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Autore: itsmeg    12/09/2017    1 recensioni
“ No, sul serio, spiegami. Spiegami di nuovo in che modo osservare dei puntini bianchi, lontani migliaia di anni luce da noi, dovrebbe aiutarmi un giorno a trovare un lavoro e rendermi ricco.” Il ragazzo sbuffò, rinunciando all’impresa di montare quell’aggeggio infernale. “… O interessante!” Esclamò, lanciandosi da una mano all’altra una delle piccole viti del cavalletto.
Lydia, davanti a quell’espressione imbronciata e perennemente arrabbiata con il mondo, sorrise di gusto.
La OS è collocata in un tempo non ben definito, ovviamente tra gli eventi della prima e seconda stagione.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jackson Whittemore, Lydia Martin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Neptune
 
[…] Thread by thread I come apart.
If brokenness is a work of art,
surely this must be my masterpiece.
I'm only honest when it rains.
If I time it right, the thunder breaks
when I open my mouth.
I wanna tell you but I don't know how…
I'm only honest when it rains,
an open book with a torn out page..
And my inks run out.
I wanna love you but I don't know how,
I don't know how.
 No, I don't know how,
I don't know how.
I wanna love you but I don't know how.
( Sleeping at last – Neptune)
 
“ No, sul serio, spiegami. Spiegami di nuovo in che modo osservare dei puntini bianchi, lontani migliaia di anni luce da noi, dovrebbe aiutarmi un giorno a trovare un lavoro e rendermi ricco.” Il ragazzo sbuffò, rinunciando all’impresa di montare quell’aggeggio infernale. “… O interessante!” Esclamò, lanciandosi da una mano all’altra una delle piccole viti del cavalletto.
Lydia, davanti a quell’espressione imbronciata e perennemente arrabbiata con il mondo, sorrise di gusto. Si alzò, cercando di limitare i movimenti cosicché il plaid che aveva steso sul terriccio pieno di sassolini non si muovesse di un millimetro. Una posizione strategica per osservare bene le stelle, ma decisamente poco comoda.
“ Jackson, hai bisogno di una mano?” Gli domandò, poggiando delicatamente le mani sulle sue spalle e carezzandole.
“ Credi che io non sia in grado di montare uno stupido cannocchiale? Per chi mi hai preso?” Le rispose, girandosi bruscamente e guardandola in cagnesco. Lydia indietreggiò, per nulla spaventata ma stanca. Nulla di nuovo negli atteggiamenti del ragazzo, ma da un po’ di tempo a quella parte la rossa aveva cominciato ad averne abbastanza. Jackson lo sapeva, e fu per questo che istintivamente fece per riavvicinarsi a lei, senza pensarci. La ragazza si voltò senza dargli il tempo di aprir bocca, fulminea.
“ Vado a prendere altri cuscini, credo di averli lasciati nell’auto.” Disse, risoluta. Jackson la guardò sparire silenziosamente, mentre dentro di lui una guerra tra varie emozioni si scatenava, come al solito.
Si voltò di nuovo verso il cannocchiale, annoiato, e quando riprovò a montarlo sul cavalletto, con un gesto maldestro riuscì a far cadere il tutto sul suo piede destro.
“ MALEDIZIONE!” Esclamò, urlando. Infuriato, prese a calci la struttura e si girò per andarsene, fermo poi che lo sguardo deluso della ragazza lo paralizzò lì sul posto.
“ COSA C’E’?” Le chiese, sempre urlando. Lydia lo osservò, lo sguardo vuoto e neutro, e proferì parola solo poco dopo.
“ Fammi montare questo stupido cannocchiale, annoterò le informazioni necessarie e poi ce ne andremo.” Disse, le mani strette in un pugno.
“ Oh, scusami! Avevo dimenticato che per mezz’ora invece di montarlo, IO CI STAVO GIOCANDO! Grazie Lydia, reginetta dello smalto e della cipria, ma ora anche DI CANNOCCHIALI! Ma prego, GENIO, SERVITI PURE!” Le urlò sprezzante, lanciando il cavalletto verso di lei e pentendosi subito dopo di quel gesto. Lydia scansò agilmente l’oggetto, riservandogli uno sguardo stanco. Non c’era paura nei suoi occhi, sapeva che Jackson non avrebbe mai alzato un dito contro di lei, ma non per questo il ragazzo si sentì di meno un verme.
Lydia abbassò lo sguardo, strizzando gli occhi più forte che poteva e conficcandosi le unghie nei palmi delle mani per controllarsi.
