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Autore: Tessa carstairs    29/08/2017    2 recensioni
Lo scenario era a dir poco orrendo.
Sangue che scorreva a fiotti.
Carne maciullata.
Corpi ridotti a brandelli.
E una bambina dal vastitino verde sporco di sangue che se ne stava immobile nell'atrio.
E stava urlando.
E urlai anche io.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Max Lightwood-Bane, Rafael Lightwood-Bane, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Ero da solo in camera mia. Non mi importava cosa pensava che stesse facendo Rafael. Lui era sempre così angosciante! E poi, tra non molto avrebbe  ricevuto i suoi primi marchi da shadowhunter...e io ero lo stupido stregone di turno, che non combatteva mai. Papá magnus diceva che era normale che mi sentissi messo da parte e che tra non molto mi sarebbe passata... Ma non volevo fare quello che faceva lui : volevo vivere come Rafael o come papá Alec, che si allenavano ogni giorno... D'improvviso sentii sbattere la porta con violenza, mi voltai di scatto e vidi che era entrato mio fratello. "Perchè ti sei chiuso qui dentro?" mi chiese con aria sospetta. Rafael era vestito come al solito: una maglietta con il collo sudato e a dir poco logora e dei jaens che facevano venire la pelle d'oca da quanti sguari avevano. "Mi sa che non sono affari tuoi" gli risposi a mia volta mentre un sorriso sghembo mi si allargava in volto. "Eddai sappiamo tutti che lo hai fatto perchè ti vergogni!"sbottò. Chi glielo ha detto? Ah. Aspetta, grazie Papá, grazie per aver mantenuto la mia privacy intatta, ma soprattutto la mia dignità, che ora, è al livello del pavimento. "E di cosa dovrei vergognarmi?, sentiamo" lo attaccai, acido. "Attento a come parli Max. Cerca di essere più gentile." Era un tono affettuoso, quasi supplichevole. Era la voce di Alec. Aveva il viso stanco con un pizzico di malinconia. Mi girai così velocemente che per poco non cadevo dal letto. "Attento. O ti farai la bua piccolo" disse Rafael alzando la voce. Okay. Questo è troppo. Ho 16 anni, non mi sembra di chiedere troppo, dicendo che ci terrei a non essere chiamato 'piccolo'. Adesso lo ammazzo. Mi gattai sopra di lui senza pensarci due volte. "Stronzo!"mi urlò a denti stretti mentre si divincolava dalla mia presa. Alec, velocissimo come sempre, mi staccò da lui e, come fossi una bambola fragile mi sollevò e mi rimise a sedere sul letto. "Smettetela di fare i bambini" sbottò serio. "Magnus sarà qui tra poco..." prima di poter finire la frase, fu interrotto dal netto fragore della porta che sbatteva contro lo stipite. Rafael era uscito di corsa senza esitazione. "Come non detto" terminò Alec con la mandibola serrata. Io mi irrigidii. Detto questo se ne andò anche lui, dicendomi che doveva fare un salto all'istituto. Di nuovo solo. A pensare ai miei sbagli. Alle mie scelte. Succedeva tutte le volte che ero solo. I mondani la chiamano depressione, ma io non mi sono mai interessato tanto all'argomento. Accesi il cellulare e mi misi le cuffiette    poi, alzai al massimo il volume e nella mia testa esplose il ritmo della musica dei 'Duft Punk', poi chiusi gli occhi. Dopo circa dieci minuti il cellulare vibrò e illuminò la scritta sullo schermo: VIENI                   ISTITUTO                   URGENTE Non ebbi neanche il tempo di pensare che stavo già andando verso l'Istituto. I miei piedi si muovevano da soli, correvano a perdi fiato lungo i vicoli stretti e scuri di New York.  Finalmente raggiunsi i cancelli   dell' Istituto, imponenti come sempre che cigolarono permettendomi di entrare. Lì, sentì un suono sordo, quasi come il lamento di un animale. Lo sentì  di nuovo. Corsi dentro l'edificio, e quando aprii la porta, rimasi pietrificato. Capii subito che quel lamento non proveniva da animali di alcun genere, anzi, era dannatamente umano. Lo scenario era a dir poco orrendo. Sangue che scorreva a fiotti. Carne maciullata. Corpi ridotti a brandelli. E una bambina dal vastitino verde sporco di sangue che se ne stava immobile nell'atrio. E stava urlando. E urlai anche io.
   
 
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