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Autore: artemisia reight    08/08/2017    0 recensioni
una relazione complicata e una differenza di età esorbitante. tutto sembra a loro sfavore ma l'amore si dimostra spesso più forte di tutto il resto.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Quel giovedì, Elettra decide di rimanere di nuovo nell’ufficio di John.
“Mi interessa molto il modo in cui parla con i clienti” gli spiega, imbarazzata “mi prenderà per stupida, ma vorrei restare un po’ qui a sentirla contrattare”.
John acconsente di buon grado.
Dopo l’ennesima telefonata, Elettra lo interrompe senza riuscire a trattenersi.
“Non so se se ne rende conto” dice sorridendo “ma si trasforma in un’altra persona quando parla con le aziende. Diventa carismatico e convincente”.
John ride di gusto.
“Sai” le spiega il motivo della sua risata “prima ero sempre così. A scuola vincevo le gare di dibattito a mani basse. I miei amici mi prendevano in giro perché dicevano che ogni mio discorso sembrava mirato a convincere tutti che avevo ragione. Avrei potuto fare l’avvocato”.
Elettra sorride, divertita. Resta poi in silenzio per un momento.
“Come mai non è più così?” gli domanda, senza riuscire a fermarsi.
“Beh” John ragiona sul modo in cui dire quello che pensa senza sembrare troppo disperato “la vita non è sempre come ci si aspetta che sia. A volte capitano cose che cambiano il tuo atteggiamento”.
“E cosa è successo?” domanda Elettra, insistente.
John si rabbuia.
“Forse dovresti uscire e prendere appunti altrove” le ordina, autoritario.
Elettra si irrigidisce, improvvisamente consapevole di aver esagerato.
Indecisa sul da farsi e terribilmente triste per aver rovinato uno dei pochi momenti in cui il signor Bates era disposto a conversare serenamente, chiude il suo quaderno e volge lo sguardo al pavimento.
E’ convinta che la cosa che John apprezzerebbe di più in quel momento sarebbe che lei se ne andasse senza proferir parola, ma si conosce abbastanza da sapere che non riuscirà a rimanere a bocca chiusa.
“Mi dispiace” mormora, mantenendo gli occhi bassi “non dovevo insistere, lo so”.
John non le risponde e la ragazza sa di doversi togliere di mezzo per un po’.
Tuttavia la sua lingua continua a muoversi senza che riesca a fermarla.
“A volte..” fa un sorriso triste “in realtà spesso, sono indiscreta ed insistente. Non riesco a frenarmi e tutto quello che so fare è continuare a parlare. Mi dispiace tantissimo di averla infastidita, signor Bates. Sono veramente spiacente”.
Il volto di John le sembra meno duro, ma l’uomo non proferisce comunque parola.
Finalmente Elettra si alza. Raccoglie le sue cose ed esce dall’ufficio sussurrando un “ci vediamo a pranzo” appena udibile, tanto per essere sicura che lui non l’abbandoni in quell’agglomerato di uffici senza sapere dove andare.
 
 
 
Passa il resto della mattinata in giro, tentando di essere il più discreta possibile ma riuscendo comunque a carpire informazioni.
Quando è quasi ora di pranzo, comincia a sudar freddo. Non ricorda dove si trovava il punto in cui il signor Bates ed i suoi colleghi andavano a pranzare e non è riuscita ad individuare nemmeno uno dei loro uffici.
Valuta la possibilità di tornare nell’ufficio di John, ma accantona presto l’idea.
Non vuole essere ancora più fastidiosa di quanto non lo sia stata già.
Il suo piano era quello di farsi rivedere da lui solo a pranzo, quando sarebbero stati circondati da altre persone e non sarebbero stati costretti a parlare.
Purtroppo però, il suo piano prevedeva che lei sapesse dove andare..
Si guarda intorno per l’ennesima volta, in cerca di un volto amico.
Stagiste e impiegati la guardano curiosi, ma lei non riesce a riconoscere nessuno.
