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Autore: Alley    12/09/2017    2 recensioni
Il sorriso che gli viene rivolto è identico a come se l’era aspettato – forse addirittura più pago.
“Immagino che non vedessi l’ora di poterlo dire.”

Da Waters a Baratheon. Cinque momenti che hanno scandito il passaggio di Gendry da bastardo a Lord di Capo Tempesta.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arya Stark, Gendry Waters, Jon Snow
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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#01 

Di sua madre ricorda i capelli biondi, un campo di grano maturo che si estendeva fino ai fianchi.

Di sua madre ricorda le storie narrate per conciliargli il sonno – storie di gesta eroiche e nobili cavalieri e, soprattutto, storie di draghi, i draghi grandi e possenti e temuti da tutti, cavalcati da uomini che tra i capelli, in luogo dell’oro a cui Gendry era abituato, avevano l’argento.

Soltanto uno aveva avuto l’ardire di sfidarli, di tarpargli le ali e serrargli le fauci colme di fuoco.

Il cavaliere più valoroso di tutti, lo definiva lei.

Il piccolo Gendry ascoltava la storia del domatore di draghi pensando che, da grande, avrebbe voluto essere come lui.

#02 

Gendry passa intere giornate trincerato nella fucina, le parole della strega impresse a fuoco nell’animo e una foga tutta nuova nei colpi inferti al metallo.

È dai tempi dell’elmo di toro che non fabbricava qualcosa per sé, tempi in cui credeva che suo padre sarebbe rimasto per sempre una sagoma anonima e senza volto seppellita in un passato mai vissuto.

È uno dei lavori che gli è costato più sudore e fatica, quello che ha appena portato a termine, ma l’ondata d’orgoglio che avverte montare davanti al risultato lo ripaga più di quanto il denaro ricevuto per le commissioni altrui sia mai stato capace di fare.

Il martello gli dà un senso di familiarità che non ha mai ricevuto dalla spada – è pesante eppure maneggevole tra le sue mani e lo controlla senza sforzo, come fosse un'estensione dei suoi arti.

Gendry lo saggia sferrando un paio di colpi nel vuoto; dopo, il suo sguardo si fissa sul cervo incastonato in bella vista sopra il manico.

È una scelta rischiosa, un indizio che non potrebbe permettersi di fornire – lo ucciderebbero, se si sapesse la verità sul suo conto, hanno già provato a farlo una volta –, ma non gli importa.

Che vengano pure, i Lannister, che vedano, che provino a strappargli quello che, più che un nome, è una nuova consapevolezza: è più di quello che ha sempre creduto di essere.

#03

“A quanto pare, abbiamo meno cose in comune di quel che credessi.” Gendry studia il profilo del re, inconsciamente alla ricerca di qualcosa di diverso, di un tratto od un dettaglio che avvalori la verità sulle sue origini: non ne trova. Il re è sempre lo stesso. Eppure. “I nostri padri non andavano poi così d’accordo.”

“Ned Stark è mio padre. Ed ha amato il tuo come fosse un fratello” replica lui, la sicurezza di chi ha appena pronunciato una verità inconfutabile.

“Soltanto uno di noi due è un bastardo, però.” Questa volta, Gendry non può impedire all’amarezza di impregnargli la voce.

“Sono stato il bastardo di Grande Inverno per tutta la vita. Non è qualcosa che possa cancellare con un colpo di spugna.”

“Ma è una menzogna.”

“È una parte di me.” Il re fa un passo nella sua direzione, gli si ferma dinnanzi, solenne. "E lo sarà sempre."

Gendry assorbe quelle parole, ne raccoglie il senso come fosse un tesoro dal valore inestimabile. Quando la mano del re si tende, ne insegue la traiettoria con lo sguardo. “Sangue, discendenza, rango – non è questo che ci definisce.” La vede poggiarsi sul suo petto, all’altezza del cuore. “È questo.” 

#04

“C’è una cosa di cui dobbiamo parlare.” Ad annunciarglielo è quello che ha conosciuto come Re del Nord e che, adesso, detiene la corona dei Sette Regni, un titolo strappato all’apocalisse che minacciava di annientarli. “È una delle questioni che mi sono ripromesso di affrontare qualora ce l’avessimo fatta.”

E, alla fine, ce l’hanno fatta – hanno vinto, ponendo fine a ad un Inverno che si preannunciava interminabile.

“Sono grato a tutti coloro che hanno combattuto questa battaglia al mio fianco. Non sarei qui, se non fosse per ognuno di voi. Il mondo non sarebbe qui.” Fa una pausa, il re, e abbraccia la figura di Gendry con lo sguardo. “A te, sono particolarmente riconoscente. Sei stato l’unico a prestar fede alla mia parola senza pretendere di vedere con i tuoi occhi. Nessun’altro è stato così---”

“---idiota?”

Il re – Jon – solleva appena gli angoli della bocca, in un sorriso minuto come quello che gli rivolse in occasione del loro primo incontro. “Pensavo a fedele alla causa, ma credo possa andar bene ugualmente.”

Gendry gli sorride di riflesso – e sono due pari, adesso, due compagni d’armi scampati alla morte, artefici dello stesso miracolo.

“Meriti un compenso, ma sarai tu a scegliere se riscuoterlo o meno. Nel corso della vita mi sono piombate addosso troppe cose che non desideravo perché possa arrogarmi il diritto di decidere per qualcun altro.” A quelle parole, Gendry avverte una trepidazione improvvisa dimenarglisi nel petto; tira un respiro profondo e s’impone di domarla. “Capo Tempesta è sempre appartenuta alla casa Baratheon, e vorrei che la tradizione proseguisse. Potrai non aver ricevuto quel cognome alla nascita, ma l’hai rappresentato degnamente sul campo di battaglia. Se lo accetterai, sarà tuo.”

Gendry rivive d’un colpo ogni emozione provata a seguito della rivelazione della strega – il subbuglio per il lignaggio appreso, il timore di non esserne all’altezza, la voglia feroce di dimostrare che poteva meritarlo.

Quando parla, la voce fuoriesce meno salda di quanto avrebbe voluto. “Sarebbe un onore, vostra Maestà.”

#05

Il sorriso che gli viene rivolto è identico a come se l’era aspettato – forse addirittura più pago.

“Immagino che non vedessi l’ora di poterlo dire.”

“In effetti, sì.” Adocchia il cervo immerso nell’oro cucito sulle vesti che ha indosso, Arya, poi solleva il capo a catturare il suo sguardo, un luccichio entusiasta negli occhi. “Mio lord.”





 
  
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