Serie TV > Shadowhunters
Segui la storia  |       
Autore: Mary_Julia_Solo    15/08/2017    0 recensioni
[seconda parte di “Why?”]
----
"Sei tu. Sei davvero tu. Credevo che nessuno sarebbe venuto. Credevo che mi aveste abbandonato. Credevo che nessuno tenesse a me tanto da trovarmi... Ma sei qui. Non sei un’illusione. Sei vero. Sei tu."
----
Simon Lewis crede di star impazzendo. Sono passate due settimane da quando sua madre e sua sorella Rebecca sono misteriosamente scomparse. Sembra siano state rapite, ma come può essere certo che siano vive? Anche il rapporto che aveva con Clary è irrimediabilmente cambiato. La ragazza nutre ancora una profonda passione per il fratello, Jace, che fa di tutto per non parlarle. Dovrebbe fargli male sentirla allontanarsi sempre di più, ma ne è felice. Ha capito di non essere più innamorato della ragazza. Nulla può superare la disperazione che sente per il rapimento della sua famiglia. E quello di Raphael. Perché anche quello gli pesa sul cuore fermo. La situazione sembra senza uscita. Ma poi, succede una cosa che dovrebbe essere impossibile e la situazione si ribalta. Riuscirà Simon a salvare la sua famiglia? E riuscirà, finalmente, a capire quello che prova davvero?
----
[le coppie rimangono le stesse]
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Isabelle Lightwood, Lydia Branwell, Raphael Santiago, Simon Lewis, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta, Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Because '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 8. – Memento mori (pt.2)
“So come trovare Raphael”. Quelle erano state le prime parole di Isabelle, quando aveva ripreso conoscenza. Dopo averla vista precipitare verso terra davanti ai loro occhi, Alec l’aveva sollevata e l’aveva portata nella sua stanza, mettendola preoccupato sul letto. Non erano nemmeno tanto sicuri di quello che era successo. Era semplicemente caduta indietro. Era rimasta lì per qualche secondo, sul pavimento fuori dall’Istituto, con gli occhi spalancati. Poi. Poi la sua mano aveva cominciato a bruciare. Letteralmente. Avevano potuto sentire l’odore della carne bruciata. Era stato terribile. Clary non aveva saputo trattenersi e aveva urlato, sconvolta. Isabelle non aveva chiuso gli occhi nemmeno in quel momento. Le erano improvvisamente diventati velati, quasi del tutto bianchi. Tutti si erano precipitati su di lei quasi all’unisono, anche sapendo che avrebbe attirato l’attenzione dei Mondani. La sua mano stava bruciando. E non era certo una cosa normale. Era successa una cosa del genere a Clary, due mesi prima, ma almeno lì c’era stata una spiegazione logica. Qui non c’era, ed era stato incredibilmente più terribile. Avevano aspettato per quasi due ore, prima che Izzy si alzasse in piedi. Non era sembrata nemmeno in quel momento stare bene. I suoi occhi erano ancora opachi. Eppure sembrava vedere. “So come trovare Raphael”, aveva detto, e nessuno riusciva ancora a capire come. Eppure le credevano, sapevano che era la verità, per quanto fosse strano. Anche se adesso a quanto pareva erano parabatai, nemmeno in quel modo avrebbero dovuto potersi trovare così facilmente. Non c’era stato modo di convincerla del contrario. Lei sapeva dov’era Raphael, e allora sarebbero andati lì. Nessuno le aveva domandato come facesse a sapere il luogo esatto, avevano soltanto preso delle armi e l’avevano seguita, mentre camminava sicura per le strade di New York. Era stato incredibilmente strano. Era strano vederla con quegli occhi. Facevano paura. Era come se fosse cieca. Nemmeno Isabelle sapeva bene cosa stesse accadendo. Ma, per quanto i suoi occhi fossero offuscati, aveva saputo con certezza dove andare. Sapeva perfettamente dov’era il suo parabatai. Sì, era incredibile, ma sapeva di poterlo chiamare così. Non era mai stata più felice di qualcosa nella sua vita, anche se faceva male. Faceva male, aveva una mano