel cerchio luminoso che è stato avvistato la notte scorsa, quindi mi ha chiesto di venire a controllare. Il tuo non ha reagito per niente?”
“Il mio Kwami non reagirebbe neanche alla fine del mondo. Trovato nulla?”
“Assolutamente nulla, sembra che quel presentimento fosse infondato”
Chat Noir sorrise e si avvicinò alla collega prendendole la mano “Beh, già che siamo qui fuori potremmo approfittarne e fare un giro insieme, magari…”
Neanche finì la frase che Ladybug lo aveva già respinto prendendolo per un orecchio… e purtroppo non erano quelli da gatto del costume.
“Non provarci neanche Chat Noir, come sai ho avuto una mattinata pesante e non vedo l’ora di andare a dormire” Infierì verbalmente lei mentre Chat Noir si lamentava del dolore all’orecchio. Ladybug lasciò il collega e face per andarsene, quando qualcosa di insolito entrò nel suo campo visivo.
In lontananza, una figura scura, nascosta dalla luce del tramonto, aveva tagliato in due l’orizzonte sfrecciando a gran velocità in cielo.
Anche Chat Noir lo aveva visto, e ai due bastò uno sguardo per capire come muoversi.
Saltando ancora di palazzo in palazzo, Ladybug e Chat Noir si lanciarono all’inseguimento della figura misteriosa che era tuttavia abbastanza veloce da sfuggire loro senza neanche sapere di essere inseguita, o almeno così sembrava.
“Come fa a andare più veloce di un aereo quell’affare?” chiese Chat Noir in evidente affanno dopo la lunga corsa.
“Non lo so” rispose Laybug “Ma non credo proprio sia normale che lo faccia”
Mentre teneva lo sguardo fisso su quella che fino a quel momento era stata solo un’ombra confusa per non rischiare di perderla, Ladybug si accorse che si stava rapidamente avvicinando. Non appena realizzò che la loro preda si era fermata a mezz’aria, prese al volo Chat Noir e lo portò dietro il muretto di una terrazza per nascondersi e capire con chi o cosa avevano a che fare.
Sporgendosi, Ladybug vide una figura umana che galleggiava sull’aria con degli strani apparecchi ai piedi simili a pattini ma senza ruote o propulsori di alcun genere, solo una piccola antenna cerchiata dopo un corpo principale bianco a forma di uovo. L’uomo (o almeno questo sembrava) non aveva l’aspetto del solito akumizzato: non aveva ne costumi particolari ne colori peculiari, era solo un uomo con le gambe ossute leggermente più lunghe del normale, un colore verdastro-bruno di pelle, e due strane creste giallo-arancio sulla testa che neanche a quella distanza sembravano capelli. L’uomo si guardò intorno per qualche attimo controllando qualcosa sul suo polso sinistro, poi tornò a guardarsi intorno e così ancora per un po’.
“Hai mai visto una cosa simile?” chiese Chat Noir.
“Spesso da qualche mese a questa parte” rispose sarcastica Ladybug.
“Touche, ma questo, non so come, sembra diverso dagli altri”
“Vero, anche a me ha dato una strana sensazione, in più per ora non ha fatto assolutamente…”
Neanche il tempo di finire la frase che quello strano essere si era voltato di scatto e gli era addosso con una velocità impossibile da gestire. Ladybug fece appena in tempo a spostarsi prima che il loro aggressore scavalcasse il muretto e cercasse di afferrare lei e Chat Noir, che era a sua volta saltato dal lato opposto evitando l’impatto.
Guardato i faccia, quell’essere aveva perso ogni possibilità di essere definito essere umano, con la faccia leggermente somigliante a un rettile, ma incavata e con una specie di becco molto schiacciato al posto della bocca.
“Stai bene Chat Noir?” chiese Ladybug estraendo al contempo il suo yo-yo.
“Sto bene” risposte l’eroe-gatto che aveva già in mano il bastone “E non vedo l’ora di prendermi la rivincita”
Detto questo, Chat Noir si gettò gridando sul nemico che evitò il fendente spostandosi con i suoi pattini fluttuanti e con un colpo a mano aperta lanciò giù dal palazzo Chat Noir. Ladybug attaccò, consapevole che il collega sarebbe rimasto illeso, e la cosa sembrò sorprendere il suo nemico, che si beccò dritto in faccia il sui yo-yo.
“Questa devi averla sentita” ridacchiò la ragazza.
“Si, l’ho sentita>> rispose l’altro “Questa invece ti farà proprio male”
Detto questo estrasse dalla cintura che aveva in vita un’arma con cui sparò un raggio laser su Ladbug che riuscì a farsi scudo con lo yo-yo, ma venne comunque spinta contro il parapetto.
L’avversario le fu subito addosso grazie ai suoi pattini fluttuanti e con un calcio la spinse giù dal parapetto. Ladybug cercò di lanciare il suo yo-yo per salvarsi, ma l’altro lo prese al volo a mezz’aria mettendosi sulla traiettoria e lo lasciò cadere di nuovo. Per fortuna Chat Noir accorsa in aiuto della sua amata e la prese al volo saltando col suo bastone e attutendo la caduta.
Entrambi cercarono di riprendere fiato.
“Avevi ragione, ha qualcosa di diverso” riconobbe Ladybug.
“Cos…? Hai un registratore, tempo che non ripeterai mai più queste parole” scherzò Chat Noir.
Il tempo per scherzare tuttavia fu poco perché l’aggressore misterioso era già pronto per un nuovo attacco, torreggiando su entrambi con arroganza.
Ladybug tornò a far roteare il suo yo-yo “Chi sei? Stai con Papillon?”
L’altro fece una smorfia. “Non so di chi tu stia parlando. Io voglio gli oggetti che portate con voi, quelli che vi danno quei costumi ridicoli”
“Piano con le critiche, questi ci danno l’immagine pubblica” sbottò Chat Noir.
“Non so chi sia Pàppilon, ma se vuole ciò che voglio io è un mio nemico” rispose l’altro, quindi atterrò lentamente “Ora trattiamo: io voglio gli oggetti che mi stanno trasmettendo questo folle livello di energia misteriosa e mi pare chiaro che vi sono superiore in combattimento, quindi adesso datemeli e nessuno si farà male, io me ne tornerò a casa e tutto sarà finito”
Ladybug gettò un’occhiata sul suo collega e entrambi pensarono la stessa cosa: “Hai fatto male i conti. Noi non ti temiamo, non siamo nuovi a super cattivo arroganti”
“L’hai detto, mia cara” esclamò Chat Noir, quindi attaccò con il suo bastone mentre Ladybug attivava il Lucky Charm.
