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Autore: ElderClaud    17/06/2009    3 recensioni
Continua il ciclo di one shot dedicate a Bleach!
"Gli scienziati sono davvero delle creature assurde. Possono compiere grandi gesti per l'umanità, oppure ricoprirsi di ridicolo nei casi più estremi. Ma il peggio era forse quello di non essere compresi e di essere solo criticati e basta. Di essere quindi emarginati in un angolo remoto del pianeta e li dimenticati. Tuttavia non si trattava del caso di Szayel Aporro Grantz, che da quando lavorava per Aizen sama e per tutto il suo impero farmaceutico, non aveva fatto altro che ricevere elogi per il proprio operato."
[Mayuri-Szayel][Nnoitra-Rukia] capitolo decisamente umoristico.
Genere: Generale, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Kuchiki Rukia, Nnoitra Jilga, Szayel Aporro Grantz
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Raining Stones'
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Eccomi ritornata con il seguito di “Temperanza”! Più che coppie qui abbiamo delle situazioni singolari (come nei capitoli precedenti del resto), di conseguenza questa shot si collegherà ad altre future!
La storia mi ha dato comunque dei grattacapi poiché temendo di mandare ooc i personaggi, la cancellavo e riscrivevo di continuo. Tuttavia mi affido al giudizio di voi lettori!
Ps: Ringrazio tutti coloro che hanno recensito “Temperanza”, “Gentilezza” e le altre su Bleach! Grazie infinite davvero!


{ Vendetta




Gli scienziati sono davvero delle creature assurde.

Possono compiere grandi gesti per l'umanità, oppure ricoprirsi di ridicolo nei casi più estremi.

Ma il peggio era forse quello di non essere compresi e di essere solo criticati e basta.
Di essere quindi emarginati in un angolo remoto del pianeta e li dimenticati.
Tuttavia non si trattava del caso di Szayel Aporro Grantz, che da quando lavorava per Aizen sama e per tutto il suo impero farmaceutico, non aveva fatto altro che ricevere elogi per il proprio operato.
E nel caso che commettesse errori o infrangeva il regolamento, c'era sempre il perdono dietro l'angolo per tanto che era bravo.

Era un uomo per così dire “eccentrico”, dallo stile di vita bizzarro che a tratti cadeva nell'eccesso più assoluto.
Testimone di ciò era il suo stesso aspetto, che invece di ricalcare quello di un serioso ricercatore, sembrava ammiccare molto di più ad un ambiguo artista di pop art.
decisamente spiccava in mezzo alla folla del trafficato viale con il suo abbigliamento ricercato e con i suoi capelli tinti di un singolare rosa confetto. Proprio come una rock star degli anni ottanta.
Sguardo fiero e un po' strafottente di chi non temeva nulla al mondo.
Neppure lo sguardo un po' nascosto di colui che lo osservava dall'altro capo della strada con un singolare sorriso velatamente inquietante.
Il carissimo collega/rivale Mayuri Kurotsuchi era anch'esso immerso nella folla mentre raggiungeva la propria meta avvolto in un impermeabile color cachi.
Creatura decisamente più cupa ma non per questo meno vistosa di Szayel, era una mente brillante al servizio della compagnia rivale.
Un orrido spaventapasseri davvero singolare che, però, possedeva una progenie di tutto rispetto.
Una progenie che lo seguiva ovunque senza eccezione persino in quel giorno.
La sottile e sobria figura che camminava dietro le sue spalle manteneva una certa eleganza e dignità nonostante quest'ultima fosse andata a farsi fottere da un bel po'.
Un sottile sorriso perfidamente genuino si stagliò sul volto del giovane scienziato mentre incrociava brevemente le folli iridi del collega.
Perchè gli venne spontaneo formulare il pensiero, un po' molto maligno ad essere sinceri, su chi avesse compiuto più abusi ai danni della giovane Nemu tra lui e “l'adorato” paparino...

[...]

