- 2 Agosto,
Anno Domini 2015, Ore 16:42, Imprecisato
Thomas
era lì, che guardava gli stand delle esposizioni secondarie,
annoiato. Le uniche cose che viaggiavano per la sua testa erano assurde
imprecazioni inventate sul momento, il ricordo delle dodici birre della
sera
prima, il pensiero di sua moglie che lo aspettava nel letto del motel
e, la più
pressante tra queste emozioni, il profondo nervosismo che stava
provando nei
confronti dell'espositore della maggiore attrazione della fiera: il
presunto
professore era in ritardo di esattamente un ora, dodici minuti e
ventisette
secondi, ed ad ogni secondo Thomas diventava sempre più
impaziente. Sebbene
fosse diventato un fisico sperimentale per puro caso, tramite una borsa
di
studio vinta a un dubbio concorso di un altrettanto dubbio produttore
di
cereali palesemente sottomarca, aveva, con il tempo, sviluppato una
sincera
passione per quest'ultima e, quando venne annunciata qualche settimana
prima,
era sinceramente curioso di capire il funzionamento di questo
macchinario per
la scomposizione e il trasporto molecolare via etere, per la marmaglia
banalmente chiamato “Teletrasporto”. Thomas aveva
pure rinunciato alla sua
quotidiana “abbuffata di mezzogiorno” pur di
osservare per tempo il fenomeno,
cosa che lo faceva ulteriormente innervosire. Nel mentre che aveva
contemplato
l'inutilità di certe presunte scoperte scientifiche,
presentate negli stand
adiacenti, erano già passati altri quindici minuti ed il
fisico era ormai
giunto al culmine della sopportazione, quando, come se si fosse
materializzato
dal nulla, apparve lui, David O'Neil, il fantomatico, quanto geniale,
inventore
della macchina. Prima della scoperta la comunità scientifica
di Atlanta, dove
operava stabilmente, aveva definito David come “il
più grasso e presuntuoso
figlio di buona donna che sia mai riuscito a crearsi un dottorato con
una
graffetta e delle forbici dalla punta arrotondata”, ma
ultimamente aveva
iniziato a ricredersi, nonostante cercasse di tenere le distanze da
questo
fantomatico personaggio. Non si poteva mai sapere cosa gli passasse per
la
testa, e in quel momento lo stava dimostrando più che mai:
si era presentato
vestito con un assurdo completo a pois policromatico, con una
combinazione di
colori che avrebbe reso daltonico anche il più resistente
degli osservatori,
accompagnato da dei pantaloni con braghe che definire
“direttamente usciti dal
deretano di Satana” sarebbe stato un eufemismo. Mentre la
folla applaudiva come
un branco di pecore che belano alla vista del pascolo, lo scienziato
sali sulla
pedana al centro dello spiazzo, montata appositamente per l'evento e
con sopra
posizionato un grande oggetto coperto da un telone, e batté
con incredibile
delicatezza il palmo della mano sul microfono, per verificarne il
corretto
funzionamento. «Buongiorno, signori, e signore!»
esordi senza troppi preamboli
«Perdonatemi il mio mostruoso ritardo, ma alcuni giudici mi
hanno fatto
sbrigare due o tre cosucce di poco conto riguardo alcune infime
banalità quali
delle accuse di “Concussione aggravata” e
“Vilipendio alla nazione”. Robetta
burocratica da quattro soldi. Ma finalmente, grazie ai miei avvocati
ultrapagati dal centro studi di Atlanta senza autorizzazione alcuna,
sono
finalmente giunto a questa esposizione per mostrarvi la mia ultima
invenzione...».
E con una mossa leggera delle mani scopri l'oggetto presente sotto il
telo «La
Macchina da Scomposizione e Trasporto Molecolare David O'Neil, anche
chiamata
“Teletrasporto O'Neil”».
La folla applaudiva
sonoramente mentre la macchina, composta da due grossi cilindri vuoti
internamente collegati da una serie intricata di cavi a un terminale
centrale,
brillava metallicamente alla luce cocente del sole «Ho avuto
questa idea tre
mesi fa, durante una seduta spiritica sulla tazza del cesso, quando
realizzai
che, modificando la struttura subatomica di una molecola tramite il
bombardamento di raggi a infinitesima sequenza, la materia si poteva
scomporre
facilmente e indirizzare tramite l'utilizzo di flussi magnetici verso
un
collettore che avrebbe permesso la ricostruzione della materia
attraverso
l'induzione elettromolecolare. E finalmente, dopo mesi di duro lavoro e
fallimenti, sono riuscito a creare una macchina stabile e perfettamente
funzionante. Ma credo sia inutile continuare a parlare di questo
gioiellino
senza prima avervi dimostrato le sue potenzialità su un
soggetto vivente:
faremo una dimostrazione con uno dei presenti. Qualche
volontario?» concluse
mostrando un sorriso di un bianco fin troppo smagliante per essere
naturale.