 Il potere della ragazza-coccinella si trasformò in un apparecchio con una lucetta lampeggiante.
“E questa cos’è?” Ladybug cercò di analizzare la situazione come al solito in cerca di una buona idea, ma l’unica cosa che apparve al suo sguardo su la lucetta lampeggiate.
“Problemi, Ladybug?” chiese Chat Noir. Una domanda che gli fu fatale. L’avversario, a cui cedeva diversi centimetri, approfittò della sia distrazione per colpirlo e allontanarlo, quindi schivò il Cataclisma del gatto e afferrandolo per la testa lo scagliò contro un muro facendogli perdere i sensi.
“Nooo!” Gridò Ladybug alla vista del suo amico privo di forze.
La ragazza cercò di attaccare con il suo yo-yo, ma il nemico lo schivò e le lanciò addosso una capsula che si aprì un una rete. Ladybug cercò di proteggersi, ma era ormai catturata. L’altro estrasse di nuovo la sua pistola e si passò un mano lungo le due creste sulla testa.
“Eheh, non importa in quale dimensione sia, i terriani riescono sempre a essere delle gran seccature” Ladybug cercò di nuovo in giro qualche idea per usare il Lucky Charge, ma ancora niente si illuminava al suo sguardo mentre il nemico si avvicinava minaccioso.
“Ma una cosa l’ho imparata combattendo i terriani” L’altro le puntò la pistola contro “Sono combattivi, e terribilmente testardi, ma i loro oggetti si prendono meglio dai cadaveri”
Atterrita, Ladybug non riusciva più a pensare, era bloccata dal panico e il suo proverbiale sangue freddo l’aveva ormai abbandonata. Tenendo gli occhi spalancati verso il suo aggressore, lo vide sorridere e chiuse gli occhi.
Improvvisamente, un suono, come un’esplosione in lontananza scosse il terreno, quindi un’altra botta molto più vicina alla ragazza e la consapevolezza che non vi fosse stato nessuno sparo convinsero Ladybug a riaprire gli occhi e davanti a lei si presentò la schiena di un uomo, stavolta completamente umano, con i capelli corti color nocciola, muscoloso e vestito di grigio con un gilet verde chiaro. Guardandosi intorno, Ladybug notò che il suo aggressore era adesso stampato sul muro del palazzo vicino.
L’uomo si voltò verso Ladybug. “Stai bene?” chiese con voce ferma.
Dopo un lunghissimo mezzo secondo in cui Ladybug rimase paralizzata e non riuscì a spiccicare parola, ma lo sguardo fermo di quell’uomo riuscì restituirle una parte della propria calma.
“Si” riuscì a singhiozzare.
“Meglio, perché dovrò lasciarti li per una altro po’ ” disse l’uomo voltandosi.
L’aggressore era intanto riuscito a rialzarsi e si teneva dolorante le costole.
“Terabyte!” Gridò il tipo verdognolo.
“Enda, ti comunico che sei riuscito nell’improbo compito di allungare la tua fedina penale di altre quattro righe” rispose l’altro sarcastico.
L’aggressore si guardò preoccupato intorno, poi sembrò ricordare qualcosa e sorrise.
“Eri solo intorno al portale mentre sono entrato… Quindi non c’è nessuno ad aiutarti, Terabyte. Sei solo”
“Basto e avanzo” commentò l’altro.
Improvvisamente dal suo braccio destro, coperto da una protezione metallica, si staccarono quattro triangolino volanti che cominciarono a volteggiare intorno a lui, sull’altro braccio si attivò un dispositivo che creò uno scudo di energia, gli stivali metallici si illuminarono in basso e sulla mano destra comparve un altro dispositivo meccanico uscito da una sorta di bracciale.
L’avversario si alzò a mezz’aria riattivando i suoi pattini bianchi, pronto ad attaccare.
“Sei l’ultimo respiro di un’era ormai morta, Enda, dovrai scegliere una parte prima che sia troppo tardi” Disse l’uomo che aveva salvato Ladybug.
L’altro lo guardò aggressivo “Io l’ho scelta una parte” rispose “è la mia!”
La creatura che a quanto pare si chiamava Enda puntò in avanti la sua pistola e il suo avversario si preparò a schivare, ma non si mosse. Attese invece che l’altro sparasse, per schivarlo per davvero spiccando un salto disumano, verso l’altro, quindi puntò di nuovo i piedi, e, come se si appoggiasse sull’aria, balzò contro l’avversario puntando contro l’indice della mano sinistra da cui uscirono dei raggi laser. Enda li schivò alzandosi in volo, ma subitaneamente le quattro piccole macchine volanti triangolare lo inseguirono e cominciarono a lanciare scosse elettriche.
Intanto Chat Noir iniziava a riprendere conoscenza e il suo primo pensiero fu di cercare Ladybug. Ancora molto confuso e con la vista annebbiata, Chat Noir si guardò intorno finché non incrociò una macchia rossa contro lo sfondo. Barcollando e tenendosi la testa tra le mani cercò di avvicinarsi.
“Ladybug, stai bene?” Chiese il ragazzo-gatto.
“Si, sto bene” rispose Ladybug “Forza, liberami”
Solo in quel momento Chat Noir si accorse che la sua amata era all’interno di una rete, ma appena provò a toccarla fu elettrizzato. Con non poca fatica, Chat Noir riuscì a spegnere la rete e liberare Ladybug che tuttavia non riusciva a staccare gli occhi da quei due che si stavano scambiando colpi a mezz’aria come se fosse la cosa più normale del mondo.
“Ma chi è l’altro?” Chiese Chat Noir.
“Non lo so, sembra ce l’abbia con quello che ci ha attaccati”
“Allora sta dalla nostra parte”
“Così sembra, ma io in mezzo a quei due non mi ci metto”
I due continuarono a scontrasi in aria e Terabyte riusciva a tenere all’angolo l’avversario, ma non a mettere a segno un colpo vincente, perché Enda continuava a scappare appena l’altro si faceva troppo vicino. Dopo un po’ di tempo a rincorrersi, Enda era ormai allo stremo, quindi puntò la pisola, e sparò di nuovo, ma le macchine volanti di Terabyte crearono un campo di forza per proteggerlo e Terabyte stesso gli fu subito addosso. In un tentativo disperato, Enda corresse il tiro e puntò l’arma contro i due ragazzi, ancora impietriti dagli avvenimenti. Terabyte se ne accorse, si voltò di scatto e si lanciò indietro verso Ladybug e Chat Noir precedendo di un attimo il laser partito un istante dopo che si infranse contro lo scudo energetico dell’uomo dai capelli color nocciola posizionato a protezione dei due. Enda approfittò della finestra di tempo per girare i tacchi e fuggire.
