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Autore: SweetAinwen    10/09/2017    3 recensioni
Afferrò la testa con le mani, strizzando gli occhi, rannicchiandosi in un angolo della sua stanza, mentre quelle parole... quelle parole tanto veritiere risuonavano nella sua mente e nel luogo circonstante.
I... I feel like a monster.
---
Tutti noi possediamo una parte segreta oscura che non vorremmo mostrare a nessuno ma, a volte, essa è più potente e non si riesce a controllarla.
Si diventa dei mostri.
Titolo della canzone 'Monster' degli Skillet.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Maestro Fu, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Plagg, Tikki
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Monster.


 

The secret side of me I never let you see
I keep it caged, but I can't control it
So stay away from me, the beast is ugly
I feel the rage and I just can't hold it
(Skillet, Monster)





Non era realmente a conoscenza del motivo, sapeva soltanto che... esisteva.
Un qualcosa di strano, raccapricciante e inconcepibile. Lo si poteva definire in tali maniere, o almeno, Marinette le aveva affibbiato questi termini. I ricordi erano vividi, di facile comprendonio e indelebili. Era per questo, allora, era per rammentarle che c'era e che non poteva andarsene. Voleva farle capire che niente e nessuno era capace di dividerla da lei, che sarebbero rimaste insieme per l'eternità.

Ah... che destino nefasto.
 
Marinette tentava in ogni modo di tenerla buona, di zittirla, imprigionarla. Era inutile, era più forte, più furba, più... tutto. Riusciva con qualsiasi mezzo ad averla vinta e usciva... 
Diventava fastidiosa, impossibile da gestire e doveva digrignare i denti e stringere i pugni per evitare scenate che avrebbero potuto metterla in cattiva luce e ad essere considerata pazza.
Un macigno pesante. Ecco cos'era! Ah, quanto avrebbe voluto essere libera da tale peso!
 

Sperare non nuoce molto, è il sapere che non avrai risultati a distruggerti.


Strinse i pugni. Puntuale come un orologio, la sua parte oscura subentrò irriverente e disse ciò che non voleva sentirsi dire.


Ammettilo: non puoi farci niente, tutti ne possiedono una. Arrenditi!


Certo, lo sapeva perfettamente, ma non voleva accettarlo. La sua era troppo aggressiva, meschina e... 
Sospirò. La odiava! Ogni essere umano ne aveva una, tuttavia molte erano dei mostri. Esse trascinavano in un mondo oscuro, privo di emozioni e sentimenti, rendendoti pazzo, furioso e con il cuore soltanto colmo di infelicità, avarizia, invidia... gelosia. 

Già... come quella che provava lei ora. 

Erano in gita scolastica a Versailles. La guida descriveva i giardini del palazzo della città, ciò nonostante Marinette non prestava minimamente attenzione: i suoi occhi erano incollati sui due davanti a lei. 
Chloé, con i suoi tentacoli irritanti, aveva preso a braccetto Adrien, con evidente arresa da parte del ragazzo. Era insopportabile vederla attorno a lui! Per quale motivo non lo lasciava?! Soffiò dal naso, corrugando la fronte.
Il petto iniziò a subìre una pressione indesiderata e avvertiva un calore ormai conosciuto farsi largo impertinente. 

Gelosia, gelosia, gelosia! 


Staccali, adesso. Se non ci fosse lei, lo avresti tutto per te. 


Rafforzò la presa dei palmi sull'orlo della maglietta, cercando di placare il suo istinto bellicoso. 
No! Non poteva farlo! Non era nessuno per farlo! 


Fallo. Devi. 


Strizzò gli occhi. Lo voleva davvero: andare lì e spiegare una volta per tutte che non era suo e che doveva sparire, evaporare, estinguersi. Essere a conoscenza di quei suoi pensieri poco puri e... normali... non le piaceva affatto. Voleva eliminarla, però si rendeva anche conto che era sbagliato, completamente. Non era una motivazione valida e nemmeno concepibile per estirpare la vita di qualcun altro! Esistevano casi peggiori e lei pensava in quel modo! Era... Era un mostro! 
- Marinette? Stai bene? -
La voce di Alya la risvegliò da quel suo stato emotivo-psicologico oscuro e sorrise: - Sì, tutto bene. - 
La ragazza alzò un sopracciglio, scettica. Non era la prima volta che le capitava di vederla in tale maniera. Se lo sentiva. Quello sguardo folle e pericoloso, non era affatto un buon segno.

Chloé osservava con occhi dolci Adrien, mentre cercava di convincerlo a farsi un selfie con lei, in mezzo a quei fiori. Il giovane, sospirando, accettò e ciò portò Marinette a stringere la presa sul suo zaino. Ora la bionda si metteva in posizione e costringeva lui a fare lo stesso e lei ringhiò.
Come un cane che marca il suo territorio, come una ragazza piena di gelosia che vuole...


Strozzarla. Fallo! Nessuno te lo impedisce. Nessuno! Devi, tu lo vuoi. 


Ogni giorno, ogni santissimo giorno, doveva combattere contro il suo io interiore, seguire l'istinto o dar retta alla ragione. Era stressante, difficile! Non ce la faceva più! Per questo, purtroppo, aveva la meglio su di lei. Annoverava sempre più trofei nella sua collezione e non le andava affatto bene. Stavolta no, non avrebbe fatto come diceva. 
Chloé gli diede un bacio sulla guancia, prima di incamminarsi attaccata a lui come una cozza verso l'altra meta che dovevano visitare e Marinette vide rosso. 
Completamente rosso come quel liquido che sarebbe fuoriuscito da ogni punto vitale di quel corpo tentatore e viziato. 
Il suo, invece, si muoveva senza comando alcuno alle loro spalle, lentamente e, giunta a destinazione, alzò un braccio verso il collo della ragazza. 


Fallo. 


C'era quasi, mancava poco e avrebbe compiuto il suo operato. Tanta arroganza avrebbe raggiunto la sua fine!


Tutto si risolverà.