Sempre tenendo un atteggiamento da gregge ubbidiente, una miriade di
mani
sudanti e appiccicose si alzo in alto al cielo, desiderose solo di
essere
portate su quel lucido e attraente palco, ma lo sguardo di David aveva
già
adocchiato colui che sarebbe stato scelto per la prova, l'unico che per
tutto
il tempo era rimasto ad ascoltare le sue parole con aria sufficiente e
allo
stesso tempo incuriosita. «Lei, laggiù, in
fondo!» disse indicando Thomas, che
ricambio con un'espressione alquanto confusa «Si, proprio
lei! Venga qui, sul palco,
non sia timido!». Thomas, nonostante l'incredulità
che lo aveva temporaneamente
colpito, prese pian piano ad avvicinarsi al palco, spinto anche dalla
folla
entusiasta, fino ad arrivare di fronte all'enigmatico scienziato
«Con chi ho
l'onore di parlare?» esordi David con un'innaturale voce
calma «Dottor Thomas
Smith, piacere di conoscerla» rispose il fisico tendendo
placidamente la mano,
che non ottenne nessuna stretta di ricambio «Oh oh, quindi
anche lei ha
conseguito un dottorato! In che facoltà?» si
fermò un attimo, solo per
riprendere subito dopo «...ah, che importa! Caro il mio
dottore, sono onorato
di comunicarle che lei sarà il primo uomo al mondo ad
usufruire del mio sistema
di teletrasporto!». La folla applaudì
fragorosamente, mostrando un evidente
interesse a vedere finalmente la macchina di cui avevano sentito tanto
parlare
in funzione e Thomas realizzò che forse rimanere in motel
con la sua amata
sarebbe stato decisamente migliore che recarsi all'esposizione. Prima
di
spingere il povero uomo all'interno della macchina senza troppe
cortesie, si
rivolse con allegria quasi ipocrita al fisco «Prego, si
accomodi dentro il vano
di trasferimento. Mi lasci fare ciò che devo fare e
vedrà che tra cinque minuti
potrà tornare a casa con qualcosa di cui potersi
vantare». Thomas, oramai
sopraffatto dal susseguirsi degli eventi, si abbandono sconsolatamente
al
rumore del cilindro che si chiudeva, osservando con impercettibile
rassegnazione la folla che assisteva al tutto completamente inebetita:
oramai
la fiera per loro non esisteva più, sostituita dal
professore, la sua macchina
e il tizio fin troppo fortunato per poter essere parte integrante dello
spettacolo. Thomas, di canto suo, aveva smesso di osservare quella
marmaglia
insignificante e aveva volto gli occhi al professore, che,
improvvisamente e
inspiegabilmente, sembrava essere diventato un’altra persona,
immerso come era
nel attivare i giusti interruttori per far partire correttamente la
macchina.
Il fisico tra sè e se aveva quasi cambiato idea nei suoi
confronti, alla vista
di cotale spettacolo di impegno, e si era tranquillizzato, pensando che
dopo la
dimostrazione lo avrebbe aspettato un ottimo boccale di birra e,
soprattutto,
la sua dolce metà. E poi tutto si sussegui a
velocità incredibile: lo scatto allarmante
di un sensore, lo sguardo allibito di David e il suo scatto fulmineo
verso il
cilindro occupato, la folla sorpresa, un forte lampo e infine il
silenzio.
- X XXXX,
Anno Domini XXXX, Ore XX:XX, Spazio-tempo
Thomas
aveva iniziato a sentirsi incredibilmente leggero. Respirava a
fatica, ma non soffriva nessuna carenza di ossigeno. Ad ogni
espirazione
sentiva un forte odore pungente, come se l'aria fosse stata aromatizza
per
troppo tempo con un Albre Magique alla banana split scaduto da anni.