Terabyte fece qualche passo verso la direzione in cui era andato il suo avversario, ma lo vide solo sparire verso l’orizzonte.
“Col cavolo che lo riprendo adesso” commentò deluso.
Chat Noir, che si era messo sulla traiettoria del laser per proteggere Ladybug si mosse rivelando l’espressione impaurita di chi stava per vedere la propria fine, ma questo non era successo e la prima cosa che rivide dopo essere uscito e rientrato nel suo corpo per lo spavento fu la faccia sconvolta di Ladybug che respirava affannosamente.
“Ragazzi, va tutto bene?” L’uomo che aveva cacciato il loro nemico si era avvicinato e adesso appoggiava una mano sulla schiena di Chat Noir mentre si inginocchiava su di loro.
I due piccoli supereroi dissero che stavano entrambi bene. Mai affermazione fu più falsa, non si erano mai spaventati tanto in vita loro.
“Alzatevi piano” consigliò l’altro, quindi prese con quanta più delicatezza poteva il viso di Ladybug, e, sinceratosi che non avesse danni, passò a Chat Noir.
Il ragazzo gatto aveva un taglio dietro la testa.
“Nulla di grave” commentò l’altro “Un paio di punti e torni bello come il sole”
Quella battutina stupida strappò un mezzo sorriso a entrambi e li aiutò a sciogliere, anche se solo in parte la tensione.
“Non so di cosa siano fatti i vostri costumi” proseguì “Ma non è da tutti i ragazzini uscire quasi illesi da un attacco a tutta forza di Enda. Forse vi meritate pure di essere dei supereroi” concluse con un sorriso.
“Grazie per averci aiutati” disse Ladybug già più lucida.
“Non serve ringraziare, in fondo mi avete praticamente chiamato voi. Quell’affare lampeggiante che ti è uscito dallo yo-yo trasmette un segnale parecchio forte sulla stessa frequenza che utilizzo per le mie comunicazioni. Un bel colpo di fortuna”
“Si, generalmente ci affidiamo a quelli” sorrise Chat Noir.
Finalmente anche Ladybug tornò a sorridere e l’uomo misterioso si rialzò. I macchinari triangolari, che ancora gli svolazzavano intorno, tornarono a posizionarsi negli slot sulla copertura del suo braccio, gli stivali smisero di brillare e anche lo scudo fu disattivato.
Ora che lo guardava meglio, Ladybug vide che era si un umano in tutto e per tutto, ma la sua carnagione era stranamente molto chiara e le unghie delle sue mani completamente nere lucide.
“Ok, cenerentole, avete meno di due minuti per levare le tende, quindi vi consiglio di riprendervi in fretta e andare” avvertì.
Neanche il tempo per Ladybug e Chat Noir di chiedergli di cosa stesse parlando che i loro Miraculous lampeggiarono e istintivamente si alzarono in piedi per andar via. Ladybug però si voltò ancora una volta verso lo straniero.
“Non sappiamo il tuo nome” disse la super eroina.
“Per quel che vi serve saperlo” rispose “Sono Terabyte. Inutile nasconderlo visto che quell’idiota lo ha urlato ai quattro venti” quindi sorrise.
“Verrò a cercarti per delle spiegazioni” avvertì Ladybug e si lanciò in aria con il suo yo-yo.
Marinette tornò a casa passando dalla terrazza sopra camera sua e appena tornò ai suoi panni normali non riuscì a reggere il calo di tensione e crollò sul letto dove poco dopo si addormentò in curante di cosa avrebbero pensato i genitori avendola vista uscire, ma non rientrare. Tikki si sarebbe accontentata per quella sera di un paio di biscotti che Marinette teneva sul comò per ogni evenienza.
A insaputa della ragazza, anche Adrien soffriva dei postumi della battaglia, ma lui reagiva in maniera diversa. Dopo essersi fatto medicare la testa da Natalie, alla quale disse di essere caduto provando a fare un salto con uno skate board, si chiuse in camera e si stese sul letto senza tuttavia riuscire a prendere sonno.
“Sei talmente stanco da non riuscire neanche a addormentarti?” chiese Plagg dopo essersi abbuffato della terza fetta di camembert.
“Proprio così, Plagg, non riesco a togliermi di dosso quei due tizi di oggi. Quella specie di super cattivo senza akuma era orribilmente forte, per quel che mi ricordo ogni altro nemico che abbiamo affrontato con Ladybug aveva sempre un qualche punto debole o un bersaglio da colpire, e comunque nessuno di loro era veramente spietato come quello di oggi. Era qualcosa di totalmente diverso da tutto il resto…”
“Oh, andiamo, si è risolto tutto per il meglio anche questa volta, non è il caso di preoccuparsi” rispose cinico il Kwami.
Adrien sbottò “Plagg, ho rischiato di morire oggi!”
L’urlo del ragazzo spaventò tanto Plagg quanto Adrien stesso, neanche lui si sarebbe aspettato una reazione del genere da se stesso. Solo ora si rendeva conto di quanto quello scontro lo avesse sconvolto. Era tutto come al solito, c’erano lui e Ladybug contro un super cattivo, niente poteva andare storto, non potevano essere sconfitti così. Eppure era successo. Ladybug non era stata in grado di risolvere la situazione con un qualche colpo di genio o di fortuna dei suoi e se non fosse stato per un aiuto inaspettato non ne sarebbero usciti vivi. E lui dov’era? Dov’era Chat Noir? Dov’era il supereroe quando la ragazza di cui era innamorato aveva bisogno d’aiuto?
“Ok, è evidente che è stata una giornata faticosa e che sei molto stanco” esclamò Plagg cercando a modo suo di rincuorarlo “Quindi sarebbe meglio mangiare qualcosa, farsi una bella dormita e non pensarci fino a domani, che ne dici?”
“Non ci riesco, Plagg, più cerco di non pensarci e più…” Adrien si bloccò di colpo. Gli era venuto in mente un particolare.
“Plagg, quanti sanno dei Kwami?” chiese a bruciapelo il ragazzo.
“Nessuno dovrebbe saperne niente” rispose il piccolo Kwami nero.
“Allora come faceva quel tizio a sapere che entro poco tempo io e Ladybug ci saremmo ritrasformati?”
Nell’ombra di un parco avvolto dalle tenebre, Treigus Enda si leccava le ferite dello scontro con Terabyte da cui, non ci sono scuse, era uscito sconfitto e a mala pena avrebbe riportato a casa la pellaccia.
