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Autore: Akane    17/06/2009    3 recensioni
Quando in lacrime, la sera prima della tua partenza, sono venuto da te per chiederti il motivo ero disperato. Così disperato che non serviva ti dicessi quanto ti amavo, lo si capiva. Non ci riuscivo. Non riuscivo a parlare. Ho solo chiesto 'perchè?'.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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TITOLO: Broken
AUTORE: Akane
SERIE: Original
GENERE: sentimentale
TIPO: yaoi
RATING: verde/X tutti
PERSONAGGI: i protagonisti sono due calciatori professionisti, il punto di vista è di uno dei due. Non ho messo nomi, non importano.
NOTE: allora... tutto questo è nato guardando alcuni video bellissimi sui miei due calciatori preferiti della mia squadra preferita. Non posso fare nomi ma chi mi conosce o conosce bene il calcio può capire chi sono. Comunque è una storia assolutamente inventata e breve, auto conclusiva. Ispirata in un momento e scritta in poco più di un ora... Quindi ringrazio chi leggerà e commenterà e buona lettura. Baci Akane

BROKEN

/Broken – Lifehouse/
Noi due eravamo un tutt'uno.
Quando sono arrivato nella squadra ero il più giovane e per di più straniero. Molti mi vedevano come una falsa speranza, tutto fumo e niente arrosto. Tutti hanno pensato da sempre che avessero esagerato a volermi e che in realtà non fossi quel grande campione che sembravo essere.
Non avevo un nome, allora.
Non come ce l'ho ora.
L'unico che non mi ha mai guardato male sei stato tu.
Lo ricordo bene il nostro incontro... mi hai accolto con un espressione seria e tirata però mi hai dato una stretta di mano forte e vigorosa che mi ha trasmesso più di tutti gli altri mille sorrisi falsi e forzati degli altri della squadra.
Non sei mai stato di grandi parole ma solo di grandi gesti.
Mi hai preso subito sotto la tua ala protettiva facendomi ambientare, aiutandomi con la lingua, diventando presto non solo la mia guida ma anche il mio primo amico.
Grazie a te sono riuscito a farmi conoscere bene dagli altri e a dimostrare il mio valore fino a diventare la mascotte della squadra e a ricevere il soprannome di 'Bambino d'Oro' per il mio talento e la mia giovane età.
Tu non eri molto più grande di me però sembravi molto più adulto, con quei modi di fare severi e seri.
Una tigre.
Andavi dritto per la tua strada con un espressione cupa e concentrata, non ti concedevi mai un sorriso in partita ma quando segnavi... oh, lì diventavi un altro. Quel sorriso che ti illuminava tutto il viso dai lineamenti affilati mutavano completamente dandoti una luce radiosa. Esultavi come un bambino abbracciando tutti e cercando me per primo.
Me.
Mi hai sempre afferrato fra le tue forti braccia stringendomi prima che arrivassero tutto gli altri a sommergerti, portavi la tua bocca al mio orecchio e mi sussurravi 'Hai visto?'. Mi ricoprivo di brividi.
Poi ad un certo punto hai cominciato a dire 'Per te'.
Lì fremevo incontrollato e la felicità si espandeva all'infinito in me.
Una felicità tale non l'ho mai provata, nemmeno quando segnavo io.
Solo quando segnavi tu e con la tua gioia mi abbracciavi dicendomi quella parola.
Non hai mai dimostrato molto i tuoi sentimenti e le tue emozioni, sei anche stato di poche parole ma dirette e spicce. Non hai mai avuto problemi a dire quello che pensavi ma non sei mai stato brutale o maleducato. Riuscivi a portare sempre un grande rispetto per tutti.
Oh, ti ho adorato da subito. Dal primo momento in cui ti ho conosciuto.
Più approfondivamo la nostra amicizia, più perdevo la testa per te.
Adoravo il tuo carattere da tigre che sapeva trasformarsi completamente nei momenti di gioia, adoravo il tuo gioco in campo deciso, fulmineo e potente, come riuscivi a segnare in ogni caso, come tutte le palle che ti arrivavano le buttavi in rete. Eri il numero uno della squadra e non ho scrupoli a dire che hai portato tutti alla vittoria una miriade di volte. Quando abbiamo vinto campionato e Champions nello stesso anno è stato pazzesco... la mia ammirazione cresceva sempre più e speravo che un giorno sarei diventato io il sostegno vitale della squadra, il giocatore chiave senza il quale tutti gli altri non avrebbero girato. Quello che eri tu.
