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Autore: 7vite    28/08/2017    1 recensioni
La vita di Doremi e le sue amiche è cambiata definitivamente da quando le sei apprendiste hanno deciso di rinunciare per sempre all'uso dei poteri magici, scegliendo di restare a vivere nel mondo degli esseri umani.
Le loro strade si sono divise, ognuna di loro ha intrapreso un cammino diverso, promettendosi però di restare amiche per sempre.
Ed è qui che le incontriamo nuovamente, alle prese con i problemi che affliggono tutte le adolescenti.
Riusciranno a gestire le nuove avversità senza l'aiuto della magia?
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-LA NUOVA COMPAGNA DI CLASSE-
 

La nuova classe di Doremi era al quarto piano di una struttura alta sette piani. L’uso dell’ascensore era consentito solamente agli insegnanti, per cui le ragazze salirono ad uno ad uno tutti gli ottanta gradini. Quando raggiunsero il quarto piano Doremi era esausta.
«Prima la corsa, poi anche la salita, giuro che non mi sveglierò mai più in ritardo.»
Piagnucolò aggrappandosi al corrimano.
«La sezione C è da questa parte andiamo.»
«Uff non ce la faccio più.»
Ansimò Doremi trascinando i piedi.
Quasi tutti i suoi nuovi compagni di classe erano arrivati e avevano preso posto. Quando lei e Marina avevano varcato la soglia tutti si erano voltati a fissarle con un’espressione confusa. Doremi li capiva bene, anche lei si sentiva un po’ spaesata in quel nuovo ambiente.
«Oh, guarda c’è Masaru, ciao Masaru! Hai preso posto all’ultimo banco come al solito, non è così?»
Gli aveva urlato Doremi dall’altro lato dell’aula. Il ragazzo, per tutta risposta, le aveva fatto un cenno con la mano con aria indifferente.
«Quel tipo non cambia proprio mai.»
Esclamò Doremi con un sospiro.
«Mi era sembrato di sentire i tuoi toni soavi, Dojimi*
La voce arrivava da un posto al centro esatto della classe. Doremi non ebbe bisogno di voltarsi per sapere a chi appartenesse.
«Tetsuya smettila di chiamarmi così!»
Urlò uscendo dalla bocca la lingua biforcuta. Il ragazzo rise di gusto, le piaceva così tanto torturarla.
Qualcuno aveva colpito dolcemente la spalla di Doremi con un giornale.
«Signorina, che ne dice di prendere posto ed iniziare la lezione e posticipare i convenevoli a più tardi?»
Una donna dall’aspetto severo la stava scrutando dall’alto.
“Oh no, questa deve essere la nostra nuova insegnante! Accidenti che figura. Se solo non fosse stato per Tetsuya ed i suoi stupidi scherzi…”
Doremi s’inchinò e balbettò delle scuse, poi corse a sedersi in uno dei pochi posti liberi che erano rimasti, che fatalità si trovava non troppo distante da Tetsuya. Mentre prendeva posto gli rivolse un’occhiataccia velenosa, ma lui di nascosto le fece la linguaccia.
“Che tipo, non cambierà mai!”
«Buongiorno a tutti quanti nuovi studenti della scuola media pubblica di Misora e benvenuti. Il mio nome è…-
La porta si aprì bruscamente interrompendo la professoressa. Una ragazza entrò in classe ansimando. Si avvicinò alla cattedra della professoressa e fece un profondo inchino.
«Chiedo scusa, sono in ritardo. Prometto che non capiterà mai più.»
La ragazza parlava con un forte accento delle regioni del nord. Aveva i capelli castano scuro lunghi fino alle spalle, decorati con graziose spille color turchese e gli occhi chiarissimi color verde acqua. La professoressa e gli studenti le rivolsero un’occhiataccia.
«Me lo auguro signorina, se è vero che le prime impressioni sono quelle che davvero contano, sappi che la tua è stata pessima. Adesso va’ a sederti.»
Con lo sguardo basso la ragazza percorse il piccolo corridoio tra i banchi e prese posto di fianco a Doremi. Lei non poteva affatto biasimarla, per poco non era capitato a lei essere in ritardo!
«Ora che ci siamo tutti, procederei con le presentazioni. Io sono la signorina Shuto*, la vostra nuova professoressa. Sono una donna molto esigente, non tollero la mancanza di rispetto e la violazione delle regole, per cui, se ci tenete ad essere miei alunni, vi consiglio di mantenere un atteggiamento impeccabile.»