“ Vattene.” Sibilò, esausta. Jackson aveva sentito bene ciò che la ragazza gli aveva detto, ma fece finta di niente e provò ad avvicinarsi. In quei momenti, la sua parte inconscia sapeva di aver ferito la ragazza e prendeva il sopravvento, spegnendo tutti gli altri stupidi istinti del giovane.
“ NON AVVICINARTI. VATTENE!” Gli urlò, quando ormai Jackson era a due passi da lei.
Alzò lo sguardo velocemente e Jackson sentì i suoi grandi occhi verdi puntarsi nei suoi, arrossati.
“ Non ho bisogno di te. Se per te tutto questo è una perdita di tempo, vattene. Per stasera non ho intenzione di subire le tue infinite lamentele, Jackson. Ci siamo solo io e te, qui. SOLO IO E TE! Eppure hai comunque il costante bisogno di montare su questi teatrini patetici! Hai rovinato tutto, ma non mi importa. Finirò questa ricerca con o senza di te, e non preoccuparti, il tuo stupido nome sarà insieme al mio lunedì, su quella cattedra. Puoi anche credere che questa sia una stupida crisi da bambina viziata, non mi interessa più, Jackson, capisci? Non mi interessa più!” Esclamò, mentre gli si avvicinava pericolosamente. “ Io. Non. Ho. Bisogno. Di. Te. Sfidami a dimostrartelo, accetterò volentieri.” Disse, ad un palmo da lui e guardandolo dritto negli occhi senza battere ciglio. Il ragazzo non fiatò. “ Buona serata.” Concluse, perentoria e fredda come il ghiaccio. Si chinò ad afferrare il cavalletto e lo superò, cercando i pezzi che il ragazzo aveva disseminato a suon di calci qua e là, sperando non ci fossero troppi danni. Il cuore sembrava essere sul punto di cederle, ma Lydia si impose con tutte le sue forze di non mollare proprio in quel momento. Non avrebbe pianto di fronte a lui, non avrebbe lasciato che vincesse. Ce la poteva fare, anche stavolta.
Sentiva la presenza del ragazzo ancora dietro di sé, ma continuò ad ignorarlo, accendendo la torcia del cellulare per aiutarsi nella ricerca.
Jackson si era girato a guardarla, ancora scosso e con ben impresso nella mente l’ultimo sguardo che la ragazza gli aveva riservato.
Da quando Allison era arrivata in città, le cose avevano iniziato a prendere una piega differente, e non solo per quanto riguardava quello stupido di McCall o del suo amico sfigato. Lydia era cambiata. Non passava più la maggior parte del suo tempo con lui, e pur sapendo che anche prima di allora la ragazza aveva comunque trovato il modo di fare a modo suo senza però arrivare a discutere, ultimamente sembrava invece che lei ci trovasse gusto a rispondergli a tono.
Per la prima volta da quando stavano insieme, Jackson aveva provato per davvero la paura di perdere Lydia.
Era cambiata in quei mesi, e tanto. Lei non sembrava essersene mai resa conto, ma Jackson aveva sempre saputo che la rossa era una tipa sveglia ed in gamba, solo che ultimamente aveva mostrato dei lati di lei che a quanto pare aveva saputo ben nascondere. La sentiva parlare con Allison degli argomenti più vari, ridere, fare battute intelligenti, la vedeva assorta durante le lezioni, e sapeva perfettamente che dentro la borsa della ragazza, tra rossetti e gioielli vari, c’era sempre stato anche un libro. La testa cominciò a girargli, e quella sensazione non gli piaceva affatto. Istintivamente, mosse un passo verso di lei, calpestando qualcosa. Abbassò lo sguardo, notando che l’oggetto che aveva colpito era una piccola candela, bianca e semplice. Ce ne erano molte altre, sparse qua e là sul terriccio intorno al plaid. Si abbassò per prenderla, e quando fece per metterla in una busta adagiata sul plaid, ne notò il contenuto: spumante, fragole ricoperte di cioccolato e due bicchieri.
Come un flashback, il sorriso di Lydia quando il signor McKenzie l’aveva messa in coppia con lui per quella ricerca gli si affacciò prepotentemente nella mente, e quella curva così piena sul viso della rossa, comparata alla striscia piatta e incattivita che gli aveva riservato qualche secondo prima, gli provocò la dolorosa sensazione di avere un buco all’altezza dello stomaco e uno all’altezza del petto.
“ Lydia…” Il nome della ragazza uscì piano dalla sua bocca, e alle sue orecchie in quel momento suonò come un complimento più che come un semplice nome.
