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Autore: ClodiaSpirit_    03/08/2017    0 recensioni
Magnus e Alec dopo la confessione dello Stregone della 2x15. La debolezza dello Stregone lo porta ad aprirsi completamente allo Shadowhunter, mostrando un lato di sé che ha sempre odiato: i suoi occhi da gatto, simbolo della sua natura. Magnus intende mostrarsi ad Alec così per come è, temendo il pensiero dell'altro. « Non c’è niente di brutto in te » aveva detto con così tanta determinazione da far ribaltare in aria le mille convinzioni e castelli d’acciaio che Magnus aveva costruito fin dal momento in cui era venuto al mondo, fin dalla sua infanzia. Da quando sua madre si era tolta la vita per colpa sua, per colpa della sua natura da Nascosto. Aveva ceduto anche se si era ripromesso di non farlo. Ma con Alec era stato diverso.
// Plus altri capitoli basati su altri episodi o di puro pensiero/ immaginazione so stay tuned.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti ^^
Come promesso, sono tornata (piena di scleri dovuti allo scorso episodio) but still, I'm alive.
Forse proverò a scrivere più avanti qualcosa che mi ha ispirato ( tante cose a dire il vero ) di questa 2x18
che è stata un trionfo per i miei, i nostri Malec.
Sono morta dentro per tutti i feels possibili: i flashback, Magnus, Will Tudor come Sebastian\Jonathan freijerfre, la prima volta, Clary che si scontra per la prima vera volta con suo fratello, INSOMMA CHIUDIAMOLA QUI CHE SONO ANCORA PIENA DI EMOZIONI.
Non mi dilungo ancora e vi lascio a questo capitolo che spero vi piaccia. Ho pensato un po' a cosa avrebbe significato vedere Magnus e Alec pensare alla questione "matrimonio", ricollegandomi un po' anche a ciò a cui ha portato la 1x12 e questo mi ha permesso di esprimermi anche sul punto di vista di Alec, ciò che ha significato per lui, dove lo ha portato la sua vita fino a quel momento...
Vabbè, ora vado che è meglio! Buona lettura.
Gnau

Clodia

Focus and go right paths

 