Pian piano il suo sorriso si allargò, mostrando i denti, e gli occhi si spalancarono.
- Marinette! -
Si bloccò di colpo, sbattendo più volte le palpebre. Guardò Alya, che le aveva afferrato il braccio disteso e scuoteva la testa, e trattenne il respiro nel notare che entrambi si erano voltati nella sua direzione, la giovane con un sopracciglio alzato ~ seccata si direbbe ~ e il giovane preoccupato.
Abbassò il capo, delusa. Delusa di sé stessa, ancora una volta.
- Scusatemi. - sussurrò flebile. 
- Tsk! Sbaglio o sei diventata più strana di quanto già tu sia, Marinette? - domandò Chloé, facendo alterare Alya e ricevendo un'occhiata ammonitrice da Adrien. - Perché non giri a largo con le tue stranezze che si incrementano giorno dopo giorno? - la invogliò con una mano ad andarsene, sorridendo cattiva e la citata strizzò i bulbi, colpevole.
- In realtà, quella che dovrebbe girare a largo sei tu, Mlle Parfaite dei controfiocchi! Per non essere volgare. - intervenì Nino, frapponendosi tra le due.
- Ma come ti permetti?! -
- Chloé, c'è un limite a tutto... - enunciò Adrien, a braccia conserte. - e tu l'hai appena superato. - 
Marinette alzò la testa, sorpresa. Ora vedeva la bionda ribattere e i suoi amici rispondere a tono, tuttavia non udiva le loro parole. Il tutto era diventato ovattato, fino ad arrivare al silenzio, come se stesse girando un film muto. Notavi solamente le immagini muoversi. 
"Io non merito le vostre difese. Io stavo...", pensò, il cuore colmo di tristezza che si restringeva a causa della consapevolezza. "Io stavo..."
Una risata le rimbombò nella mente, facendola deglutire.
 

Tentando di strangolarla. Dillo, non è difficile. Tre parole, un significato. 


Rise ancora e lei prese tra le mani i capelli, gli occhi sgranati.
No, non l'avrebbe mai fatto! Non poteva farlo! Questo suo istinto era completamente nel torto, omicida. Cedere equivaleva darle il permesso di presentarsi e di distruggere... Distruggere sé stessa. 
- Non voglio! - esclamò, per poi inspirare profondamente.  
Improvvisamente riacquistò la capacità d'udito, avvertendo soltanto i rumori delle foglie e degli uccellini. Guardò di fronte a sé e li trovò con le loro iridi fisse su di lei, stupiti. 
- Scusatemi. - mormorò, nascondendo il volto con le mani. 
Stava cedendo... sarebbe caduta e... e... 
Cosa sarebbe successo?! Se si liberasse... cosa accadrebbe? 

Il caos. Ecco cosa.

Un tepore istantaneo e piacevole le avvolse le mani e, dopo esser state allontanate, l'espressione dolce di Adrien entrò nel suo campo visivo, facendola arrossire e battere velocemente il muscolo cardiaco. Adesso il respiro era nullo. 
- Siamo noi a doverci scusare. - sorrise - Va tutto bene. Torniamo dagli altri - osservò Chloé in malo modo - e lasciamo qualcun altro riflettere sulle proprie azioni. - 
Chloé spalancò la bocca, indignata, mentre li seguiva con lo sguardo e ringhiò, battendo un piede sul terreno. Marinette guardò la mano stretta intorno a quella del suo adorato Adrien e sorrise. 
Non poteva crederci! Non era mai stata così vicina al suo amato! Una felicità incontrollata si impossessò di lei e niente e nessuno poteva spegnerla. Si voltò senza farsi notare e lo sguardo volò dritto su Chloé, che si trovava ancora in quel punto tremante di rabbia. I loro occhi si incrociarono e... mostrò i denti. 
La bionda ebbe un brivido lungo la schiena e trattenne il fiato, poco dopo la mora riportò l'attenzione davanti a sé.
Chloé non aveva timore di Marinette, ovviamente, ma... 
- Cos'erano... quegli occhi iniettati di... - scosse la testa - Ah! Me lo sarò immaginata. - si incamminò - Dopotutto Marinette è una nullità. -


- Marinette! Marinette, ti prego, dimmi cosa ti sta accadendo! - la supplicò Tikki, volandole di fronte, preoccupata. 
Si trovavano nell'albergo, Alya era in bagno e la kwami aveva sfruttato quell'occasione per parlarle. Sapeva che c'era qualcosa, se lo sentiva. E le vibrazioni che trasmetteva non erano affatto positive. 
- Niente Tikki. Torna a dormire. - sussurrò, abbracciando forte il cuscino. 
- Marinette...! -
- Torna... A... Dormire! - enfatizzò, guardandola e facendola sobbalzare.
Ciò che vide in quegli occhi, le fece capire che stava prendendo il sopravvento... e che non poteva fermarla.

Il lato oscuro di Marinette era sbucato a causa della gelosia per Adrien.


Fortunatamente quello era l'ultimo giorno da trascorrere in città e lungo il tragitto di ritorno Marinette non aveva fatto che stare con il mento retto da una mano e gli occhi fuori dal finestrino dell'autobus, preoccupando gli altri.
Specialmente Alya, che era da un periodo abbastanza prolungato partecipe del comportamento discorde dell'amica. Non se ne capacitava, ciò nonostante avrebbe fatto qualsiasi cosa per capire e aiutarla. Stava sicuramente affrontando un conflitto interiore non semplice, questo era lampante e immediato. Lei, però, voleva conoscere il perché, come Adrien e Nino.
La mora entrò nella boulangerie e sospirò, chiudendosi la porta alle spalle. 
Sabine, intenta a porgere la busta con le baguettes ad una cliente, le sorrise: - Bentornata, tesoro. Com'è andata la gita? - La donna ringraziò Sabine, che ricambiò, e se ne andò.
Marinette inclinò il capo da un lato, la osservò per un paio di secondi e sorrise. La madre si impietrì, sconvolta. 
- Come un giorno qualunque, mamma. - 
- Oh, davvero? - le labbra iniziarono a tremare nel momento in cui le portò all'insù nervosamente - È un bene o un male? - la figlia fece spallucce, disinteressata.
Tom fece la sua comparsa nell'istante in cui Marinette si avvicinava alle scale e gli sorrise, venendo ricambiata: - Ciao papà. -
Infine la videro salire, finché non svanì dalla loro vista e Sabine si portò una mano sul cuore. 
- Cosa c'è, tesoro? - 
- Sono preoccupata per Marinette, Tom. Non l'ho mai vista così prima d'ora e... non so cosa pensare. -
- Forse è una fase adolescenziale. - sorrise - Anche noi ne abbiamo avuta una. - 
- Ma non di quel genere: i suoi occhi sono spenti, il suo sorriso sembra nascondere il suo reale stato d'animo... -
Entrambi avevano notato che qualcosa tormentava la loro figlia, tuttavia lei non parlava con loro e non potevano avere conferma alla loro sensazione che somigliava ad un campanellino d'allarme su un possibile avvenimento... di che tipo?
Ciò non lo sapevano. Speravano soltanto che si fosse confidata almeno con Alya e che potesse aiutarli. Come se fosse stata richiamata da quei pensieri, la ragazza aveva aperto la porta e ora li salutava amichevolmente e furono sollevati dalla sua presenza.
- Marinette è dentro, vero? - domandò, avviandosi verso le scale.
- Certamente. - risposero.
- Bene! Vedo di tirarle su il morale allora. - 
- Aspetta, Alya. - la citata si voltò al richiamo del signor Dupain - È successo qualcosa che noi non sappiamo? -
La giovane li osservò, senza sapere cosa dire. In effetti nemmeno lei era al corrente della situazione in cui albergava Marinette ed era lì proprio per chiarire e vederla davvero di buon umore, come un tempo. 
- Non lo so. - abbassò il capo - È per tale motivo che adesso sono qui, - lo rialzò - è la mia migliore amica e le voglio un bene dell'anima. Vederla in questo stato mi deprime. - sorrise - Questa volta non avrà via di scampo, mi racconterà tutto e vi farò sapere il prima possibile. - dopo ciò salì, svanendo dalla loro vista e i due sorrisero felice per le parole che Alya aveva detto.
- Marinette è molto fortunata. -
- Lo so, Sabine. -
- Allora, allora, allora! - Marinette si portò una mano sul cuore, cadendo dalla chaise longue a causa dello spavento. - Ops! - ridacchiò - Scusa. -
Marinette la guardò male, sospirando l'attimo seguente e si rimise in piedi: - Cosa ci fai qui? - 
- Lo sai benissimo. - rispose con le mani sui fianchi e la mora si sedette.
- Niente. Cosa dovrei raccontarti? -
- Non è vero. C'è qualcosa che non va e io voglio saperlo. - la affiancò, prendendole le mani. - Marinette, sono mesi che queste tue azioni mi angosciano e non solo me, ci sono persino Nino e Adrien ad averlo notato. -
Sentendo l'ultimo nome ci mise sull'attenti, innervosendosi. 