Quando sta per arrendersi a chiedere ad uno sconosciuto, sperando che sappia dove pranzano John e gli altri, avvista in lontananza un gruppo che le è familiare.
Matthew la vede e le fa un cenno amichevole. Elettra li raggiunge, sollevata.
“Come va il secondo giorno?” le chiede Bruce, esibendo un sorriso smagliante “cosa hai fatto fin’ora?”
“Beh..” decide di sorvolare sullo spiacevole episodio accaduto con il padre del suo ragazzo “sono stata ancora nell’ufficio di John per un bel po’; poi sono andata in giro. Per ora mi sto solo facendo un’idea di come funziona, sapete”.
“Ah ma tu ti vuoi fare del male, ragazza mia!” esclama Steve “l’ufficio di John è uno dei luoghi più noiosi dell’universo! Se rimani lì per tanto, finirai per scrivere un articolo di odio profondo sulla finanza e tutto ciò che la riguarda” gli altri ridono e John fa un sorriso imbarazzato “se vuoi qualcosa di interessante” prosegue Steve “devi venire nel mio di ufficio”.
Elettra percepisce il fastidio di John mentre Steve lo schernisce.
Ha capito che sono ottimi amici, per cui suppone che il fastidio sia motivato dalla sua presenza durante quello scherzo.
“In realtà io trovo l’ufficio del signor Bates molto interessante” interviene, cercando di allentare la tensione “sono stata io a decidere di rimanere lì anche oggi. Sono convinta che il signor Bates dia il meglio di sé quando parla con i clienti ed aspiro a diventare così in futuro”.
Steve annuisce divertito e John solleva gli angoli della bocca all’insù. Un buon risultato per i suoi standard.
Sono nel frattempo arrivati alla piazza con i vari locali di ristorazione. Elettra è pronta a prendere nota del loro percorso, in modo da non doverli cercare tra gli uffici la volta successiva come quel giorno, ma John la sorprende.
“In realtà volevo far assaggiare ad Elettra gli hot dog di Charlie” esclama quest’ultimo, stupendo anche gli altri per un minuto.
Bruce è il primo a riprendersi.
“John ha assolutamente ragione, Elettra deve provarli!” esclama.
La ragazza lo guarda confusa, per cui prosegue “prima andavamo sempre al chiosco di Charlie a mangiare quei favolosi hot dog. Ma poi Phil e Matthew hanno deciso di mettersi a dieta e ora andiamo alla mensa, dove servono le loro insalate” alza gli occhi al cielo.
“Ehi, mica possiamo essere tutti giovani e con il metabolismo veloce come il tuo!” dichiara Matthew di rimando “alcuni di noi hanno bisogno di controllare quello che mangiano per mantenersi in linea”
“Per fortuna Elettra non è ancora in quella fase della sua vita, direi” scherza John.
“Ti auguro di arrivarci il più tardi possibile” Phil ride.
I colleghi accettano quindi la decisione presa da John e i due gruppi si dividono.
Lui ed Elettra, ormai rimasti soli, si avviano in silenzio verso il famoso chiosco.
La ragazza ha stranamente timore di aprir bocca. Ha scoperto di apprezzare molto il modo di pensare del signor Bates, e le piace molto sentirlo parlare. Per questo non vuole rovinare di nuovo tutto parlando troppo presto.
Decide di aspettare che sia lui a parlare per primo, ma quel momento sembra non arrivare mai e la situazione comincia a farsi imbarazzante mentre il silenzio tra i due diventa pesante.
“Puoi aspettarmi ad uno dei tavoli mentre prendo da mangiare” dice John all’improvviso.
Elettra ubbidisce e si dirige verso uno dei tavolini di marmo posti nel cortile vicino al piccolo chiosco.
Si accorge di quanti impiegati siano seduti lì, intenti a mangiare quel cibo.
Valuta che la qualità degli hot dog debba essere davvero ottima, perché di certo l’ubicazione delle panchine e dei vari posti a sedere non sembra delle migliori.
Mentre è intenta a guardarsi intorno, John la raggiunge. Ha due hot dog giganti in una mano e nell’altra una porzione grande di patatine fritte.