Le mani di Alec accarezzavano leggermente le lenzuola. La seta con le sue svariate pieghe, avvolta intorno al suo corpo. Delicata, si poggiava, incorniciandogli il ventre e spargendo parte della luce provenente dalla larga finestra laterale, che lo colpiva immobile, sul suo corpo. Si girò per guardare affianco a sé, Magnus era disteso su un fianco. La luce colpiva la sua schiena, le punte dei suoi capelli che andavano in qualsiasi direzioni tranne quella adatta, lasciando il resto del suo corpo in ombra. Aveva ancora addosso una lunga collana con alla base una piccola gemma nera. Gli occhi erano socchiusi, due linee curve, che seguivano i tratti a mandorla, la linea della mascella che conduceva alle labbra piccole dischiuse, il respiro regolare del suo petto che si alzava e abbassava, sul quale pendeva il filo della collana. Le mani erano artigliate sul cuscino soffice e i muscoli delle braccia olivastre erano ben visibili sul tessuto spiegazzato. Non serviva altro per destare la sua attenzione. Quello che stava vedendo era qualcosa che, semplicemente, riempiva più di mille altre cose o parole. Era una visione così reale che quasi faceva fatica a guardare quella persona addormentata che gli era distesa affianco e si stupì di come solo fino a un anno fa, le cose erano diverse. 
Se solo gli avessero detto che tutto quello sarebbe accaduto, non ci avrebbe creduto.
Le speranze, i dubbi, i freni ormai abbandonati, l’ istinto che spazzava via la ragione, le regole e dava spazio alla voglia di stare insieme. Le turbolenze non erano certo mancate a entrambi ma era normale, i litigi alimentavano le relazioni e le rendevano inevitabilmente sane, vere.
Alec sentì un leggero sospiro uscirgli appena dalle labbra e senza accorgersene, la sua mano era spontaneamente scivolata su quella di Magnus. Saliva a piccoli tocchi sul palmo , sfiorandone il polso, fermandosi all’avambraccio e ricominciando daccapo. Adorava farlo lo faceva senza pensarci adorava toccare lo Stregone, forse però di meno rispetto alle volte in cui, era l’altro a degnarlo di quelle attenzioni.
Alec sentì un piccolo mormorio.  
L’altro si mosse piano. Gli occhi che si aprivano piano, insonnoliti.
Alec si sporse e premette le labbra su Magnus, scoccandogli un bacio.
« Buongiorno»  sussurrò.
L’altro mormorò in modo strascicato un buongiorno e con gli occhi ancora metà chiusi, metà aperti per abbandonare il sonno, si avvicinò per sfiorare la nuca dell’altro con il naso e appoggiandoci anche il mento con quel leggero accenno di barba.        
« Quante volte ti ho detto che così mi fai il solletico? » la sua voce riuscì a rimanere ferma e secca per i primi secondi, ma non durò molto, ridacchiò quando Magnus continuava imperterrito a strofinarci il naso e a lasciare baci piccoli e umidi « M-Magnus! » lo riprese.
Per tutta risposta quello non lo ascoltò e gli lasciò un bacio lungo la mascella.
Risalì e incontrò le labbra di Alec.
« Mmh » replicò quello. 
« Hai dormito bene? » gli soffiò a una spanna dal viso. Lo sguardo dello Stregone era attento, premuroso e anche, malizioso, conoscendolo. Alec gli circondò le braccia intorno ai fianchi.  
« Sì, non posso lamentarmi, tu?»  
  « Beh, a parte il tuo leggere russare... »  quello lo guardò, l’aria offesa, le sopracciglia che quasi si toccavano e Magnus si intenerì. Ribatté, prendendogli il mento con un dito. « Alexander, accettalo, tu russi. Ma ormai è come e se non ci facessi più caso, mi sono abituato al tuo adorabile russare. »             
« Pff » replicò scocciato Alec.
Lo Stregone ispirò a fondo e sorrise piano. Un sorriso allungato, non aperto, ma pur sempre pacato, sereno. La sua mano poggiata sul petto nudo coperto di rune dello Shadowhunter.
Restarono in quella posizione a per un po’ il viso poggiato sulla spalla sinistra di Alec, le braccia che circondavano la pelle e la accarezzavano come a cercare di imprimerne a memoria la delicatezza, la ruvidità, i punti sensibili. Era stato un po’ nuovo per lui abituarsi a quella routine. Non ricordava più quando aveva smesso di frenarsi e lasciarsi finalmente andare davvero. Era stato un impeto e la cosa più naturale che potesse accadergli. Un attimo e si ritrovava a non studiare niente, a non pensare a qualche strana formula per raggiungere i centimetri di pelle o per conoscere cos’era provare piacere. Alec aveva abbracciato se stesso, piano e poi senza più paura. Alec era stato sempre dettato dalle leggi più che dal cuore a livelli intenzionali, involontari, prima che Magnus si presentasse, gli lasciasse spazio a tutto quel mondo. Un mondo che era stato chiuso per troppo tempo.


