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Autore: Allys_Ravenshade    08/08/2017    3 recensioni
Racconterò una storia.
Quella di un’allenatrice di pokèmon il cui unico sogno era quello di raggiungere la vetta e di far valere propri Ideali…....prima di incontrare lui.
Questa ff narra le vicende dei personaggi di Pokemon Black&White dopo la fine del gioco, per rivelare cos’è successo dopo quel fatidico addio a cui nessuno di noi si è totalmente rassegnato.
[ToukoxN]
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Blu, Blue, N, Red, Touko
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Triangolo, Violenza | Contesto: Videogioco
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Atto I.



Il Suo nome


La ragazza correva a perdifiato lungo i corridoi dell'immenso castello sorto come per magia dalle fondamenta della Lega;
sapeva che correre non sarebbe servito a niente se non ad alimentare ulteriormente l'ansia che già percepiva in quel momento, ma i suoi piedi non volevano proprio saperne di rallentare - camminare tranquillamente, in una situazione del genere, le sarebbe sembrato un atto forzato, innaturale, che le avrebbe richiesto una dose di autocontrollo del quale non disponeva.
Per i corridoi desolati si udivano solamente il suo respiro affannato e il suono che gli anfibi producevano picchiando sul pavimento di marmo, fino a quando  non si fermò per riprendere fiato e decidere come agire; si sentiva un po' stupida - aveva corso per dieci minuti buoni senza sapere dove stesse andando e non prendendo alcun punto di riferimento per orientarsi all'interno dell'immenso covo del Team Plasma e proprio mentre stava prendendo in considerazione l'idea di fare dietro front e ricominciare la folle ispezione di quel labirinto, sentì due mani che l'afferravano da dietro.

L'urlo che aveva minacciato di rompere i timpani del presunto aggressore non uscì mai dalla gola dell'allenatrice, che venne bloccata da due braccia gracili e fortissime allo stesso tempo. 
Ci mise qualche secondo a capire di chi si trattava << Tu sei uno degli scagnozzi di Ghecis?! >> proruppe con un filo di astio nella voce.
 <<  Sono un membro del Trio Oscuro. Il mio padrone, N, mi ha mandato da te per guidarti >> il ninja si girò dando la schiena alla brunetta << Oltre a quella porta troverai le due Muse, Antea e Concordia... >> disse indicando un'apertura nella parete alla quale la ragazza non aveva fatto caso prima di quel momento << Loro metteranno in sesto la tua squadra; N vuole fronteggiarsi con te come tuo pari, non gli interessa vincere contro un allenatore svantaggiato >>
e detto ciò, il misterioso individuo sparì, con la discrezione che solo i ninja possiedono, lasciando nuovamente la ragazza sola nell'immenso corridoio.