Poi la mia ammirazione è diventata in fretta adorazione e poi amore. È stato amore quando mi hai ricambiato.
Quando mi dedicavi tutti i goal, quando mi cercavi anche se non giocavo, quando mi prendevi trascinandomi in giro per il campo ad esultare come un matto... quando ti confidavi con me spiegandomi che all'inizio avevi avuto molti problemi, quando cercavi di non farmi pesare nulla di ciò che poteva pesarmi.
Poi abbiamo cominciato a giocare sempre di più insieme e a creare delle combinazioni vincenti pazzesche, eravamo inarrestabili.
Quanto abbiamo segnato.
Qualunque palla io riuscissi a recuperare tu riuscivi ad infilarla in qualunque posizione ti trovassi.
Facevi miracoli e poi lentamente grazie a te quei miracoli sono riuscito a farli anche io.
Quando giocavamo insieme eravamo inarrestabili, il terrore della difesa avversaria.
Ma il momento più bello era quando esultavamo per la riuscita di un'azione fantastica fatta insieme. Sempre lì a cercarci, trovarci, abbracciarci.
Eravamo diversi, diametralmente diversi. Tu eri una tigre nel campo, io un artista. Anche il carattere era opposto. Io ero il classico ragazzo buono come il pane, ingenuo, allegro, solare e sereno. Dolce. No?
Mi hai sempre chiamato 'dolcezza' ma non per darmi della 'femminuccia' o cose simili, bensì perché ero dolce, gentile.
Lo sono tutt'ora però ormai ho delle ombre che cerco di nascondere.
Le tengo dentro di me per bene in modo che nessuno se ne accorga.
Da fuori tutto va avanti come sempre, io sono cresciuto, sono diventato ancora più un campione acclamato da tutti, sono fra i più pagati al mondo ed ho addirittura vinto un pallone d'oro.
Non potrei essere più felice della mia carriera.
Ed ogni volta che segno ancora ora penso 'Per te', nonostante tu mi abbia deluso, tradito e ferito.
Nonostante tu te ne sia andato all'estero accettando un incredibile proposta di lavoro. Sei andato in un'altra squadra per crescere, affermarti e seguire la tua carriera e mi hai lasciato.
Mi hai lasciato ancora prima di metterci insieme.
Però la nostra complicità, come ci trovavamo, quanto parlavamo insieme, tutto il tempo in cui non ci separavamo mai... mi sono sempre chiesto se abbiano contato qualcosa per te, dopo tutto.
Non ho saputo subito la verità sul perché te ne sei andato... chi l'ha voluto? La società o tu? Sono stati i soldi, la fama o qualcos'altro?
Hai chiesto tu di andartene?
Sei stato tu ad accettare?
Quando in lacrime, la sera prima della tua partenza, sono venuto da te per chiederti il motivo ero disperato. Così disperato che non serviva ti dicessi quanto ti amavo, lo si capiva. Non ci riuscivo. Non riuscivo a parlare. Ho solo chiesto 'perchè?'.
Tu sei rimasto impietrito. Mi hai guardato penetrante a lungo con quel tuo modo caratteristico di fare, quei tuoi occhi nocciola che a volte sembravano dorati. Mi ricordo bene tutto.
Fuori pioveva che Dio la mandava ed io ero strafondo come un pulcino. I capelli neri tutti attaccati alla fronte, in disordine, la maglietta appiccicata alla pelle, le gocce che correvano insieme alle mie lacrime, gli occhi arrossati e gonfi. Tremavo e mi stringevo le braccia. Ero nel panico, non capivo nulla. Ero solo immerso nel dolore.
Un dolore incontrollato.
Non volevo te ne andassi.
Non volevo fossi tu a volertene andare.
Non volevo...
Tu eri appena uscito dalla doccia, i capelli spettinati passati alla meglio con un asciugamano ti incorniciavano biondi il viso serio. Avvolto solo da una canottiera bianca. Avevo visto così tante volte il tuo corpo nudo negli spogliatoi, non mi è mai sembrato strano il mio soffermarmi a guardarlo ogni tanto. Anche tu lo facevi col mio.