praticamente arrostita, ma ne valeva la pena. Lo sapeva. Avrebbe potuto soffrire tutte le pene dell’Inferno per lui. E forse per nessun altro. Era sicura di andare nella direzione giusta. Non si erano nemmeno cambiata i vestiti, aveva ancora quelli della sera prima, di quando aveva sentito quel dolore. E quelle urla non sue. Seppur non le avesse sentite, adesso sapeva che erano state lì anche in quel momento. Qualcuno stava urlando nella sua testa. Raphael stava urlando nella sua testa. La stava pregando di salvarlo. E lei lo avrebbe fatto, non c’era dubbio. Anche se avesse per caso dovuto soffrire. Non importava. Nulla contava più di lui. Non si era nemmeno cambiata i vestiti. Erano tutti stropicciati, e, sì, forse anche fin troppo usati. Ma non importava. Non riusciva a vedere, eppure riusciva a vedere benissimo. Era contenta che tutti fossero andati con lei, era contenta che per una buona volta avessero deciso di aiutarla. Stava camminando davanti a tutti, con il leggero vento freddo del pomeriggio che le scompigliava i capelli. Dietro di lei camminavano Alec e Lydia, che le lanciavano occhiate preoccupate. Il giovane Lightwood stava diventando ogni secondo più preoccupato per la sorella. Tutto quello che stava accadendo non era affatto
normale. Prima c’era il dolore che non era suo, poi quella runa che non avrebbe dovuto essere lì, creata con la necromanzia, poi la sua mano bruciava, e adesso aveva gli occhi offuscati e acclamava di sapere dove fosse Raphael. Tutte quelle cose non avrebbero dovuto essere possibili. Eppure erano successe, e forse doveva farsene una ragione. Magnus camminava appena dietro di lui. Alec gli lanciò un’occhiata, e lo stregone sorrise debolmente.
Sperava davvero che lui non fosse arrabbiato perché gli aveva tenuta nascosta la verità. Era stato meglio così, era stato meglio continuare a mentire, lo sapeva bene. Tanto, ora che tutti erano al corrente dei fatti, non sembrava cambiato molto. Non sapeva se essere felice o meno che Simon non avesse colto il suo riferimento a lui. Va bene, l’aveva soltanto guardato due secondi di più, ma credeva che, con quello che gli aveva detto settimane prima… Be’, credeva che avrebbe fatto un collegamento. Ma, a quanto pareva, il vampiro sapeva essere stupido a livelli incredibili. Forse era meglio così. Altrimenti Raphael lo avrebbe ucciso. Se fossero davvero riusciti a ritrovarlo. Confidava in Isabelle, e sapeva che quello che era successo non sarebbe dovuto essere possibile, quindi, forse anche questo era possibile. La ragazza sapeva davvero dove si trovava il suo parabatai. Questo era decisamente strano da dire, ma non potevano farci nulla. Lydia stava camminando accanto ad Alec, tenendo gli occhi sulla figura di Isabelle, che avanzava decisa. Era confusa da quello che era successo. Ogni volta che succedeva qualcosa tra lei e la giovane Lightwood, venivano bruscamente interrotte da qualcosa. Era confusa. Che cosa aveva voluto dire la mora dicendo quella frase e prendendola per mano. Era davvero possibile che? No. No, non era possibile. Non poteva sperare una cosa del genere. Isabelle era… Oh, Isabelle era tutto quello che voleva. Ma era troppo per lei. Erano diverse. Izzy era una combattente, non si sarebbe lasciata abbattere da niente, non era ingenua come lei. Lei era stupida. E non poteva essere felice. Era qualcosa che aveva imparato andando avanti nella vita. Lei non poteva essere felice, ma la mora si meritava tutta la gioia possibile. Si meritava qualcuno migliore di lei. Non sapeva nemmeno che cosa aveva pensato quando l’aveva baciata. Niente. Ecco che cosa aveva pensato. Niente. L’aveva fatto e basta, senza pensare alle conseguenze. E adesso… Non riusciva nemmeno ad essere sicura che le conseguenze fossero possibili. Era impossibile che Isabelle si fosse innamorata di una come lei. Era semplicemente impossibile. Dietro Magnus camminavano Jace e Clary, che si