Enda aveva continuato a fuggire per ore col timore che Terabyte lo stesse inseguendo e solo col favore delle tenebre era stato abbastanza tranquillo da scendere a terra in una zona periferica di Parigi spegnendo ogni suo apparecchio elettronico per non essere individuato dai radar del suo nemico, e comunque spostandosi in luoghi oscuri per non dare nell’occhio.
Tutto questo non aveva senso. Era stato il primo a giungere al portale, aveva allontanato a colpi di cannoni al plasma la nave dell’Impero che era arrivata per indagare e si era buttato dentro per poter controllare cosa c’era dall’altra parte, ma Terabyte lo aveva anticipato e si era lanciato fuori dall’astronave per inseguirlo ed era entrato a sua volta. Non che fosse un grosso problema, i portali di entrata potevano aprirsi anche a decine di migliaia di kilometri di distanza, eppure quel maledetto imperiale lo aveva trovato proprio quando era così vicino al suo obbiettivo.
la rabbia cominciò a salire nel cuore di Enda facendosi spazio laddove prima vi era la paura di essere trovato e la preoccupazione di nascondersi, una rabbia, mista a delusione e sconforto, talmente forti che quasi lo fecero urlare. Questa non poteva passare inosservata. Non a Parigi.
Enda sentì la sua rabbia montare su tutto il suo copro fino dai piedi alla testa, e neanche si accorse del piccolo insetto nero che si posava sul suo pattino. La testa di Enda per un attimo si svuotò, divenne leggera, e una voce si fece spazio nel guscio vuoto lasciato indietro dalla ragione.
“Salve, Alienix, il mio nome è Papillon, posso capire la frustrazione che si ha dovendo confrontarsi con un avversario temibile, ma sia il tuo che il mio avversario sono tutt’altro che invincibili e tu lo hai dimostrato oggi anche da solo. Ti servirebbe solo un po’ di potere in più per ottenere una vittoria schiacciante e io posso darti questo potere, in cambio voglio che tu mi porti i Miraculous di Ladybug e Chat Noir”
La mattina successiva sembrò una come tante altre, sia Marinette che Adrien andarono a scuola normalmente, ma entrambi furono più silenziosi del solito, l’una perché concentrata sul suo misterioso alleato, l’altro perché ancora non si dava pace per non aver aiutato la sua amata.
Dopo la fine delle lezioni, Marinette dovette a malincuore rifiutare l’invito a uscire di Alya, che sbito di fece sospettosa che stesse succedendo qualcosa. Marinette la tranquillizzò e andò verso casa dove disse ai suoi genitori che si era portata avanti con i compiti e quel pomeriggio sarebbe rimasta fuori con gli amici.
“Vuoi andare a cercare Terabyte?” le chiese Tikki una volta per strada ma ben nascosta nella borsetta.
“Si, mi deve delle spiegazioni. Tipo da dove vengono lui e l’altro e come faceva a sapere che i Miraculous hanno una scadenza di tempo dopo il loro potere” rispose decisa Marinette.
Una volta indossati i panni di Ladybug, la ragazza cominciò a volteggiare per i tetti di Parigi in cerca del suo uomo. Non sarebbe stato difficile, pensava, conosce abbastanza bene la sua città e la sorvolava ogni giorno. Tuttavia le sue ricerche furono vane, dopo due ore di ronda ancora nessun segno di Terabyte e Ladybug, stanca e con leggeri dolori alle braccia per via della corda dello yo-yo, decise di fermarsi in un punto riparato e all’ombra della Tour Effeil per riposarsi riprendere la ricerca in un secondo momento. Proprio mentre stava per sedersi, Ladybug sentì una presenza alle sue spalle, una presenza minacciosa. Attese che questa facesse la sua mossa, ma non vi fu un solo movimento, quindi la ragazza si voltò di scatto per sorprendere chiunque vi fosse. Nulla, niente di niente le stava alle spalle, solo un baratro di diverse decine di metri che scendeva fino al marciapiede dei Campi di Marte. Ladybug pensò di essere solo un po’ paranoica, ma di nuovo sentì qualcosa e stavolta di voltò subito, trovandosi davanti un piccolo tubetto metallico puntato proprio in mezzo agli occhi.
“Regola numero uno per nascondersi in città:…” esordì la rassicurante per quanto dura voce di Terabyte “Stare al coperto e in punti a alta densità di popolazione, meglio se con un cappello”
Detto questo, l’uomo sollevò il suo indice dalla testa di Ladybug, scoprendo la sua faccia sorpresa e spaventata che cominciava solo ora a distendersi.
“Regola generale per sorprendere un avversario volante:…” proseguì l’altro “Non avere fretta e aspettare che esaurisca le energie o quantomeno che abbassi la guardia. Prima lezione terminata”
Terabyte sorrise e richiamò nel suo bracciale l’arma che aveva in pugno, quindi si mise seduto sul metallo della torre, invitando al contempo Ladybug a fare lo stesso. La ragazza sedette a sua volta e finalmente si rilassò.
“Non pensavo fosse così semplice sfuggirmi” commentò la ragazza.
“Nessuno ci ha mai provato, e comunque molti mi hanno dato la caccia in passato, ho accumulato esperienza in questo campo>> rispose Terabyte.
“Posso farti delle domande su te e il tuo nemico?” chiese Ladybug.
Terabyte sorrise: “Dopo tutto quello che avete passato te e il tuo collega a causa nostra mi sembra il minimo, comincia pure, ma attenta, alcune risposte, purché sincere potranno non essere chiare a te, e non crederai a molte cose che ti dirò”
“D’accordo: come sapevi che la trasformazione aveva un limite di tempo? E come sai che nessuno ha mai provato a  sfuggirmi” chiese ancora la ragazza.
“Sapere cose è l’80% del mio lavoro. Tratto informazioni, e sono il migliore nel mio campo”
“Cosa sei, una specie di spia?”
“Non una specie, ragazzina, sono proprio uno spia, ma mi occupo anche di altre cose”
“Per esempio?”
“Coordinamento per la maggior parte, devo passare le informazioni che posseggo nelle mani giuste perché possano essere usate nel modo più appropriato. L’organo che coordino direttamente deve rendere conto anche a altri uffici più importanti del mio”
Nonostante l’avvertimento, Ladybug era comunque confusa, Terabyte rispondeva in modo diretto, senza prendersi pause, e sembrava dire la verità. Cercò di provare ancora.
“Qual è l’organo che coordini?”