La classe la fissava in religioso silenzio. Sembrava che persino le zanzare preferissero tenersi al largo da quell’aula.
«Dunque vi consiglio di attenervi alle regole dell’istituto, la puntualità in primis, e in quel caso vi prometto che diventeremo ottimi amici.»
La signorina fece una smorfia che pareva un sorriso, ma avrebbe anche potuto essere una paralisi.
«E adesso vi chiedo di raccontarmi qualcosa di voi, chi siete, da che scuola elementare provenite, quali sono i vostri hobby e quali obiettivi desiderate raggiungere in futuro. Cominciamo dai primi banchi.»
Ad uno ad uno i nuovi studenti si presentarono. I primi erano piuttosto nervosi e impacciati. Doremi non stava ascoltando nessuno, pensava piuttosto a cosa dire.
Voleva fare una bella figura con la sua nuova classe, ma davvero non sapeva cosa dire.
“Mi piace la musica, ma non suono nessuno strumento… (beh ma questo è a dir poco patetico) amo i dolciumi, ma non me la cavo tanto bene ai fornelli (così darai l’impressione di essere un’ingorda) mi piacciono gli animali e in particolare i cani (…ma non ne possiedo uno!) Uff com’è difficile, forse dovrei ascoltare qualcuno dei miei compagni e trarre l’ispirazione da loro”
«Grazie mille Marina, e tu, ragazzina dai capelli rosa, cosa ci racconti di te?»
La professoressa la stava fissando. Era talmente concentrata sul suo discorso che non si era neppure accorta di essere la prossima della lista. Rimase in silenzio per un attimo, completamente spiazzata.
“E adesso cosa dico?”
Si alzò in piedi con gambe tremanti, poi si schiarì la voce.
“Improvvisa!”
«Salve a tutti, io sono Doremi Harukaze, provengo dalla scuola elementare pubblica di Misora e mi sono diplomata con voti nella media. I miei hobby sono la magia e i Battle Rangers, amo le bistecche e il mio sogno nel cassetto è quello di possedere una bisteccheria un giorno, cos’ potrò mangiare tutte le bistecche che desidero gratis.»
In classe calò il silenzio più assoluto.
“Ma cosa mi salta in mente?”
Tutti la stavano osservando con un’espressione indecifrabile. Stava cominciando a sudare. All’improvviso una grassa risata ruppe il silenzio.
La ragazza dai capelli scuri che era arrivata in ritardo e sedeva al fianco di Doremi stava ridendo a crepapelle tenendosi lo stomaco.
«Come… sei… buffa»
Disse infine, e altre risate si unirono alla sua.
Doremi non capiva se quella tipa volesse farle un complimento o insultarla, nel dubbio si passò una mano dietro la testa e, con un sorriso forzatissimo, si rimise a sedere.
«Bene, signorina, le andrebbe di proseguire?»
La incalzò la professoressa, ignorando il siparietto che si era appena creato e riportando l’aula in silenzio. La ragazzina si alzò in piedi e si asciugò le lacrime dagli occhi, non riusciva ancora a smettere di sorridere.
«Il mio nome è Makoto Kyosuke e mi sono trasferita lo scorso mese da Hokkaido a causa del nuovo lavoro di mio padre. I miei hobby sono il calcio e le frittelle, e ora che ci penso, non sarebbe male gestire un ristorante che serva frittelle, potrei mangiarne a volontà senza dover neppure pagare.»
Makoto rivolse un sorriso raggiante a Doremi, che arrossì senza dire nulla.
«Sul serio ti piace il calcio?»
Domandò Tetsuya con interesse.
«Sì, nella mia vecchia scuola facevo parte di una squadra femminile, ma qui le squadre sono prettamente maschili e quindi non riesco più a praticare il mio sport preferito»
Makoto sorrise tristemente.
«Beh, io gioco sempre molto volentieri a calcio, ma non pensavo che anche le ragazze si interessassero a questo sport.»
«Ah sì, è la mia passione più grande, sono un'ottima attaccante.»
Gli occhi della ragazza scintillarono, ma Tetsuya le rivolse un’occhiata sbieca.
«Questa non me la bevo! E poi l'attaccante migliore della scuola ce l'hai proprio di fronte.»
Sugiyama e qualche altro ragazzo emisero un risolino, ma Makoto non vi diede peso.
«Dammi giusto il tempo di tornare in forma, poi vedremo chi riderà».
 
La lezione era finita prima quel giorno, Doremi faceva la strada di ritorno assieme a Marina.