 

Riusciva con qualsiasi mezzo ad averla vinta e usciva...
Un macigno pesante
.


Chiuse gli occhi, inspirando profondamente.
 

Tentava in ogni modo di tenerla buona, di zittirla, imprigionarla.
Inutilmente.

 
L'epilogo era uniforme, chi non voleva lo scoprisse giungeva a quella conclusione e tenere a bada quell'io spregevole risultava arduo.
Per quale motivo non era più forte?! Non voleva che Alya la considerasse pazza, non voleva perderla! 


Se è una tua vera amica, non le passerebbe nemmeno per l'anticamera del cervello di abbandonarti. Ma lo farà, poiché è un essere umano... e come ogni abitante ne è capace. Da chi meno te lo aspetti, Bugaboo.


Istantaneamente si liberò dalla presa di Alya, rimanendo con le mani a mezz'aria e i bulbi spalancati. Alya, in quel preciso frangente, capì che la questione era più seria di quanto credesse.
Quella non era Marinette... era un'altra Marinette. Per quale ragione sbucava solo ora? Che cosa la spingeva a venire fuori? 
- Marinette... -
- Ti prego, vai via. - la interruppe, senza guardarla, facendola deglutire.
- Marin... -
- Ti prego! Vai via! - urlò, facendola sobbalzare.
Alya, con la vista che lentamente si faceva annebbiata, lasciò velocemente la stanza. 
Quella risata meschina fece capolino.


Divertente.


Marinette nascose la testa tra le ginocchia dopo averle strette e portate al petto, colmo di una pressione esasperante.


Mostro.


Singhiozzò: - Mi dispiace, Alya... Mi dispiace... - mormorò con voce spezzata, rafforzando la presa sulle gambe.
Tikki si strinse tra le zampette: - Marinette... -
- Ti prego, Tikki, lasciami sola. -
La creaturina schiuse le labbra per poter ribattere, ma le richiuse subito dopo, non sapendo come atteggiarsi. 


I giorni passavano e Marinette si chiudeva sempre più in sé stessa. Chi le rivolgeva la parola veniva freddato con uno sguardo che credevano impossibile potesse essere il suo, persino Chloé aveva smesso con le sue battutine. 
Tikki tentava di risollevarle il morale, ciò nonostante riceveva come risposta il mutismo assoluto. Oltre alla kwami, Alya era la persona che più soffriva: non rispondeva ai suoi messaggi, alle sue chiamate... non voleva neanche vederla!
Strinse i pugni. Poteva qualcuno cambiare così drasticamente la sua intera vita? Era l'altra Marinette, ne era certa! Probabilmente, si trattava dell'io interiore, stava combattendo contro esso.
- Alya! -
Sentendosi chiamata, si fermò, girandosi e aspettando che Adrien e Nino si avvicinassero. Erano finite le lezioni e ognuno si apprestava ad uscire dall'edificio scolastico.
- Cosa sta succedendo? Perché tu e Marinette non vi rivolgete la parola? - parlò Nino, confuso.
- Ha a che fare con quella reazione avvenuta durante la gita a Versailles? -
Abbassò il capo: - Prima. Questo suo atteggiamento, non è recente. E non lo so, non me lo chiedete. - rispose, il petto che le duoleva. 
- Ma come è possibile? -
- Ti ho appena detto che non lo so, Nino! - sbraitò a denti stretti, stringendo la spalliera della cartella a tracolla. - Non ci sentiamo da giorni, non vuole vedermi! - i due sussultarono - Ho provato ad andare a casa sua, ma l'unica risposta ottenuta è stata il suo silenzio e... - la voce si incrinò - e le occhiate tristi dei suoi genitori. Persino loro non sanno cosa sta succedendo! Però una cosa è certa: qualcuno tormenta Marinette. -
- Chi? -
Alya guardò Adrien: - Lei stessa. -


Ladybug osservò la farfalla purificata volare liberamente nel cielo.

Liberamente...

Voleva esserlo anche lei. Libera dalla sua parte oscura, quella celata e che attendeva il momento propizio per fuoriuscire. Tuttavia, il bene non esisteva senza il male, e viceversa. Bisognava convivere... e scovare il giusto equilibrio... 
Sorrise amara. 

Il giusto equilibrio... quello che non avrebbe mai ottenuto. 

Come poteva? Che cosa doveva fare? Veniva logorata dall'interno. Straziante, frustrante, doloroso... 
Come delle frecce appuntite scagliate selvaggiamente e con rabbia dritte al cuore, per vederlo ferito, sanguinante... diviso a metà. 


Una sensazione unica, non trovi? 


Quelle frecce erano diverse tra loro e si insidiavano furtivamente, deviandoti e torturandoti: infelicità, avarizia, invidia, gelosia.

Gelosia. 

