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Autore: Zenior    06/09/2017    1 recensioni
Per alcuni la vita universitaria è meravigliosa, piena di esperienze grandiose da ricordare in eterno, per altri è imbarazzante e da dimenticare. Derek Hale non sapeva ancora come classificare la sua.
Di sicuro gli anni che aveva seguito in precedenza erano stati gloriosi, ma la sete di fama l'aveva portato a lasciare in favore di una band che era diventata la sua più grande ragione di vita.
Si sa, però, bisognerebbe stare attenti a quando si esprime un desiderio, perché non si sa mai come si potrebbe avverare e il più grande sogno di Derek si era trasformato in pochi anni in un incubo.
Dopo l'ennesima bruciante delusione aveva deciso di lasciare il suo posto di bassista degli Sterne ed era tornato a condurre una vita tranquilla nella sua cittadina natale, Beacon Hills.
Mai più avrebbe immaginato di incontrare qualcuno che potesse diventare la sua nuova famiglia e che lo convincesse a concludere il suo ultimo anno alla CSU tra confraternite, matricole pazze, strani amori e rivalità insensate...
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Derek Hale, Isaac Lahey, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Note:
Non abituatevi agli aggiornamenti con scadenza regolare, non sono il tipo purtroppo, anche perché stanno per ricominciare le lezioni in Univertistà.
Un bacio a chi ha commentato. 
Buona lettura.

 







La porta


 


 

"Posso entrare in camera tua?" "No"

Quella era una delle poche intrusioni che non era disposto a tollerare da parte di Stiles. Per Derek la sua camera era il suo santuario, la sua isola lontana dal regno del chaos che comandava il mondo e la stessa casa. Erano in dieci persone a convivere ora, non più quattro, Dopo soli due giorni il padrone di casa era stato tentato di sbatterli fuori tutti, ma le parole del preside Daniels non smettevano di tormentarlo un istante.

Voleva che tutto il mondo si dimenticasse di lui, tirare fuori un nuovo gossip sarebbe stato tutto fuorché producente, anche perché rimanere lontano dai riflettori era uno dei pochi modi di dimenticare.

Gli bastava riuscire a non pensarci anche un attimo soltanto mentre soffocava nelle chiacchiere di Stiles, nei pettegolezzi del campus, nel suo ripetergli le lezioni per prepararsi agli esami, nel suo commentare qualsiasi cosa e lamentarsi di tutto e nel suo avere il pieno controllo della situazione in casa... ecco, questa era una delle cose per cui si ritrovava ad ammirare seriamente Stiles: in qualsiasi momento della giornata sapeva esattamente dove fossero e cosa facessero gli altri. Derek non ne comprendeva il reale motivo, perché mai tutti dicessero al ragazzo i loro programmi della giornata o come mai lui li appuntasse in un qualche angolino della mente, sempre pronto a tirare fuori quelle informazioni preziose al momento opportuno. Forse era dovuto al suo modo ossessivo-compulsivo di vivere da perfetto stalker/assillatore ed era solo un modo degli altri di liberarsene senza dover subire troppi discorsi, o forse era semplicemente una sorta di agenda umana bisognosa di cui non si capiva bene l'entità.

Spesso Derek optava per la seconda opzione.

Un'altra cosa di cui non riusciva a capacitarsi era il suo stargli appresso "Non hai delle altre persone da molestare oltre a me?" ogni tanto glielo chiedeva, ma l'altro faceva spallucce e continuava a blaterare cose insulse riguardo il colore delle foglie degli alberi o chissà che manifestazione sportiva universitaria. Forse, si ritrovava suo malgrado a pensare Derek ogni tanto, il ragazzo si sentiva lasciato in disparte dagli altri e, essendo lui quello nuovo del gruppo, cercava di rifarsi. Altre volte le ipotesi vertevano più su una sensibilità che raramente riusciva a scorgere negli occhi del più giovane, ma subito scrollava il capo cercando di cacciare qualsiasi associazione di pensieri.

Stiles era così, era un po' l'anima della casa, il televisore che accendi per sentirti meno solo, l'amico fedele sempre pronto a dispensare cosigli, frecciatine o insulti a chiunque osi toccare la sua preziosa cerchia, ovvero la Confraternita.


 


 


 


 

"Posso entrare in camera tua?" "No!". La porta sbatteva in faccia a Stiles ogni volta che tentava di accedere all'antro segreto di Derek. Andava bene qualsiasi cosa, abbracciarlo, stuzzicarlo, blaterare a vanvera, sproloquiare, molestarlo nei luoghi più assurdi, ma la stanza era off-limits..