“Wow!” esclama Elettra.
“Aspetta di assaggiarli” la blocca John, sorridente.
Lei è sollevata nel vederlo così e sorride a sua volta.
Dà un morso al panino e mormora un “mhh” di estasi.
“E’ davvero buono!” afferma, con la bocca ancora piena.
John annuisce, mentre divora il suo.
“Le porzioni sono grandi, lo ammetto” risponde, dopo aver inghiottito un enorme boccone “e ammetto che alla mia età pranzare qui è un vero e proprio suicidio, ma questi hot dog sono davvero irresistibili. Quando Matthew e Phil hanno annunciato di non voler più pranzare qui, ho quasi cercato di trovarmi altri amici con cui condividere la pausa pranzo”.
Ridono entrambi di gusto, continuando a trangugiare i panini.
Elettra vorrebbe ribadire quanto dispiaciuta sia di averlo innervosito quella mattina con la sua cocciutaggine, ma non vuole rovinare quel momento così pieno di spensieratezza.
E’ John il primo a parlarne.
“Mi dispiace per questa mattina” mormora, stupendo la ragazza “sei solo curiosa, e io dovrei capirlo. Alla tua età è normale essere curiosi, soprattutto se si è intelligenti e si vuole sapere il più possibile di ogni cosa”.
Lei arrossisce a quel complimento, indecisa su come rispondere.
“Sono curiosa, sì” ammette infine “ma anche troppo insistente. Questo atteggiamento fa innervosire spesso le persone. Il fatto è che.. quando mi concentro su una cosa, quando questa mi incuriosisce, non mi fermo davanti a niente se si tratta di avere qualche informazione in più al riguardo”
Mentre ammette con vergogna le sue colpe, avverte distrattamente che John ne è divertito.
Una volta finito di parlare si volta quindi a guardarlo e lo vede sorridere. Senza bisogno di chiedergliene il motivo, l’uomo comincia a spiegarsi.
“E’ che mi sembra spesso di rivedermi nei tuoi occhi”  afferma, sorridendo e scuotendo la testa “è bello sapere che ci sono ancora ragazzi ambiziosi in giro, nonostante la vostra generazione sia a volte preoccupante”.
“Preoccupante?” chiede Elettra, confusa.
“Vedo Eddie sempre al computer o fuori con i suoi amici” spiega John “le poche volte in cui afferma che sta studiando si chiude in camera sua e dio solo sa se studia veramente quando è là. Se apro la porta per chiedergli qualcosa o avvisarlo che la cena è pronta, lo trovo al telefono o con lo sguardo rivolto al computer. Sì, potrebbe stare cercando qualcosa che riguardi i suoi compiti, ma come posso esserne sicuro?”
Elettra si stringe nelle spalle.
“Edward è un bravo ragazzo” afferma “a scuola non è dei migliori, questo lo so anch’io. Ma non beve, non fuma, non si droga e ha una ragazza fissa. Direi che come genitore dovrebbe essere abbastanza soddisfatto”.
“Certo, certo, quello che dici è tutto vero” ammette John “ma se tuo figlio fosse così, ti sentiresti fiera di lui?”
Quella domanda coglie di sorpresa entrambi. Sanno tutti e due cosa risponderà Elettra e John si chiede perché mai stia facendo un discorso del genere con la ragazza di suo figlio.
La verità, capisce poco dopo, è che con Elettra riesce a parlare con tranquillità come non riusciva a fare da tempo.
Non sa perché sia così, in fondo ha quattro amici che gli vogliono bene e che frequenta sempre. Ma con loro ultimamente è sempre stato molto taciturno, o per lo meno ha parlato solo di argomenti leggeri. Alcuni di loro si lamentano delle loro mogli, sì, e non avrebbero problemi a sentire anche le sue di lamentele. Magari addirittura a dargli dei consigli. In realtà è lui il problema.
Lui e Julia sono sempre stati la coppia perfetta invidiata da tutti, e lui non vuole ammettere che in realtà non sono affatto invidiabili.
