Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Drew Bieber    01/09/2017    0 recensioni
Nel famoso anfiteatro dell'Antica Roma ogni giorno si svolgono crudeli lotte contro animali selvaggi, terribili esecuzioni e combattimenti tra gladiatori che lasciano senza fiato. Tra questi vi è una persona in particolare cui nome è gridato ed acclamato dalle folle a gran voce: Thalissa. Venduta come schiava quando era solo una bambina orfana ha saputo farsi strada nel mondo spietato in cui vive dove è la legge del più forte a vigere sulle altre. Coraggio e Paura, Ricchezza e Poverta, Vita e Morte, Amore e Odio, Umano e Divino. Questa è la storia della gladiatrice.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
7. SOMNUS


L’impatto con la superficie di gelida limpidezza fu tremendo.
Il corpo nudo fu come frustato dall’acqua e il freddo la invase come una moltitudine di punte di lance acuminate.
I capelli danzavano al ritmo delle correnti, morbidi sembravano come le code fluttuanti di quei pesci dai colori sgargianti.
Gli occhi le bruciavano tremendamente a causa dell’acqua salmastra e per questo la sua vista era leggermente annebbiata. Quel pizzicore però quasi le piaceva.
Ovviamente le era anche impossibile respirare. Da naso e bocca una bolla d’aria tirava l’altra.
Intorno a lei era tutto buio, le profondità marine erano dipinte di un blu quasi nero, striato da qualche piccolo fascio di luce.
Le sue orecchie erano tappate e stava per chiudere gli occhi per abbandonarsi a quella piacevolissima sensazione. Sembrava che il mare la stesse cullando.
Apparentemente sembrava non esserci nessuno lì intorno ma con la coda dell’occhio da lontano riuscì a scorgere delle figure ancora più scure dell’acqua che sembravano umane. Una volta averle notate non vi tolse più lo sguardo di dosso e infatti non si accorse che mentre era distratta una scia di schiuma bianca come le ossa dei morti le si stava attorcigliando alle caviglie come dei tentacoli.
Quando se ne rese conto era troppo tardi. Era bloccata fin sopra il ginocchio. Anche i polsi e il busto erano strati avvinghiati da quel non so cosa.
Quasi subito quella specie di piovra iniziò a tirare e Thalissa prese a sprofondare negli abissi più oscuri del mare.
Il sole è così forte da accecarla, nonostante le foglie degli alberi facessero da filtro. Dai rami sopra di lei gli uccelli cinguettavano senza sosta e a piena voce. Tra di loro un picchio batteva velocemente il tronco di un pino. Difficile da sopportare. Soprattutto se ti eri appena risvegliata da un incubo, ti trovavi nel bel mezzo di un bosco, su un terreno polveroso e il mal di testa ti martellava le tempie. Mettendosi seduta ai piedi dell’albero sotto il quale si era addormentata, Thalissa si guardò intorno cercando Valerio. I due si erano recati lì di buon ora per cacciare. Dopo un paio di conigli e qualche fagiano la ragazza si era concessa qualche secondo di risposo visto che la notte precedente non aveva avuto modo di dormire. Ma a quanto pare quella che doveva essere solo una piccola pausa si era invece rivelata una vera a propria dormita. Thalissa sperava solo che in quel modo non avesse perso il ragazzo. Ricordava di avergli raccomandato di restare nelle vicinanze, entro i confini del fiume, ma purtroppo non riusciva a vederlo o a sentirlo.
-Valeriooo, Valerio dove sei? Valeriooooo!-
Niente. Nessuna risposta.
A questo punto Thalissa si mise in piedi per guardarsi meglio intorno senza smettere di chiamare a squarciagola con entrambe le mani vicino la bocca in modo da amplificare la voce.
-VALERIO! VALERIO RISPONDI!-
Anche silenzio per qualche secondo. Un fruscio tra i cespugli bassi dietro di lei ed ecco il ragazzino rotolare ai piedi di Thalissa mentre litigava con un cinghiale tanto giovane da non aver ancora sviluppato un paio di zanne sufficientemente grandi. L’animaletto cercava di sfuggire urlando e scalciando ma Valerio non aveva di certo intensione di mollare la preda. Tutto sporco di terra, era evidente che fosse andato a stanare quella povera bestia fin nella tana correndo un gran pericolo.