“Il suo nome per gli estranei è TIAS” rispose Terabyte con una puntina di orgoglio nella voce “Sta per Titanic Investigative and Action Service. Questo almeno era il ruolo quando è stato fondato, adesso ci riconoscono più come Servizi Segreti Imperiali”
La confusione di Ladybug era appena schizzata alle stelle. Quel che diceva quel tizio non aveva nessun senso. Servizi Segreti Imperiali? Di che impero stava parlando? Era forse semplicemente pazzo?
No, gli occhi del suo interlocutore erano divertiti dal suo annaspare per trovare una soluzione, ma erano seri, non stava mentendo, forse era lei che non stava ponendo le domande giuste.
“Esiste un impero?” chiese ancora Ladybug. Terabyte sorrise.
“No, non qui. Non da questa parte” rispose.
Da questa scelta di parole Ladybug capì che Terabyte non era di questo mondo.
“Terabyte. Da dove vieni tu?” Chiese infine dopo aver pesato bene le parole. Terabyte sorrise di nuovo.
“Io vengo da un differente spazio dimensionale. È così che li chiamiamo dalle mie parti, sono linee temporanee parallele ognuna con la propria storia, ne esistono milioni, e tutte sono diverse l’una dall’altra, tranne che per la struttura generale dell’universo a quanto pare. In seguito a un certo evento nel mio spazio dimensionale i portali che permettono di spostarsi tra uno spazio e l’altro hanno cominciato ad apparire come funghi e io e i miei colleghi abbiamo, tra le altre cose, l’incarico di esplorarli. Disgraziatamente stavolta Enda è arrivato per primo”
Ladybug non poteva credere alle sue orecchie. Dimensioni parallele, un impero, dei portali. Ebbe quasi l’istinto di non credere alle parole di Terabyte, ma poi si ricordò di quella notizia della mattina precedente giratale da Alya, di quel cerchio luminoso improvvisamente apparso nel cielo, e collegò questo al portale di cui parlava Terabyte.
“Ok, per adesso ammettiamo che io ti creda” Mise le mani avanti la super eroina “Spiegami chi è questo Enda”
“Treigus Enda” esordì Terabyte “Detto “Il Randagio”, è un pirata spaziale. Uno particolarmente aggressivo e con forti spinte anti-imperiali, sono anni che gli diamo più o meno inutilmente la caccia, riesce sempre a scappare come hai visto oggi”
“Chiaro, quindi è un nemico del tuo impero e tu gli dai la caccia, fin qui tutto chiaro” disse Ladybug cercando di rimettere insieme le idee “Ma cosa c’entriamo io e Chat Noir in tutto questo? Perché Enda ci dava la caccia?”
“Enda è alla costante ricerca di un potere abbastanza grande da imporsi su tutti gli altri pirati e costituire una flotta abbastanza grande da poter essere un pericolo per l’Impero e quindi essere libero di scorrazzare per i pianeti e condurre i suoi affari da pari a pari con noi. È un sognatore, se vogliamo vederla così, e crede in quello che fa, per questo lo rispetto. Quando è venuto da questa parte del portale ha cominciato a cercare qualcosa che avesse una energia potente su cui mettere le mani e lo ha individuato nei vostri Miraculous. Progetta senza dubbio di impadronirsene e tornare al portale per poi capire in un secondo momento come usarli”
La spiegazione rilassata di Terabyte aveva convinto Ladybug, nonostante tutta la storia fosse al limite dell’incredibile, gli occhi della spia dimostravano che diceva la verità.
Mentre Ladybug continuava a pensare alle parole dell’uomo per immaginare cosa ci fosse dall’altra parte di quel misterioso portale, il suo yo-yo lampeggiò. Era Chat Noir, che le chiedeva dove si trovasse. La ragazza gli spiegò velocemente la situazione e il ragazzo-gatto non ci mise molto a raggiungerli, ma il sguardo lasciava intendere che qualcosa lo preoccupava.
Ladybug rassicurò il collega circa la posizione di Terabyte, ma l’altro non sembrava convinto.
“Ti ha detto come sapeva dei nostri Miraculous?” Chiese Chat Noir.
Terabyte sedeva in silenzio.
“Ne sai decisamente troppe per essere qui solo da un giorno e mezzo, non ti pare? Per quanto ne sappiamo potrebbe mentire e essere un complice di Papillon”
“Chat Noir, ma cosa dici?” protestò Ladybug mentre Chat Noir si frapponeva tra lei e Terabyte.
L’uomo extradimensionale guardava divertito il ragazzo, ne studiava il comportamento, o meglio, confermava con la sua osservazione ciò che già aveva capito di lui: era un ragazzino impetuoso, molto immaturo, e troppo distratto per ragionare.
D’un tratto, qualcosa attirò l’attenzione della spia, che si alzò in piedi scrutando l’orizzonte. Un attimo dopo anche Chat Noir si accorse, grazie ai suoi sensi da felino, che qualcosa si stava avvicinando e puntò gli occhi nella stessa direzione.
“Ragazzi, che succede?” chiese Ladybug percependo il cambio di atmosfera.
“Sta arrivando Enda” sentenziò Terabyte “Cercate di stare indietro e non fare niente di stupido”
Detto questo, Terabyte passò con un balzo sul lato superiore della trave sopra di loro, proprio mentre dai palazzi in lontananza si cominciava a distinguere la figura di un uomo a mezz’aria che si avvicinava.
“Come ci ha trovati?” Chiese Ladybug.
“Quando sono attivi i vostri Miraculous rilasciano una scia energetica, e quando sono vicini il segnale è ancora maggiore. Anche per un idiota sarebbe uno scherzo trovarvi”
“Un attimo, tu lo sapevi?” Chiese Chat Noir
“Ovvio” Rispose l’altro senza staccare gli occhi dal suo avversario.
“E perché non lo hai detto quando Chat Noir ha chiamato?” Chiese Ladybug già allarmata.
“Avevo bisogno che mi attiraste Enda qui, non tutti sono facilmente rintracciabili come voi, mi è bastato spegnere tutte le mie armi e fargli credere che foste solo voi due per farlo venire qui. È troppo impulsivo per pensare a una cosa del genere”
“Ci hai usato come esche?!” Urlò Chat Noir furioso
“Mettila come vuoi, ma ora fa silenzio” Chiuse Terabyte senza degnarlo di uno sguardo.
Ladybug non poteva credere ai suoi occhi, da un momento all’altro l’uomo gentile e amabile che con cui aveva parlato poco prima si era trasformato in uno freddo, concentrato. Era così che agiva una spia?
Mentre la mente di Ladybug faceva questi voli, Terabyte assunse una strana espressione.
“Come diavolo si è combinato?”