Quanto odiava quel sentimento! Si prese la testa tra le mani. Non ce la faceva più! 
Meschinità... Il suo io interiore era meschinità impura. Come i suoi pensieri e le sue azioni. 
Chat Noir, in silenzio e con uno strano presentimento, la fissava cercando di capire cosa le stesse accadendo. Combattevano, usavano il Lucky Charm e il cataclisma, come al solito, tuttavia... qualcosa era cambiato: il sorriso smagliante era stato sostituito da uno sguardo freddo, calcolatore, impassibile, come se al suo posto ci fosse un'altra. Il loro 'ben fatto!' con tanto di pugni era stato dimenticato, quando l'akuma lasciava spazio ad una farfalla bianca i suoi occhi la guardavano come se desiderasse essere come lei. Era lo stesso comportamento di...
- Marinette. - sussurrò flebile.
Esatto. La sua amica, infatti, aveva perso interesse nel mondo esterno, rimanendo in disparte in classe e rinchiudendosi in casa. Ladybug sembrava, invece, sul punto di abbandonare il suo ruolo.
La ragazza rimise lo yo-yo sul suo fianco e gli diede le spalle, incamminandosi. 
- Ladybug, aspetta! - la citata si bloccò - Cos'hai? -
- Che cosa dovrei avere? Nulla. - 
- Allora guardami. - ribatté serio - Ladybug... girati e guardami. -
Questa volta non avrebbe fatto finta di niente, voleva sapere e lo avrebbe saputo! Non le avrebbe lasciato via di scampo tanto facilmente. 
La giovane fece come chiesto, con lentezza: - Cosa vuoi? -
- Confidati. Posso aiutarti. -

Beep-beep.

I rispettivi Miraculous emisero quel suono e Ladybug sorrise, lasciandolo privo di parole. Adesso aveva la certezza di trovarsi di fronte un'altra persona. 
Doveva, in qualche modo, capirne il motivo. Chat Noir era convinto che era perseguitata da un conflitto intrinseco e complicato, doveva aiutarla.
- Oh, che peccato. - inclinò il capo di lato - Devo andare. - 
Si girò, decisa a porre fine a quella conversazione. Persino Chat Noir se n'era accorto! Strinse i pugni, incamminandosi. Stava perdendo il controllo e se non si fosse immediatamente ripresa avrebbe causato non pochi danni.
Avvertiva un senso di pericolo in lei, un campanello d'allarme le diceva di non perdere la calma e di rimanere concentrata... altrimenti l'attendeva la fine. 

Sarebbe diventata un mostro. 


Lo sei già. Un tremendo mostro che vuole eliminare le sue rivali in amore. 


Afferrò la testa la mani, strizzando i bulbi e digrignando i denti.
Non era affatto facile! Dannazione! Era normale pensare che sparissero, in fondo bramavano il medesimo ragazzo, ma lei... lei...  

 

Un macigno pesante.


Improvvisamente fu costretta a voltarsi, notando la sua mano acchiappata in quella di Chat Noir, che aveva un'espressione... sofferente? Sgranò gli occhi. 
- Lo vuoi capire che mi fa male vederti in questo stato?! - sbraitò - Per quale diamine di motivo non vuoi essere aiutata?! Perché non vuoi confidarti?! -
Lo stava facendo soffrire? 
"Alya, Nino, Adrien, mamma, papà... anche Chat Noir?"


Mostro. 


La visuale si fece meno nitida e abbassò il capo.
- Parliamone e tutto si risolverà. Fidati. - disse con dolcezza, accarezzandole una guancia. - Basta esternare i propri sentimenti. - 
- No! - gridò, allontanandolo da sé con una spinta. - Sei uno stupido se credi che funzionerà! -
Chat Noir si rattristò vedendola piangere: - My Lady... -
- No, My Lady un corno! - singhiozzò - Sai cosa si prova nel dover resistere a quel tuo lato oscuro e nocivo che ti lacera dall'interno? - trascinò un braccio sullo stomaco e l'altro all'altezza del cuore. - Quel maledetto istinto che si serve dei sentimenti negativi per poter rovinarti l'esistenza? Per renderti... - inspirò profondamente - suo schiavo? - singhiozzò - Lo sai?! - urlò, la voce incrinata.

Beep-beep.

Solo quel rumore si udì dopo i quesiti della giovane, che ora riprendeva fiato, mentre gli occhi del ragazzo erano coperti dai biondi capelli sul davanti.
- No, non lo so. Tu non mi dici niente. - mormorò - Per questo voglio sapere. -
- No! Stanne fuori! -
- Vedi? Sei tu! - la indicò - Sei tu che non mi permetti di comprenderlo! - 
- Voglio solo proteggerti! - esclamò, le lacrime che solcavano le gote.
- Vuoi tenermi solo alla larga! - ribatté, adirato.
- No! -


È fastidioso. 

 
- Ti fidi così poco di me? Non siamo amici? -
- Voglio solo proteggerti. -


Avanti. 


- Se mi farò del male, sarà soltanto colpa mia. Ho deciso che voglio aiutarti e lo farò. - 
- Non devi. -
- Spiegami il motivo. -
- Basta, smettila! - gesticolò con le mani.


Fallo fuori. Ora!


- Ladybug, sto cercando solamente di... -
La vide buttarsi addosso e caddero insieme per terra, con lei a cavalcioni e il suo yo-yo che gli avvolgeva il collo e tirava.
Tirava fino a perdere il respiro. 
- Non intrometterti in affari che non ti riguardano! -
Chat Noir avvertì le vie respiratorie chiudersi e una pressione che sembrava stesse per fargli esplodere il cervello, mentre Ladybug tendeva il filo sottile verso di sé con un sorriso cattivo e malsano.
La risata del suo io interiore echeggiò maligna, risvegliandola e osservò il biondo. Allentò la presa e subito Chat Noir tossì, mettendosi seduto e con una mano al collo, nel momento in cui lei si issava e spostava l'attenzione sullo yo-yo.
Stava... Stava davvero per farlo? Stava per... per...


Ucciderlo. Perché non hai portato a termine l'operazione? È nella tua natura...


Posizionata l'altra mano vicina a quella che aveva tra le dita il suo utensile, iniziarono a tremare, il petto a muoversi velocemente e le lacrime divennero più intense.


... mostro. 


- Che cosa ho fatto? - si chiese, flebile, poi guardò Chat Noir, che si stava rimettendo in piedi. - Io... Io... -
- Va tutto bene. - cercò di rassicurarla, con dolcezza, avvicinandosi.
- No, non va tutto bene. - negò scuotendo la testa - Ti ho quasi ammazzato. - gli ricordò con voce strozzata.
- Ma sono vivo. - sorrise - Quindi il problema non si pone. - 
Scrollò di nuovo il capo.

Beep-beep.