tenevano incredibilmente vicini. Il giovane Wayland avrebbe fatto di tutto per proteggerla. E sapeva che in quel momento doveva proteggerla dal suo migliore amico. Lo sapeva, poteva sembrare strano, ma era così. Simon stava diventando pericoloso, con tutto quello che stava succedendo. Non avrebbe lasciato che facesse del male a Clary, alla sua Clary. E poi, non stava capendo nulla di quella situazione. Certo, si era perso qualche avvenimento, due settimane prima, essendo stato attaccato da quei demoni, ma… Non capiva perché nessuno gli avesse spiegato niente. Adesso, improvvisamente, Isabelle era la parabatai di un vampiro. Era davvero confuso. Gli altri non lo erano meno di lui, di certo. Tutto questo era… Impossibile. Semplicemente impossibile. Non c’era una spiegazione logica. Non c’era e basta. Così, doveva limitarsi a fare quello che poteva fare. E proteggere Clary era l’unica cosa che poteva davvero fare. La giovane Fairchild era ancora scossa da tutto quello che era successo. Con Simon. Con Isabelle. Prima il suo migliore amico tentava di ucciderla, poi la mano di Izzy bruciava letteralmente. E delle rune non potevano comparire casualmente! Perché non c’era qualcosa che potesse avere senso? Sembrava che, da quando era arrivata lei, nel Mondo delle Ombre, tutto avesse smesso di avere un senso. Era davvero colpa sua? Non credeva che tutto girasse intorno a lei, ma le cose avevano cominciato ad essere incredibilmente strane per tutti da quando aveva scoperto di essere la figlia di Valentine. Era una cosa tremendamente insopportabile. Jace le stava incredibilmente vicino, come per proteggerla. Per quanto sapesse difendersi da sola, lo ringraziava per questo. Poteva difendersi da sola, ma non contro Simon. Non avrebbe mai potuto fargli del male, anche se lui avesse ferito lei. Era una cosa che non sarebbe riuscita a fare. Lanciò un’occhiata dietro di sé. Simon camminava con le mani in tasca, guardando in basso. Si sentiva un cretino. Aveva quasi ucciso Clary. Aveva davvero voluto ucciderla. Che stupido! Avrebbe voluto piantarsi un paletto nel cuore. Ed era anche tremendamente confuso. Isabelle e Raphael non si amavano. Avevano… Finto? Ma perché? Non riusciva a vedere un motivo. Non aveva semplicemente nessun senso. Li aveva visti. Li aveva visti insieme. Li aveva visti guardarsi. Li aveva visti baciarsi. E non ci aveva visto nulla di falso. Assolutamente nulla di falso. E, se doveva essere sincero, adesso che poteva dirlo, aveva fatto anche male. Ed era stata tutta una finta. Non poteva ancora crederci. Alzando lo sguardo incontrò gli occhi verdi di Clary che lo scrutavano. La rossa si voltò immediatamente. Bene, era ancora arrabbiata. Be’, se fosse stato in lei probabilmente non si sarebbe mai più rivolto la parola. Aveva senso. Isabelle camminava davanti a tutti, senza vedere, pur vedendo perfettamente. Camminarono per un tempo interminabile. La giovane Lightwood riusciva a contare ogni battito del suo cuore. Era incredibilmente spaventata. Credeva di avere ragione, ma… Se si fosse sbagliata? Se non avessero trovato Raphael? Che cosa avrebbe fatto allora? No, non doveva pensare così. Doveva solo concentrarsi sul momento presente. Era sicura di dirigersi nel luogo giusto. Lo sentiva. Sapeva perfettamente in che direzione andare. Doveva crederci davvero. Erano due settimane che stava male, e adesso aveva la possibilità di ritrovarlo. E lo avrebbe fatto. Non sapeva da quanto tempo stessero camminando. Erano ormai arrivati in una zona lontana dal centro di New York, una zona dove c’erano molte fabbriche, e molte di loro non più attive e abbandonate al loro destino. Isabelle stava camminando decisa verso una di quelle. Sembrava cadere a pezzi ed essere abbandonata da parecchio tempo. Le piante si arrampicavano sui muri, e i vetri erano quasi tutti rotti. La giovane Lightwood si fermò davanti a quella che sembrava la porta principale. Si