Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug
Segui la storia  |       
Autore: Dearly Beloved    04/08/2017    2 recensioni
Tre anni dopo la sconfitta di Papillon, Parigi è tornata alla sua routine e sembra ormai aver dimenticato i suoi paladini, per i quali, però, il finale di questa storia di amicizia, coraggio e amore, non è stato per nulla lieto.
Ma è nel momento esatto in cui un gatto nero, stanco di combattere, decide di gettare la spugna, che l'amore che ha sostenuto le gesta dei due eroi dal principio della loro storia gli garantirà la forza necessaria per ritrovare la sua coccinella.
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Prologo






Quella notte, il cielo di Parigi non era cosparso di stelle: ospitava solo una grande, enorme luna piena, che illuminava di luce lattea il grande fiume.
Dall’alto del ponte, un gatto nero ne osservava rapito la superficie, domandandosi perché sotto quel cielo l’acqua sembrasse tanto densa e impenetrabile. Se qualcosa ci fosse per sbaglio finita dentro, la corrente non l’avrebbe mai più resa indietro. Quanti segreti aveva da sempre il compito di celare agli occhi del mondo, la Senna?
E, forse, quello di essere inghiottito per sempre nelle sue acque sarebbe stato il destino più coerente per il minuto oggetto che l’eroe di Parigi teneva delicatamente sul palmo della mano. Un semplice orecchino rosso, così banale da poter essere difficilmente considerato un gioiello vero e proprio. Aveva piuttosto l’aspetto di uno di quei pezzi di plastica contenuti nelle uova di Pasqua e spacciati per sorprese, in grado di assumere un qualche valore solo agli occhi di un bambino in un giorno di festa.
Quell’orecchino aveva raccolto in sé i sogni dell’intera Francia, l’aveva protetta dalle più cupe minacce e aveva alimentato la fantasia e il senso di giustizia dei suoi abitanti. La più grande rivoluzione dopo il 1789, ridacchiò tra sé e sé.
Ma, prima o poi, il tempo delle avventure e dei sogni giunge al termine, pensò Chat Noir. È una regola che vale per tutti.
Anche per noi.
La magia a quel punto svanisce, un pezzo di plastica si spoglia del suo incanto e ritorna ad essere un pezzo di plastica.
Nessuno si sarebbe meravigliato al pensiero che il legittimo proprietario non si fosse preso la briga di reclamarlo, per quanto poco valeva.
Eppure, sorrise amaramente Adrien Agreste sfilandosi un anello altrettanto privo di valore, un tempo esisteva chi avrebbe ucciso, pur di mettere le mani su quell’orecchino, sulla Francia e sui suoi sogni.
Il compagno… doveva averlo ancora lei. Ovunque fosse.
Decise di non gettarlo.

Il tempo era ancora fermo.
Nemmeno Fu aveva detto di sapere quando le lancette avrebbero ripreso a muoversi, ma due piccole anime, immerse nella notte senza stelle, temevano quell’istante.
Nel frattempo, il mondo stava cercando di ritrovare il suo equilibrio. Ogni cosa stava riprendendo lentamente, a fatica, ma inesorabilmente, il posto che le spettava, Adrien lo sapeva.
Meno che una.
Dal balcone che aveva ospitato infinite volte i loro incontri, le loro chiacchiere – quegli stupidi battibecchi che, anche nell’anormalità più completa, conservavano sempre il sapore di familiarità per il quale tanto li amava -, …insomma, dal primo posto che aveva considerato casa propria dal giorno della scomparsa di Martine, si poteva ammirare sempre una Parigi stupenda.
Quel sentirsi “al posto giusto nel momento giusto” che Adrien aveva cercato per una vita intera, l’aveva trovato lì. Sul balconcino di quel grazioso palazzo.
E dentro quegli occhi.
«Che ne sarà di noi? »
«Tornerai da tuo padre, avrai il lieto fine che meriti. »
«E tu-»
La ragazza si fiondò tra le sue braccia, impedendogli di completare la frase. Una domanda alla quale non avrebbe mai saputo rispondere.
Lui rispose stringendola a sé con tutte le sue forze. Quelle spalle minuscole che stava avvolgendo nel più disperato abbraccio della sua vita avevano sorretto il mondo.
«Io sono qui, adesso. Mi senti, Adrien? »
 