Si coprì le orecchie con i palmi: - No... sono un mostro! Sono un mostro! - si piegò in due - Io non merito questo ruolo! Non merito il Miraculous! - Chat Noir le afferrò i polsi. 
- Ascoltami! Ascoltami, Ladybug! Guardami! Guardami! - 
- No! - singhiozzò - Non riesco a credere... che... che ti ho quasi ucciso! Non ce la faccio, non ho il coraggio di guardarti! - 
Il cuore di Chat Noir si restrinse fino ad accartocciarsi, schiacciato dal dolore che provava nell'assistere alla disperazione della persona che amava. Così, fece l'unica cosa che gli venne in mente: abbracciarla.
Ladybug rimase spiazzata da quel gesto, che le trasmetteva amore e calore, tanto da farla smettere di piangere.
- Ci sono io qui. -
Lei chiuse gli occhi, sentendosi in colpa. 
L'altro suo io rise, facendole stringere i pugni. Li poggiò successivamente sul torso di Chat Noir e lo distanziò da sé, lanciò lo yo-yo e si librò in aria. 
Il biondo la seguì con lo sguardo, finché non svanì. Si scompigliò i capelli, frustrato.
Che cosa poteva fare per lei? Come poteva rassenerarla e liberarla dal suo peso?

- Marinette? - 
Era sdraiata sul suo letto a pancia in giù, con il volto sul cuscino e le braccia che lo avvolgevano.
Rafforzò la presa: - Non ora, Tikki. -
La creaturina in rosso portò le zampette al petto, non emettendo più un fiato.

- Quali sono le tue intenzioni? Hai già in mente qualcosa? - chiese Plagg, con tra le zampe il suo camembert.
- Domani sosterrò sia Marinette che Ladybug. - si lasciò andare contro lo schienale della sedia girevole - Voglio che ritrovino sé stesse e sono stanco di vederle così. È asfissiante. - portò una mano al collo, come se quel filo fosse ancora lì e sospirò.


- Credi che ti rivolgerà la parola? - 
Acchiappò il cellulare, componendo il numero di Marinette, avuto dopo averlo chiesto ad Alya: - Non lo so, Plagg. Io ci voglio provare lo stesso. Tentar non nuoce, no? -
- Dipende dalle situazioni. -
Riattaccò con un sospiro. Si stava dirigendo verso l'abitazione della ragazza, determinato ad aiutarla persino contro il suo volere. Tenersi tutto dentro non le faceva bene, a quanto sembrava non parlava nemmeno con i suoi genitori e oggi si era assentata da scuola. Costi quel che costi, le avrebbe fatto sputare il rospo! 

Navigava su internet nel più completo silenzio, reggendosi la testa con un palmo mentre il dito dell'altra mano cliccava il tasto sinistro del mouse ogni secondo. Non sapeva nemmeno lei cosa stesse cercando, ma ci provava.
Il cellulare prese a squillare, questa volta era Alya e non il numero che non conosceva. Ignorò anche quella, riportando l'attenzione sullo schermo.
Tikki, seduta sulla scrivania, la osservava pensando a come farla tornare come prima. Voleva rivedere quel suo sorriso contagioso e felice, quella luce particolare che caratterizzava i suoi occhi... 
Sospirò. 
- Marinette? - la voce di Sabine giunse ovattata alle loro orecchie, dietro alla porticina bloccata dalla cassapanca della ragazza per non far varcare la soglia a nessuno. - Ti prego, bambina mia, parlami. Sono giorni che non sento la tua voce. - 
Tikki udì sofferenza in quelle parole e notò che il click continuo del mouse si era fermato e che lo sguardo della sua amica era rivolto proprio lì.
Sabine attese, finché non chiuse i bulbi e scese, andando da suo marito, in piedi di fronte alle scale. Si fissarono, dopodiché la donna scosse il capo e Tom si rattristò. Abbracciò la moglie e le accarezzò i capelli. 
"Marinette, figlia mia, che ti succede?", pensò l'uomo, sospirando. 
Tikki sperò che la fanciulla si riprendesse, notando quanto la mamma voleva vederla, ma ciò non accadde. Aveva di nuovo lo sguardo di fronte a sé e abbassò la testolina, senza speranze. 
Marinette, in quel frangente, girovagava alla ricerca di qualche musica e improvvisamente lesse il titolo di una canzone che le interessò subito e cliccò sul video. Partì la musica, con questo uomo bendato accerchiato da dottori.


 

The secret side of me I never let you see
I keep it caged, but I can't control it



Quelle poche frasi le ricordarono la sua circostanza e schiuse le labbra, presa in contropiede. Si sfregò il viso con le mani, in seguito si avvicinò alla toeletta per sciacquarlo e rinfrescarsi un po', con la voce del cantante in sottofondo. Prese un asciugamano e si pulì, fissò così le sue iridi allo specchio e sospirò. Cos'aveva che non andava? Era una ragazza comune, goffa, timida, sbadata... 
Solo la sua doppia identità era un'eccezione. 
- Perché? - 
- Guardati. - Sgranò gli occhi, stupita, mentre i rumori attorno a sé si facevano ovattati e l'altro suo io sorrideva sghembo nello specchio, beffardo. - Ma chi ti credi di essere?! Ti rendi conto di ciò che combini, di ciò che provi? - le domandò maligna, poggiando una mano all'altezza del cuore. - Di cosa vuoi fare? - ridacchiò -  Fai soffrire chi ami, li fai preoccupare. Sei orribile! Sei un mostro! -
- Nooo! - urlò a squarciagola, colpendo con un pugno la superficie riflettente, rompendola.
Afferrò la testa con le mani, strizzando gli occhi, rannicchiandosi in un angolo della sua stanza, mentre quelle parole... quelle parole tanto veritiere risuonavano nella sua mente e nel luogo circonstante.


I... I feel like a monster.


Adrien, appena fatto entrare dai signori Dupain-Cheng, insieme a loro si voltò nella direzione del rumore e corse immediatamente verso le scale, preoccupato.
- Marinette! Marinette, cos'è stato?! Marinette! - cominciò a chiamarla, battendo sulla botola. 
Sentiva una canzone e dei singhiozzi, stava sicuramente piangendo.
La citata avvolse ancora più strettamente le gambe con le braccia, affondandosi il capo. No! Dannazione! Adrien no! 
Ci era riuscita: era venuta allo scoperto e stava prendendo possesso della sua vita. Non voleva! Non voleva! 
- Vattene via! - gridò all'io interiore ma Adrien, udendo ciò, credeva fosse riferito a lui e batté un altro colpo.
- Marinette, ti prego, apri! -
Tikki saettò lo sguardo prima sulla ragazza, poi sulla cassapanca e viceversa ripetutamente, affranta.
Senza preavviso la casa tremò insieme alle altre e alla terra, spaventandoli. Durò pochi secondi, tuttavia alla tv comparve subito la cronista che annunciava un attacco da parte di un akumizzato.
"Oh, no! Non adesso!", pensò contrariato. 
Fissò la botola e giunse un secondo sisma. Quando si diceva tempismo perfetto... 
Digrignò i denti e scese le scale, fermandosi di fronte ai signori: - Scusatemi, ma mi sono ricordato un impegno. Vedrò di ritornare il prima possibile. -
Sabine e Tom lo videro uscire di corsa, poi si osservarono l'un l'altra, spiazzati. 