 

Derek aveva conosciuto lo sceriffo una volta, quando i suoi genitori erano morti. Non se ne sarebbe mai ricordato se solo Stiles dopo una telefonata interminabile con suo padre non gli avesse mostrato una sua foto. Quella volta Noah Stilinski era stato gentile, fin troppo. Gli occhi azzurri spiccavano straordinariamente sul viso reso rosso dall'emozione. Derek aveva odiato la compassione sul suo volto, ma non il volto in sé. Aveva odiato i "Mi dispiace" di chiunque, tranne che il suo. Era l'unico che aveva sentito essere sincero, che portasse dentro un dolore tanto simile al suo in quel momento da poter essere accettato. Stiles gli aveva detto che più o meno in quel periodo la madre aveva scoperto di avere un cancro inoperabile.

"È morta due anni dopo, serenamente. Mio padre si è messo a bere.." erano sotto l'albero che un tempo Derek aveva diviso con Jason e che ora apparteneva a Stiles quando la rivelazione arrivò, inaspettata. Solo raramente Stiles si esponeva in quel modo e la cosa lo aveva turbato . "Ho una sorella e uno zio" aveva sussurrato flebilmente in risposta lui e Stiles lo aveva guardato con i suoi grandi occhi castani pieni di sincerità e intrisi di un dolore intramontabile "Tutti gli altri sono morti". Stiles aveva guardato Derek con gli stessi occhi di sempre a differenza di tutte le persone a cui l'aveva detto in precedenza, non lo aveva compatito, non aveva chiesto come, né aveva tentato un confronto tra le loro sofferenze, lo aveva guardato e basta ed era stato in silenzio finché entrambi non avevano finito di mangiare.

"Sai Derek?" aveva sussurrato solo allora, accennando un sorriso triste "Trovo bello che tu ti stia aprendo con me".


 

"Eddai! Che ti costa?! Solo un'occhiatina veloce, lo giuro, non dirò a nessuno quello che c'è lì dentro. Quel tizio lo hai fatto entrare!" e per la prima volta, davanti agli occhi speranzosi e sinceri di quel ragazzo Derek fu tentato di cedere. Quel tizio altri non era che Jason che gli aveva fatto una sorpresa per il compleanno e se ne era andato solo il giorno prima. Era stato fin troppo facile spacciarlo per un semplice amico, 'Jess', dato che senza i chili di trucco e le parrucche che si metteva ogni volta prima di un concerto Jason era praticamente irriconoscibile. Derek lo trovò fin troppo magro, ma stranamente felice. Pensò che ci dovesse essere qualcuno a renderlo felice, ma che non fosse ancora pronto a parlarne, così non domandò.

"È il tuo ragazzo?" aveva chiesto Stiles. Derek lo aveva ghiacciato con lo sguardo e l'altro aveva fatto spallucce " È un tipo ambiguo e poi te non fai mai commenti su nessuna o nessuno. Non ti dico che dovresti formare una task force per spiare le ragazze sotto la doccia o roba perversa tipo questa, ma almeno un 'sì, questa è carina, ha un bel culo' o roba così ogni tanto... non è che sei asessuato?" "Stiles!" aveva ringhiato il più grande. Poi gli aveva chiuso la porta in faccia. Per l'ennesima volta.


 


 

Solo dopo la visita di Jason, Derek si rese conto di non aver quasi mai calcolato nemmeno di striscio i nuovi membri della confraternita. Allison non aveva voluto spiegare a nessuno il motivo per il quale Derek le avesse voluto parlare, nemmeno a Scott, e, per quanto Derek non le potesse che essere grato per questo, non riusciva a fare a meno di pensare che per causa sua il perfetto equilibrio tra i ragazzi fosse destinato a minarsi. Quando loro due si incrociavano in una stanza scendeva il gelo e vi rimaneva fino a quando Stiles o Isaac non riuscivano a distrarre gli altri abilmente. Derek doveva essere grato anche a Stiles per non aver insistito sull'argomento, ma non riusciva a sopportare le sue continue richieste di venire invitato in camera sua.