Lì è normale.
Lì è tutto normale, non ci fai caso.
Ma solo allora ho capito perchè lo facevo.
Era la stessa cosa anche per te?
Avrei voluto farti un sacco di domande ma non ci riuscivo.
E dopo avermi fissato impietrito indeciso sul da fare mi hai semplicemente stretto a te.
Le tue braccia mi hanno avvolto di nuovo in un modo molto dolce e protettivo, forte. Non volevi lasciarmi andare, non volevi che tremassi, che stessi così male. Non volevi vedermi in quelle condizioni.
Lo so.
Hai immerso una mano nella mia nuca, fra i miei capelli neri, quindi mi hai avvicinato le labbra all'orecchio, come quando esultavamo per un goal, e mi hai sussurrato con un filo di voce: 'Perdonami, ma è ora che me ne vada...'
Non ti sei mai spiegato meglio. Non mi hai mai detto altro. Eri stato tu a volertene andare?
Non ho potuto capire che questo.
Lì sono andato definitivamente in pezzi.
Ho pianto a dirotto come la pioggia che cadevo su di noi, non ho smesso per tutta la notte.
Avrei voluto che almeno mi baciassi, avrei voluto che facessi qualcosa... qualcosa per me... per aiutarmi a sopportare tutto... ma a fatica ti sei ripreso e mi hai allontanato.
Quando ci siamo staccati i tuoi occhi sono sfuggiti dai miei.
Da allora non mi hai più guardato in viso.
Non sono venuto a salutarti, il giorno dopo in aeroporto.
Dopo di quello la rabbia per l'incomprensione del tuo gesto mi ha divorato e forse è stato ciò che mi ha tenuto in vita, che mi ha fatto andare avanti.
Mi sono sentito tradito da te, ero il tuo migliore amico, avevamo un rapporto stretto e profondo, ci dicevamo tutto... ci amavamo anche se non ce lo siamo mai detto... e non mi hai parlato di questa tua decisione. Non mi hai spiegato nulla.
Sono rimasto deluso.
Da lì ho deciso di prendere in mano la mia vita e la squadra, ho giocato per superarti, per non far rimpiangere a nessuno la tua partenza, per colmare il tuo vuoto e giocando nel tuo ricordo sono diventato grande.
Sono diventato uno fra i più bravi attualmente e non è mancanza di umiltà ma solo coscienza di me stesso.
Mi sono anche sposato facendo una famiglia.
Ho voluto farlo a tutti i costi anche se lei non l'amavo.
Sto con lei perchè è la madre di mio figlio e a nessuno è sembrato strano che io lo chiamassi come te, tutti sapevano quanto eravamo uniti.
Però non è servito a nulla vivere in questo modo.
Sono felice nel giocare, mi completa e non rimpiango di essere rimasto fino ad ora nel luogo che a me è così caro perché è quello in cui ho conosciuto te, però rimpiango di averti odiato. Di essermi sforzato di odiarti per andare avanti.
Senza quel sentimento probabilmente non ce l'avrei fatta e forse è per questo.
Pensandoci ora, facendo appello a tutto quel che so di te, me ne rendo conto.
L'hai fatto per questo.
Non ti sei mai spiegato facendomi credere di essere stato tu a volertene andare.
L'hai fatto perchè non sarei mai riuscito ad andare avanti altrimenti.
Ma non sei stato tu a volertene andare, no?
Questo nostro mondo, purtroppo, funziona così. Si dice che i giocatori hanno l'ultima parola ma in realtà non è così. È solo per non attirare le ire dei tifosi sulla società. Tutto qua. Per scaricarsi la coscienza.
Ma in realtà se ti dicono 'parti', tu non puoi replicare, puoi solo far finta che quella è una tua decisione.
Ma l'ho capito troppo tardi, no?
Solo quando mi è arrivata la notizia che appena trasferito ti eri sposato per smentire le voci di uno scandalo che ti aveva visto frequentare locali gay. Solo quando poi ho saputo che tuo figlio l'avevi chiamato come me.
Solo quando ho visto che non avevi più giocato come sapevi, che la tigre che c'era in te si era spenta.
Solo lì ho capito cosa avevi fatto.
Cosa era successo.