Chat Noir schivò la botta del martello, che toccò il suolo, con una capriola laterale, successivamente allungò il suo bastone e atterrò su un terrazzo. 
Spandette con la lingua una vibrazione di disappunto, stringendo la mano libera a pugno. Erano passati parecchi minuti e di Ladybug nessuna traccia. 
"Dove sei finita?", si chiese, guardandosi attorno.
- Chat Noir! Chat Noir! - quella voce sconosciuta lo fece voltare, vedendo così una piccola creaturina a pois neri e rossi con le antenne.
- Sono Tikki. - 
- Il kwami di Ladybug. - era più un'affermazione che una domanda, tuttavia lei annuì ugualmente.
- So che non dovrei, ciò nonostante devo condurti da lei con estrema urgenza. - fece dietro front - Seguimi. - 
- Aspetta, in questo caso la vedrei... - 
- Senza maschera? - lo interruppe guardandolo - Ne sono consapevole ma, come ti ho detto, questa è un'eccezione a rischio. -
- A rischio? - ripeté confuso - Cosa intendi dire? - 
- Ladybug si sta scontrando psicologicamente con il suo io oscuro. -
"Io oscuro?", pensò il ragazzo.
- Ma esso sta avendo la meglio - Chat Noir sobbalzò - e la considerazione di sé stessa sta subendo un calo del tutto negativo. Potrebbe abbandonare il suo ruolo! -
Chat Noir aveva una sensazione del genere, eppure non pensava sul serio che sarebbe successo. Era un guaio! Bello grosso, anche! Non c'era nessuno meglio di lei che poteva adempiere a questa missione.
- Se ciò che dici corrisponde a verità, sarò ben felice di dare una mano. Conducimi da lei. - 
- Subito! - 
Come poteva anche solo immaginare di lasciarli in quella maniera? Soprattutto lui! Non lo avrebbe mai accettato, poco ma sicuro! Ladybug era la persona più giusta, sincera e intelligente che conosceva... se le permetteva di mettere in atto questo suo pensiero... avrebbe perso, non solo le battaglie, anche lei. L'ennesimo tremolio della terra e loro che erano ormai prossimi alla meta.
Quando capì dov'erano diretti sgranò gli occhi: - La casa di Marinette... -
No, non poteva essere! Come...? Marinette era...?

Un rumore improvviso spezzò la quiete che la circondava e spostò l'attenzione alla sua destra, scorgendo Chat Noir, in piedi e con sguardo serio.
Si mise sull'attenti, poco dopo notò Tikki sbucare dalle spalle del ragazzo e spalancò i bulbi. Non era rimasta con lei? Cosa ci faceva con lui? 
- Tikki, cosa...? - 
- Mi dispiace, Marinette. - si scusò, sofferente. - Voglio solo rivedere il tuo sorriso. - 
- Non dovevi! - la rimproverò, truce, alzandosi. - Ora sa chi sono! -
- E ne sono... parecchio sorpreso. - sussurrò, per poi emettere una leggera risatina, facendola deglutire. - Per tutto... Per tutto questo tempo... eri tu. - si portò le mani tra i capelli - Come ho fatto a non capirlo?! -
- Perché sei stupido, forse? - 
Chat Noir mise il broncio, fissandola male. Era in vena di scherzi, eh?
- In questo caso lo sei anche tu. - 
- No, non credo proprio. - disse a braccia conserte.
- Convinta? -
- Sì! -
Era incredibile! I due eroi parigini si trovavano l'uno vicino all'altra... inconsapevolmente! Assurdo! Ricordare gli sfioramenti, le risate, le occhiate...
Arrossì. Solo un'amica, vero? E adesso come la metteva? 
- Comunque, devi andartene. - 
- Come?! -
- Hai visto quello che anelavi da tempo, puoi ritenerti soddisfatto. - trucidò Tikki con un'occhiata, facendole portare le zampette al petto e abbassare lo sguardo.
- Non trattarla in tale modo, - l'ammonì, muovendo un passo verso di lei, che indietreggiò. 
In vita sua non si sarebbe mai sognato di parlarle così, ma questa volta era diverso. L'ennesima scossa li prese alla sprovvista, facendoli cadere: Marinette sul fondoschiena e Chat Noir a carponi.
- Marinette, stai bene? - urlarono Tom e Sabine, non ottenendo risposta. 
- Quanto ancora pensi di trattare in questa maniera le persone che cercano di avvicinarsi per rivederti felice? - 
La ragazza sviò lo sguardo e lui si issò. Come poteva convincerla? Cosa poteva svegliarla dal suo incubo? 

<< Però una cosa è certa: qualcuno tormenta Marinette. >>
<< Chi? >>
<< Lei stessa. >>


- Cosa ti tortura? - le domandò dolcemente.
- Non sono affari che ti riguardano. - 
- Marinette! - 
Lo fissò, una smorfia addolorata: - Cosa?! - 
- Qualunque cosa tu stia pensando di te stessa, non è vero. - 
- Non puoi saperlo. - 
- Invece sì. -
- No! Il fatto che ho provato ad eliminarti ne è la prova! - 
- Ti stavo esasperando. -
- Dovevo controllarmi. - 
- Sbagliare è umano. Puoi imparare dai tuoi errori. -
- I mostri non imparano dai propri errori. -
- I mostri? - ripeté sbalordito - Quindi è questa la tua opinione... - calò un silenzio assoluto, rotto in seguito da un ulteriore tellurico. - Se tu fossi davvero un mostro... - indicò alla sua sinistra, fuori da quelle mura. - non avresti salvato tutte quelle vite ogni giorno, rischiando persino la vita. Se tu - le puntò il dito contro - fossi davvero un mostro... non metteresti il bene altrui prima del tuo. Se tu fossi un maledetto mostro... - si accostò di poco, determinato a porre fine a quel supplizio. - non ti importerebbe se chi ami patisce le pene dell'inferno a causa tua! - dovette urlarlo per colpa della scossa, che era giunta più potente delle precedenti. - Tu non sei un mostro, ma la ragazza più buona, gentile, generosa, intelligente, bella che... che... - perse veemenza, resosi conto della dichiarazione che stava per rivelarle ed entrambi arrossirono, mentre Tikki ridacchiava divertita dalla piega che aveva preso la situazione. - Ecco, io... ehm... - saettò lo sguardo ovunque, evitando il suo.