Sa con certezza che anche Elettra non vorrebbe mai ammettere la sua sconfitta di fronte a gente che la ammira, e questo lo fa sentire talmente a suo agio con lei da rivelarle cose che non ha mai rivelato neanche a Matthew.
“No, non sarei soddisfatta di mio figlio solo perché non è un cattivo ragazzo” ammette Elettra, sentendo anche lei quell’alone di intimità così strano tra due persone che si conoscono da meno di una settimana.
“Vorresti che fosse il migliore, che sentisse cosa si prova ad essere quello che tutti aspirano ad essere” aggiunge John, e la ragazza annuisce in silenzio.
“In realtà io sarei contento anche solo se lui ci provasse” confessa John “il fatto è che so che se si impegnasse anche solo un po’ otterrebbe dei buoni risultati. Il problema è che non vuole neanche tentare”.
“Lei vorrebbe vederlo interessato a ciò che gli interessava alla sua età” comprende Elettra “anch’io vorrei vederlo interessato a quello che interessa me..”
“Ma io non voglio affatto che lui diventi un piccolo me o che riesca in quello in cui io non sono riuscito o cose simili” la interrompe John.
“No, no, non intendevo quello” Elettra scuote la testa “il motivo per cui vogliamo vederlo appassionato alle nostre stesse passioni, secondo me, è che noi le riteniamo fondamentali. Siamo convinti che siano il meglio a cui aspirare, l’obbiettivo massimo di ogni individuo. Forse, però, non è così. Edward ha delle passioni. Gli piace la fotografia, per esempio, e lo vedo così coinvolto quando si parla di foto come non lo vedo con nessun altro argomento”.
“E’ vero” conviene John “ha fatto un lavoro estivo l’anno scorso, per l’intera estate, solo per pagarsi quella macchina fotografica che ha ora. Non gli è avanzato neanche un centesimo!”
Entrambi ragionano in silenzio per un po’.
“A volte penso che essere ambiziosi non sia affatto un pregio” esordisce Elettra, ammettendolo in quel momento anche a se stessa “sono perennemente stressata, soffro di attacchi di panico e l’idea di fallire in qualsiasi cosa mi terrorizza come il peggiore degli incubi”.
John è sempre più sbalordito dal modo in cui quella ragazza rappresenta il suo io più giovane ed intraprendente.
“La cosa più spaventosa” continua lei “è che non mi capita quasi mai di vedere adulti realizzati e felici di quello che fanno. Mentre vedo ogni giorno persone infelici e depresse. Pensare a quante poche possibilità ho di riuscire a sfondare in qualsiasi cosa io voglia fare mi fa tremare e delle volte ci penso così tanto che non riesco più a respirare e il panico mi oscura la mente”.
Solo dopo aver finito di parlare si rende conto di essere stata di nuovo indelicata.
Ha parlato di adulti infelici quasi senza pensare al fatto che anche il signor Bates faceva parte di quel vasto gruppo di individui. Lo vede irrigidirsi.
“Ho esagerato di nuovo, mi scusi” si accalda “parlo senza pensare e offendo le persone, sono così spiacente..”
John rimane con i pugni chiusi per un po’, prima di riaprirli e rilassarsi.
“Non fa niente” esclama, sorprendendola “hai perfettamente ragione, in fondo. Non sono soddisfatto di quello che faccio. Non so neanche io perché in realtà. Ma è così. Qui mi vengono riconosciute molte capacità e guadagno anche molto. Forse è perché avevo pianificato il mio futuro in maniera diversa, o forse perché non vengo apprezzato da chi davvero mi interessa..”
Elettra capisce che sta accennando a sua moglie e sa che non lo ha fatto di proposito.
John smette infatti di parlare subito dopo e resta in silenzio, consapevole di essersi aperto troppo con una ragazzina di soli diciassette anni.
“Signor Bates..” comincia Elettra, ma John la interrompe.
“Dammi del tu” interviene, dicendo l’unica cosa che gli viene in mente in quel momento per impedirle di continuare a parlare di quella frase imbarazzante e fuori luogo.
