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Autore: Padfootblack    25/08/2017    1 recensioni
E se Alex avesse intrapreso una relazione con una collega musicista? E se non fosse tutto così idilliaco?
Raccolta di song fic!
Dal testo:
Probabilmente si accorse del mio sguardo, perché si girò e sorrise imbarazzata, muovendo la mano come a salutarmi. Non riuscii a muovere un muscolo, aveva uno sguardo splendido. Era come se potesse leggermi dentro e mi persi in quel paradiso verde azzurro, fin quando non si voltò di nuovo verso gli altri. E la magia scomparve, ritornai nel backstage del club, attorniato da luci stroboscopiche e ombre penetranti, proprio mentre loro salivano sul palco.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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You Probably Couldn't See for the Lights but You Were Staring Straight at Me - Alex

Eravamo in un piccolo club di Sheffield, fra poco i Supernova avrebbero suonato. Non sapevo chi fossero, a quanto pare venivano da Manchester e, a detta di Rick, il nostro manager, “spaccavano i culi”. Ci aveva anche detto che sarebbero stati i nostri rivali nelle classifiche, ma a me non importava niente di quella merda. Ero solo curioso di sentire una band emergente, ecco perché ora fissavo quel gruppo dal dietro le quinte. Il bassista aveva i capelli castano chiari con un ciuffo che andava di moda fra le boy band di adesso, era alto e sembrava l’unico calmo in quella situazione. L’altro suo amico, accanto a lui, aveva i capelli rasati ai lati e un ciuffo più lungo, biondo, che gli copriva metà faccia, piena di brufoli. Continuava a rigirarsi il plettro fra le dita e sbatteva il piede per terra. E dietro loro, quasi nascosto da una colonna, c’era il batterista che martellava le bacchette sulle sue ginocchia. Un po’ bassino, aveva i capelli ricci e neri che gli coprivano la fronte e gli occhi. Chiunque li avrebbe visti da fuori li avrebbe scambiati per dei disadattati. Ma d’altronde, neanche noi sembravamo persone normali, ed era inutile giudicare dal modo in cui si comportavano. Guardai Rick con aria interrogativa, come a chiedergli “e quindi? È questo di cui dobbiamo preoccuparci? Due tipi nervosetti e uno che gioca ad essere il belloccio di una boy band?”. Pensai che ci avesse preso in giro per tutto il tempo, magari portandoci a sentire i nuovi Take That, quando Matt mi puntellò il braccio. Mi voltai e vidi una ragazza passare davanti a noi e andare vicino ai disadattati. Era bassina, aveva i capelli neri lunghi fino alla schiena e una figura snella. Indossava un paio di jeans neri, delle converse e una maglia degli Strokes. Rimasi come impalato a guardarla, chissà chi era, magari la ragazza del cantante. Ma poi, chi era il cantante? Probabilmente si accorse del mio sguardo, perché si girò e sorrise imbarazzata, muovendo la mano come a salutarmi. Non riuscii a muovere un muscolo, aveva uno sguardo splendido. Era come se potesse leggermi dentro e mi persi in quel paradiso verde azzurro, fin quando non si voltò di nuovo verso gli altri. E la magia scomparve, ritornai nel backstage del club, attorniato da luci stroboscopiche e ombre penetranti, proprio mentre loro salivano sul palco.

“High Green, Sheffield”esclamò la ragazza: “Siete pronti per una serata devastante?”. Un attimo: era lei la cantante? Il pubblico urlò di sì, erano pronti a divertirsi, ma lei ripeté la domanda, per fare aumentare l’entusiasmo generale. E ci riuscì. Era una ragazzina minuta, sarà stata alta un metro e sessanta circa, eppure sembrava comandare quel palco come un gigante. “1,2,3, oh!”urlò mentre partiva una canzone. I suoi compagni suonavano bene, ma lei era la vera carica della band: non stette mai ferma per tutti i 50 minuti dello show, non faceva che muoversi avanti e indietro sul palco e interagiva continuamente con il pubblico. Non riuscii a toglierle gli occhi di dosso per tutto il concerto, si muoveva con una carica inaudita e sembrava essere nata per fare quello. Rick si mise fra me e Matt e ci passò le braccia sulle spalle: “Questa è la concorrenza”. Avevamo finito prima ancora di iniziare, allora.