Nel frattempo Isaac e Erica sembravano i più turbati dalla nuova situazione e ogni tanto Derek li scopriva a guardarlo con occhi strani, lucidi, vacui, pensierosi, senza riuscire a comprenderne la ragione. Sembrava quasi che fossero spaventati da qualcosa che lo riguardava. "Hai smesso di suonare davanti a noi" gli disse una sera Boyd fermandolo prima che entrasse nell'abitazione e Derek comprese, finalmente.

Credevano li stesse tagliando fuori, che si auto escludesse e volesse tornare a vivere rinchiuso senza nessuno intorno. Possibile che non capissero? Che non comprendessero quanto importante fosse per lui non farsi sentire dagli altri?

Se sentendolo suonare lo avessero riconosciuto? Se avessero pensato di essere in un qualche modo autorizzati a domandare? Non ce la poteva fare ad affrontare tutto questo, non poteva.

"Oggi sembri persino più taciturno del solito" mugugnò Stiles mentre apparecchiava "Ti è successo qualcosa di strano?" Derek si sentì addosso lo sguardo preoccupato di Isaac. Era il loro turno ad apparecchiare e sparecchiare, Danny e Erica ridevano in cucina mentre preparavano la cena e Boyd si era rinchiuso in camera a studiare. Non era un lavativo, lui, non andava in giro a cazzeggiare, a far shopping o dovunque fossero andati gli altri in quel momento.

Derek fu tentato di ritirarsi in camera sua e non mangiare.

"Boyd mi ha detto una cosa" si limitò a rispondere, ignorando stoicamente gli sproloqui successivi di Stiles sul non farsi influenzare dalle parole altrui, ma non riuscì a evitare lo sguardo bruciante di Isaac che lo osservava ogni volta che poteva, cercando di non farsi vedere.

E forse, forse, avrebbe fatto bene a stare ad ascoltare i maledetti sproloqui di Stiles, perché gli avrebbero evitato di guardare lungamente Boyd, Erica e Isaac una volta finito di cenare e di sbottare, infine, seccato "Voi tre salite e vedete di smetterla di tenermi il muso".

Erano stati in camera sua a lungo, escludendo gli altri, avevano riso, avevano cantato, Derek aveva suonato ogni cosa gli venisse in mente mentre Isaac lo prendeva in giro suonando strumenti invisibili. Erica aveva strimpellato un po' con la chitarra, accompagnando Derek che suonava alla tastiera i brani che aveva composto con Jason solo una manciata di giorni prima. Presto avrebbe di nuovo sentito qualcosa di suo suonare alla radio, Jason urlare al microfono "Dedico questo pezzo al caro Deich, con cui l'ho scritto l'ultima volta che l'ho visto" e avrebbe sentito il maledetto qualcosa muoversi dentro di lui, ruggire come la bestia che era, cercare di fuggire e consumarsi a furia di ululare il suo dolore. I diritti di autore sarebbero aumentati ancora, sarebbe diventato ancora più ricco di quello che era... sbagliò l'accordo, pesantemente, le membra rigide e gli occhi chiusi.

Quando li riaprì vide che i ragazzi non avevano più niente -di reale o immaginario- in mano e lo fissavano con dolcezza e apprensione, sapevano che nonostante tutto ciò che dicesse o cercasse di mostrare la ferita in pochi anni non si era rimarginata. Semmai si era riaperta, più profonda e crudele di prima.

Gli mancava la musica. Si sentiva soffocare nello spazio profondo, senz'aria, nel trovarsi davanti alla grandiosità luminosa delle stelle.

Sterne.

Sentì un'ira profonda montargli dentro, un dolore immenso che non provava da tempo, che sentiva di aver soffocato troppo a lungo. La sua famiglia era ancora lì che lo osservava senza sapere cosa fare, mentre lui non voleva che distruggere qualcosa.

Non sapeva cosa dire, così si alzò ed attraversò la stanza passando accanto ad ognuno di loro e uscì.

Davanti alla sua porta Stiles stava fermo immobile, come qualcuno colto in fragranza di reato. Le guance gli si colorirono appena nel tentativo di balbettare qualcosa che però non riuscì a formulare.

Derek uscì di casa e sparì nella notte più buia senza portarsi soldi, chiavi o telefono.

Tornò la sera del giorno dopo.


 


 

Le luci erano accese quando Derek tornò. Bussò cautamente, due volte, domandandosi quanto dolore avesse causato agli altri la sua fuga e fu lieto, per una volta, di ritrovarsi davanti Allison.