appoggiò al muro, aspettando che gli altri, che erano rimasti indietro, la raggiungessero. Chiuse gli occhi, cercando di pensare. Non aveva fatto tutta quella strada per niente. Raphael era lì, lo sentiva. Non poteva credere che l’avrebbe rivisto. L’avrebbe davvero rivisto! Avrebbe potuto scusarsi per quello che aveva fatto, avrebbe potuto scusarsi per essere stata così egoista e per averlo usato. E, finalmente, avrebbero potuto smettere di fingere. E nessuno avrebbe potuto separarli. Perché adesso erano parabatai. E anche se il loro legame era stato creato con la magia nera o qualcosa del genere, valeva lo stesso. Come quello di tutti gli altri. Anzi, era più forte. Se lui veniva ferito, lei veniva ferita. Se lui moriva, anche lei moriva. E viceversa. Aprì gli occhi. Gli altri l’avevano raggiunta, e furono molto sollevati vedendo che i suoi occhi erano tornati normali, senza traccia di velature. Izzy scosse la testa, venendo improvvisamente investita dalla luce del sole, che attraversava le nuvole, che non aveva potuto vedere fino a quel momento. Alec le si avvicinò, lo sguardo preoccupato, mettendole una mano sul braccio. La ragazza lo scostò, annuendo, come per dire che andava tutto bene. Il fratello le chiese se era sicura che Raphael fosse lì, e lei annuì soltanto. Non era mai stata più sicura di qualcosa in tutta la sua vita. Prima ancora che avesse risposto, Jace aveva già aperto la porta con un calcio -tanto per essere sicuro che si aprisse, visto che avrebbe potuto essere protetta con la magia e non aveva voglia di perdere tempo tentando con una runa-, facendo cenno verso l’interno con la testa, tenendo la spada angelica sollevata davanti a sé. Izzy si staccò subito dal muro e superò la soglia insieme al biondo, tenendo pronta la sua frusta. Non sapevano che cosa avrebbero trovato, dopotutto. Seguirono Alec e Clary, poi Lydia e Simon. Magnus era in coda, pronto a proteggerli da eventuali attacchi alle spalle. Quella aveva tutte le caratteristiche per essere una trappola. Sperava davvero di sbagliarsi. Ma, un luogo praticamente fuori dal mondo, abbandonato, fin troppo facile da trovare… Dopo aver fatto qualche passo all’interno della fabbrica, Isabelle e Jace si lanciarono un’occhiata. Lì non c’era assolutamente nulla. Era tutta una stanza unica, con qualche materiale per fabbricare chissà cosa malamente addossato alle pareti; dei grandi finestroni, i cui vetri giacevano tra la polvere, le piante, l’acqua piovana e l’intonaco staccato dalle pareti. Il giovane Wayland abbassò lentamente la spada, confuso. Non c’era assolutamente niente lì. Eppure, secondo Izzy avrebbe dovuto esserci. La ragazza non era meno confusa di lui. Non riusciva a capire. Eppure era sicura che… Magnus stava ispezionando l’ambiente circostante con la magia. Sembrava non esserci nulla, eppure… Sembrava non esserci proprio nulla. Neanche l’intera struttura. Nemmeno quella spaventosamente alta pianta che aveva fatto irruzione dalla finestra, non la sentiva viva. Be’, qualcosa c’era. Il vago rimasuglio della magia di uno stregone. Forse proprio lo stregone che aveva deciso di aiutare la vampira pazza. Quindi, forse, erano sulla pista giusta. Informò gli altri, che si stavano guardando intorno con circospezione. La voce di Simon richiamò la loro attenzione verso il lato opposto della sala. Diceva di aver trovato una porta. Tutti si precipitarono da lui, rischiando di inciampare su detriti e su materiali abbandonati. Effettivamente una porta c’era.  