La ragazza, sentì lui e il tintinnio della bottiglia contro i bicchieri, per poi voltarsi lentamente.
La vista di Jackson, i suoi grandi occhi azzurri sgranati e disorientati, con in mano i preparativi che aveva ideato per rendere al ragazzo più appetibile il compito in classe, la destabilizzò, e un singhiozzò la scosse prepotentemente senza che lei potesse fare niente per trattenersi.
Quella scena non fece che far perdere a Jackson altri battiti, abbattendo tutti i muri dentro di lui senza che lo volesse.
Lasciò cadere delicatamente la busta sul plaid e sotto lo sguardo altrettanto disorientato di Lydia, le fu accanto in poche falcate, alzandola e stringendola a sé con un’urgenza nuova, necessaria per respirare.
‘ Ti amo. Mi dispiace. Non voglio perderti.’ Era così semplice ciò che avrebbe dovuto dirle. Era ciò che la ragazza meritava di sentirsi dire, ciò che lui voleva dirle, mentre le mani restavano serrate attorno alla sua vita. Quelle mani che provavano il gran desiderio di accarezzarla, ma che restavano ferme, impossibilitate dall’orgoglio con cui stava combattendo.
Lydia lo sapeva. Lydia lo aveva sempre saputo. E lo aveva accettato, inizialmente. Aveva incassato tutti i colpi, tutte le battutine, tutte le occasioni sprecate e le urla, tutto. Era stanca, però. Era davvero stanca, e il motivo principale della sua stanchezza era proprio il sapere quale grande dolore si celava dentro quegli occhi. Quanto grande potenziale c’era in Jackson. Quante cose aveva inconsapevolmente detto o fatto per lei, senza neanche rendersene conto, perché c’era del buono in lui, nel suo modo di proteggerla, di cercarla con le mani durante la notte, di volersi sentir dire ciò che avrebbe voluto dirle. Lei sapeva tutto, ma era arrivato il momento di mettere Jackson alle strette, perché per quanto lo amasse, era davvero triste e stanca, oramai.
Stretta ancora al ragazzo, avrebbe potuto divincolarsi e non cedere, ma sapeva che quello per Jackson era un passo avanti. Sapeva che quella stretta attorno ai suoi fianchi era un’implicita richiesta di aiuto, di amore, di perdono da parte di chi tutto ciò non lo aveva mai avuto neanche lottando con le unghie e con i denti, per farsi notare e amare da tutti.
Lydia si staccò quel poco che bastava per avvicinare le labbra alla fronte di lui e baciarla.
Ti amo, Jackson. Mi dispiace. Non voglio perderti.” Gli sussurrò, lieve, come se parlando normalmente avesse potuto spazzarlo via come una folata di vento.
Il suono di quelle parole fu tutto quello che bastava per far sì che i buchi dentro di lui si riempissero, e dopo aver incrociato i loro sguardi per qualche secondo, si avventò sulle labbra di lei.
Non ricordava un solo giorno in cui le sue labbra non fossero state così morbide, i suoi capelli così piacevoli al tatto, la sua pelle così profumata e invitante. I suoi occhi così puri, così pieni di amore. In uno slancio di passione, Lydia riuscì a direzionare il corpo del ragazzo verso il plaid, e i due caddero malamente sporcando tutto di terriccio. Lydia non si preoccupò della cosa, perché guardando Jackson negli occhi sapeva che in quel momento riaveva con sé il ragazzo di cui si era perdutamente innamorata.
Il ragazzo che non sembrava essersene reso conto, ma che lei sapeva tenesse sotto il materasso un album pieno zeppo di fotografie della sua infanzia; ‘il momento in cui i miei hanno smesso di amarmi’, le aveva detto una volta, dopo la sfuriata di suo padre a seguito di una deludente partita di lacrosse. Il ragazzo che aveva preso le sue difese quando i suoi genitori, incuranti del fatto che Lydia si trovasse al piano di sopra e  che quella fosse la prima volta che metteva piede in quella casa, avevano definito le sue scelte discutibili e coraggiose e la famiglia di lei una famiglia disastrata gestita da una donna che non aveva saputo tenersi stretta neanche il marito. Jackson aveva dato di matto, gli aveva urlato contro che quella era la vita vera e non una soap opera, e che se la ragazza aveva avuto il fegato di presentarsi in quella casa e di restarci, era molto più coraggiosa di lui e di tutti i presenti nella stanza.