Lei lo osservò con attenzione per un lungo attimo, cautamente, come nel ritrovarsi davanti a una bestia ferita, poi si fece da parte per farlo entrare. "Stai bene?" gli chiese e lui sospirò senza dare altra risposta.

"Eri diverso prima, eri più umano..." sussurrò lei alle sue spalle prima che Isaac piombasse come una furia nell'ingresso e lo iniziasse a fissare con i suoi occhi chiari, resi enormi dalla gioia di vederlo finalmente tornare. Il viso era segnato da occhiaie e forse aveva pianto. Stiles li raggiunse subito dopo, riempiendo il silenzio soffocante con i suoi infiniti sproloqui, ma non lo sgridò. Derek si era aspettato che lo attaccasse, che se la prendesse con lui per essere in un qualche modo scappato per un giorno intero, per non essersi presentato a lezione nè al lavoro senza dire niente a nessuno, per non essere andato a trovarlo sotto l'albero, invece sparlava come al solito a macchinetta del più e del meno, di cosa avevano fatto tutti quel giorno, di quanto fosse noioso questo o quel compagno di corso, di come alla fin fine gli mancassero i deliri di Finstock e così via a non finire fino a quando Lydia non era sbucata dalla cucina e aveva afferrato Stiles per un braccio per riportarlo ai fornelli.

Derek comprese in quel momento che la sensibilità di Stiles andava ben oltre qualunque cosa lui potesse anche solo immaginare.


 

Avrebbe tanto voluto cenare da solo, o perlomeno senza che nessuno gli parlasse, ma Stiles, Erica e Isaac erano di parere opposto e lo tartassarono di chiacchiere fino a quando Derek stesso, sfinito per la notte in bianco e la giornata passata a vagare senza meta, decise di andare a dormire e, gettatosi sul letto, sprofondò in un sonno senza sogni.


 

Il giorno dopo Derek si svegliò come se non fosse successo niente, se non che appena aperta la porta si ritrovò davanti le sagome scomposte di Isaac e Stiles che, evidentemente, avevano ritenuto appropriato accamparsi in corridoio con i sacchi a pelo. Stranamente la cosa lo fece sorridere. Tirò un calcio poco amichevole a entrambi "Non vi ho comprato un letto?" domandò, con fare accusatorio, e si cullò degli insulti di Stiles e delle scuse di Isaac che seguirono per una buona mezz'ora, svegliando tutti gli altri abitanti della casa.

Stiles si ritrovò presto in fronte una ciabatta rosa di Lydia e fu costretto a correre per la casa per sfuggire alle ripercussioni di Jackson e Scott, rovesciando mobili nel disperato tentativo di garantirsi una fuga, ma entrambi gli altri ragazzi erano molto più in forma e allenati di lui e lo catturarono presto.

Fu costretto a subire una lunga tortura a base di solletico e quando si rialzò, gli occhi lucenti di lacrime, la faccia rossa e deformata dalle risate puntò un dito contro Isaac lamentandosi del fatto che lui non fosse stato punito a sua volta. Scott e Jackson si girarono verso Lahey, pronti a scattare e lui cercò rifugio dietro le larghe spalle di uno stralunato Derek, ma la seconda parte della vendetta fu fermata dalla voce di Erika che li chiamava per la colazione.

Sembrava che nessuno fosse intenzionato a citare la misteriosa sparizione di Derek del giorno prima, tutto sembrava andare avanti come sempre, come se il Senior si fosse sognato di girovagare per il Campus e il parco in preda ai propri pensieri, incapace di sedersi o di trovare pace per un singolo istante.

Per una giornata infinita Derek era tornato ad essere lo stesso di due anni prima, quando, bisognoso di quiete, aveva ritrovato rifugio a Beacon Hills. Se solo Isaac e Stiles non si fossero appostati davanti alla sua porta quella notte probabilmente avrebbe finto che non fosse mai accaduto -come sembrava stessero facendo un po' tutti del resto-.

"Ieri..." si sentì dire con sua immensa sorpresa. A Scott cadde il cucchiaino tanto era sconvolto. Era terribilmente difficile sentire parlare il leader della confraternita se non per abbaiare ordini o ringhiare a qualcuno. Il fatto è che Derek non aveva idea di come continuare il discorso che aveva iniziato "Non preoccuparti- lo interruppe per fortuna Jackson, continuando a mescolare il proprio caffé- capita a tutti di volersi isolare un attimo da tutto e da tutti, anche se avresti di certo potuto farlo in maniera meno plateale".

Scott traballò per un istante sulla sedia, prossimo a svenire.