Jace stava già per usare il solito metodo, spostando malamente il vampiro con un braccio, senza mancare di lanciargli uno sguardo assassino, ma Magnus lo precedette spaccando la serratura con la magia. Peccato che il giovane Wayland si fosse già lanciato in avanti. Non riuscì a mantenere l’equilibrio e cadde in avanti, volando giù per le scale che stavano dopo la porta. Tutti sperarono che non cadesse su un’orda di demoni inferocita, dato che la spada angelica gli era sfuggita di mano. Non riuscivano a vedere la fine della rampa di scale, era troppo buio. Si prepararono tutti al peggio, stringendo i denti. Fortunatamente, sentirono soltanto un tonfo e uno sbuffo, poi, una stregaluce si accese nel piano sottostante. Tutti riuscirono a farsi anche una risata, prima che il clima serio tornasse. Simon tentò di fare una battuta, osservando il buio dietro a Jace. “Classico luogo da film horror. Classica scena da film horror.”, ma nessuno la trovò divertente. Clary si lanciò in avanti, accendendo la sua luce portatile, portando con sé anche la spada del biondo. Poco a poco, scesero tutti, ritrovandosi tutti nel seminterrato.
-Sembra che questo posto si estenda molto oltre la fabbrica. –disse Jace, indicando i corridoi che si diramavano davanti e accanto a loro. Dopodiché, aggiunse che forse avrebbero fatto meglio a dividersi. Il ragazzo afferrò la mano di Clary, come per mettere in chiaro che non si sarebbe separato da lei. La rossa sorrise tanto che era sicura che il suo sorriso si sarebbe potuto vedere anche al buio, anche se la situazione non era delle migliori. Strinse la mano del giovane Wayland. Lui non le aveva ancora detto quando e come avesse scoperto che loro non erano fratello e sorella. E non avevano ancora parlato, dopo quello che era successo la sera prima. Non che ci fosse molto da spiegare, ma… Avrebbe voluto potersi davvero chiarire. Alec lanciò un’occhiata prima a Magnus, poi a Isabelle. Non si fidava abbastanza a lasciare sua sorella da sola. Lo stregone se la sarebbe cavata da solo. Aveva più di quattrocento anni, dopotutto. Aveva di sicuro imparato qualcosa, in tutti quegli anni. Isabelle, che fino a quel momento aveva solo e soltanto voluto salvare Raphael, adesso sentiva un incredibile desiderio di vendetta verso chi aveva osato fargli del male, verso quella vampira pazza. In un certo senso, sentiva che la direzione che doveva seguire era il corridoio davanti a lei, pur non riuscendo a vederlo con certezza.
-Io vado di qui –disse, indicando davanti a sé con certezza. Lydia le si mise subito accanto, offrendosi di andare con lei. Alec non fu da meno, e, per una volta, alla mora non diede fastidio. In fondo, sapeva che il fratello stava solo cercando di proteggerla e di aiutarla. E per una volta, ne era felice. –Ho come la sensazione che quella bastarda sia in quella direzione. –Simon si guardò intorno. In qualche modo sentiva che… Oh, be’, forse era un pensiero stupido, non sapeva come avrebbe potuto saperlo. Eppure. Eppure sentiva che era così. La sua famiglia non era lì. Non sapeva come facesse a saperlo, lo sapeva e basta. Si voltò lentamente verso il corridoio alla sua destra. Si sentiva come attirato in quella direzione. Era strano. Molto strano. Come facevano a sapere tutti in che direzione andare? Come facevano a sapere tutti dov’era quello che stavano cercando? Eppure…
-Io vado a cercare Raphael. –disse soltanto, prima di iniziare a correre con la sua velocità da vampiro verso destra, seguendo il corridoio immerso nell’oscurità. Clary tentò di fermarlo, considerando che non sembrava una buona idea lasciarlo andare da solo in un luogo che non conoscono e dove non sapevano cosa ci fosse. Avrebbe anche voluto chiedergli come potesse essere tanto sicuro di trovare il capo Clan da quella parte, ma ormai era già scomparso. Sospirò. Disse poi che lei sarebbe andata con Jace, seguendo il corridoio di sinistra. Magnus decise di andare dietro a Simon, per non lasciarlo da solo in balia di qualunque cose ci fosse là sotto. Quella sembrava ogni momento che passava sempre di più una trappola. Alec annuì piano, e lo stregone gli accarezzò un braccio, come per rassicurarlo. Il ragazzo lo guardò mentre si allontanava nel corridoio facendosi luce con la sua magia, poi si affrettò dietro a Lydia e Isabelle, che avevano già cominciato a camminare.