Lo sguardo un po' critico e severo della giovane stagista cadde ancora una volta sulla lattina che aveva sotto gli occhi. Più precisamente in grembo.
La piccola e discreta bibita analcolica non ne voleva proprio sapere di aprirsi alla pressione esercitata dalle sue dita.
Odiava fare a lotta persino con il cartoncino del succo di frutta del mattino, ma passi quello a metà giornata era ridicolo imprecare contro una stupida lattina.
Ma tuttavia a stare con Jilga tutta la mattinata voleva dire accumulare parecchio stress. E ciò lo aveva appreso a proprie spese fin da subito.
Nnoitra era un pazzo nel vero senso della parola - indimenticabile la sua discussione con l'addetto alla clientela nella boutique di abiti firmati avvenuta quella mattina - e programmargli la giornata era più complicato di quanto inizialmente si aspettasse.
Con non poco risentimento quindi, volse lo sguardo al proprio superiore che sedeva poco distante da lei sullo stesso basso muretto sul quale avevano deciso di riposarsi.
Per l'ora di pranzo Jilga aveva optato per mangiare fuori dalla futuristica struttura farmaceutica che comunque possedeva un bar di tutto rispetto.
Più che una industria era quasi una graziosa cittadella, con addirittura un parco curato e attrezzato.
Ma lui sembrava non sopportare neppure la vista di quell'innocente spiazzo verde, ed ecco il perché si trovavano poco fuori la struttura a pranzare con il cibo offerto da un carretto di hot dog.
“Merda...”
imprecò questa volta a denti stretti la giovane Rukia.
La troppa pressione esercitata su quella fottuta lattina, oltre a strappare la linguetta di latta, le strappò persino un'unghia finta che andò a rotolare a terra con eleganza.
Nnoitra osservò la scena quasi incuriosito mentre tirava su di qualche millimetro la sigaretta ben stretta tra le labbra sottili.
Soffiò poi con calma lo sbuffo di nicotina da medesime labbra. Come se si trattasse del soffio di un drago in procinto di svegliarsi. Osservò poi la sua nuova sottoposta saltare giù dal muretto per chinarsi a terra e raccogliere quell'assurdo oggetto estetico.
“Sei ancora incazzata con me per caso?”
la squadrò da capo a piedi con lentezza benché il suo tono di voce non tradiva nessuna emozione se non una certa pigrizia.
Ma lo sguardo di rimando della giovane stagista poteva già essere una sufficiente risposta.
“Mai come vostra moglie signore...”
“Ah-ah... Che nanetta spiritosa...”
una leggera nota acida si presentò nella sua risposta, ma comunque la svogliatezza la faceva da padrona. Non aveva voglia di litigare con quella bimbetta perché sennò non la finivano più di beccarsi.
Tra lei che citava continuamente il suo passato per tenerlo a bada, e lui che la offendeva pubblicamente. Rukia era decisamente stressata e da quello che aveva capito doveva avere pure le sue schifosissime cose.
Che vita di merda pensò, mentre scuoteva lievemente la testa e posava lo sguardo altrove da quella piccola vipera. La giornata era già finita male benché fosse solo all'inizio.

Improvvisamente però, qualcosa attirò la sua attenzione.
In mezzo al via vai di gente e di individui che passava e che si ignoravano l'un l'altro, vi era una persona che conosceva fin troppo bene.
Dall'altro capo della strada, benché fosse ancora parecchio distante, vi era nientemeno che...
“...Szayel Aporro Grantz?”
la risposta al suo pensiero curioso venne data a sorpresa dalla Kuchiki che assieme a lui stava guardando la stravagante figura camminare verso il loro stesso luogo di lavoro. Figura che sottobraccio possedeva pure un piccolo cane di razza chiwawa, doveva essere Verona se non errava.
Comunque, il tono con cui venne pronunciato quel nome pareva che le fosse morto un mito, ma Nnoitra sapeva bene che non bisognava giudicare mai dalle apparenze. Oh se lo sapeva!
“Esatto novellina, quello lì è proprio il nostro famoso scienziato. Non dirmi che non lo avevi mai visto prima neppure sul giornale!”
La giovane distolse solo per un attimo lo sguardo dal personaggio ancora in lontananza per puntarlo un po' imbarazzata al suo superiore, che masticava il filtro della sigaretta come se si trattasse di una cannuccia di plastica.
“Beh ecco, io leggo solo libri e guardo poca televisione. Comunque non mi aspettavo che il nostro pezzo da novanta fosse un... uno...”
“Una checca?” concluse lui con uno sbuffo divertito.
L'altra di tutto rispetto si mosse un po' a disagio ma tenne comunque saldo lo sguardo su Jilga.
“Non giudicare mai dalle apparenze piccola, perché Szayel potrà anche sembrare frocio e bastardo quanto basta... Ma credimi! Quello lì è il più grande trapanatore di fighe che io abbia mai conosciuto...”
Vi era una nota di stima nel dire quelle ultime parole altamente volgari, e dopo un breve silenzio continuò.
Ignorando lo stupore indignato di lei.
“Si è portato a letto un mucchio di donne e Dio solo sa come diavolo ci riesce! Segretarie, mogli dei clienti, colleghe di lavoro... E nonostante ciò continua ad atteggiarsi da checca!”
“Chissà, magari lo fa per la scienza signore...”
dopo il breve shock iniziale causato più dalle parole sguaiate del suo superiore che per la rivelazione in sé, Kuchiki tornò alla carica con una battutina un po' acida mentre stava seriamente pensando di aver commesso l'errore più grosso della sua vita ad andare a lavorare lì.
L'altro di tutta risposta ridacchiò malizioso e malvagio al contempo, quasi a volerle dare ragione a quella sua battuta spiritosa.
Ma poi qualcos'altro attirò la sua attenzione e questa volta veniva da tutt'altro capo della strada.
“Ma quello suppongo tu lo conosca bene”
con un cenno della testa indicò l'orrido spaventapasseri che camminava verso un grosso suv nero in compagnia di due donne.
Una, la più grande, che gli stava appresso camminando con solennità alle sue spalle. L'altra, più piccola, in braccio al padre scrutava con sguardo un po' spaesato i viandanti che li ignoravano.
Le due creature femminili erano inoltre assurdamente conciate uguali. Stesso abito sobrio e stessa pettinatura.
Parevano la stessa persona solo che una era la versione adulta, l'altra quella da infante.
Rukia la conosceva quella famigliola apparentemente felice, dato che aveva fatto un breve stage in ditta prima di trovarsi di meglio. E ciò era riportato nel suo curriculum.
Mentre alcuni suoi amici, avevano trovato da lavorare in modo stabile nella compagnia rivale e non perdevano mai tempo di raccontarle quanto fosse geniale, e al contempo spregevole, quel Mayuri.
Erano poi chiacchiere e pettegolezzi quelli che giungevano alle sue orecchie, anche perché lei alla fine lo conosceva solo di vista, ma comunque come uomo non le piaceva neanche un po'.
“Il caro Mayuri ha scelto un brutto momento per prendere la marmocchia all'asilo... Ehe!”