Mai nessuno si sarebbe aspettato un moto di comprensione simile da parte di Jackson. Lydia fece spallucce e approfittò dello sgomento generale per informarli che aveva intenzione di organizzare una mega festa prima che iniziasse la pausa natalizia. Subito iniziarono a litigare per il tema della festa, facendo apparentemente cadere nel dimenticatoio il fatto che Derek avesse pronunciato un'intera parola in loro presenza. In un qualche modo il bibliotecario gliene fu immensamente grato, ma non riuscì a smettere di pensarci per tutta la mattina, fino a quando non si ritrovò sotto il solito albero in compagnia di Stiles e - in via del tutto eccezionale- di Scott e Allison. La ragazza si scusò con lo sguardo, facendogli intuire che Scott temeva che anche quel giorno Derek non si sarebbe presentato lì. Scott avrebbe fatto di tutto pur di non far sentire Stiles solo.


 


 

"Allora mi fai entrare o no?'' Derek non sapeva da dove provenisse quella prepotenza nel tono di voce di Stiles e fu stupito nel vederlo così risoluto davanti alla sua porta.

"No... -sussurrò allora- ma se vuoi possiamo guardarci un film"

Fino a quel momento Derek non aveva mai pensato che i film della Marvel potessero essere così appassionanti.


 


 

Derek si chiedeva quando Stiles riuscisse a trovare il tempo di studiare dato che se non seguiva le lezioni stava costantemente appiccicato a lui o a Scott o seguiva gli allenamenti di qualcuno o chiacchierava con Lyds o spendeva tempo in qualche ricerca totalmente inutile per i suoi studi. Eppure aveva tutte A+ nei corsi che seguiva, anche in quelli che non gli interessavano, nonostante Scott gli avesse raccontato di quella volta in cui un professore si era lamentato con lo sceriffo, dato che il figlio aveva descritto nei più minuziosi dettagli la storia della circoncisione maschile in una verifica di economia. Derek non dubitava che Stiles fosse tremendamente intelligente, ma lui stesso se non avesse avuto i tempi morti in biblioteca in cui poter studiare avrebbe avuto difficoltà a strappare qualcosa di più che una sufficienza e - come ripeteva sempre Lydia, irritandolo non poco- non è che per una laurea in Storia ci volesse un'intelligenza sovraumana.

Ogni tanto Derek sorprendeva Erica, Isaac, Allison e Scott a studiare fino a tarda notte, preoccupati di non riuscire a raggiungere i risultati voluti. Jackson studiava con Lydia e Danny e Boyd passavano molto tempo sui libri insieme, in silenzio. Eppure Derek vedeva molto raramente Stiles con un libro in mano e, nonostante fosse più che convinto che non barasse ai test, si chiedeva quale fosse il suo segreto. Fino a quando una volta non entrò in camera sua per cercarlo.

Nonostante Derek fosse così rigido nel mantendere dei confini netti e precisi riguardanti il proprio spazio personale non si preoccupava particolarmente di invadere quello degli altri e infatti era entrato nella stanza del ragazzo senza bussare e lo aveva trovato lì, seduto per terra, circondato da post-it mentre fissava fili di colori diversi percorrere la stanza da una parete all'altra con aria dubbiosa.

Se non fosse stato un pezzo di marmo fatto a persona probabilmente la mascella gli sarebbe scivolata a terra invece di contrarsi appena.

"Non è come pensi!" urlò Stiles, facendo sembrare tutta quella situazione ancora più paradossale, nemmeno lo avesse beccato a fissare ossessivamente una foto di Danny nudo.

Indeciso sul da farsi Derek arretrò di un passo e chiuse la porta, poi, immensamente divertito e sconvolto, fece per andare in camera sua a suonare un po'. Stiles lo fermò quando stava per aprire la porta "Miaiutaacapiremeglio" disse tutto di un fiato "Se riesco a comprendere ogni dettaglio di una cosa poi non me la dimentico più, Lydia dice che è una sorta di dono". Derek sollevò un sopracciglio, indeciso se sentirsi ammirato o confuso "Lo so che è strano... tu comunque non avresti dovuto entrare!" "Bizzarro detto da uno che chiede di entrare nella mia stanza da più di due mesi" lo zittì lui ed entrò in camera, lasciandosi dietro uno Stiles boccheggiante.

Non si richiuse la porta alle spalle.


 


 


 


 


 


 


 

   
 
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