**


«Alexander » la voce flebile di Magnus lo riportò a terra
« Sì? » il pollice che lentamente sfiorava la pelle nuda.
Lo Stregone spostò il viso su di lui, con il mento poggiato tra la spalla e l’inizio del petto. Sembrava voler dire qualcosa e allo stesso tempo, tacere.
« Non mi era mai successo. Voglio dire in settecento anni e passa, ho conosciuto tanta gente, tanti diversi tipi di mentalità, approcci davvero troppo ostinati alla vita o per niente disposti a farsi valere » il suo sguardo mentre parlava si spostava continuamente dalle sue mani, a un punto indefinito della stanza mentre Alec lo ascoltava curioso, incerto su dove volesse andare con quelle parole « Certe volte ho voluto non avere a che fare con gli stessi Nephilim. » Questa volta gli occhi che si concentrarono nei suoi « Con il loro atteggiamento superbo o bigotto, con il loro sangue che pensa di dominare il mondo in un colpo solo, vedi Valentine. » il suo tono si fece amaro e sentì di essere fin troppo osservato apprensivamente dall’altro. Lo sapeva, Alec era fatto così. Riprese.  
« Ma non mi era mai successo di percepirne un’altra loro visione. Tua sorella Isabelle, ad esempio, una combattente, forte ma fragile, protettiva con te, con la vostra famiglia; Clary piccola ma che riesce a tirar fuori dal peggio sempre una soluzione o, anche Jace, anche se mi costa ammetterlo. » sospirò.
Alec alzò un sopracciglio.
« E io? »
«Mmh, tu » gli fece il verso. Alec lo riprese, il viso che si trasformava in un’altra espressione.
« Sì, io » aggiunse cauto, un po’ serio.
« Alexander, » il modo in cui Magnus riusciva a pronunciare il suo nome di battesimo, in modo sonoro e armonioso gli faceva venire voglia di imprimerlo nella sua testa e di rimandarlo indietro ogni qual volta ne avesse voglia. D’altro canto, solo a lui era concesso chiamarlo per intero, non gli aveva mai dato fastidio che lo facesse, non avrebbe mai voluto che smettesse di dirlo in quel modo « Tu sei stata l’eccezione a tante dicerie tra il mondo di Nascosti e non. Sei stata la prima di tante cose… avendone viste così tante pensavo di aver già avuto un pieno esempio di cosa aspettarmi e invece hai buttato giù tutto quello che pensavo di aver già provato, visto, toccato letteralmente. Sei... » gli occhi due pietruzze verdi limpide, chiare per via della luce che vi batteva contro, le labbra che si addolcivano in un sorriso appena visibile, il naso su cui batteva una striscia luminosa « Sei un guerriero. Sei tante cose. Testone, orgoglioso …»
« Senti chi parla - »
L’indice di Magnus andò a piazzarsi sopra la bocca dello Shadowhunter per zittirlo. Alec roteò gli occhi e sorrise, scontrandosi contro l’ordine del Nascosto. Ricordava ancora la prima volta che lo aveva fatto, uno dei primi loro incontri, pensò.
« Ma sei anche adorabile. Hai questa... questa qualità di sorprendermi, ogni volta. Anche la cosa più banale. È assurdo, ricordo di essermi innamorato prima, » la voce che si era fatta quasi liquida, sfumò piano « ma questo è diverso »  
Alec lo guardò rilassato, sorridendogli così ampiamente che Magnus sentì subito un calore gentile, premuroso, prenderlo in pieno - ma non era per niente irruento - era piacevole. Lo guardò così ma pur sempre confuso.
« Ed è una cosa... insomma, va bene? » chiese.
« Diciamo che è la possibile traduzione di: questo non è mai successo o meglio è successo, ma è completamente più intenso. È come se stessi vivendo le cose per la prima volta. È... nuovo. Anche per me. »
« Lo so »
« Lo sai?» gli fece di nuovo il verso e Alec lo ignorò anche se, non poté fare a meno di guardalo fintamente offeso.
« Lo hai...detto più volte. Insomma, le tue esperienze, ti hanno insegnato cose... tante. Ma, io » si portò i capelli indietro con la mano libera Io non... non sono mai stato la causa di questo. Voglio dire, non sono mai stato Jace ad esempio. »
« Ed è un bene. » Magnus aggrottò la fronte , una smorfia, ma era sollevato.
Alec rise, ma lo riprese subito.         
« Sai cosa intendo! Non sono mai stato notato o ricevuto attenzioni in quel senso. Non ho mai sconvolto lo stato d’animo di nessuno. »
« E non solo quello. »
Ci fu una breve pausa e Alec colse un guizzo negli occhi felini dell’altro.  