Il ragazzo scoppiò a ridere. “ Sarai anche uno gnomo da giardino, ma sei forte.” Le disse, e per un attimo ritornò serio. Fu in quell’attimo che Lydia capì che non si riferiva soltanto al goffo gesto di trascinare entrambi sul plaid. Sorrise, imprimendo nella sua mente quell’attimo e baciando avidamente il ragazzo.
 
 “ Spumante?” Chiese il ragazzo, senza però aspettare una risposta e versandone anche un po’ per la ragazza. Si voltò per porgerle il bicchiere, trovandola intenta a mangiucchiare distrattamente una fragola, lo sguardo perso verso il cielo.
“ Grazie.” Gli rispose, afferrando il bicchiere ma senza distogliere lo sguardo.
Il ragazzo la osservò incuriosito, e ancora estasiato. Il seno scoperto di lei e i capelli arruffati, per quanto banale e melenso potesse sembrare, sotto quella luce non facevano che sbattergli ancora una volta in faccia la bellezza inaudita della ragazza.
“ Sarà meglio che tu ti rivesta, stai tremando.” Jackson sospirò, sdraiandosi e coprendo entrambi meglio con una coperta.
“ Sì, solo un momento…” Gli rispose, avvicinandosi a lui ma senza guardarlo. Jackson, esasperato ma divertito, passò il braccio sotto il capo di lei per riscaldarla meglio, e poi alzò anche lui lo sguardo verso il cielo.
“ Mi spieghi cosa stai guardando?” Le domandò, girando delicatamente il suo viso verso il suo con la mano.
Lydia lo guardò, mordendosi le labbra e ridacchiando, una risata falsa che non le apparteneva. Non al di fuori dei corridoi, per lo meno. “ Niente. Pensavo…”
“ Al compito?” Jackson sorrise. Una sensazione di pace e di tranquillità li avvolgeva entrambi in una bolla, e Lydia non voleva esserne la causa della rottura. Abbassò lo sguardo, continuando a torturarsi le labbra. Jackson capì perfettamente il tentennare della ragazza, e la baciò.
“ Mi spieghi cosa ci trovi di tanto affascinante in quelle cose?” Le domandò, alzandosi e passandole i vestiti. “ Avanti, Martin. Sorprendimi.” La sfidò. La rossa sorrise, infilandosi gli indumenti velocemente e correndo verso il cannocchiale con l’entusiasmo di una bambina.
“ Oh mio Dio, non so se sono pronto a conoscere il tuo lato da nerd…” Le disse, e in risposta Lydia, che aveva abilmente montato il cannocchiale, lo zittì con un gesto della mano.
“ Quello che non si vede a meno che non lo si cerchi.” Gli disse, all’improvviso.
“ Cosa?” Jackson la guardò, spaesato.
“ Mi hai chiesto cosa ci trovi di così affascinante in quelle… Cose.” Gli rispose, indicando con un dito il cielo sopra di lei. “ Quello che mi affascina delle stelle, dell’universo, è tutto ciò che è invisibile ad occhio umano a meno che non lo si cerchi. Viste così sembrano dei puntini bianchi, inutili e lontani migliaia di anni luce, ma basta scavare a fondo per trovarci qualcosa di meraviglioso.” Continuò, seria. Jackson restò spiazzato da quella risposta, e non seppe come replicare. Le parole della ragazza lo avevano colpito sul serio e sapeva che qualsiasi cosa avesse detto dopo di lei sarebbe suonata stupida.
“ Intendi… Come le costellazioni?” Chiese dopo un po’, sentendosi parecchio stupido. Lydia gli rispose con un sorriso pieno e dolce, afferrando la mano del ragazzo per trascinarlo accanto a sé.
Piano posizionò il cannocchiale in una direzione ben precisa, diede un’occhiata e poi si spostò, invitando il ragazzo a guardare.
Jackson avvicinò titubante il viso allo strumento, e quello che gli si parò davanti lo spiazzò.
“ Wow…” Sussurrò.
“ Quella è una costellazione… Il suo nome è Ercole. Non è la più luminosa, ma io la trovo bellissima e credo che anche la mitologia dietro di essa lo sia.” Lydia si avvicinò a Jackson, sussurrandogli piano all’orecchio la descrizione della costellazione, per far sì che lui la vedesse.
“ Perché viene chiamata Ercole?” Domandò, sinceramente curioso.
“ Resta lì e ascolta la storia, così capirai. Si narra che questa costellazione abbia preso il nome da un famoso eroe della mitologia greca, Eracle, più conosciuto però con il suo nome latino, Ercole.”
