Imbattersi
nel proprio ex è un’esperienza più
comune di quanto si pensi. A volte ne
risulta un incontro amichevole, persino sereno. Quando l'amore di un
tempo cessa
per ambo le parti, anche il livore non ha motivo di esistere.
È in caso contrario,
in seguito ad una rottura spiacevole, che riaffiorano le magagne e
l'imbarazzo.
Per Jongin,
incontrare Sehun al termine di una lunga giornata di lavoro
è soprattutto fonte
di dolore. Rimpiange di non aver preso l'autobus, di essersi lasciato
irretire
dalla temperatura mite della sera e dal tramonto pittoresco che
infiamma
l'orizzonte per percorrere a piedi i sei isolati che dividono il suo
appartamento dalla libreria di cui è titolare. Non
può fingersi sordo né cieco
quando sente la voce di Sehun chiamarlo dall'altro lato del marciapiede
e lo
vede salutarlo, camminare verso di lui. Sehun sorride, ma sembra
nervoso.
Indossa una camicia arancione come i raggi del sole morente, sfoggia un
nuovo
taglio di capelli. Jongin non ricorda di averlo mai visto sorridere
così ai
tempi della loro relazione. Ha una luce diversa nello sguardo. Jongin
non lo
riconosce più.
La voce di
Sehun trema appena, un istante che quasi passa inosservato. Il suo
istinto lo
frena dal subissare di domande Jongin; vorrebbe, eppure si trattiene.
Non può
chiedergli quello che realmente gli preme sapere. Si accontenta delle
chiacchiere di routine: il lavoro, gli amici in comune, la famiglia.
Jongin
butta lì, con una frasetta da niente, che ha saputo del suo
nuovo ragazzo. Dice
che è un bene, gli augura di essere felice. Non si offre di
conoscerlo. Sehun
non ha il coraggio di ribattere. Come rivelargli che non
c’è nessun altro, e
mai c’è stato? Perché sperare che
questo cambi qualcosa, che gli importi? Sarebbe
uno sbaglio illudersi. Non riesce a sostenere il suo sguardo.
Jongin lo
nota e cerca di ignorare la fitta che gli pungola il cuore. Erano
innamorati,
fino a non troppi mesi addietro. C'era del vero affetto, un sentimento
profondo
a legarli. Non è bastato. L'armonia si è
inceppata, i nodi si sono sciolti e
loro si sono persi di vista. Sono andati alla deriva. Non
c'è spazio per il
rancore, in Jongin, e nemmeno la rabbia ha senso. Il dolore soverchia
ogni
altra cosa.
Sehun
vorrebbe prenderlo per mano, stringerlo a sé, respirare il
profumo del suo
dopobarba. È tale l'emozione, tanto grande e prepotente, che
è costretto ad
alzare la voce per ignorare il pompare furioso del suo cuore nel petto.
Jongin
è bellissimo, emaciato e languido come uno dei santi di El
Greco, superbo
nonostante la stanchezza e le occhiaie scure che sciuperebbero un volto
meno radioso.
Mi sei mancato, mormora quasi vergognoso.
Jongin sa
che lo ha detto unicamente per cortesia. Se lo ripete più e
più volte con lo
scopo di convincersene e ricacciare giù il groppo che gli
asserraglia la gola.
Non vedendolo reagire, Sehun si sente affossare dalla tristezza. Non
piangere,
non piangere, non piangere. Lui non è più tuo,
lascia perdere. Lascialo andare.
E lo fa. Lo
fanno entrambi. Esaurite tutte le banalità, arriva il
momento di congedarsi. Il
mezzo abbraccio che si scambiano è goffo, rigido. Promettono
di chiamarsi e di
rivedersi per un caffè, ma mentono sapendo di mentire. Sehun
è ormai sull’orlo
delle lacrime. Jongin griderebbe per la frustrazione, se potesse.
Perché la verità
che tutti e due conoscono, che fa male e però bisogna
accettare anche se è uno
schifo, è che molte persone stanno insieme pur non amandosi.
Altre, invece, non
stanno insieme pur amandosi.
(Ed è
questa
la loro tragedia.)
Ieri sera ho
scoperto per caso questo video (https://www.facebook.com/JayShettyIW/videos/1850217908625999/?hc_ref=ARTkUrqmGowR3fWgLbbpjT0NE3RLH6ZGclMwvtAUep6M8X5l9Xx3e1OV7P5Kdz5HY0g&pnref=story)
che mi ha colpita al punto da ispirarmi un word vomit SeKai. Il quale,
a sua
volta, è una specie di sequel di altre due mie ficcyne,
ovvero Stuck in a moment e Fugit interea.
(Also, prima
storiella scritta interamente sul cellulare! Spero di non aver
combinato un
casino con l’editor.)
Una
cliccatina è sempre gradita: https://www.facebook.com/IlGeniodelMaleEFP/.