« Non sei stato tanto la causa, ma ciò che ne è venuto dopo beh... Alec, tu non sei Jace. Ma è proprio per questo che mi hai colpito. Tu eri quello timido, in un angolo, all’ombra dell’aitante ragazzo che sembrava primeggiare. Per me è stato l’effetto opposto. »
Alec gli rivolse uno sguardo pieno. « Se ti stai chiedendo il perché, non lo so nemmeno io, ho capito subito che pensavi di essere inferiore a qualcosa di inesistente. Jace è conosciuto per le sue vittorie, tu per le tue. E credo sia giusto così. Il legame che vi unisce è speciale, sarete anche parabatai ma non potreste essere più diversi. »
« Le mie vittorie sono ben altre dalle sue. Gli voglio tanto bene, è un fratello per me ma, non è tanto questo il punto, » cominciò, sistemandosi meglio sul cuscino e portando Magnus quasi sopra di lui con quel movimento « Non sapevo chi ero. O meglio, ne avevo una vaga idea: uno Shadowhunter. Sì, ma poi? Chi ero io? Cosa sentivo? Jace è stato quasi sempre il mio esempio, . E anche per un grande periodo e credevo fosse giusto, fosse facile così. E lo era. Lo è stato. Quanto può esserlo scegliere un arma affidandoti solo e unicamente agli insegnamenti dell’altro sul campo. Ma non sempre lo è, non lo era per me… avevo cominciato a realizzare da solo. Non con pochi aiuti...ma l’idea di buttarmi in quel mare pieno di giudizi e pareri mi scuoteva dentro. È stata una fase lenta e veloce, insieme. Poi è arrivato un momento in cui non ce l’ho fatta più e mi sono detto stanco. Stanco. E quindi ho deciso di accettarmi. Era ora che lo facessi. E Jace era solo il primo di una serie di segnali che me lo hanno indicato. »
« Quindi, fammi capire, sono stato uno di quei tanti segnali per te? » borbottò confusamente ma Alec riconobbe quel pizzico di ironia in nel tono dell’altro. Questa volta, Alec si mosse di più e lo Stregone gli finì definitivamente sopra, letteralmente. Colto di sorpresa, quello avvinghiò le braccia al suo collo.
« Se pensi che un segnale ti sembri sexy, allora, accomodati pure. » scherzò sotto lo sguardo vigile di Magnus che fece finta di imbronciarsi.
« Alexander Gideon Lightwood, vuoi tu prendere Segnale Magnus Bane -»
Alec non si trattenne dal ridere e lo zittì subito prendendo le sue labbra con le proprie
Il bacio iniziò cauto. Le dita pieni di anelli andarono a cercare e si artigliavano a quei capelli neri e completamente disordinati. E subito dopo pretesero di più, facendo sì che il loro incontro diventasse un po’ più profondo, le lingue che si scontravano, il sapore dell’uno nella bocca dell’altro, lasciandoli entrambi senza fiato. Poi lampeggiò un pensiero: Magnus aveva accennato al matrimonio. La testa di Alec si annebbiò ancora di più.
« Non ti sembra un po’ presto, insomma, per-» disse esausto, la sua voce a corto di fiato.
« Alexander, rilassati, stavo solo scherzando » cercò di rassicurarlo lo Stregone.
Alec sapeva che Magnus stesse solo ironizzando come faceva di solito per tirarsi fuori da una situazione scomoda, ma non aveva mai realmente preso in questione l’argomento neanche lontanamente, tanto si era abituato con quella routine, in quel loft. In quella che ora era casa.
Ma in risposta, contrariamente a quanto già sapesse, il suo viso si tinse di uno strano colore. Lo Stregone cercò di rimediare. « Cioè, intendo, forse un giorno. Niente è prevedibile, non sappiamo cosa succederà, ed è questo il bello. Tutto è inaspettato, come tu stesso hai detto , godiamoci adesso, il presente. Quello che è ora, che è adesso. » Gli accarezzò una ciocca bizzarra di capelli neri, riportandogliela dietro l’ orecchio. Alec ora era decisamente più colorito di prima ma sembrava ancora stranito, più silenzioso. Magnus cominciò quasi a sudare. 
« Alexander- »
« Sì, ed è quello che voglio fare » il suo sguardo era così forte e deciso, ancorato a quegli occhi a mandorla speciali « Questo. E non so cos’altro più in la, non ora ma... » appoggiò la fronte contro la sua « Non voglio tagliare fuori nessuna possibilità. »  deglutì e rialzò il suo sguardo.
Magnus lo baciò in modo premuroso sul naso. 
« Neanch’io Alexander, neanch’ io.» fu tutto quello che disse.
Ma Alec lo sapeva.

