Questa storia fa parte della serie “ COUNTDOWN ” ed è la n° 4.

Four season of a life.


Era nata nell'Estate più torrida, dove la vita era asfissiante come una giornata di fine Luglio, quando il mare pareva così lontano e non c'erano ombre che la coprissero dai raggi troppo cattivi di Apollo.
Il caldo aveva fatto sciogliere l'unica famiglia che aveva, soffocando quella che era parsa l'unica speranza di aver con sé qualcuno che l'amasse, strappandole dalle braccia il sorriso luminoso ed ingenuo di un bambino dagli occhi limpidi come il cielo ed i capelli brillanti di sole, distruggendo quella torre di sabbia che tanto aveva faticato per tirar su in quei mesi che parevano poche ore passata lontano dall'ombrellone.
Luke era arrivato con Settembre e quei mesi di fuga erano stati una benedizione come i primi venticelli autunnali, allontanandola dai ricordi sfocati di quell'Estate cocente e distruttiva; ma i colori vividi, il rumore delle foglie che scricchiolano sotto le scarpe durante le corse per giocare a nascondino e l'aria respirabile l'avevano colta in inganno e Talia non aveva capito quanta morte si portasse dietro l'Autunno fino a quando non fu troppo tardi.
L'inverno era calato nella sua vita svegliandola dal lungo letargo come invece faceva cader nel sonno gli altri, ma Talia era un sempreverde ed il gelo non la spaventava, no, erano ben altre le cose di cui aveva paura, non i manti innevati ed i fiocchi delicati che avevano abbellito per un istante i suoi rami, illudendola di poter ricominciare da dove si era addormentata, e fu proprio una fredda e limpida notte d'inverno che le fece firmare la sua condanna più grande.
La gioventù è bella perché passa, come tutte le cose. "Il gioco è bello quando dura poco", cantilenava sua madre, ipocrita dei suoi stessi consigli, tutto passa prima o poi.
Ma le foglie non cadranno mai, i suoi fiori saranno sempre sbocciati e per quanto rigogliosi saranno a vita, i suoi rami non produrranno mai frutti, lo ha giurato.
I suoi fiori, i suoi rami, ma non quelli dei suoi amici, non quelli di chi ama e se da poco ha ritrovato quella pianta nata dal suo stesso frutto, ora sa con precisione che non potrà mai crescere con lei, che non potranno affrontare assieme un'altra Estate, che non vedranno le loro foglie ingiallire assieme nell'Autunno della loro vita e che assisterà in silenzio all'Inverno del suo fratellino, senza la sicurezza che siano i suoi i primi rami a rinsecchire sotto la neve della vecchiaia.
Perché Talia lo sa, sa il motivo della sua scelta, sa perché lo fece e si domanda se sarebbe stato lo stesso se avesse trovato prima Jason, se avrebbe accettato di rimanere per sempre un giunco giovane e flessuoso, pronto al cambiamento, o se invece avrebbe preferito diventare forte e secolare quercia come era ora.
Ma non può tornare indietro, non lo può fare, il suo giuramento brilla tra le stelle come la condanna che è.
La condanna della sua vita, della sua Eterna Primavera.