Quando vedrò quella vampira, non ci sarà più scampo per lei…
Oddio, non so nemmeno dove sto andando. Avrei dovuto aspettare.
Finalmente posso di nuovo stare sola con Jace.
Finalmente posso di nuovo stare solo con Clary.
Spero solo che riusciremo a trovare quello che stiamo cercando.
Spero davvero che questa non sia una trappola.
Raphael, ragazzo mio, dove sei finito?
 
Il corridoio che stavano seguendo sembrava infinito. Non lo stavano percorrendo da molto, ma sembrava davvero infinito. Non ne vedevano una fine, davanti a loro. Forse era solo troppo lontana. Forse era troppo buio, e nemmeno le stregaluce potevano tagliare quell’oscurità. Erano stati preoccupati per Izzy, ma erano contenti di poter passare un po’ di tempo da soli, finalmente. Stava succedendo un casino pazzesco, e loro non erano ancora riusciti a parlarsi. Perché avevano davvero parlato ben poco. Jace osservò Clary nel bagliore diffuso dalla sua luce portatile. Era così bella… I capelli rossi le ricadevano con fierezza sulle spalle, i suoi occhi verdi scrutavano l’oscurità davanti a lei, lanciandogli rapide occhiate a tratti. Il ragazzo sorrise, non potendo credere che lei avesse continuato ad amarlo pur credendo che fossero fratello e sorella. Lui pensava che lei fosse felice con Simon, e storia finita. Li aveva visti, dopo la battaglia contro Valentine. Erano lì, gioiosi e che si baciavano, sotto il sole. Aveva fatto male capire che il vampiro poteva stare lì senza bruciare per colpa sua. Cos’altro se non il suo sangue poteva aver fatto una cosa simile? Non che ci trovasse un senso, però. Li aveva visti e non aveva potuto dire la verità alla rossa. Era stato più forte di lui. Lei meritava di essere felice. Meritava qualcuno di meglio di lui. Lui che nemmeno sapeva cosa fosse l’amore, prima che arrivasse lei. Ma sapeva com’era, quell’insidioso sentimento. Faceva soffrire. Ne aveva soltanto avuto la conferma. Adesso le cose erano cambiate, adesso Clary gli aveva detto la verità, che ancora lo amava. Anzi, che lo amava e basta. Non gliel’aveva mai detto prima. Strinse un po’ di più la sua mano, che non aveva ancora lasciato da quando si era separati dagli altri. Rimasero un poco in silenzio, concentrati su quello che dovevano fare. Camminarono per un tempo interminabile, fino a quando non si trovarono davanti a una solida parete di roccia. Cercarono anche delle porte nascoste, delle aperture, ma niente. Clary si appoggiò al muro, sospirando. Sperava che gli altri avessero avuto più successo. Probabilmente se lì da qualche parte c’era davvero Raphael, allora c’era anche la famiglia di Simon. Sperava davvero che fosse così. Era da settimane che il suo migliore amico –faceva ancora strano poter davvero ricominciare a chiamarlo così –non dormiva. Ormai non riusciva più a controllare le sue emozioni e le sue reazioni. Quella mattina l’aveva quasi uccisa. L’aveva davvero quasi uccisa. Era ancora scossa. Non poteva ancora crederci. Doveva pensare che fosse solo stato uno scatto d’ira, e non che davvero volesse farlo. Chiuse gli occhi, cercando di chiudere fuori ogni pensiero negativo. Jace, con un sorriso, ne approfittò per rubarle un bacio, di slancio. Quando si separò da lei, la rossa aprì gli occhi e gli sorrise. Il giovane Wayland era bello, Clary credeva di non aver mai visto nessuno di così bello. Con quei capelli biondi che gli ricadevano sugli occhi dopo ogni combattimento, quegli occhi bicolore in cui lei amava perdersi. Erano come il mare e la terra. Quasi distruttivi.