“ Come il cartone?” Chiese, esterrefatto. Lydia sorrise, cercando di non ridere bonariamente davanti all’entusiasmo del suo ragazzo.
“ Esattamente, come il cartone!” Esclamò. “ Ercole era il figlio di Zeus e Alcmena, una donna con la quale Zeus ebbe un rapporto con l’inganno. Non ebbe un’infanzia tranquilla, poiché era letteralmente odiato dalla dea Era, moglie di Zeus. Era mandò due enormi serpenti sulla terra per ucciderlo, quando era ancora un bambino. Ma Ercole era molto forte già da piccolo e così riuscì ad eliminarli stritolandoli tra le mani. Una volta cresciuto fu chiamato, per volere di Zeus al servizio del cugino, il re Euristeo, che gli affidò alcuni “compiti” molto difficili, da qui “ le dodici fatiche di Ercole”. Nel momento in cui fosse riuscito a superare queste dodici terribili prove, avrebbe ottenuto la libertà. Tra le fatiche dovette ad esempio uccidere il leone di Nemea, l’idra della palude di Lerna, appropriarsi della cintura della regina delle Amazzoni, domare il toro di Creta, rubare le cavalle di Diomede, rubare le mele d’oro dal Giardino delle Esperidi, catturare Cerbero, il mostruoso cane a tre teste guardiano dell’inferno e così via. L’eroe superò tuttavia tutte le prove, e così ottenne la tanto desiderata libertà, ma incontrò presto la morte. Ercole aveva anche ucciso Nesso, un centauro molto interessato a sua moglie Deianira. Nesso, morendo, consigliò a Deianira di far indossare ad Ercole la sua camicia, con la promessa che questo avrebbe garantito la perenne fedeltà dell'eroe. Il gesto fu però una trappola: il sangue di Nesso presente sulla camicia fu un veleno per Ercole, che morì. Suo padre, Zeus, lo elevò allora in cielo come costellazione.” Lydia, durante il suo racconto, osservava entusiasta il cielo proprio nella direzione dove si trovava la famosa costellazione, e perciò non si accorse che Jackson, a metà racconto, aveva cominciato ad osservarla, ammaliato.
Quando lo notò gli sorrise. “ Il mito è davvero diverso dal cartone, non trovi?” Chiese, presa alla sprovvista dall’intensità con cui il ragazzo la stava guardando.
“ Sei straordinariamente intelligente.” Lo disse senza pensarci, solo guardandola. Entrambi rimasero spiazzati, e Lydia non voleva con tutta se stessa che quel momento finisse, poiché era abituata a ricevere complimenti da Jackson, ma non di quel genere. L’imbarazzo però la portò a sviare il discorso, impreparata: “ E’ una sciocchezza.” Gli disse, e poté sentire il volto andargli a fuoco.
Jackson le alzò nuovamente il volto con la mano, e la guardò negli occhi per un paio di secondi.
“ No, Lydia. Non lo è.” E la baciò.
 
 
Per Lydia Martin, così per chiunque altro essere umano, il lunedì segnava l’inizio di una nuova e interminabile settimana. Il suo problema però non era la mole di studio o l’organizzazione dell’ennesimo ballo o dell’ennesimo party esclusivo, quanto quella maschera di sufficienza e ingenuità che doveva metter su davanti agli altri. Ora che c’era Allison, Lydia però si sentiva più forte. Non doveva sempre e costantemente fingere, e la sola visione dell’amica serviva a rassicurarla e a donarle un po’ di pace. Inoltre, quella mattina Lydia si sentiva diversa. Quel weekend passato nella casa sul lago di sua nonna, in compagnia di Jackson, era stato fantastico. Dopo quel terribile inizio le cose erano andate magnificamente, e tra i due non c’era mai stata così tanta sintonia. Non c’erano state grandi dichiarazioni, gesti plateali o altro, no. Era stato un semplice e meraviglioso weekend con il suo ragazzo, il suo vero ragazzo. Sentiva di essersi avvicinata a Jackson un po’ di più, e quella volta non perché aveva lottato per farlo, ma perché era stato il ragazzo stesso ad abbassare i muri che si era costruito. La sera prima, durante i preparativi era stata sul punto di crollare dal nervosismo. La paura che, una volta tornati a Beacon Hills, quella bolla in cui si erano rifugiati scoppiasse la destabilizzava e non poco. Jackson però continuava a sorriderle, aveva tenuto intrecciate le loro mani sul manubrio per tutto il tempo del viaggio, e quando erano arrivati sotto casa della ragazza lui l’aveva baciata dolcemente proprio come durante i due giorni precedenti.