[...]

Aveva fatto decisamente male i suoi calcoli.

Oppure era lui ad essere in anticipo, ma questo ormai non aveva importanza. Capita anche ai grandi scienziati di commettere errori.
Il perfetto non esiste benché tu cerchi sempre di raggiungerlo.
Vi era solo una strada a dividerli fisicamente, mentre i loro sguardi già si toccavano e si scrutavano con astuta malizia.
Sempre in cerca di un possibile punto debole nella corazza dell'altro, sempre a cercare una faglia o un elemento fragile. E quello di Aporro era forse la sua troppa sicurezza.
Troppa arroganza dentro un corpo ancora giovane modestamente parlando, poiché Mayuri aveva dalla sua una infinita conoscenza rispetto all'avversario.
Avversario tuttavia degno d'onore e di rispetto, dato che da più di venti anni non incontrava una mente geniale quanto la sua per una misurazione continua.

Ma restava un rivale.
Pur sempre e comunque un rivale.

Ecco perché non gli staccò gli occhi di dosso per un solo istante fino all'arrivo della propria macchina.
Non era un caso se sua figlia minore frequentava un nido vicino al luogo di lavoro di Grantz. Lo faceva apposta in modo da poter incappare in eventi del genere.
Era assurdo che nella sua vita ci fosse spazio per un comportamento così infantile, ma quando c'era di mezzo la competizione spesso si cadeva nel ridicolo.
Non è una eccezione alla regola... È la prassi.

“Nemu, prendi tua sorella e mettiti dietro”
Con un ordine repentino e secco, il vecchio scienziato porse con gesto quasi seccato la piccola sorellina a quella maggiore. Che l'accolse tra le braccia senza protestare e abbassando persino il capo in una piccola reverenza, a differenza dell'altra che protestò vivace per quel brusco distacco.
Mayuri la lasciò protestare comunque, punto primo perché era ancora troppo piccola per essere presa a schiaffi, punto secondo perché era la sua preferita tra le due.
Non staccò gli occhi di dosso da Grantz neppure per un momento! Neppure mentre si allacciava la cintura di sicurezza e accendeva il motore del suv.
E ciò ad occhio alieno poteva anche apparire come una cosa assai strana, ma non era strano se il tuo avversario all'ultima convention scientifica ti aveva fatto fare la figura dell'idiota e di merda al contempo. Facendoti apparire come un vecchio decrepito con senilità lampante e strappando qualche risata pure al pubblico.
Grantz aveva una classe tutta sua per offendere le persone, raffinato e pungente. Ma che mirava subito al punto.
Ecco perché più lo osservava quella dannata checca mal riuscita, e più sentiva un viscerale nervosismo assalirlo dentro. Una sottospecie di prurito dietro la nuca che andava fino alle braccia facendogli così stringere con forza la pelle sintetica del volante.
Sicuramente, se fosse stato suo figlio lo avrebbe pestato a sangue fino a fargli sputare tutti i denti.
Purtroppo però, poteva fare ben poco, a parte combattere sulla stessa materia di entrambi.
Ovvero la scienza.