Voltandosi, Ladybug si accorse che l’alieno era già molto vicino, ma il suo aspetto era cambiato dal giorno prima: il colore verdastro-bruno aveva lasciato il posto a un blu scuro lucido, le creste arancio erano diventate bianche, gli occhi scintillavano come delle stelle in lontananza e i suoi pattini, ora completamente fusi al suo corpo, erano come andati a fuoco, come fossero due meteoriti.
“Oh no! È stato akumizzato!” esclamò Ladybug.
“Che incapace…” commentò Terabyte.
“Supereroi!” Gridò Treigus Enda “So che ci siete! Sento le energie dei vostri Miraculous! Non potere sfuggirmi, adesso neanche Terabyte può salvarvi! Ho finalmente trovato tutto il potere che mi serviva per distruggerlo, e lo farò prima di tornare a casa!”
Enda aggiunse una risata da super cattivo standard.
Chat Noir sudava freddo, ma appena girò lo sguardo verso Ladybug capì che non poteva far vedere di essere assolutamente terrorizzato all’idea di dover di nuovo incrociare le armi con quel nemico. Estrasse quindi il bastone, più per farsi coraggio che perché pronto a combattere.
Terabyte aveva già capito lo stato d’animo del ragazzo, e non poteva permettersi passi falsi.
“Fermo dove sei, ragazzo” sussurrò l’uomo “Non fare mosse azzardate, non hai speranze in uno scontro frontale”
Chat Noir lanciò un’occhiata al forestiero, accovacciato sopra di lui.
“Nasconditi pure, se vuoi, io non perderò” esclamò il gatto.
“Chat Noir, non…”
Ladybug, in preda alla confusione, non riuscì a fermare in tempo il ragazzo, che si lanciò in alto fronteggiando a pari altezza Enda.
“Abbiamo un conto in sospeso, alieno, e ho intenzione di pareggiarlo adesso” Gridò Chat Noir.
Enda lo guardò e ridacchiò tra se.
“Parole forti per uno che trema” commentò.
In effetti il ragazzino stava tremando di paura, ma l’orgoglio superò la paura e decise per l’attacco. Dandosi la spinta col bastone, Chat Noir si lanciò contro il nemico arma in pugno, ma a metà del salto, Terabyte lo raggiunse colpendolo con un calcio al fianco e lanciandolo lontano.
Chat Noir atterrò relativamente sul morbido sui giardini dei Campi di Marte, soccorso immediatamente da Ladybug, che si lanciò su di lui spinta dal suo yo-yo.
Enda rimase sorpreso da quel gesto, ma capì in un attimo e rise di gusto.
“Non ci credo! Una trappola del grande Direttore Terabyte andato a monte per colpa di un ragazzino esuberante!”
Detto questo, il pirata lanciò in avanti il suo pattino-meteorite destro verso il suo avversario. Quando l’oggetto arrivò a metà strada, quattro fulmini, emanati da altrettante macchine sui palazzi vicini, si incrociarono proprio in quel punto, fulminando istantaneamente l’oggetto, che subito cadde rovinosamente a terra.
“Un terriano normale non sarebbe mai sopravvissuto a un colpo simile” sogghignò compiaciuto Enda.
Sotto lo sguardo attonito di Ladybug e Chat Noir, Terabyte puntò all’indietro i suoi stivali e si lanciò verso la torre, ma Enda gli fu subito dietro. Anche con un solo pattino, Enda era comunque più veloce di Terabyte e lo colpì violentemente con il suo piede-meteorite facendolo impattare contro il metallo della Tour Eiffel. Terabyte cadde nel vuoto da circa settanta metri direttamente sul cemento, ma la sua tuta lo protesse da eccessivi danni. Enda cerca di riprendersi il primo meteorite lanciato, ma la trappola di Terabyte è ancora attiva e non gli permette di avvicinarsi, quindi decide di distruggere le macchine per liberare la sua arma.
“Fermati, Alienix” lo rimproverò Papillon per via telepatica “Hai a portata di mano i due miraculous con i loro possessori indifesi. Prendili e portameli!”
Riluttante, Enda fece dietro front e cercando con lo sguardo Ladybug e Chat Noir li trovò mentre la ragazza cercava di portar via il collega trascinandolo con un braccio intorno al collo. Treigus Enda fu loro addosso in un istante e li scrutò dall’alto in basso sospeso sul suo unico meteorite infuocato. Tremante per la seconda volta, Ladybug estrasse con poca convinzione lo yo-yo e cominciò a farlo roteare di fronte a lei mentre teneva ben stretto Chat Noir ancora rintronato dalla botta precedente.
“Non serve combattere, dammi il tuo miraculous e quello del tuo amico, o dovrò prenderli con la forza” Esclamò Enda stranamente serio.
Ladybug era spaventata a morte, ma non poteva darla vinta al suo nemico. Per quanto potente, doveva avere un punto debole.
“Non lo farò. Papillon non avrà mai i nostri miraculous” rispose la ragazzina.
L’avversario fece una faccia strana, come se non capisse le parole dei chi gli stava di fronte, ma ci pensò Papillon stesso a rinfrescargli la memoria.
“Non indugiare oltre, prendi il suo miraculous!”
“Problemi di identità, Randagio?”
La voce di Terabyte distrasse l’alieno, che si voltò verso la spia, ancora molto malconcia e sicuramente con diversi lividi qua e la.
“Non è da te farti controllare la mente” Disse Terabyte con un sorriso “O devo pensare che Treigus Enda abbia rinunciato alla sua libertà?”
Queste parole fecero infuriare Enda, che cominciò ad avvicinarsi al suo nemico lentamente.
“Alienix, torna indietro! Devi portarmi i miraculous!” Sbraitò Papillon.
“NON SO CHI SIA QUESTO ALIENIX!” Gridò Enda sovrastando nella propria testa la voce del padrone delle Akuma <>
La morsa di Papillon sulla mente del pirata era molto potente e l’odio che provava per lui la rendeva ancora più forte, perciò il tentativo dell’alieno di ribellarsi gli provocò un forte mal di testa che lo costrinsero a fermarsi.
Terabyte, ancora poco capace di muoversi per il dolore, si portò una mano all’orecchio.
“Ladybug, mi senti?” Chiese.
Ladybug fu sorpresa di sentire la voce del suo alleato, da quella distanza, poi si rese conto di avere una piccola macchina attaccata dietro la spalla.
“Quando l’hai…?” Cominciò a chiedere la ragazza.