Quella sera avresti voluto fare l'amore con me, vero?
Ma ti sei sforzato di non legarmi a te per permettermi di andare avanti proprio come ho fatto.
Ma la verità è che non ti sei mai dimenticato di me.
Non hai più esultato quando segnavi e sei calato, calato sempre più finché la società che ti aveva acquistato non ha potuto ignorare il problema.
Il problema che ti eri spento, che eri in crisi. Una crisi risolvibile se non in un solo modo.
Chiedendoti dove avresti voluto andare.
Lasciandoti libero di andare (tornare) dove volevi.
Ora che la notizia del tuo ritorno nella nostra squadra è arrivata ufficiale, mi sono dato dell'idiota perché non ti ho più cercato, perché non ho mantenuto i rapporti con te anche se a distanza, perché non ti ho capito.
Perchè ho preferito illudermi di odiarti!
Eppure adesso sono qua, stufo di vergognarmi e di rimpiangere qualcosa.
Sono qua ad accoglierti mentre varchi la soglia degli 'arrivi' insieme ad altra gente che ti ha accompagnato nel viaggio.
I flash ti illuminano ma tu lo fai solo quando incroci il mio sguardo.
Sto sorridendo.
Così capisci che ho capito.
Ho capito tutto e voglio chiederti perdono.
Perdono per non esserti stato accanto. Perdono per averti permesso di andartene. Perdono per aver assistito inerme al tuo spegnimento.
Ora però sono qua davanti a te e ti prego.
Riaccenditi.
Torna quello di un tempo.
Siamo di nuovo qua insieme e sono certo che questa occasione Dio ce l'ha data per permetterci di rimediare a tutti i nostri errori.
Quindi non pensare più a ciò che è giusto ma solo a ciò che vogliamo.
Muovo qualche passo verso di te mentre chi di dovere ti saluta, solite foto, soliti giornalisti, solita folla... tu sorridi ma guardi solo me, non fai caso a nessuno, così mi faccio avanti fra tutti e una volta davanti a te, dopo appena uno scambio significativo e penetrante di sguardi, annulliamo la distanza nel medesimo istante con un abbraccio vigoroso e pieno qua, davanti a tutti, in mezzo a migliaia di flash che immortalano la scena.
Non me ne potrebbe fregare di nulla... siamo compagni di squadra da anni, no? Non c'è niente di male in un amicizia così profonda come la nostra.
Niente di strano.
Non permetterò più a nessuno di rovinare la nostra storia. A nessuno.
E se un tempo ero ancora fragile e 'piccolo', ora non è più così. La mia forza e la mia volontà non verranno mai sotterrate, per nessuna ragione al mondo.
- Sei la mia vittoria. - Gli sussurro all'orecchio mentre il mio corpo contro il suo viene attraversato da mille scariche elettriche.
Lui aumenta la stretta ignorando tutti quanti che continuano a fissarci ma in fondo è un momento breve, più breve di quello che pare a noi.
- Non volevo andarmene. - Mormora quindi lui sempre al mio orecchio, proprio come ho fatto io. Nessuno ci sente. Puoi dirlo.
Dillo di nuovo, ti prego... mi manca. Mi manca da morire.
- Ma ora sono tornato. - Dillo. Dai. - Per te. -
E' qua che stringo gli occhi per non far sfuggire una sola lacrima anche se mille vorrebbero scendermi.
Dannazione, sono sempre stato troppo sensibile... anche se il tempo è passato e alcune cose sono cambiate, certe rimarranno sempre uguali, vero?
Nonostante tutto quello che è successo e che ci ha fatto male.
- Non andartene più. - E' tutto qua quello che riesco a rispondere piano piano mentre il mio cuore va come un matto e mi sento come un adolescente con lo stomaco stretto in una morsa micidiale.
Oh, ma che importanza ha?
È qua con me, ora. Solo questo conta.
Ora sono di nuovo insieme a te e sono pronto a ricevere come un tempo tutte quelle dichiarazioni d'amore che erano solo mie.
Perché erano questo, tutti quei 'Per te', ad ogni goal, vero?
Dichiarazioni d'amore.
Perdonami per averlo capito solo ora ma ormai c'è tempo anche per questo.
Sto bene.
Sono felice.

FINE

   
 
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