-Thalissa, dammi una mano, non riesco a tenerlo fermo!-
Disperato non faceva che divincolarsi nella polvere tenendo le zampe anteriore del cinghiale con le mani e quelle posteriori strette tra le gambe. Davanti quella scena la ragazza si lasciò scappare una risatina ma poi decise di intervenire, prese quindi l’animale a testa in giù tenendolo da dietro –Valerio prendi una corda- immediatamente andò a frugare nella tasca della sella del cavallo dove c’era una corda lunga e robusta. Thalissa pensò a mettere la bestia a terra e a tenere ferme le zampe cosicché il ragazzo potesse legarlo per bene.
-Sei andato a prendere questo cinghiale fin nella tana vero?-
-Già, c’era solo lui però-
-Per fortuna dovresti dire, se ci fosse stata anche la madre, avrebbe potuto ucciderti-
Caricata la cacciagione sui cavalli i due poterono finalmente tornarsene indietro. Il sole era alto ormai, quasi ora di pranzo e non era più il caso di starsene in giro per i boschi.
 
Thalissa fu trattenuta all’entrata da una serva così Valerio dovette accompagnare entrambi i destrieri alle scuderie e scaricare le bestie che avevano trovato in mattinata. Poco dopo il ragazzino si affacciò al portone di casa facendo notare a Thalissa che dentro c’era qualcuno ad attenderla. Strano. Non aspettava di certo visite. Né poteva immaginare che quella sotto il porticato potesse davvero essere sua sorella.
Non si vedevano da quasi un anno, eppure se Thalissa era rimasta sempre la stessa, Giuditta era quasi irriconoscibile. I capelli le erano diventati molto più lunghi, non più raccolti disordinatamente ma adornati con preziosi fermagli. Il viso era stato trattato con diversi prodotti in modo da schiarirlo un po’. Portava gioielli al collo, sulle braccia, ai polsi, mani e orecchie. Per non parlare dell’abito, forse più costoso di tutto il resto messo assieme. Nonostante l’aspetto suggerisse una persona diversa, Giuditta era ancora Giuditta e le sue maniere non erano diverse. Neanche il tempo di avvicinarsi e parlare che si fiondò al collo della sorella, entusiasta di rivederla dopo tanto tempo.
-Giuditta! Ma cosa ti è successo? Sei così…-
-Cambiata? Si lo so, in molti me lo dicono!- la sorpresa e la confusione che la ragazza aveva suscitato in Thalissa non smorzò la sua allegria, lei era ben consapevole di essere diversa e sembrava non dispiacerle affatto! Solo che… com’era possibile?
-Com’è possibile? Come hai fatto? Cosa ti è successo?- non c’erano abbastanza domande per soddisfare la sete di curiosità di Thalissa, così incredula davanti a quella ragazzina che aveva si e no l’età di Valerio ma che conciata così sembrava quasi più grande della sorella maggiore –Ma come? dopo tutto questo tempo non sai chiedere altro? Ad esempio come sto?- disse Giuditta con una falsa delusione, era fin troppo divertita dalla reazione che ella stessa aveva suscitato per apparire seriamente arrabbiata o delusa –In realtà mi sembra che tu te la stia passando fin troppo bene e vorrei sapere il perché- Thalissa ovviamente puntava invece al sodo, che sua sorella fosse in una buona salute fosse evidente, pimpante com’era, Giuditta ridacchiò per quella che poteva essere l’ennesima volta e rispose –Vieni con me ti racconto tutto!- stringe tra le proprie le mani della sorella conducendola sotto il porticato verso il giardino. –Tu hai finito con i combattimenti?- iniziò Giuditta –Si per questa stagione sono apposto, sentirò la mancanza dell’arena ma non smetterò di certo di allenarmi- in realtà in quel periodo Thalissa aveva marinato ben volentieri i suoi allenamenti –E dimmi, ti trovi bene qui? Come ti trattano?- continuò la ragazzina –Benissimo, mi sembra di stare ancora nella vecchia casa anche se le persone sono diverse, ma ugualmente gentili e disponibili- a quel punto Giuditta non sapeva più che dire –Sono felice per te!- Rimase zitta per un po’ osservando le pietre a terra, come se stesse pensando a cosa dire, non si decise a parlare finché Thalissa non si fece più insistente.