«La professoressa è un vero incubo, nulla a che vedere con la signorina Seki.»
Si lamentò Doremi.
«Hai ragione, sembra una donna imperscrutabile, faremmo meglio a non darle del filo da torcere.»
Concordò Marina, leggendo l’orario scolastico che sarebbe entrato in vigore il giorno seguente.
«E che te ne pare dei nuovi compagni invece?»
«Non saprei, Doremi, non li conosco ancora bene, ma a prima vista sembrano tutti dei bravi ragazzi.»
«Sì, è la stessa impressione che ho avuto io.»
«Ehi, ragazze, ciao, aspettatemi!»
Ordinò una voce alle loro spalle. Makoto le stava raggiungendo di corsa.
«Vi ricordate di me? Sono una vostra nuova compagna di classe.»
«Sì, certo, siedi di fianco a Doremi.»
«Esattamente, sono Makoto. Sapete? Sono qui da poco tempo e non conosco praticamente nessuno, invece vedo che voi siete piuttosto affiatate.»
Doremi annuì con fare solenne.
«Sì esatto, noi siamo compagne sin dalle elementari, e anche se a partire dal quarto anno abbiamo frequentato due sezioni diverse siamo rimaste ottime amiche.»
«Uaooo, siete davvero così intime?»
Marina sorrise annuendo.
«Uff che invidia, io mi sento così sola. Da quando ho lasciato Hokkaido ho perso tutti i contatti con i miei amici.
»
Doremi divenne improvvisamente seria.
«Ti capisco. Una delle mie migliori amiche, Sinfony, è tornata ad Osaka dopo quattro anni passati qui a Misora, oggi è stato anche il suo primo giorno di scuola media, ma sono certa che se la sia cavata alla grande. Sinfony è una ragazza tosta, riesce a farsi voler bene da chiunque.
»
Marina confermò tutto quanto.
«E’ vero, è riuscita ad integrarsi perfettamente nella nostra classe, nonostante sia arrivata qualche mese dopo l’inizio del primo semestre. Credo che anche tu ti ambienterai bene, sai? Sembri un tipo socievole e la tua presentazione è stata  davvero divertente.»
Makoto sorrise, indicando Doremi.
-Questo lo devo tutto alla mia fonte d’ispirazione, Doremi mi hai fatta sbellicare dalle risate, ma da dove ti vengono certe battute?»
La ragazzina fece spallucce godendosi il suo momento di gloria.
«Che vuoi che ti dica? Io sono fatta così, sono piena di risorse.»
«Ehi Dojimi, non ti hanno mai detto che chi si vanta di se stesso è spesso solo un povero incapace?»
Tetsuya le superò correndo e si piazzò davanti a loro.
«Ti ho detto mille volte di smetterla di chiamarmi così, e poi io non sono un incapace, ma come osi?»
Il ragazzo sorrise beffardo, voltandosi in avanti e dando loro le spalle.
«Io stavo solo citando un vecchio proverbio, se poi ti senti chiamata in causa fatti due domande. Ci vediamo ragazze, Dojimi non prendertela!»
E, facendo loro un cenno, scattò in una corsa veloce.
«TI HO DETTO DI NON CHIAMARMI MAI PIU’ DOJIMI!»
La gola di Doremi si aprì così tanto da rivelare un’ugola enorme con le stesse sembianze della sua padrona.
«Uff, quant’è fastidioso, non lo sopporto!»
Si lamentava Doremi sbattendo i piedi per terra.
«Conoscete bene quel tipo?»
Domandò Makoto, indicando la sagoma ormai lontana di Tetsuya.
«Sì, anche lui era un nostro compagno di elementari, si chiama Tetsuya Kotake.»
Spiegò Marina con semplicità.
«Ed è un grandissimo maleducato, non ha nessun tipo di rispetto, ti consiglio di stargli il più lontano possibile.»
Gridò agitando il pugno verso il cielo.
Makoto rivolse un ultimo sguardo alla figura snella che ormai sembrava svanita nel nulla.
«Beh, pare proprio che qualcuno dovrà dargli una lezione.»


 
DIZIONARIO (JUST IN CASE)
*Dojimi è l'appellativo infelice con cui Tetsuya chiama Doremi nella versione giapponese. Sfortunatamente non conosco il significato della parola.
*Shuto, in giapponese 周到 significa "pignolo, minuzioso". Aggettivi che, a mio avviso, si addicono perfettamente alla loro nuova insegnate.
  
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