“Oh” esclama lei, interdetta “va bene”.
Nel frattempo, sta finendo le patatine che dovevano essere per entrambi.
“Sembri molto affamata!” scherza John, per sdrammatizzare.
“Oh si, mi dispiace” si scusa Elettra, sorridendo “adoro le patatine, sono il mio piatto preferito”.
“Beh, allora la prossima volta che vieni a cena da noi te ne preparo quante ne vuoi!” si offre John, cordiale.
“Cucini?” domanda lei, stupita.
“Quasi mai, perché i turni di lavoro non me lo permettono” ammette “ma mi piace molto, sì. Mi piace creare nuove ricette, mischiare ingredienti che nessuno metterebbe insieme e che invece creano un connubio perfetto”.
“Dovrebbe insegnarmi un po’ allora” risponde Elettra “a casa mia i piatti sul menù non vanno oltre la pizza d’asporto e il cibo precotto da mettere semplicemente al microonde!”
“Nessuno cucina da voi?” si informa John.
“Papà cucinava” mormora lei “io, mia madre e mia sorella non sappiamo fare neanche un piatto di pasta”.
John sussulta a sentire quelle parole.
“Non preoccuparti” aggiunge quindi Elettra, con una risata triste “non è morto. È solo andato via un paio di anni fa, forse tre. Continuiamo a sentirci al telefono di tanto in tanto, quindi non è niente di tragico”.
John vorrebbe dissentire, ma non si permette di aprire bocca.
Lei percepisce, come capita spesso quando affronta questo argomento, la curiosità del suo interlocutore, mista alla paura di farle una qualsiasi domanda al riguardo.
“A quanto pare mia madre non è una moglie fenomenale” gli spiega, senza bisogno di sentirselo chiedere “non ho voluto sapere i dettagli, ma temo che ci sia un altro uomo di mezzo. Temo anche di conoscerlo. Anche papà aveva un’altra donna in realtà. Un’intera famiglia altrove.. insomma non si amavano più e lo capisco. Mia madre è davvero difficile da apprezzare”.
John capisce al volo che, come molte figlie femmine, Elettra ama il padre nonostante tutto. Vede la dolcezza nei suoi occhi quando ne parla e ha notato come abbia spiegato prima di sua madre e aggiunto solo dopo che suo padre aveva una seconda famiglia.
Decide di non insistere sull’argomento ed apprezza il modo in cui lei si è aperta con lui.
Lei stessa ne è stupita. Non è un problema per lei dire che i suoi si sono separati, ma non ha mai detto a nessuno che suo padre aveva già altre figlie quando ancora viveva con loro. Aveva sempre spiegato a tutti che una volta scoperto che sua madre lo tradiva se ne era andato e aveva vissuto la sua vita con un’altra persona, sorvolando sull’età delle sue nuove figlie.
Nonostante fosse convinta che suo padre avesse tutti i motivi per fare qualsiasi cosa avesse fatto, e nonostante lo amasse con tutta se stessa, una vocina dentro di lei sembrava urlarle costantemente che suo padre non era in realtà il papà perfetto a cui si ostinava a credere.
Si sente spaventata, quando capisce che vorrebbe parlarne con John. Vorrebbe esporgli i suoi dubbi su suo padre e come si sente sempre divisa in due quando pensa a lui.
Non gliene parla davvero, in fondo si conoscono da pochissimo tempo e lui è il padre del suo ragazzo. Ma sa che potrebbe farlo se volesse. Sa che non si sentirebbe in imbarazzo e questo le fa paura perché non riesce a spiegarlo.
Come può un uomo, più grande e quasi totalmente sconosciuto, ispirarle tanta confidenza?
Finiscono il cibo parlando ora del più e del meno.
Mentre conversano tranquillamente, entrambi pensano a quanti argomenti privati e profondi abbiano affrontato durante quella pausa pranzo.