One look sends it coursing through the veins oh how the feeling races
Back up to their brains to form expressions on there stupid faces
They don’t want to say hello
Like I want to say hello
Oh the heartbeats at its peak when you’re coming up to speak

Stavamo bevendo dei drink con loro, ma per una volta l’alcol non servì a calmarmi. I membri delle due band continuavano a farsi complimenti a vicenda, io avevo occhi solo per lei, appoggiata al bancone a chiacchierare col barista.

“Complimenti”disse Matt stringendo la mano al batterista: “Siete davvero forti”

“Fa piacere sentirselo dire da un batterista come te!”rispose il riccio. Rick si avvicinò a noi con le birre: “Ah bene, vedo che vi siete già conosciuti. Gran bella serata ragazzi, complimenti”. La ragazza stava arrivando adesso con due birre in mano. Ne porse una al bassista, mentre Rick le stampava un bacio sulla fronte: “Bravissima”

“Grazie!”

“Loro sono gli Arctic Monkeys”ci introdusse Rick. La ragazza si voltò verso di me, sorpresa: “Immagino tu sia Alex”. Stava parlando a me? L’essere a metà fra donna e divinità parlava a me?

And I’m so tense, never tenser
Could all go a bit Frank Spencer?
I’m talking gibberish, tip of the tongue but I can’t deliver it
Properly, oh it’s all getting on top of me
And if it weren’t this dark you’d see how red my face has gone

“No, sono io”disse Matt, interrompendo la mia crisi di panico.

“Riconosco le mani di un batterista”rispose lei stringendogli la mano: “È un piacere conoscervi, abbiamo sentito alcune vostre canzoni e sono fenomenali!”

“Solo alcune?”chiese Jamie fingendosi deluso.

“Quelle che avete rilasciato per adesso”

“Vedrai dopo questa sera quante ne incideremo”disse Andy: “Dopo aver conosciuto una come te, potremmo scrivere un’enciclopedia!”. La ragazza scoppiò a ridere, genuinamente divertita da quella stupida battuta.

Everybody’s trying to crack the jokes and that to make you smile
Those that claim that they’re not showing off are drowning in denial
They’re not half as bad as me say anything and I’ll agree
When it comes to acting up, I’m sure I could write the book

Mi staccai lentamente dalla compagnia per andare a fumare, non riuscivo a sopportare quella situazione. Facevano tutti battute idiote per attirare la sua attenzione, ma lei non sembrava farci caso, come se non fosse l’attrazione numero uno in quel cazzo di posto. Mi accesi una sigaretta tentando di calmarmi, fuori era tutto deserto, l’ambiente giusto per mettere la testa a posto.

And now that you’re more than a part in the play
It’s slightly easier to think what to say
You had us all, standing on our heads
Doing our best tricks

Never again, will there be another one that’s as desirable as you

“Ehilà”era la sua voce. Mi voltai e la vidi accanto a me, con una bottiglia di birra in mano. All’improvviso non eravamo più in un pub a Sheffield, ma in un buco nero, solo io e lei. Non avevo nessuna scappatoia, nessun Matt a salvarmi, dovevo contare sulle mie forze. Eppure con tutte le altre ragazze non facevo fatica a parlare, ma lei aveva un non so che di strano. Meravigliosamente strano.

“Gran bel concerto”riuscii a balbettare.

“Grazie, non vedo l’ora di vedere voi in azione!”

“Non siamo così elettrizzanti dal vivo”

“Ma la vostra musica lo è e questo mi basta”tirò giù un sorso di birra, persino quel gesto sembrava una magia se fatto da lei.

“Come hai fatto a capire che ero io, prima?”domandai.

“Silenzioso, pensieroso e con un mare negli occhi”rispose sincera, come se fosse normale dire una cosa del genere a uno sconosciuto.

“Ti sarò sembrato uno stalker”

“No, lo sguardo dice molto di una persona”

“Cosa dice di me, il mio sguardo?”chiesi curioso. Sorrise con una scintilla negli occhi: “Dice che sei molto sensibile e delle volte anche supponente. Hai molte cose da dire, ma forse ti freni”. Era spaventoso, sapeva davvero leggermi dentro. Abbassai lo sguardo sulla mia birra, mi aveva appena fatto sentire miserabile.

“Sì, lo so, avrei potuto fare la medium, ma preferisco questa vita”. Sorrisi scuotendo la testa: “Forse fare la medium sarebbe stato più semplice”

“Dici?”

“Sì, avresti avuto il tuo giro di clienti e avresti vissuto una vita tranquilla”ammisi: “Con la musica non si sa mai, potresti fare il botto o fallire ...”