Decisamente stanco di tutti quei vecchi pensieri fin troppo infantili - e poco consoni ad un uomo come lui - si decise finalmente ad ingranare la prima per immettersi nello scarso traffico del viale.
Una semplice manovra che tuttavia, lo distrasse da un elemento di curioso interesse.
Il piccolo botolo ringhioso che quella checca si portava sempre appresso sottobraccio, evidentemente attirato da un altro cane da tutt'altro capo della strada, si staccò da quel suo eccentrico padrone per andare incontro al suo - invisibile - obbiettivo latrando come un matto.
Più che correre sembrava saltellare come un giocattolo a molla in mezzo alla strada mentre Szayel gli berciava addosso di tornare immediatamente indietro.
E proprio in quel momento, proprio nell'esatto momento in qui quella assurda scena si stava materializzando sotto i suoi occhi, altrettanto assurdo pensiero si presentò nella sua testa.
Un pensiero che aveva quasi la forma di un sogno ad occhi aperti e che per un breve momento lo lasciò a dir poco esterrefatto.
Un uomo come lui certi pensieri non li doveva formulare affatto.
Un uomo come lui doveva rimanere distaccato da certi desideri e guardare il tutto con occhio analitico.

Ma come resistere al fascino della vendetta?!

[...]

Il tutto si svolse in modo molto veloce e quasi inatteso.

Dopotutto nessuno lì se lo aspettava.
Né i due impiegati che stavano pranzando seduti su di un basso muretto, né lo stesso Grantz.
Troppo impegnato a richiamare la sua “stupida bestiaccia” per cercare di formulare un pensiero sensato.
E soprattutto ragionare sul fatto che a pochi passi da lui vi era un uomo senza scrupolo apparente.
La pecca di Szayel appunto, era nella troppa sicurezza e nella sensazione di essere intoccabile quanto la cupola della mafia.
Troppa, troppa arroganza in quel corpo giovane. E per tanto andava data una lezione.
Lo stridio improvviso di gomme sull'asfalto Nnoitra e la sua assistente lo sentirono forte e chiaro.
Feroce e fastidioso come le unghie che si conficcano su di una lavagna.

Un enorme suv nero che, come un proiettile impazzito, andava verso il centro della strada con uno scopo ben preciso. Ignorando volutamente le proteste della gente e i clacson degli altri mezzi.
Scopo bastardo il suo, che si concluse con un guaito breve e con un urlo spaventato/sorpreso di Kuchiki. Più quelli un po' smorzati dei passanti che osservarono la scena attoniti.
Mentre Jilga impressionato in un primo momento, abbassò le stanghette dei suoi occhiali da sole per osservare meglio quella scena e fare un paio di rapidi calcoli.
L'espressione di stupore iniziale era come quella di Aporro Grantz solo un po' meno plateale.
Quella sottospecie di scienziato rosa era come pietrificato nella sua stessa emozione. Che non mutò affatto in quei pochi secondi in cui l'auto criminale - fermatasi giusto un secondo per osservare il proprio operato - ripartì come un razzo mentre la folla mormorava frasi indignate.
Il mondo in quei pochi secondi per lui si era totalmente congelato come il suo stesso respiro.
Mondo che comunque, per forza di cose, doveva ritornare a respirare e a muoversi.
E a gridare a squarciagola nell'esatto momento in cui i suoi occhi d'ambra si posarono su quello che un tempo fu il suo Verona.

Un grido.
Un grido folle e femmineo.
Straziante e deformato come lo era solo il dolore di una grande perdita.
Lo sblocco di Grantz venne in concomitanza con il collega Nnoitra che, a rovescio della medaglia, si mise a ridere come un folle nell'esatto momento in cui aveva compreso tutta la dinamica dell'incidente.
Piegandosi addirittura in due per quanto gli facesse male la pancia, lasciando che i lunghi capelli neri gli calassero sul volto nella foga degli scossoni divertiti.
“Grande Mayuri! Questa proprio non me lo aspettavo ah aha!!”
Una assurda cattiveria che assumeva volti differenti e che lei, la piccola Rukia, affatto comprendeva.
Rimanendo come congelata nel suo stupore.
Pietrificata da quella sottospecie di barzelletta vivente a cui aveva assistito impotente. Indecisa se mettersi a piangere oppure a ridere come il suo attuale capo.



Forse aveva fatto davvero molto male ad andare a lavorare in quella gabbia di matti.




Ma bene, e il prossimo chi sarà a passare per le mie sadiche grinfie?
Le scommesse sono aperte ovviamente anche perchè sono un po' indecisa! Ad ogni modo spero davvero che vi siate divertiti e alla prossima!
   
 
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