John ne è meravigliato perché della maggior parte di esso non aveva mai parlato con nessun altro e perché la sua interlocutrice ha solo diciassette anni ma lo fa sentire come se stesse parlando con la sua migliore amica dai tempi dell’asilo.
Elettra, dal suo canto, è stupita di aver parlato tranquillamente di suo padre e delle sue ansie per il futuro con un uomo di cui potrebbe essere figlia e che per di più conosce veramente poco.
Mentre la conversazione prosegue su argomenti leggeri, i due hanno la sensazione che il loro rapporto sia salito di livello. Come se da quel momento si conoscessero profondamente.
Non sono più in imbarazzo, almeno per il resto del pranzo.
Dopo aver spazzolato tutto il cibo sul tavolo, John si offre di andare a comprare una bibita.
Elettra rimane nuovamente seduta da sola, ma questa volta è felice e a suo agio.
Si guarda intorno tranquilla, notando che la maggior parte delle persone sono tornate ai loro uffici e la piazzetta è quasi completamente vuota.
“Vogliamo assolutamente un resoconto riguardo gli hot dog!” la voce di Bruce alle sue spalle la fa sussultare.
Si volta a guardare il gruppetto che la raggiunge.
“Sarà più di un anno che non ne assaggio uno” si lamenta Matthew “parlamene in modo da farmi ricordare il sapore”.
Elettra ride di gusto e spiega a tutti quanto quei semplici hot dog l’abbiano stupita con il loro sapore.
John torna, portando con sé una bibita gassata.
“La ragazza è un’intenditrice!” lo informa Phil.
“Lo so” risponde John, sorridendole.
Elettra arrossisce di nuovo, senza capirne il motivo.
È convinta che debbano tornare ognuno al proprio ufficio, ma vede Steve sedersi accanto a lei. A poco a poco, tutti gli amici lo imitano e si ritrovano tutti e sei al tavolo.
“Non ho proprio voglia di tornare in quella gabbia di matti” annuncia Steve. Gli altri sono d’accordo.
“Non farete tardi?” azzarda Elettra.
“Nessuno si mette a controllare a che ora torniamo” la rassicura Phil.
“Scommetto che John non te lo ha detto” interviene Matthew “ma c’è un motivo se esiste questo gruppetto di amici”.
Ammicca a Steve, mentre John e Bruce si lanciano un’occhiata esasperata e Phil ride scuotendo la testa.
Elettra li guarda, attendendo chiarimenti.
“Matthew è convinto che il motivo per cui siamo così amici” spiega Phil “è che siamo i migliori dell’azienda”.
“Ma noi siamo i migliori dell’azienda” lo interrompe Steve.
“Questo non significa niente” gli risponde Phil, continuando a ridere.
“Siamo i cinque impiegati più produttivi, quelli con lo stipendio maggiore e coloro che vengono chiamati per i casi più importanti” continua Steve.
Elettra annuisce, ammirata.
“Siamo amici perché ci conosciamo da tanto e ci troviamo bene l’uno con l’altro, non fraintendermi” dice Matthew “ma ci siamo anche accorti che da quando formiamo un gruppo compatto, i nostri colleghi hanno una soggezione di noi che è quasi esilarante”.
“Così sembriamo una banda di bulli” Phil ride ancora più forte, mentre Bruce scuote la testa.
“Ma no” Steve lo guarda in cagnesco, ma poi sorride “quello che vogliamo dire, Elettra, è che spesso qui ci si azzanna a vicenda per accaparrarsi i casi migliori, ma il nostro gruppo di professionisti di successo convince tutti, anche i nostri superiori, che siamo i più affidabili”.
“Insomma” aggiunge Matthew “è come avere un bravo avvocato totalmente solo e un avvocato altrettanto bravo con molti amici, anche loro avvocati affermati. Tutti sceglierebbero il secondo avvocato, perché in caso di difficoltà potrebbe ricevere delle dritte da altri avvocati talentuosi. Avrebbe quindi molte più possibilità di successo”.
Elettra comprende quello che stanno tentando di spiegarle.
“E voi non siete d’accordo?” chiede a Bruce.