Quando troviamo qualcuno, quel qualcuno è per la vita.
Noi Shadowhunters ci leghiamo così tanto a quella persona che diventa l’unica per noi, la sola, anche dopo la sua morte.


Riecheggiarono le parole di centinaia di compagni Nephilim in battaglia nella sua testa e la voce di suo padre, Robert. Aveva ricordato mentre baciava sua madre durante una delle tante cene Lightwood a Idris o quando certe volte era più Isabelle che lui stesso a chiederlo al padre. L’episodio gli provocò subito una grande malinconia tanto da portarlo a stringersi più forte a quel sentimento opposto e più positivo che non lo avrebbe deluso: lui non era suo padre. E sapeva che prima o poi sarebbe successo, niente è prevedibile e imprevedibilmente si era sentito legato al suo mondo delle ombre, tanto quanto si era sentito in quell’istante, lì, come a volerlo cristallizzare, stretto con Magnus in quel letto. 
Alec sentì un rumore bussare tra quel pensiero che si era fatto fitto nella sua testa. Un piccolo attimo di quiete, dopodiché lo stesso suono riprese, un tono un po’ meno confuso.
« Terra chiama Alec, » sentì la risata di Magnus arrivargli chiara all’orecchio. Gli occhi giallo gatto erano posati sui suoi incuriositi, studiosi « A cosa stai pensando? » mormorò piano.
Gli rivolse uno sguardo sincero.
« Hai paura del matrimonio? » la buttò lì, senza neanche pensarci troppo. Magnus storse un po’ la bocca, preso in contropiede, la fronte che si corrugava leggermente mentre ci meditava e gli occhi umani che ritornavano.
« Non direi paura, » si guardò le unghia per un momento « Ma devi ammettere che è una cosa grande, Alexander, voglio dire, un grande passo » sottolineò con più enfasi «Ti cambia, cambia la vita, la concezione di ogni singola cosa, responsabilità, diversi bisogni che una persona mette e affida nelle mani dell’altra e non ... » sospirò pensando veramente a cosa significava l’istituzione del matrimonio, avendone sentito parlare e non, ad averlo visto con i suoi occhi in diverse anime legate senza costrizione  «Non ci sono mai passato prima »  chiarì.  
« Beh, nemmeno io. »
Magnus lo guardò torvo. Il petto nudo che si sporgeva, il peso che si spostava sui gomiti come a sorreggere lo sguardo quasi di fuoco. Alec lo seguì e alzò le mani di rimando, in segno di resa.   « In mia difesa non era una vera promessa, né un vero matrimonio … Lidia lo sapeva, mia sorella, Jace, Clary... tu. È stata Izzy dietro a tutto, cioè, poteva anche esserlo ma non sono andato fino in fondo! »  
Lo Stregone arricciò il naso infastidito.  « Beh, l’atmosfera era pur sempre quella »
« Perché voi avete un modo diverso di …di festeggiarlo?»                                                             
« Ah! » lo pizzicò a un braccio, la faccia vittoriosa « Allora ammetti che era un vero ricevimento!»
Alec roteò gli occhi. 
 « Il matrimonio richiede rispetto, fiducia, »                                     
« Tutte cose che uno Shadowhunter venera: onore, presenza, impegno-»  Alec lesse un tono di scherno nella sua voce, quasi come se Magnus volesse sottolineare qualcosa con fin troppa precisione.         
« Amore, richiede amore »  lo guardò limpido, senza bisogno di difese « Rispettavo Lidia, mi fidavo del suo giudizio, era vicina e conosciuta alla mia famiglia, l’onore per restaurare il nome dei Lightwood, »           
« Ma non la amavi»   
Alec annuì. Lo Stregone sospirò calmo e l’altro gli circondò la spalla con il braccio per poi farsi velocemente strada scendendo sulla schiena. Le mani olivastre che si lasciarono scivolare sul petto di Alec, abbandonandosi a quella pelle calda, a tratti ruvida per via delle cicatrici. Ci fu un attimo di silenzio, un silenzio che non pesò a nessuno dei due: si guardarono muti leggendo forse ciò che l’altro stava pensando. Poi lo Stregone parlò « Non era un vero matrimonio ma c’erano le decorazioni, l’altare, i fiori, gli invitati, la sposa...  »
« L’imbucato» lo fermò Alec, scoppiò a ridere.
Magnus lo accompagnò, le rughe di espressione e riso che si formavano sotto ai suoi occhi, la bocca e i denti che si mostravano.  Stupido Nephilim. Adorabile stupido Nephilim.                                                                       
Ma lo Stregone subito dopo si ricompose, assumendo quasi un atteggiamento fiero, intoccabile.
« Quell’imbucato è stata la cosa migliore del matrimonio, di quel giorno, forse anche che tu abbia mai avuto » disse sfacciato.
 