“Se fallissi allora inizierei a fare la medium”. Scoppiai a ridere: “Fa sempre comodo un piano B”. Restò qualche minuto in silenzio e per un attimo ebbi paura che se ne andasse. Volevo che restasse lì con me, che continuasse a parlarmi con la sua voce chiara e limpida, ma non avevo argomenti intelligenti da proporle. Stava grattando l’etichetta dalla bottiglia, pensierosa.

“Qual è il tuo piano B?”mi chiese osservandomi, evitando di farmi notare che sarei sembrato uno stalker psicopatico se avessi continuato a fissarla in quel modo.

“Non ho piani B”

“Ma come, prima mi fai il discorso del lavoro sicuro e poi non hai un piano B?”

“Spero che vada bene, con la band”feci spallucce e bevvi un altro sorso. Era fresca e mi serviva per ravvivare il mio cervello.

“Scommetto che andrà bene”

“Come fai ad esserne sicura?”

“Perché siete dannatamente forti”rispose.

“E belli”aggiunsi. O meglio, fu l’alcol a parlare al posto mio.

“E strambi”continuò lei.

“Noi? Voi ci superate!”dissi guardandola: “Il bassista sembra uscito da una boy band, il batterista sembra abbia paura della sua stessa ombra e chissà cosa passa nella testa del chitarrista per avere una pettinatura del genere!”. Mi fermai, forse era troppo, non ci conoscevamo ancora così bene e magari non avrebbe apprezzato delle battute sui membri della band di cui faceva parte. E invece, dopo mezzo minuto in cui mi sotterrai dalla vergogna, scoppiò a ridere. E mi innamorai anche della sua risata: cristallina, pura, sincera.

“Un gigante di due metri immobile mentre suona il basso”iniziò a dire, contando con le dita: “Un chitarrista che sembra voglia uccidere qualcuno quando canta e un cantante che sembra abbia attacchi di panico misto a crisi nervose sul palco”

“Ouch”mi lamentai: “Questa fa male. E Matt?”

“Oh, lui è perfetto”scherzò appoggiando la birra vuota sul davanzale della finestra dietro la sua schiena. La imitai e, facendolo, inevitabilmente mi avvicinai a lei. Aveva un profumo buonissimo e notai che qualche lentiggine le colorava le guance.

“Consigli per il cantante con crisi nervose?”chiesi a un palmo dal suo viso, convinto che con il suo caratterino mi avrebbe respinto in un nanosecondo. Ma tanto valeva provarci, prima mi avrebbe mandato via, prima me la sarei tolta dalla testa.

“Rilassati”disse lei, nel più semplice dei modi: “Perché chiunque è lì per ascoltare te e non importa a nessuno se stoni o sbagli un accordo. Nessuno pretende che tu sia perfetto”. Non sembrò convinta di quelle parole, come se potessero valere per me e non per lei.

“È difficile rilassarsi quando mille persone ti stanno aspettando su un palco”bisbigliai.

“C’è un metodo infallibile per calmare i nervi”mormorò sulle mie labbra. Le diedi un leggero bacio, aspettandomi un pugno sullo stomaco che non arrivò mai. O meglio, arrivò, ma fu dato dalle sensazioni che provai quando ricambiò il bacio. Lo stomaco si svuotò di colpo, facendomi sentire leggero come l’aria. Le presi il viso fra le mani e continuai a baciarla con trasporto, ignorando tutto intorno a noi, tornando nel piccolo buco nero in cui mi ero rintanato prima. Fin quando la porta del pub si aprì e Matt urlò: “Tequila!”. Sbuffai annoiato, scuotendo vagamente la testa, mentre lei sorrideva.

“Ah, ti stavi dando da fare, Al?”chiese lui aumentando l’imbarazzo.

“Mai rinunciare al richiamo della tequila”mormorò lei fissandomi tentatrice. Mi sembrava davvero impossibile che lei volesse passare del tempo con me, ma aveva ragione. Mai rinunciare al richiamo della tequila. Le presi la mano e la trascinai nel pub.
 

***

L'angolo dell'"autrice": Buonasera! Nella noia estiva ho partorito questa idea banale, non è niente di che, ma spero che vi strappi un sorriso nell'attesa del nuovo cd delle scimmie artiche. Amy è un personaggio totalmente inventato da me, come tutta la storia. È una raccolta di song-fic, non verrà raccontata giorno per giorno, ma "canzone per canzone", quindi è possibile che da un capitolo all'altro passi molto tempo "nella storia". Spero che non vi fermiate al primo capitolo e che continuiate a leggere la storia. Fatemi sapere cosa ne pensate!
Padfoot

   
 
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