Era per questo che Lydia cercava di non farsi prendere dal panico quando controllava l’orologio e notava come il ritardo del ragazzo aumentasse sempre di più. La lezione del professor McKenzie sarebbe iniziata di lì a poco, e loro due avrebbero dovuto essere tra i primi a parlare della loro ricerca.
La campanella suonò una terza volta, segno che quello era l’ultimo richiamo per tutti i ritardatari, e Lydia notò Allison venirle incontro.
“ Lydia, entriamo, forza. Vedrai che arriverà, ne sono certa. E se non lo farà, ti giurò che gli scatenerò contro tutta la mia rabbia e gli farò pentire di aver messo piede nel mondo. Te lo prometto.” La rossa guardò la sua migliore amica, in volto un espressione per la quale ringraziava di non essere Jackson, e le afferrò la mano.
“ La bolla è scoppiata, ma sto bene così. Davvero. Non importa.” Disse, più a se stessa che ad Allison, mentre attraversavano i corridoi dirette all’aula.
Una volta sedutasi, una parte di Lydia non riusciva a smettere di fissare l’orologio, in attesa dell’arrivo di Jackson. Il tempo però passava, e del suo arrivo nemmeno l’ombra. Quando McKenzie la chiamò, Lydia strinse i pugni più forte che poteva, come ormai d’abitudine, e si alzò arresa.
“ Signorina Martin, dov’è il signor Whittemore? Lo sa vero che la ricerca era da fare in due e che questa volta non darò per scontato la partecipazione del suo compagno? Questo vorrà dire che dovrò dividere a metà la sua valutazione con la grave insufficienza del compagno che si è scelta per questo compito.” Proferì McKenzie, severo. Lydia, che per tutto il tempo aveva tenuto lo sguardo basso, fece per voltarsi e rispondergli a tono, i nervi già a fior di pelle.
“ Non ce ne sarà bisogno. Scusate il ritardo, ho avuto problemi con la mia auto stamattina ma ho già intrattenuto la mia bella chiacchierata con il preside, perciò bando alle ciance. Abbiamo del lavoro da portare a termine qui e più tardi ho cose meno importanti da fare, come salvare dei cuccioli dalle fiamme e pilotare il jet privato del presidente Obama per portarlo in salvo!” Esclamò Jackson, suscitando l’ilarità dei suoi adepti. Il signor McKenzie, notando lo sguardo assassino che Lydia rivolgeva al biondino, pensò bene che la ragazza avrebbe pensato da sé a punirlo dopo la lezione, e così ammonì il giovane e diede il permesso a Lydia di cominciare.
Quarantacinque minuti più tardi, dopo la raffica di domande a cui i due furono sottoposti e con la quale Jackson seppe cavarsela alla grande, la campanella decretò la fine della lezione.
“ Bene, bene. Prima di andare, sappiate che la prossima volta vedrò i lavori di voi tutti altri, ma sappiate che sarà difficile superare la signora Martin e, mi duole ammetterlo, il suo compagno.” McKenzie si congratulò ancora con i ragazzi, dando però loro un A- per via del ritardo di Jackson.
Una volta uscito dall’aula, la ragazza sospirò di sollievo, avvicinandosi al suo banco mentre Jackson veniva assalito da una folla di discepoli scatenati pronti a perdersi in viscidi e per nulla sinceri complimenti. Danny e Allison le si avvicinarono, facendole i complimenti.
“ Come sei riuscita a mettergli nel cervello tutte quelle nozioni? Dio, Martin. Sei il mio mito, anzi no. Una santa!” Esclamò Danny, abbracciandola e cercando di consolarla in maniera non troppo palese. Lydia gli sorrise sincera, prima che si allontanasse. Danny gli era sempre piaciuto, era l’unico amico che Jackson potesse definire tale, e sapeva che buona parte delle volte il ragazzo era il suo braccio destro nei tentativi di placare l’animo furioso di quell’idiota del suo ragazzo.
“ Complimenti. Se vuoi però possiamo passare all’omicidio… Sono brava con il tiro con l’arco, sai?” Le disse, un sorriso strano sul volto. La rossa roteò gli occhi, senza perdere il sorriso.
“ Va tutto bene, Allison. Ci vediamo a mensa dopo letteratura, dico davvero. Salutami Scott e il suo fido compagno.” Lydia lanciò un’occhiata all’amica che le fece capire che aveva bisogno di restare da sola, ma prima che Allison potesse allontanarsi un braccio avvolse la vita di Lydia, cogliendola di sorpresa e facendola sobbalzare, impedendo alla mora di passare.