« Alec, che cosa diamine stai facendo? »  Alec aveva accelerato il passo spostandosi al centro della navata, superando una Maryse abbastanza scioccata  e dicendole soltanto:
« Basta »
Tutto il resto, il peso di ciò lo divorava dentro, la stanchezza e il voler rompere e uscir fuori, lo avevano portato a baciare Magnus di fronte a tutti.
 
In effetti, non sapeva cosa avrebbe fatto se non fosse arrivato quel giorno, irrompendo in sala. La chiacchierata con Jace  il giorno prima lo aveva di certo aiutato a mettere in ordine i suoi pensieri, ma aveva comunque messo in piedi tutto quello, costringendosi che sarebbe andato bene, i suoi genitori sarebbero stati contenti, il Clave avrebbe approvato. Lui se ne sarebbe fatto una ragione. Ma la ragione non era cuore. Alec lo guardò in un modo che Magnus non seppe interpretare - o almeno ci provò fallendo miseramente.
« È stato il mio primo bacio » era uno Shadowhunter eppure la sua voce era così piccola in quel momento, così fragile e priva di filtri.                                                                                                      
« Non credo che dimenticherò facilmente » mormorò perdendosi nel ricordo - era passato un anno e forse più di qualche mese - ma Magnus sentiva ancora lo sguardo fulmineo dello Shadowhunter che con fare disinvolto e un po’ inesperto, aveva camminato a grandi falcate per raggiungerlo facendo pensare per un millesimo secondo allo Stregone che volesse soltanto invitarlo a uscire e invece tutto si era rivelato fuorché quello...  «Tu che cammini lungo il tappeto e - »
« Non stavo pensando appena arrivato al centro della stanza - giuro - ho creduto di stare per scoppiare, non riuscivo a respirare. Ma poi eri arrivato tu, hai attraversato così in fretta la stanza - ho pensato che era la mia occasione, era il momento giusto o quello, o mai più - e non avevo altra scelta. In realtà la avevo sempre avuta, solo che avevo una paura matta, una paura non necessaria, una paura forte e amara, ma ne sono uscito, » si avvicinò e un piccolo bacio andò a posarsi sulle sue labbra « Magnus io ti amo » e il suono deciso, determinato che gli era insito e quel modo che aveva di pronunciare quelle parole che scuoteva sempre lo Stregone. Non importava quante volte avrebbe provato a ripeterselo , Alec sarebbe riuscito sempre a prenderlo alla sprovvista ed era qualcosa di talmente intenso, inconcepibile addirittura a se stesso «  E se c’è una persona, una sola, che anche solo lontanamente mi porterebbe a compiere quel passo, saresti tu. »                                                      
Magnus gli sorrise luminoso, stava per dire qualcosa che avrebbe reso l’aria piena di miele o qualcosa di scontato e simile, ma decise la sua piena modalità sfacciata e quindi, optò per altro.
« Non sarò certo Lidia Branwell ma, ne sarò onorato, Alexander» lo guardò furbo e divertito mentre Alec lo avvicinava di più.                                                                                                                     
« Ed è meglio che tu lo sia, perchè potrei farmi consigliare da Catarina stessa per i metodi su come eliminare il Sommo Stregone di Brooklyn » lo sfidò.                     
Gli occhi dello stregone erano ridotti a due fessure.         
« Non ti conviene sfidarmi, Lightwood. » i suoi occhi felici si accesero con un solo scatto improvviso.              
« Ah, altrimenti? » il suo viso così vicino a quello di Magnus, gli occhi fissi sulle labbra, il sorriso sornione che già sapeva cosa sarebbe successo da lì a poco. In un solo attimo infatti, lo Stregone agì, balzò sedendosi tra le gambe di Alec e si appropriò della sua bocca, esplorandone il palato e infilandoci insolentemente la lingua. Sentì Alec mugolare, annaspare e appoggiare le mani al suo collo per spingerlo contro di sé. Più sentiva la sua presenza, più sentiva calore e più voleva. Magnus si ritrovò ora, sotto di sé, uno Shadowhunter perso, col fiato corto , il pomo di adamo in vista ma nonostante ciò, non mollava a distendere le pieghe del suo viso in una smorfia ma bensì in un sorriso stanco, sudato. Il suo sguardo felino si spense e sfacciato e beato disse:
« Ti avevo avvisato, tesoro»

   
 
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