Non aveva
ancora avuto il coraggio di osservare la situazione che lo circondava,
ma senti
insinuarsi in lui un irrefrenabile bisogno di capire cosa fosse
successo e,
spinto dallo stimolo, alla fine osservò l'ambiente che lo
circondava: pareva
finito in quello che sembrava il trip psichedelico di qualcuno al
limite
dell'overdose da acidi e veniva lentamente trascinato da un qualche
flusso
invisibile verso una luce vivida davanti a lui. Inoltre si accorse di
non
possedere più un corpo e di essere diventato una sorta di
entità eterea. Ancora
confuso da ciò che aveva appena visto, non si accorse che il
“flusso” lo aveva
lentamente portato ai bordi di questo ristretto
“universo”, verso una zona
distorta, dove venne risucchiato, svenendo.
- X XXXX,
Anno Domini XXXX, Ore 12:06, Locazione Ignota
Thomas
inizio a riprendere coscienza non appena una brezza molto leggera
lo investi delicatamente da dietro. Si sentiva il corpo ancora
intorpidito egli
mancavano le forze, ma pian piano ricominciava ad acquisire il senso
dell'udito
e del tatto. A seguire riniziò a percepire il sole battente
sul suo corpo, ma
sembrava molto più caldo di quando era ancora sul palco
della fiera. E fu
proprio questo pensiero che fece ritornare definitivamente alla
realtà il
fisico, svegliandolo dal suo torpore e costringendolo ad alzarsi,
seppur
lentamente. Una volta in piedi, riuscì ad aprire gli occhi
e, sebbene la vista
ancora offuscata, riuscì a riconoscere i profili lineari
delle montagne verdi
che circondavano il luogo. Non aveva ancora realizzato bene dove fosse,
ma
adesso era sicuro di trovarsi almeno a un centinaio di metri di
altezza,
sentendo di trovarsi lui stesso su un terreno inclinato. La confusione
stava
prendendo il sopravvento del povero sventurato, finché, a
pochi metri da lui, a
valle, i suoi occhi percepirono una chiazza sfocata blu tremolante, che
il suo
cervello associò subito a uno specchio d'acqua. Mosso dal
desiderio di
sciacquarsi il viso e dal naturale istinto della sete, scaturita dal
caldo, si
incammino barcollando verso quella incerta macchia cristallina. Mentre
si
avvicinava, però, notò qualcosa di diverso in
lui: sentiva come se il suo
stesso corpo fosse in qualche modo diverso, che non gli appartenesse
del tutto.
Ma, toccando la superfice dell'acqua e confermando le sue speranze,
smise di
pensarci, dedicandosi unicamente alla pulizia del viso e
all'abbeveramento.
Terminata anche questa operazione, finalmente riuscì di
nuovo a vedere
nitidamente e ciò che vide nell'acqua, che aveva velocemente
perso
l'increspatura, sembrò dargli una spiegazione alle sue
precedenti sensazioni,
che lo lasciarono letteralmente a bocca spalancata per una decina di
minuti
buoni. Non provò neanche ad emettere un suono: troppe cose
erano successe quel
pomeriggio perché oramai potesse definirsi stupito dal
susseguirsi degli
eventi, anzi, si sentiva molto incuriosito da ciò che gli
era successo. Facendo
mente locale riuscì a ricapitolare il tutto: durante la
presentazione qualcosa
doveva essere andato storto e le sue molecole, invece che essere
inviate
nell'etere, erano entrate in quello che credeva fosse una sorta di
intercapedine nello spazio-tempo, a giudicare da dove si era ritrovato
e dalla
posizione del sole evidentemente troppo alta per essere una visione
pomeridiana, e infine era finito su questa specie di colle in mezzo a
una
vallata circondata dalle montagne. Ma la cosa che lo incuriosiva di
più era ciò
che era successo al suo corpo durante il viaggio: inaspettatamente
sembrava che
l'ingresso in quella dimensione aveva prodotto uno squilibrio tra le
molecole
tale che queste si erano scomposte e ricomposte andando a formare
quella che
sembrava la copia spiccicata di un personaggio che aveva visto in un
videogioco
a cui recentemente giocava il fratello, più piccolo di circa
sedici anni. “Chesnaught”
gli pareva si chiamasse, ma non ne era cosi sicuro, in quanto lo aveva
visto
una volta sola, durante una visita occasionale a casa dei suoi
genitori.