Il bellissimo giovane si rimangiò una lacrima senza riuscire a trattenere un sospiro. Poi, determinato a parlare con un tono quanto più dignitoso possibile, si rivolse all’oscurità.
«Era il termine di scadenza, Plagg. Sai cosa vuol dire, vero?»
Dopo qualche secondo di silenzio, la notte rispose. «Ngh…»
Due lucciole verdi presero a fluttuargli nervosamente attorno.
«Sono passati tre anni, e chissà quanti ancora ce ne vorranno per portare via questa tristezza! Il mio stomaco al solo pensiero…»
«Fermo lì, so dove vuoi arrivare!» intervenne Adrien simulando quanta più spensieratezza possibile.
«…non credo di essere abbastanza ricco per regalarti tutto il Camembert di cui avresti bisogno per superarla, amico mio.»
Plagg mugugnò qualcosa, irritato, e il suo portatore sorrise.
Rimasero in silenzio per qualche minuto, ad ascoltare il rumore del corso d’acqua che fluiva sotto di loro.
«Sai, si respira l’aria una di quelle serate in cui vegliavamo sulla città sentendoci i gatti-padroni di Parigi,» notò il kwami tentando di nascondere la nostalgia, «ma in realtà… stiamo per dirci addio, vero?» chiese poi mesto, abbassando le orecchie e andandosi a posare sulla sua spalla.
Non ne avevano mai parlato esplicitamente, ma sapevano entrambi quale sarebbe stata la procedura da seguire al termine dei tre anni di speranza che Fu aveva concesso loro.
«Domani mattina restituirò il Miraculous al Guardiano, e lui, lo sai bene, saprà prendersi cura di te come io non sarei mai in grado fare, e com’è giusto che sia… fin quando il mondo non avrà bisogno di un nuovo eroe.»
Si guardarono negli occhi senza aggiungere altro: entrambi sapevano bene che nessun gatto nero sarebbe mai più comparso di nuovo, senza una coccinella pronta a ricreare quanto lui avrebbe distrutto.
«Sei il primo portatore che mi considera un amico, Adrien. E anche io…»
A quelle parole del kwami, complice la penombra, il giovane si concesse il lusso di versare un paio di lacrime, silenziosamente.
Plagg finse di non vedere, e continuò: «Sono certo che, anche fuori dal tempo limite, lei tornerà da te. Eravate destinati dall’inizio, da prima che il Maestro vi trovasse».
Adrien lo prese sul palmo di una mano, e gli carezzò la testolina. In tutti quegli anni Plagg non aveva mai ammesso di apprezzare un certo tipo di esternazioni affettuose, ma sotto quella luna decise di venire incontro alle carezze del giovane, tremolante, nel tentativo di trattenere a stento qualche singhiozzo. Ad Adrien sembrò ancora più piccolo di quanto fosse realmente.
«Lo credo anche io, Plagg. Per questo, contro la mia razionalità e contro ogni saggio consiglio, non riesco ad andare avanti. Potrei continuare ad aspettarla per sempre, e, anche se non dovessi rivederla mai più, non riuscirei a considerare errori gli anni di solitudine trascorsi, o quelli che mi attendono. Se è per lei, ogni cosa è la più giusta. Anche l’attesa, o questa tristezza.»
«Anche io aspetterò con te. Anche se non saremo più insieme, sarà esattamente come se lo fossimo.»
Finalmente il ragazzo si aprì in un sorriso vero, di gratitudine.
Plagg lo percepì e si sentì a sua volta più leggero. Adrien sapeva perfettamente cosa intendeva dire l’amico: anche lui attendeva con amore il ritorno di qualcuno. Se l’erano ripetuto a vicenda tante volte, per farsi coraggio: sperare in compagnia è meglio che farlo da soli. A sperare da soli ci si sente pazzi.
E se, o meglio, quando poi un giorno loro avrebbero fatto ritorno, allora i due avrebbero condiviso la stessa immensa felicità, e la loro pazzia sarebbe stata premiata.


«Sì, ti sento, Marinette








 

 

 





Note dell’autrice svitata:

Grazie per essere giunti fin qui, davvero, sono felicissima di pubblicare per la prima volta dopo anni qualcosa… (anche se non so bene cosa). Essendo trascorso molto tempo dall’ultima volta che ho scritto per un pubblico, sono anche piuttosto nervosa. Ammetto di aver avuto difficoltà con la stesura di questo capitolo, per quanto breve: ho temuto (a ragione) di non sapermi più esprimere in un corretto italiano, e poi le dita digitavano furiosamente mentre il cervello non seguiva con altrettanta rapidità, con il risultato che non ho la più pallida idea di come sia uscito. Se notate qualcosa che non va nel capitolo fatemelo notare, e provvederò a correggere. Sono qui per imparare, quindi mi serve il vostro aiuto (^o^)/
Vi dico che, al pensiero di incontrare questi personaggi che tanto adoro, mi bollivano dentro troppe emozioni forti. Speriamo bene.
Per quanto riguarda la storia, non so dove tutto questo mi condurrà, ho abbozzato le linee generali della trama ma spero che i prossimi capitoli si scrivano da soli come questo (magari gradirei più cooperazione dita-cervello, però ç_ç). Vi avverto che i tempi di questi primi capitoli saranno piuttosto lenti e alternerò i pov in maniera abbastanza disordinata, ma tentando di seguire una certa coerenza di trama. Con le long ho pochissima esperienza.
Orsù dunque, Fandom di Miraculous, ammetto di non conoscerti, ma ho molta voglia di scoprirti! Aggiornerò il prima possibile!

Sempre grata,
Dearly B.

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug / Vai alla pagina dell'autore: Dearly Beloved