“ Direi che siamo stati eccezionali, non trovi?”
Jackson rise per la sua reazione, schioccandole un bacio sul collo. Lydia avrebbe soltanto voluto scacciarlo via malamente, ma l’ultima cosa che voleva però era fare una scenata davanti a tutti.
“ Whittermore, andiamo! Hai intenzione di farle una proposta o cosa? Puoi baciarla dopo la tua principessa, Martin!” Lydia si voltò verso Sam, uno tra gli adolescenti più stupidi con cui avesse mai dovuto avere a che fare, in quanto amico del suo ragazzo. Quando però avvertì il braccio di Jackson irrigidirsi, le parole avvelenate che aveva intenzione di lanciare contro il ragazzo le morirono sulle labbra. Jackson si staccò prontamente da lei, e notò Lydia girarsi nuovamente verso il banco e strizzare gli occhi per trattenere le lacrime con tutta la forza che aveva.
Lo aveva perso, di nuovo. E si odiava con tutta se stessa per il semplice fatto di non riuscire ad odiarlo neanche un po’ nonostante tutto, mai.
Nella mente del ragazzo, in quel momento, gli stessi pensieri. Quest’ultima ricominciò ad annebbiarsi, così come la paura ad affievolire nuovamente, e senza pensarci tirò fuori dalla tracolla una bustina. Con un gesto imbarazzato afferrò la mano di Lydia, che continuava a non guardarlo, e stringendola le mise di nascosto un pacchetto tra le dita.
“ Mi dispiace davvero per il ritardo, Lydia.” Le sussurrò, frettoloso, senza dare il tempo alla ragazza di poterlo guardare negli occhi. “ A dopo, bambolina.” Disse, urlando per far sì che i suoi stupidi amici lo sentissero. Lydia avrebbe voluto lanciargli contro qualsiasi cosa gli avesse messo tra le mani, ma la curiosità era troppa, e così continuò ad ignorarlo mentre usciva dall’aula senza staccarle gli occhi di dosso, sotto le ilari risate degli altri giocatori di lacrosse.
“ Come può essere così idiota? Lydia, so che non vuoi sentirtelo dire ma io credo che tu-…” Allison aveva cominciato a parlare, ma per Lydia ascoltarla era diventato improvvisamente molto difficile. Nell’esatto momento in cui Jackson aveva lasciato la stanza, Lydia si era avventata sul pacchetto, aprendolo incurante di rovinarne l’involucro. Un biglietto ed una scatolina di legno, semplice, con un piccolo bottoncino metallico a farle da chiusura.
Con le mani tremanti, posò la scatolina sul banco e si accinse a leggere il biglietto.
 
Ho fatto delle ricerche, una volta tornati a casa. Sai, per il compito. 
Stelle, costellazioni, pianeti.. E così ho scoperto una cosa..
Tu lo sapevi, Martin, che Nettuno è il pianeta che, agendo dall’interno,
 ci aiuta a sgretolare quelle barriere che ci dividono dagli altri?
E’ il pianeta della metamorfosi, ossia di quella capacità di trasformazione
ed evoluzione che accompagna il percorso dell’essere umano.
Si  riferisce a quella possibilità insita in ciascuno di noi,
di varcare la soglia del visibile e creare una connessione con il mondo attorno a noi e con le nostre qualità superiori.
In Nettuno c’è quell’amore incondizionato che esula dal giudizio e da ogni volontà di ricompensa.
Un amore che può riguardare non solo una persona ma anche un’idea, una causa, un’entità religiosa o una fede.
Nettuno insegna a dare senza aspettarsi nulla in cambio.
… Come studentessa credo che tu abbia tutto il diritto di pretendere dal tuo compagno di corso il meglio, non trovi?
Perciò, ciò che ti sto chiedendo è..
Apri quella scatolina.
Sii il mio Nettuno ancora per molto.
E lascia che io impari ad essere il tuo.
- J.
 Con le mani tremanti e la vista offuscata dalle lacrime, Lydia aprì la scatolina: una collanina d’oro rivelava alla sua estremità un piccolo ciondolo, anch’esso d’oro. La riproduzione in miniatura del pianeta Nettuno.
“ Lydia, va tutto bene?” Allison, paralizzata dalle reazioni dell’amica, le sfiorò delicatamente un braccio, osservando incuriosita il ciondolo.