Incredibile era poi, nella sua mente, come questo cambiamento avesse in
qualche
modo migliorato le sue capacità fisiche: aveva notato di
portare sulla schiena
una specie di pesante guscio di cui non se ne era accorto prima e di
cui non
sentiva minimamente il peso, nonostante la mole dicesse il contrario
sul suo
conto. E mentre nella sua mente i pensieri sugli avvenimenti
sfrecciavano come
in un circuito di formula uno, un altro colpo di vento, un po'
più forte della
leggera brezza avvertita prima, lo distolse dalle sue riflessioni e lo
portò ad
osservare meglio il paesaggio circostante, che sembrava estendersi
deserto per
diverse miglia. “Fantastico” fu il primo pensiero
che si riformo nella sua
mente “Prima finisco in un luogo sconosciuto probabilmente a
tutti e a tutto,
poi il mio corpo viene sostituito da una sottospecie di struttura
simil-umanoide e adesso sembra che non ci sia la benché
minima traccia di
civiltà nemmeno all'orizzonte. Non può seriamente
andare peggio di così….”. Non
fece neanche in tempo a finire di formulare il pensiero che una massa
non
meglio identificata schizzò fuori dall'acqua del laghetto,
urlando qualcosa che
Thomas percepì come “BUH!”.
"Perché non mi sto mai zitto?"
Istintivamente, il fisico sferrò un pugno di rimando verso
la cosa misteriosa,
che al contatto, volò per diversi metri in aria, per poi
ricadere con un tonfo
sordo in acqua, solo per uscirne poco dopo. Finalmente la figura, che
sembrava
una piccola rana blu, iniziò ad emettere dei versi che
Thomas, con suo generale
stupore, comprese «Whao! Che potenza! Che mossa hai
usato?». Il fisico, ancora
più confuso dalle circostanze e non avendo capito cosa
intendesse la rana,
rispose nella maniera a lui più naturale possibile,
accorgendosi che anche
quelli che uscivano dalla sua bocca sembravano strani versi
«Moto Uniformemente
Accelerato» «Non avevo mai sentito parlare di una
mossa simile! Di che tipo è?»
«È Dinamica» «...Non credo di
aver capito bene, ma sembra fighissimo» concluse
la rana tra il confuso e l'ipereccitato. Il malcapitato viaggiatore,
con
sguardo perso, si stava ancora chiedendo tra se come fosse possibile
che una
rana blu chiaro parzialmente coperta da una schiuma che pareva
più simile a
cotton fioc cinese stesse intrattenendo con lui una discussione
paragonabile a
quella di un circolo ricreativo di infimo livello, quando questa
riprese a
“parlare” sorridendo «Spero che prima non
ti abbia spaventato troppo» «No, ma
figurati, vengo assalito da rane blu esageratamente euforiche tutti i
giorni
io…» «Ottimo allora!»
«… Credi veramente che tutto ciò sia
anche solo
minimamente divertente?» «Perché, forse
non lo è?» «… Tu, amico mio,
stai messo
male. Ma male male male» finì appoggiandosi quello
che doveva essere il palmo
della zampa sul viso. In cuor suo non vedeva l'ora di sbarazzarsi di
quel peso
inutile che si era ritrovato addosso ed era già pronto a
calciorotarlo nella
stratosfera senza neanche pensarci due volte, quando si accorse che,
suo
malgrado, gli poteva ancora tornare utile in qualche modo, sperando che
lo
capisse «Senti, ehmmm… ragazzo, visto che sei qua
mi potresti indicare la
strada per il più vicino insediamento della zona. Mi sono
perso e non ho idea
di dove andare...» «Uh? Intendi il Villaggio
Roccialiscia? Ci dovrei giusto
ritornare, mio padre probabilmente mi sta aspettando per il pranzo. Se
vuoi
possiamo percorrere insieme!». Sebbene al solo pensiero il
fisico era già
pronto ad abbandonarsi agli spasmi del nervoso, si trattene
“Avanti Thomas,
devi resistere con questo cancro alla prostata solo per
un’altra mezz'ora
massimo, mantieni la calma, pensa a quegli sfigati della
Università Popolare
che ogni sacrosanto Venerdì fanno i ridicoli sotto la
facoltà protestando
contro la commercializzazione del cemento arcobaleno volante e che ogni
volta
mi ricordano quanto idiota sia il resto del mondo.
Respira…” «Perché no? Prego,
fai strada...» «Evviva! Avanti, seguimi! E comunque
il mio nome è Friks,
piacere di conoscerti!» rispose questa con un tono entusiasta
che neanche gli
ultras durante la finale del Superbowl sarebbero riusciti a emulare a
distanza
d'anni. E cosi la rana si lanciò a corsa su per il pendio,
seguita da un Thomas
fin troppo rassegnato, alla volta del Villaggio
Roccialiscia…