Bugiardo. 


- Lo pensi davvero? - sussurrò incerta - Credi sul serio che io... sia... adatta? - 
Si inginocchiò velocemente di fronte a lei, accarezzandole le gote con dolcezza: - Sì, al cento percento. Senza alcun dubbio... Marinette. È normale avere pensieri cattivi quando capita, siamo esseri umani: proviamo rabbia, paura, felicità, tristezza, invidia, gelosia... Tutti hanno sperimentato questi sentimenti. Non sei un mostro, ma un'eroina. L'eroina giusta. -


Non gli credere. 


Marinette cercò di scovare in quegli occhi completamente verdi la chiave che lo avrebbe etichettato come bugiardo, ciò che lo avrebbe incastrato, tuttavia non vide altro che... sincerità, amore e calore. 
Questa volta non avrebbe dato ascolto al suo io interiore, ma a chi voleva rivederla sorridere. Da adesso in avanti avrebbe fatto così. Andasse al Diavolo il suo lato segreto!
Posò le mani sulle sue e sorrise: - Grazie. - lo disse con voce strozzata, tanta era l'emozione. 
- Non ringraziarmi. - un altro terremoto gli fece alzare gli occhi al cielo - Vedi di trasformarti, piuttosto! - si alzò e le porse la mano. - Abbiamo un cattivo da sconfiggere. - lei l'acchiappò e fu tirata in piedi.
Marinette guardò Tikki, colpevole. L'aveva trattata malissimo, senza importarsene, quando la kwami faceva tutto per il suo bene e questo non le andava giù. Doveva scusarsi come si doveva ed era quello che stava per fare. 
- Tikki, mi dispiace davvero tanto, io... - 
- Non è il momento! - la interruppe, sorridendo felice. - Forza, trasformati! - 
La giovane annuì: - Tikki, trasformami! -
Chat Noir assistette a bocca aperta. Non avrebbe nemmeno sognato di poterla vedere durante la sua trasformazione! Doveva ammetterlo, c'erano pro e contro della situazione.
Ladybug, sentendosi osservata, si voltò: - Che c'è? - lui fece spallucce - Andiamo, Chaton! - 

- Ciao, ciao, farfallina. - la salutò, nel momento in cui la vedeva volare via.
I due si scambiarono un'occhiata e fecero scontrare i loro pugni: - Ben fatto! - si sorrisero a vicenda e, lasciandolo senza parole e facendolo arrossire, Ladybug lo abbracciò di slancio.
- Grazie. Non so proprio come esserti riconoscente. Sei incredibile! - rafforzò la presa - Grazie, Chat Noir. - 
Lui ricambiò l'abbraccio, contento: - Non devi ringraziarmi, ho solo seguito ciò che mi diceva di fare il cuore. - Ladybug alzò lo sguardo - Cioè, nel senso, insomma... - balbettò, grattandosi la nuca imbarazzato.
Lentamente, si mise in punta di piedi e gli diece un bacio sulla guancia, stupendolo e fermandogli i battiti cardiaci. Che cos'era stato? Le sue labbra o se l'era immaginato?
- Non sei uno stupido, ritiro quello che ho detto. -

Beep-beep.

- Sarà meglio andare. - gli sorrise  - Ci si vede, Chaton. - 
Si toccò la gota incriminata, immobilizzato. Non era stato un sogno, vero? 

Dopo essersi detrasformata, mise le mani a coppa e Tikki cadde su di esse.
- Tikki, ti prego, perdonami. - si rattristò - Io... Non era mia intenzione, giuro. - 
- Marinette, ci stai ancora riflettendo? Lo so perfettamente che non eri tu. Come ha detto Chat Noir, sono i sentimenti a guidarci in certe circostanze. Possiamo controllarli, certi, ma è difficile. - sorrise - Non hai delle questioni da risolvere? - domandò con sguardo eloquente e Marinette annuì. - Bene. Andiamo. - 
Le diede una bacio sulla testolina, con tutto l'amore che provava: - Tikki, senza te sarei in guai seri. -
- Sappiamo esattamente a chi dovresti riferirti. - lei ridacchiò.
Già, era vero. 

Senza Chat Noir, sarebbe caduta nell'oblio totale.

- Marinette! - esclamò sorpresa Alya, trovandola alla porta.
La citata le si buttò tra le braccia, gli occhi lucidi: - Perdonami, ti prego! Ti prego! - 
La giovane singhiozzò, stringendola forte. Quanto le era mancata! 
- Stupida! Mi hai fatta preoccupare! - 
- Lo giuro, non accadrà mai più. Te lo giuro! - 
I genitori di Alya assistettero alla scena con un sorriso dolce sulle labbra. Erano felici di sapere che non avrebbero rivisto il volto triste della loro figlia il giorno dopo. 

- Mamma, papà! - gridò, entrando nella boulangerie.
Li vide insieme dietro la cassa e i due la osservarono correre verso di loro e abbracciarli, rimanendo stupiti.
- Perdonatemi, vi prego! Non volevo farvi del male! Perdonatemi! -
- Oh, bambina mia! - enfatizzò Sabine, le lacrime che solcavano le sue guance.
La strinsero forte, felici di riavere con sé la loro tenera e dolce Marinette. 
- L'importante è che tu stia bene, ora. - disse Tom.
Notarono Alya a pochi passi, le mani congiunte e un sorriso. Mimarono un 'grazie' con le labbra e lei inclinò il capo di lato, annuendo leggermente. Non aveva fatto niente, ma non voleva rovinare il momento. 
Aveva un'idea di chi era riuscito a farla tornare in sé e lo ringraziò mentalmente ogni secondo che passava. Forse gli avrebbe fatto una chiamata. 

- Starai lì impalato a fissare il soffito per molto? - 
Adrien sospirò sognante, sdraiato sul materesso: - Mi ha baciato. -
- La guancia, precisiamo. - tirò un morso al suo camembert e il giovane si imbronciò, mettendosi seduto.
- Plagg, perché mi devi sempre rovinare tutto? - 
- Perché sono io? - 
- Già, dimenticavo. - sbuffò - Sei tu. - il cellulare iniziò a squillare e andò a prenderlo dalla scrivania: - Pronto? - 
- Adrien, sono Alya. -
- Dimmi. -
- Ti ringrazio. - 
Sbatté più volte le palpebre: - Per cosa? - 
- Marinette. - Adrien sorrise - Sta sorridendo di nuovo. È una gioia per me! -
- Sono d'accordo. Ma... per quale motivo credi sia stato io? -
- Sei l'unico che ci riuscirebbe. - 
- Ne sei... sicura? -
- Sì, al cento percento. -
- Perché? -
Alya mugugnò, portandosi un dito sul mento: - Segreto. - ridacchiò.
- Ma... Alya! - 
- Ciaooo! - e chiuse la comunicazione.
- Incredibile! -
- Cos'hai intenzione di fare ora? - 
Sorrise: - Non è logico, Plagg? Le starò accanto. -
- Sicuro? -
- Sicurissimo. Voglio proprio vedere la sua reazione. -