-Da quando lo sai? –domandò e il ragazzo impiegò qualche secondo a capire di cosa stava parlando, troppo occupato a guardarla. Quando capì e si rese conto che avrebbe sul serio dovuto dirglielo, e che lei probabilmente si sarebbe arrabbiata, le rispose piano, appoggiandosi a sua volta alla parete. Si sentiva quasi spaventato.
-Da quando abbiamo sconfitto Valentine. –sospirò, tanto a bassa voce che quasi Clary non lo sentì. Quasi. Non poteva crederci. Da… Da due mesi?! E non le aveva detto nulla? Aveva continuato a fare finta di niente per tutto quel tempo? Non pretendeva che gliel’avesse detto perché sperava che succedesse qualcosa tra loro, ma almeno avrebbe potuto informarla, solo perché aveva il diritto di sapere. Aveva continuato a fingere per due mesi interi. Aveva continuato a fingere di amare Simon più di un amico, facendogli del male, facendosi del male, solo perché Jace le aveva nascosto la verità. Si staccò in fretta dal muro, facendo per andarsene, avanzando a grandi passi. Il biondo la raggiunse subito, prendendola per un braccio. Sapeva che si sarebbe arrabbiata, era piuttosto ovvio. Ma doveva capire che l’aveva fatto per lei, perché credeva che fosse meglio così. Perché aveva creduto che lei fosse felice con Simon e non aveva voluto rischiare di toglierle la felicità. Clary si voltò bruscamente verso di lui, colpendolo in faccia con i capelli, lo sguardo arrabbiato.
-Come? –chiese, anche se era una domanda stupida. Ma era troppo arrabbiata per ragionare. Perché lui le aveva mentito? Perché? Non riusciva a capire. Davvero, davvero, non riusciva a capire. Cosa credeva che sarebbe successo se le avesse detto la verità? Nulla sarebbe successo. Nulla… Oh. Oh. Lui aveva creduto che lei fosse felice con Simon. Credeva che avrebbe rovinato tutto, se le avesse detto quello che aveva scoperto. Non poteva crederci. E lei si era arrabbiata. Jace l’aveva fatto solo per lei. Perché la amava e credeva che fosse meglio così. Che fosse meglio che lei non sapesse la verità. Ma lei sarebbe stata più felice senza bugie. Già, forse avrebbe mentito lo stesso. Forse avrebbe continuato a recitare quella commedia con
Simon. Forse era stato meglio così. Era andata da Jace come una persona libera, amandolo anche credendo che lui fosse suo fratello. Forse per lei era stato meglio così. Ma per lui? Come aveva potuto essere meglio? Aveva sofferto tutto quel tempo, tra le bugie. Jace si meritava molto meglio di lei. Quel ragazzo si meritava davvero di meglio di lei. Lei era stata… Manipolatrice e una stronza immensa. Aveva ferito tutti quelli che aveva trovato sulla sua strada. La sua espressione passò da adirata a scoraggiata e triste, mentre il giovane Wayland trovava una risposta a quella stupida domanda.
-Valentine. Me l’ha detto lui. –non le spiegò perché non fosse andato subito da lei a rivelarglielo, perché avevano vissuto una bugia fin troppo a lungo. Ma poi, vedendo che Clary non parlava, e aveva uno sguardo incredibilmente perso, come non riuscendo a trovare una risposta ai troppi perché nella sua testa. Allora decise di dirle anche perché le aveva mentito, anche se lei non gliel’aveva chiesto esplicitamente. Le lasciò andare il braccio, abbassando lo sguardo sul pavimento sporco. –Credevo… -cominciò, piano, con la voce che gli tremava.