“Non c’è tempo” Tagliò corto la spia “La mia trappola sta tenendo bloccato il pattino di Enda, lui mette sempre il piede destro avanti, quindi sono sicuro che l’Akuma sia nel pattino intrappolato. So come tenere Enda in stallo, quindi voi due dovete distruggere almeno due delle mie macchine in modo che la trappola si annulli, così io potrò distruggere il pattino e tu catturare l’Akuma”
Durante la pausa del suo discorso, Terabyte capì che l’altra era terrorizzata.
“Ascoltami bene” Ricominciò la spia “Lo so che Enda è spaventosamente forte, ma non è invincibile, e tu non sei il tipo che si fa mettere i piedi in testa così. Concentrati solo sul piano e abbi fiducia nelle tue capacità. Non c’è nemico che tu non possa sconfiggere con un colpo di fortuna”
Il piano era chiaro, e anche Chat Noir aveva sentito tutto.
“Tu sei pronto per combattere?” Chiese Ladybug al collega, ora che aveva ritrovato un po’ di fiducia.
Chat Noir guardò negli occhi della ragazza vedendo riaccesa quella luce tipica di quando combattono insieme e che per un po’ dal giorno prima di era spenta, quindi tira un lungo respiro, sorride e risponde: “Ovviamente, My Lady”.
Esattamente sotto la torre, Papillon aveva ripreso il controllo sul suo akumizzato, che adesso puntava però su Terabyte.
“Andiamo, Enda” Commentava Terabyte ostentando tranquillità “Il tuo vecchio capitano sarebbe molto deluso. Il suo pupillo, l’erede della sua grande flotta che si fa controllare a distanza da un tizio mascherato come una falena? Suona ridicolo a me che so essere una cosa vera”
Le prese in giro di Terabyte continuavano a far infuriare Enda, che voleva sempre più liberarsi di Papillon, finendo per soffrire ancora di più e non riuscire ad attaccare.
Chat Noir aveva intanto scalato il palazzo su cui si trovava la prima macchina di Terabyte. Sorvolando sulla plausibile domanda di quando la spia fosse riuscita a montare una cosa del genere sul tetto di un palazzo di dieci piani, Chat Noir attivò il suo Cataclisma e la distrusse.
La distruzione della prima macchina spense il primo fulmine in cui era chiuso il meteorite di Enda-Alienix, al quale la cosa non sfuggì. Terabyte lo sapeva, nonostante il controllo mentale, Enda era abbastanza esperto da capire quanto le cose andavano male, quindi quanto lo vide girarsi verso Chat Noir, sguinzagliò le sue quattro macchine triangolari che lo fulminarono all’istante.
Mentre Enda cacciava un urlo disumano e Papillon tirava un sospiro di sollievo per non aver perso un akumizzato tanto prezioso, Ladybug era riuscita a raggiungere il palazzo vicino e ad attivare il suo Lucky Charm, che si materializzò sotto forma di uno scudo di metallo molto pesante.
“Come ce la distruggo una macchina con questo?” Si chiese Ladybug sollevando il pesante attrezzo.
Enda intanto si era liberato delle macchine di Terabyte, quindi cominciò un violento scontro con l’agente imperiale, che cercava di difendersi con lo scudo d’energia, ma senza risultati evidenti. Ladybug si guardò in giro e i suoi occhi le indicarono prima il bastone di Chat Noir, poi il meteorite che Enda aveva ancora al piede, la macchina di Terabyte e infine lo scudo.
Ladybug aveva capito cosa doveva fare, e non le piacque neanche un po’.
“Chat Noir! Il tuo bastone!” Gridò la ragazza.
“Prendi!” Rispose il collega, e con un lancio da campioni glielo passò.
Enda si liberò di Terabyte con un pugno, spedendolo diverse decine di metri più avanti, quindi tornò a concentrarsi su Ladybug e le lanciò contro a folle velocità il suo unico meteorite.
“Speriamo regga” Commentò Ladybug preoccupata.
Quindi si dette la spinta e aiutandosi con il bastone di Chat Noir in stile salto con l’asta, raggiunse la cima del palazzo. Il meteorite la seguiva e si avvicinava sempre più, quindi la ragazza corse verso la macchina di Terabyte, ci saltò dietro e si riparò dietro lo scudo. Il meteorite lanciato da Enda centrò in pieno la macchina di Terabyte facendola esplodere. In quell’istante, il fulmine che teneva ancora sospeso a mezz’aria l’arma del nemico cessò di funzionare e il meteorite infuocato cadde.
Prontamente, Terabyte estrasse dal suo equipaggiamento meccanico una granata e la lanciò contro l’oggetto in caduta libera. Prima che Enda potesse accorgersi di quello che gli succedeva intorno, la granata esplose distruggendo il meteorite.
Enda fu sbalzato via dall’esplosione tornando normale nel volo mentre l’akuma se ne volava via.
Chat Noir era rimasto a bocca aperta, ma appena si rese conto che la sua amata era rimasta molto vicina all’esplosione della macchina si lanciò di scatto sull’altro palazzo per controllare che stesse bene.
Arrivato sul palazzo designato, Chat Noir si fece spazio nella nuvola di fumo creatasi con l’esplosione e rivenne la sua collega, sdraiata a terra e priva di sensi sotto il pesante scudo rosso e nero.
“Ladybug!” Gridò il ragazzo-gatto preoccupato “Ladybug, mi senti? Svegliati, su!” Continuò Chat Noir scuotendola con veemenza.
“Cosa diavolo è…” Neanche il tempo di finire la frase che Enda si sentì prendere da dietro il collo da una morsa metallica. Era Terabyte, che attivando uno dei suoi tanti gadget fece partire l’ennesima scossa elettrica che fece perdere i sensi all’avversario.
“Fai la nanna, Enda, hai già fatto abbastanza danni per oggi”
Messo al sicuro Enda togliendogli i suoi sandali e tutte le armi e chiuso legato con delle robuste manette energetiche, Terabyte si avvicinò al palazzo dove stavano i due ragazzi e in un attimo fu in cima.
Vedendolo arrivare, Chat Noir si frappose tra lui e Ladybug imbracciando il suo bastone.
“Non ti avvicinare a lei!” Gridò Chat Noir.
Per nulla intimorito, Terabyte si avvicinò comunque.
“Altrimenti? Intendi affrontarmi? Sei a mezzo servizio e non riusciresti a battermi neppure a condizioni normali. Oppure vuoi che me ne stia qui? Magari per cinque minuti. Così vedo sia te che lei ritrasformarvi insieme a tre quarti di Parigi”
Le minacce di Terabyte corrispondevano a verità e Chat Noir lo sapeva.