Chiuse la portiera e si voltò, vedendo Nino che lo salutava con la mano e lui ricambiò. 
- Amico mio! Come stai? - 
- Alla grande. - rispose Adrien, con un sorriso a trentadue denti. - E tu? - lo guardò confuso per come Nino aveva il sopracciglio alzato - Che c'è? -
- Alla grande... - si portò le dita sotto il mento, pensieroso. - Alla grande... -
Adrien arrossì. Diamine! La felicità era troppa! Ridacchiò nervoso. Dannata bocca! Con la coda dell'occhio scorse le figure delle ragazze e si avvicinò rapidamente a loro, insieme a Nino.
- Mi dispiace tanto per come mi sono comportata. Vi chiedo mille volte scusa. - iniziò Marinette, congiungendo le mani.
- Non ti preoccupare. Erano momenti no, posso capirti. - la rassicurò Nino, muovendo la mano come se stesse allontanando una mosca fastidiosa.
- Come state, pittusto? - 
Le guance di Marinette diventarono subito rosse e si bloccò sul posto, mentre Alya sorrideva.
- Bene, grazie. - Adrien contraccambiò il sorriso.
- Sì, tutto beinossimo, benissomi, benissimo! - 
Alya scosse la testa, divertita, e Marinette cercò di non gesticolare con le mani e di non balbettare, sentendosi imbarazzata per la gaffe appena compiuta.
La campanella suonò e iniziarono ad incamminarsi, finché Adrien non la prese per mano, tirandola verso di sé e facendole battere il cuore all'impazzata, come quello di lui nello stesso istante.
"Oh, cavolo! Oh, cavolo! Cosa sta succendendo?", pensò frastornata, nel momento in cui vedeva il ragazzo poggiare i palmi sulle sue guance, che sicuramente stavano andando a fuoco.

Faceva caldo. Molto caldo.

- Non sei un mostro, ma un'eroina. L'eroina giusta. Ricordatelo. - 
Lei annuì automaticamente, fino a che non si bloccò, rendendosi conto di aver già sentito quelle parole. Lo fissò intensamente, ricambiata, un paio di secondi più tardi, dal suo sorriso a trentadue denti.

Un attimo... Doveva metabolizzare. Non poteva essere...!

Nino e Alya, non vedendoli, si girarono e li videro l'uno vicino all'altra. Si fissarono e capirono all'istante di star pensando la medesima cosa, così proseguirono facendo finta di nulla. 
- C... Chaton? -
- Oui, My Lady? - 
Spalancò la bocca, incredula. Oh, cavolo! Cavolo, cavolo, cavolo! Stava scherzando?! Lui ridacchiò e comprese che no, non la stava affatto prendendo in giro!
Tutte quelle volte in cui lo aveva rifiutato, preso per i fondelli e ieri che lo aveva... 
Arrossì e si coprì il volto con le mani: - Cavolooo! - 
Adrien rise di gusto, appagato da questa risposta che era come se l'era immaginata. Le porse la mano, divertito e lei saettò lo sguardo prima sul volto di lui, poi essa e viceversa, nel pallone. 
Non riusciva a crederci! Chat Noir era Adrien, Adrien era Chat Noir! Oh, mamma, che colpo! Adrien afferrò la sua e si avviarono verso le scale della scuola. 
Ora i loro compagni si sarebbero domandati perché erano mano nella mano, con un sorriso ebete sul viso e la mente libera. I loro compagni, quindi anche Chloé? Sorrise sghemba. Non era niente male come idea. 
Ridacchiò e rafforzò la presa, scambiandosi un'occhiata con il ragazzo dei suoi sogni che, adesso, era davvero suo; come lei, la ragazza dei sogni di Adrien, era davvero sua.

 
Fu, con il suo fidato bastone da passeggio, osservava da lontano la scena, annuendo soddisfatto.
Wayzz, invece, sospirò sollevato: - Aveva ragione, maestro. -
- Io ho sempre ragione. Non dimenticarlo. -





- Maestro Fu! Maestro Fu! - 
- Cosa c'è, Wayzz? -
L'anziano si trovava nella sua solita postazione in posizione zazen per meditare, quando un uragano improvviso ruppe la quiete che lo circondava.
- Avverto strane vibrazioni negative. - 
- Lo so. - confessò calmo.
- Dovremmo intervenire? - 
- Perché dovremmo, Wayzz? - 
- Ma maestro! - gli svolazzò di fronte, preoccupato. - Potrebbe essere successo qualcosa ai possessori dei Miraculous! - 
- Non ti preoccupare, tutto si sistemerà. Dobbiamo porre fiducia in loro. -
Wayzz sospirò, non del tutto convinto: - Se lo dice lei, maestro. - 
- Fidati. - aprì gli occhi - Andrà interamente per il verso giusto. - 






- Dovresti ascoltarmi di più, Wayzz. - 
- Credo di doverlo fare. -
- Credi? - ripeté ridacchiando e il kwami lo seguì a ruota.
Wayzz credeva che sarebbe finita in tragedia, data la potenza distruttiva di quella negatività, ma si era sbagliato. Mai dare per scontato qualcosa, non si sapeva in verità cosa aspettarsi dalle persone.

L'imprevedibilità non era da sottovalutare.





*Angolino dell'autrice* 
Ma buon salve! Eccomi ritornata con una one-shot. ^__^
Cosa ve ne pare? È la prima volta che mi cimento nel genere introspettivo e non so se ne è uscito fuori bene o una schifezza. >.< Chiedo venia nel secondo caso. 

Uh, altra cosa! Cosa ne pensate dell'immagine? Ci ho impiegato un sacco, ma sono soddisfatta di questo risulato *__* Voi cosa ne pensate? 
Mi è venuta in mente sentendo e risentendo una delle mie canzoni preferite e... be', mi sembra di essere la protagonista xD 
Diciamoci la verità, ognuno di noi possiede un lato oscuro che cerca di prendere il nostro posto, il nostro io interiore cattivo che sbuca sempre in quei momenti indesiderati.
Quante volte vi è capitato di dire: << Se solo non ci fosse lui/lei tutto sarebbe migliore. >>? A me un sacco, troppe volte. >.< Quanto sono cattiva? xD Chi lo sa... ahah! 
Spero vi sia piaciuta ^__^ e che continueranno a piacervi ^__^
A presto! 
Da: SweetAinwen. 

  
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