Lei si guardò un po' attorno, indecisa sul da farsi, finché non si convinse a varcare la soglia della stanza a cui era stata indirizzata; se si fosse mostrato necessario, avrebbe fronteggiato il sovrano del Team Plasma anche con un pokèmon solo - non si sarebbe mai tirata in dietro - ma dato che si era presentata l'occasione, pensò fosse meglio cogliere la palla al balzo e far riposare un po' la sua squadra, ancora debilitata dalle numerose lotte contro i Super Quattro, sperando che non si trattasse di una trappola architettata per metterla fuori gioco definitivamente.
Oltre la porta c'era una piccola sala arredata con gusto ed eleganza, come il resto del castello d’altronde, e al centro di questa erano mollemente poggiate su una poltrona due fanciulle dalle parvenze di dee.
La brunetta si avvicinò, un po' in soggezione. 
<< Ti stavamo aspettando! il nostro principe ci aveva preannunciato il tuo arrivo >> disse la prima; i lunghi capelli rosa pastello le ricadevano lisci sulle spalle fino a sfiorarle la vita stretta e la sua pelle candida non mostrava alcuna imperfezione: non una ruga, un neo, una cicatrice. sembravano giovanissime, una ventina d’anni al massimo, ma i loro occhi trasmettevano una saggezza e una maturità senza tempo.  
<< Siete voi le Muse? >> Che domanda sciocca - pensò tra sé - come se la totale assenza di esseri animati nel giro di miglia non fosse un indizio sufficientemente lampante; senza contare il fatto che l’aspetto di quelle due fanciulle così eteree e perfette bastava a stroncare ogni dubbio sul nascere. 
<< Mmh...mi hanno detto di venire qui...per far riposare i-i miei compagni! >> non sapeva neanche lei perché si sentisse così in soggezione di fronte a quelle due ragazze; lei, che non aveva mai abbassato lo sguardo neanche di fronte al Campione della Lega...ma, riguardandosi dall’esterno, si sentiva così insignificante vicino a loro che, per un attimo, una piccola sciocca parte di lei si vergognò dei vestiti sgualciti e dei capelli spettinati e desiderò svignarsela il più velocemente possibile. 
La rosa, ignara dei pensieri paranoici che affollavano la mente della brunetta, fece un cenno con il capo a quest’ultima, suggerendole di porgerle le sue sfere pokè che, dopo pochi minuti, erano di nuovo nelle mani della loro proprietaria.
<< Ora i tuoi amici sono nuovamente in piena forma! - disse con un sorriso materno sulle labbra - Ricorda che gli allenatori non lottano allo scopo di ferire i propri pokèmon...anche N lo sa, nel profondo del cuore, ma forse non è ancora capace di ammetterlo. Troppi giorni tristi e solitari ha passato nel castello... >>.
<< Fin da piccolo N, crescendo assieme ai pokèmon, ha vissuto lontano dagli uomini >>  a parlare, questa volta, era stata la seconda Musa, che era rimasta in silenzio ad ascoltare fino a quel momento. << Pokèmon traditi dai loro allenatori, maltrattati, feriti... erano queste le creature che Ghecis gli portava. N ne ha condiviso il dolore, pensando solo ed esclusivamente al loro bene...ed è così che ha deciso di mettersi alla ricerca della verità. N è un ragazzo così innocente e puro... >>
<< Ma non c’è nulla di più bello, e al tempo stesso spaventoso, dell'innocenza >>. Quell'ultima frase era uscita dalla bocca dell'allenatrice senza che ci avesse pensato, ma mai come in quel momento era stata certa dell'assoluta veridicità delle sue parole. Sì, N era innocente, era puro, ma proprio queste sue caratteristiche lo rendevano risoluto e temibile. Durante il suo viaggio la brunetta aveva imparato a capire N meglio di quanto lei stessa si aspettasse, aveva imparato a rispettare i suoi ideali e, allo stesso tempo, a far valere i propri...era rimasta affascinata da quel ragazzo, così fragile e così appassionato e più di una volta aveva provato l'impulso di proteggerlo da tutta la corruzione che lo circondava.
<< Vi ringrazio, ma ora devo andare...N mi sta aspettando! >> con un ultimo cenno di ringraziamento, la ragazza uscì di corsa dalla stanza arrivando finalmente ad una svolta del corridoio.
Era appena arrivata in cima ad una scalinata, quando qualcosa la spinse a fermarsi; al monotono suono dei suoi passi si era unita una dolce melodia lenta e un po' acuta: un carillon. 
L’allenatrice si guardò attorno: cosa ci faceva un carillon nel covo del Team Plasma? 
La melodia proveniva dalla stanza alla sua sinistra, la porta socchiusa sembrava un invito ad entrare e la fanciulla, curiosa com'era, non tardò a posare la mano sul pomello.


Davanti a lei si apriva una stanza immensa, che avrebbe potuto inglobare tranquillamente più della metà di casa sua, ma questa sala aveva qualcosa che non andava: a confronto con il resto del palazzo stonava terribilmente.
Le pareti erano tinteggiate con colori pastello, sul pavimento erano sparsi così tanti giocattoli da far invidia al più fornito dei negozi; un trenino radiocomandato giaceva abbandonato accanto ad una pila di mattoncini lego e le rotaie su cui un tempo aveva sfrecciato, ora serpeggiavano in disuso in complessi percorsi lungo tutta la camera. Il carillon, del quale la brunetta aveva sentito la melodia, si trovava in un vecchio baule rovesciato insieme ad un mucchio di palline dalle tinte e le dimensioni più svariate, e tutt'intorno c'era un gran numero di pastelli colorati e fogli scarabocchiati.
La ragazza prese uno dei disegni dal pavimento: un bambino con un'improbabile capigliatura verde teneva per mano quello che doveva essere un Reuniclus. Nessuno dei due sembrava felice.
<< N... >> la brunetta si stupì nel realizzare che alcune lacrime avevano cominciato a rigarle il viso, si sedette per terra stringendo al petto il disegno che un N fanciullo aveva scarabocchiato molto tempo prima. Chissà quanto doveva aver sofferto...quel bambino, rinchiuso in un castello fatto di bugie, dolore e disperazione. 
Non poteva abbandonarlo. 
Forse gli ideali di N avrebbero portato la pace ad Unimia, o forse l’avrebbero fatta sprofondare nel caos, ma una cosa era certa: lei non avrebbe permesso che ricadesse tutto unicamente su di lui. Avrebbe cercato di proteggere il più possibile quel bambino, qualunque decisione esso avesse deciso di prendere, giusta o sbagliata che fosse.
Si rimise presto in piedi e, dando un ultimo sguardo a quella triste stanza, uscì. 
Gli occhi erano ormai asciutti quando si ritrovò davanti ad un portone enorme; un brivido le percorse la schiena, non tanto per l'imponenza dell'arcata, quanto per l'uomo, che appariva altrettanto immenso, in piedi sotto di essa. 
Ghecis la stava fissando con quei suoi occhi venati di malignità che avrebbero saputo intimorire anche il più feroce dei pokèmon; sebbene avesse una certa età, era imponente, le spalle erano robuste e rese ancora più massicce dal pesante mantello riccamente decorato che le fasciavano, il busto era dritto, il viso, incorniciato da una lunga chioma di una tonalità più chiara rispetto a quella del figlio, era una maschera impassibile.