–Ho conosciuto un uomo… è lui che mi ha regalato tutti questi gioielli e il bel vestito- quella non poteva essere la prefazione migliore, solitamente un uomo che poteva permettere ad una donna di vestire in quel modo era un uomo ricco, e gli uomini ricchi, se interessati ad una serva, non avevano di certo le migliori intenzioni, spesso si finiva a fare da concubine e Thalissa non voleva di certo una sorte simile per sua sorella… -venne circa un anno fa nella casa del padrone, è lì che lo vidi per la prima volta. Ritornò a far visita più volte e solo in una di queste lui mi notò. Successivamente iniziò a rivolgermi la parola, ci incontravamo anche per strada, al mercato e col passare del tempo prese anche a farmi doni e ricevetti diverse attenzioni da parte sua. Fino ad ora non ho mai messo piede nella sua dimora, benché io sapessi riconoscerla ogni volta che mi trovavo a passeggio per la città. L’altro giorno, quest’uomo mi ha detto che avrebbe organizzato una grande festa in casa sua, questa festa è domani e vuole che io partecipi e resti a fargli compagnia anche durante la notte…- man mano che Giuditta parlava, con fin troppa leggerezza, l’espressione di Thalissa si fece sempre più severa e fredda, nonostante fosse rimasta assolutamente muta durante tutto il tempo, eppure più sua sorella parlava e più aveva la sensazione che quella situazione stesse sfuggendo di mano. Giuditta non si rendeva conto di nulla. Vedeva solo il lato positivo delle cose, lei era felice perché riceveva tutto ciò che aveva sempre desiderato e mai avuto, eppure un uomo voleva sua sorella in casa propria in vista di una festa, e l’aveva anche invitata da lui per la notte. Certo Giuditta era abbastanza grande ormai, ma agli occhi di Thalissa era poco più di una ragazzina che di bambole non ne aveva mai avute, ma che conservava ancora in se l’innocenza di una bambina. Chiunque fosse, quell’uomo avrebbe potuto rappresentare un vero pericolo per la sua sorellina.
-E dimmi com’è che si chiama costui?-
-Ohw credo tu lo conosca, è parente al tuo attuale padrone, il suo nome è Emilio-
Dopo quel nome il sangue di Thalissa si gelò letteralmente nelle vene tanto che nulla fu la sua reazione alle parole della ragazzina. L’unica cosa che tu in grado di fare fu fermarsi. Anche Giuditta lo fece, senza però capire per quale motivo la sorella lo avesse fatto, si voltò con sorpresa –Tutto ben…- non ci fu tempo per concludere la frase che ricevette un ceffone in faccia così forte da richiamare l’attenzione di chi era lì intorno e far girar la testa della ragazzina indietro. Thalissa non usò parole per giustificare il suo gesto, dall’occhiataccia che Giuditta le mandò sapeva che non ce n’era bisogno, sua sorella sapeva dietro quale uomo stesse correndo e a quanto pare non aveva intenzione di mollare la presa. Ma a lei non importava, le stava bene così, a qualunque prezzo, lei non avrebbe rinunciato a quella fortuna. Era questa una delle tante sfortune dell’essere nati poveri. Pur di avere ciò che si voleva si era disposti a fare di tutto. Questa consapevolezza non fece che far arrabbiare ancora di più Thalissa che però sapeva di non poter fare assolutamente nulla per sperare in un ripensamento. Era inutile perder tempo. Neanche Giuditta aveva più intenzione di restare lì inutilmente. La conversazione era chiaramente conclusa e così, con viso mezzo arrossato e le lacrime agli occhi per il bruciore, prese un lembo del vestito alzandoselo e con testa alta superò prima sua sorella e poi Domizio che era dietro di lei, senza rivolgere parola a nessuno dei due se ne andò in religioso silenzio. Dietro di lei sua Thalissa fissava, con fredda follia, le pietre del pavimento.
“Non sarai sangue del mio sangue, ma è comunque difficile lasciarti andare così, non hai idea del destino che ti aspetta… Giuditta…”
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Drew Bieber