Terabyte tirò un sospiro di pazienza. “Spostati, ragazzino, fammi vedere come sta” lo intimò.
Chat Noir decise quindi di fidarsi della spia e si spostò permettendogli di avvicinare la ragazza.
“Lo scudo l’ha protetta dall’esplosione e dalle schegge, ma ha perso i sensi per lo shock e per la botta contro il cemento” sentenziò la spia.
Proprio in quel momento lo scudo di Ladybug si dissolse e la magia miracolosa della coccinella si attivò automaticamente riparando a tutti i danni del pesante scontro.
Terabyte ridacchiò. “Voglio averlo anch’io un potere per mettere a posto dopo una battaglia”
“Terabyte, l’akuma…” Cominciò Chat Noir.
non preoccuparti dell’akuma, finché Enda è privo di sensi non potrà fare pensieri negativi e mi assicurerò che sia così ancora per un po’. In questo modo l’akuma non potrà moltiplicarsi e quando torneremo entrambi dalla parte giusta del portale l’effetto svanirà e l’unico problema che avrete sarà un’akuma in più da sconfiggere”
Chat Noir ascoltava a bocca aperta mentre Terabyte sollevava Ladybug da terra.
“Torna a casa ora, gattino, porterò io Ladybug a casa sua prima che scadano i 5 minuti”
“Vuoi dire che sai chi è?!” Domandò stupefatto Chat Noir.
“Così come so chi sei te, biondino. A proposito, se non impari a dire qualche no ogni tanto avrai tanti di quei problemi da non riuscire neanche a contarli, e una biondina infoiata sarà solo quello più sopportabile”
Chat Noir aveva inteso perfettamente il riferimento a Chloe, ma ancora non se ne capacitava, rimanendo semplicemente a bocca aperta di fronte a Terabyte, che in quel momento sembrava molto più imponente di quello che non fosse davvero.
Terabyte sorpassò di qualche passo il ragazzo che rimase immobile, ma prima di spiccare il primo balzo verso la sua meta si voltò di nuovo verso di lui.
“Un’ultima cosa: sognare va bene, soprattutto se sei molto giovane, ma quando si parla di sentimenti in particolare, rifugiarsi in un sogno perfetto non è mai una buona idea, spesso rischi di perderti molte cose preziose che ti girano intorno senza che tu te ne accorga e aspettano solo un segno”
Chat Noir si voltò di nuovo per chiedere cosa intendesse, ma Terabyte lo salutò con un cenno della mano e saltò via.
Terabyte arrivò a casa Dupain-Cheng pochissimo tempo dopo entrando dalla finestra della stanza di Marinette, e proprio mentre adagiava delicatamente il corpo di Ladybug sul suo letto, questa si ritrasformò in Marinette mentre il suo Kwami Tikki usciva dal miraculous esausta. Terabyte afferrò un croissant che stava sulla scrivania della ragazza e lo consegnò a Tikki, che se lo mangiò in silenzio.
Terabyte non attese oltre e si diresse verso la finestra per andarsene, ma venne trattenuto della stretta della ragazza che si era svegliata.
“Come lo sapevi?” Chiese Marinette.
Terabyte sorrise. “Te l’ho detto, sapere cose è l’80% del mio lavoro e non posso fare a meno di farlo in ogni occasione”
A Terabyte sembrò evidente che con Marinette non se la sarebbe cavata come con Adrien, quindi fece due conti su cosa la rivelazione di determinate cosa avrebbe comportato per lei.
“Ho un’abilità” Spiegò infine l’agente speciale “Un’abilità unica nel suo genere, che mi consente di vedere e registrare nella memoria ogni istante di vita passata di ogni persona con cui ho un contatto fisico diretto superiore ai tre secondi. Ogni singolo frame di esistenza inciso a fuoco nella mia memoria senza possibilità di cancellarli”
“Per questo ieri mi hai toccato il viso?” Chiese ancora Marinette mettendosi a sedere sul  bordo del letto.
“Esattamente” Rispose l’altro e si avvicinò ancora alla finestra.
Terabyte era ormai sul balcone pronto a salutare e andarsene quando Marinette lo trattenne ancora dicendo: “Questi due giorni sono stati davvero duri. Abbiamo affrontato un nemico davvero troppo potente per noi e è stato solo grazie a te che siamo riusciti a sconfiggerlo… Stavo pensando, se dovesse accadere ancora? Se dovesse presentarsi un nemico troppo forte per me e Chat Noir e tu non ci fossi? In quel caso come potremmo fare? Chi salverebbe Parigi? Chi salverebbe noi?”
Terabyte guardò la ragazzina con lo sguardo a terra e per un attimo la scorza da duro e freddo dispensatore a discernimento di sorrisi o laser mortali cadde a terra.
“Mmmh, so già che me ne pentirò…” Commentò l’uomo.
Marinette rialzò lo sguardo e vide Terabyte estrarre l’ennesimo marchingegno dal suo armamentario, due macchinette simili a piccoli walkie-talkie con cui Terabyte armeggiò per pochi secondi, quindi chiamò a se Marinette e gliene porse uno.
“Per quello che ho visto, sia Chat Noir, ma soprattutto tu, siete degli ottimi elementi. Conoscete bene i vostri punti di forza e sapete superare i vostri punti deboli. Per quel che mi riguarda con un pizzico di spietatezza in più saresti un ottima materia prima per il TIAS”
“Ma come ti ho già detto, le cose nel mio spazio dimensionale cambiano velocemente e presto potrebbero influenzare anche questo lato del portale. Quel giorno potreste incappare in avversari ben più temibili di Treigus Enda, e ti posso assicurare che ce ne sono molti”
“Quel giorno, prendi questo dispositivo, aggancialo a un qualsiasi telefono, chiama un numero a caso e di a chi ti risponde: “Una figlia dell’Impero chiama il maggiore dei suoi fratelli”. In questo modo saprò che mi stai cercando e qualcuno verrà da te”
Una volta concluso il discorso, Terabyte uscì sul balcone pronto ad andarsene, lasciando sia Marinette che Tikki senza parole.
“Ah, un’ultima cosa” Esclamò Terabyte “Abbi pazienza con quel biondino. È un maschio e ha 15 anni, e da che mondo è mondo, in qualsiasi dimensione, un terriano maschio di 15 anni è un idiota, non si accorgerebbe di un’evidenza neanche se ci sbattesse il naso contro”
Marinette si irrigidì imbarazzata, ma Terabyte sorrise.
“Dagli tempo, e magari anche un pugno ogni tanto, tu non lo sai, ma se lo merita”.
Detto questo Terabyte saltò via e scomparve all’orizzonte.
   
 
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