<< Ce ne hai messo di tempo... >> le parole di scherno pronunciate dall'uomo ruppero il silenzio che si era venuto a creare.
<< È difficile orientarsi qui dentro >> ribatté lei piccata.
<< Il castello sorto dalle viscere della terra che ora circonda la Lega Pokèmon è il simbolo del vento di cambiamento che soffia su Unimia. Il sovrano di questo castello, affiancato dal Leggendario, ha battuto quel pezzente di Nardo, diventando lui stesso il Campione. Nel suo petto arde il desiderio di rendere il mondo un posto migliore. Se questo non è un eroe, allora chi lo è? >>
Lo sguardo lievemente allucinato e il ghigno spietato sul suo viso facevano intendere l'assoluta convinzione di Ghecis in se stesso e in ciò che aveva appena detto. << Si, ma a quale prezzo? - la rabbia mista alla frustrazione stava piano piano montando dentro l'allenatrice - Parli di pace, di un mondo migliore, ma tutto ciò che ho potuto vedere è stato un mare di violenza, il caos più totale; amici costretti a separarsi, pokèmon maltrattati… non so quale strana e contorta visione tu abbia del mondo, ma questa non è pace...questa è follia! >> Ghecis scoppiò a ridere - la brunetta rimase allibita - non si sarebbe mai aspettata di sentir ridere il saggio in maniera così sguaiata. Il tono era alto e riecheggiava tra le mura infinite del palazzo producendo un terrificante effetto eco in grado di far accapponare la pelle. << Tu non puoi capire! la gente ha bisogno di questo. Le parole non servono, solo le azioni concrete possono portare a un risultato e così facendo presto il mondo che io, anzi che Noi desideriamo, diventerà realtà. Solo noi potremo servirci dei pokèmon e governeremo sull'umanità e tutti ci ameranno e riconosceranno come santi! >>
<< Tu sei totalmente pazzo! - le era uscito come un sussurro - N non vuole questo! >> 
<< Perché non glielo vai a chiedere tu stessa?! - ghignò - su coraggio, vediamo se hai la stoffa dell'eroe >> Geghis si fece da parte lasciando libera la visuale sull'enorme portone che la separava dal suo destino. La ragazza afferrò la maniglia e per un secondo si chiese se la porta sarebbe stata pesante da aprire, date le dimensioni e la presa malferma che esercitava su di essa. Non lo era. ma l'atto le richiese comunque uno sforzo immenso. Se la richiuse alle spalle senza mai guardare direttamente la figura al centro della sala.
Una miriade di pensieri le vorticavano nel cranio; il cervello in subbuglio, il respiro intento a battere il muscolo cardiaco in una gara di velocità, le mani e le tempie madide di sudore. Era lei, oppure faceva più caldo la dentro? Eppure sentiva freddo sulla nuca, lasciata scoperta dalla scura coda di cavallo. Aveva la gola secca, ma non le riusciva di schiarirsi la gola. E se avesse chiesto un bicchiere d'acqua? magari una capatina al bagno... 
Poi qualcosa interruppe tutta quell'orchestra impazzita che erano i suoi pensieri. 
Una voce.
una sola parola pronunciata e ogni cosa si congelò.

<< Touko >>.








Ed eccoci qui, alla fine del primo capitolo. Questa è la mia prima ff in assoluto e per giunta si prospetta essere una long...cioè una VERA long...una Signora Long *piange internamente*
Posto il primo capitolo come test, per vedere se qualcuno potrebbe essere interessato a leggere il continuo. Mi rendo conto di non essere proprio un asso a scrivere, ma ehy...sono una disegnatrice, non una scrittrice. Il motivo per cui sono ancora qua a digitare è che amo troppo questi due personaggi per non concedere loro un sequel post gaming.

La storia si svilupperà in 2 atti. Il primo riprende gli ultimi avvenimenti del gioco (con tanto di dialoghi originali, occasionalmente modificati), il secondo invece darà inizio alla storia vera e propria.
Avverto già: alcune cose sono totalmente inventate dalla sottoscritta a puro scopo narrativo, perciò non hanno riscontro nel gioco/manga/anime (portate pazienza con me, plz).

Detto ciò, spero di ricevere qualche commento e, soprattutto, qualche critica costruttiva (molto utile ai novellini come me).
Bye :D
   
 
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