“ Sì, è solo… Colpa di Ercole. Ha appena mosso il primo passo verso la libertà.” Le rispose, infilandosi la catenina al collo per poi stringere forte il ciondolo tra le dita.
Un passo alla volta.
 

 

 
 
 
 
Salve a tutti.. Tutti? C’è ancora qualcuno che shippa Jydia, nel mondo, oltre me? Devo ammetterlo, I didn’t see this coming. At all. Dopo aver visto la 6x17 ( MENOMALE CHE PETER C’E’ A SALVARE LE PUNTATE, GENTE), e averne parlato con una mia amica, questa OS è uscita fuori praticamente da sola dopo cena. Quello che stanno facendo a Jackson e Lydia è praticamente pari allo schifo che hanno combinato con la Stalia. Magari sono io che urlo sempre al GOMBLODDOH, ma sinceramente questa storia di Jackson BI, che sta con Ethan, che stava con Danny, IL SUO MIGLIORE AMICO ANCORA VIVO – sceneggiatori di Glee? Ci siete? Mi sentite, sì? VAFFANCULOOOOOOOOOOOO -  non mi va giù. La conclusione di Jackson e Lydia era amara, ci mostrava due persone che si amavano nonostante le difficoltà. Anche Liam all’inizio era una testa di cavolo, ma abbiamo imparato ad amarlo, Scott non l’ha mai abbandonato. Di Jackson si sapeva poco e nulla, ma grazie alla sua storia con Lydia e alla scena della 2x12 – QUELLA SCENA, AH – tutti possono capire che il ragazzo aveva problemi a gestire la rabbia. Lydia però lo amava lo stesso e ci è riuscita, fino alla fine. Per non parlare del fatto che, ogniqualvolta che qualcuno parla di Jackson e del suo carattere difficile, si dimentica che neanche Lydia era una santa, anzi non lo era per niente. E poi dopo le scene che hanno avuto, per quale motivo Jackson, a differenza di altri, non era e non sarebbe capace di comprendere a fondo Lydia? Quei due, per quanto mi riguarda, si capivano alla perfezione nonostante non siano stati detti palesemente i problemi di Jackson o il motivo per cui questi due sono rimasti insieme tanto tempo. Va bene - e per fortuna - che Lydia è maturata ed è cresciuta – e mi fermo qui -, ma non era di certo una sprovveduta in quegli anni, e per me i due avevano una bella premessa, di crescita insieme ed individuale… Ma poi okay, Colton ha avuto i suoi problemi, tutti lo capiamo e lo amiamo – ma soprattutto, capiamo. –, ma non era necessario per forza accoppiarlo con qualcuno e renderlo persino bi per tenerlo lontano da Lydia. E non iniziamo nemmeno con la storia che a quanto pare se un ragazzo si cura o è vanitoso allora è gay. Per caso sapevano che non avrebbe avuto senso farlo tornare single a BH? Paura che il legame CANON4EVAH non fosse così forte? Ma perché dobbiamo ancora subire le conseguenze della Stydia? E’ canon, BASTA. Persino Scott e Malia – che vabbè, sono carini, ma pure là… Ce n’era bisogno? L’unica cosa che non mi fa storcere il naso è che quei due se la meritano un po’ di tranquillità, dopo tutti i pali che hanno preso. – si devono preoccupare di loro se si baciano quando per rendere loro CANON non hanno praticamente tenuto conto DI STAGIONI INTERE – della Sterek, della Stalia, della Jydia, della Marrish. E ragazzi, io parlo da Sterek, prima che da Stalia. Questa sesta stagione non ha senso – DEUCALION PURE TU MI HAI DELUSO –, ma finché c’è Peter, i genitori pure se ammaccati stanno bene, Scott e Malia sono felici e vivi, Derek è vivo – da qualche parte, mentre corre nel bosco –  e Parrish pure – da qualche parte, a bruciarsi mentre è l’unico alleato dello sceriffo – , io sono felice lo stesso. Quindi la smetto di sclerare e di fare la solita polemica, vi chiedo scusa se la ff è troppo melensa o mal scritta - non ho riletto il tutto abbastanza, lo ammetto, quindi direi che non sono meglio degli sceneggiatori di Glee, che btw ho anche amato... - e dico così addio ad una delle ship che per me poteva dare tanto all’interno dello show, ma che per un motivo o per un altro, resterà solo un bel ricordo! Spero vi piaccia la mia ficcyna, che i personaggi siano quanto meno vicini all'IC e che il GOMBLODDOH sia con voi così come con me! 
Meg.
  
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