-Credevo che tu fossi felice con Simon. –Clary non riuscì a interromperlo, anche se avrebbe voluto dirgli come davvero stavano le cose. Che lei non era mai davvero stata felice con Simon. Che era felice perché lui era felice, dopo tutto quello che gli era successo. Ma che non l’amava, che non l’aveva mai amato. –Vi ho visti insieme e… -sospirò, cercando di togliersi quel tremore dalla voce, senza successo. –Non ho avuto il coraggio di… -sospirò di nuovo e questa volta sembrò un singhiozzo. –Clary, tu ti meriti molto di meglio di me… -mormorò, alzando lo sguardo su di lei, spaventato. Aveva le lacrime agli occhi. E non era da lui. Non era da lui essere spaventato, non era da lui piangere, ma… Era la rossa a fargli quell’effetto. Essere innamorati faceva davvero schifo. La ragazza lo guardò dolcemente, spostandogli la frangia, che gli era finita sugli occhi. Sorrise debolmente.
-Oh, Jace. Non dire così. Non è vero. –sussurrò, guardandolo con tutto l’amore che sentiva nel cuore. Era così tanto che credeva che sarebbe esploso dal troppo battere. –Tu sei un angelo… -continuò, non riuscendo a dire più nulla. Nulla che valesse la pena essere detto. Si avvicinò al ragazzo e lo baciò lentamente, come per fargli capire che si sbagliava. Quando si separarono, Jace mise le sue mani sui lati del viso di lei, sorridendo a sua volta. Sembrava che stesse per rivelarle uno dei suoi più oscuri segreti, osservando i suoi occhi, preoccupati e pieni di dolcezza allo stesso tempo. Le disse quelle due parole, quelle parole che credeva che non avrebbe mai detto a nessuno. E poi aveva incontrato lei. Con lei era sempre stato diverso, come lei era diversa. Non c’era nessun altro a cui le avrebbe mai dette.
-Clary, io… -esitò un secondo, prima di continuare. –Ti amo… -mormorò, la voce insicura. La ragazza riuscì a sentire il suo cuore esplodere davvero. Credeva che non avrebbe mai sentito quelle parole da qualcuno che non fosse Simon. Credeva che non avrebbe mai sentito quelle parole da qualcuno che contasse così tanto. Ma Jace gliel’aveva detto. Lui, che non si era mai innamorato. Lei, era riuscita a farlo innamorare. Ne era felice. Perché anche lei lo amava. In una maniera pazza e sconsiderata. Sarebbe morta per lui.
-Ti amo anch’io. –disse, con più decisione nella voce di quanta ne avesse lui. Jace le sorrise, prima di baciarla di nuovo, dolcemente. Non poteva crederci. Ancora non riusciva a crederci. Lei lo amava davvero. Esattamente come lui amava lei.
Amare significa distruggere e essere amati significa essere distrutti. 

Angolo autrice: 
Ok, questa cosa non ha senso. Scusate, questa storia comincia ad avere sempre meno senso man mano andiamo avanti. 
Due parole sull'episodio: Credevo che non avrei pianto, poi sono partiti i flashback con Alec e Jace e a quel punto sono morta. Niente di che. Simon ha venduto la sua anima alla Regina (bravo, bravo *applaude molto lentamente*). Raphael non si è visto (anche se c'era scritto il nome dell'attore all'inizio!?), ma va bene. L'ultima scena era inquietante, molto, molto inquietante. LA MALEC. PERCHÈ LORO POSSONO. 
Sono triste perchè tra meno di due settimane tornerò a scuola e non VA AFFATTO BENE (sparatemi)
P.S: Scusate per eventuali errori di distrazione o di grammatica (quelli di distrazione ho paura siano tanti, quelli di grammatica, spero pochi; anche perchè non ho ricontrollato il testo :/)
 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Shadowhunters / Vai alla pagina dell'autore: Mary_Julia_Solo