“Io so solo che quando sono arrivato qui, per quanto bravo fossi, non conoscevo nessuno ed ero spaventato a morte da questo ambiente così nuovo” le risponde lui “questi cretini, qui, mi hanno aiutato ad ambientarmi e la mia decisione di rimanere loro amico non è affatto dettata dalla loro capacità lavorativa. Fanno aumentare il numero di casi che mi vengono affidati? Probabile. Ma questo non significa che rimarrei loro amico se non mi piacessero”.
“Bruce è un piccolo fenomeno” Matthew gli da un buffetto scherzoso “è abituato ad ottenere tutto facilmente e che tutto gli risulti semplice. Per questo non sa che nel mondo del lavoro, per quanto si è bravi, gli amici e le conoscenze servono sempre”.
 
“Su questo sono d’accordo” acconsente Phil.
“Ma dovete ammettere che il motivo principale per cui siamo amici è che altrimenti questo posto sarebbe insopportabile” insiste Bruce.
John ride e gli altri lo seguono a ruota, annuendo divertiti.
“C’è anche da dire che le nostre mogli sono ormai diventate amiche inseparabili, e ci ucciderebbero se smettessimo di frequentarci” aggiunge Matthew.
“A proposito” continua “Elizabeth vuole organizzare un barbecue. Siete tutti invitati. Scommetto che ha già chiamato tutte per avvisarle, ma in caso contrario lo dico a voi”.
“La cucina di Elizabeth è imbattibile” annuncia Steve.
“Siete tutti sposati?” domanda Elettra.
“Steve no, ovviamente” la informa Bruce.
“Sono uno spirito libero” conferma Steve “non ho radici e mi diverto quanto voglio. Non sopporterei di essere legato ad una sola donna per il resto della mia vita”.
John alza gli occhi al cielo.
“Interessante punto di vista” ammette Elettra “quindi non vuoi avere figli?”.
Gli altri si voltano a guardarlo, improvvisamente interessati. Nessuno di loro glielo aveva mai chiesto, ma era ovvio che se lo domandassero.
“Ho molto nipoti” risponde lui, prontamente “Ho Eddie, i figli di Phil, quelli di Matthew, e tra poco sarò di nuovo zio si spera” conclude lanciando un’occhiata a Bruce.
“Io e mia moglie Scarlett stiamo provando ad avere un bambino” spiega lui ad Elettra.
“Ma è splendido!” esclama lei.
Continua ad informarsi sui figli degli amici di John, scoprendo così che Phil ha due gemelli di otto anni e Matthew due figlie di quattordici e dodici anni.
Dopo un quarto d’ora abbondante decidono di tornare a lavoro, mentre Elettra torna direttamente a casa per lavorare sugli appunti che ha preso quel giorno.
Una volta sull’autobus, invece di avvantaggiarsi e cominciare a rileggere quello che ha scritto, non riesce a far altro che guardare fuori dal finestrino e pensare alla strana mattinata che ha passato.
Non riesce a spiegarsi il modo in cui si è sentita, ma sa che non si sentiva così tranquilla e rilassata da tempo.
Le dispiace dover ammettere che con Edward non si è mai sentita così libera di parlare nonostante il loro amore.
È convinta che sia perché John è molto più simile a lei di quanto non lo sia suo figlio, e che per questo si sente sicura di potersi aprire e che lui capirà quello che lei intende.
Ma ciò non toglie che si sente in qualche modo in colpa.
Non capisce da cosa sia provocata quella sensazione, ma sente di aver fatto o pensato qualcosa di sbagliato.
Tenta di individuare la natura di quel malessere ma non ci riesce e dopo poco se ne dimentica completamente, ricordando solamente la sensazione di leggerezza che provava.
Si aggrappa a quel sentimento mentre lavora al suo articolo e scopre con felicità che l’aiuta a concentrarsi senza la solita ansia.
Finisce di riordinare gli appunti quasi nella metà del tempo che impiega di solito e questo le lascia molto più tempo per chiacchierare al telefono con Edward.
  
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