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Autore: gramieee    12/09/2017    2 recensioni
Destiel e Sabriel
Dove i fratelli Winchester incontrano i fratelli Novak durante un caso. Ed il fatto che i due siano i nipoti del prete perseguitato dal fantasma e che i quattro si ritrovino presto a dormire sotto lo stesso tetto non è certo una coincidenza.
Genere: Fluff, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Balthazar, Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Dean scese dall’Impala e arrancò sui gradini della chiesa, cercando di tenere il passo di Sam. Si fermò indeciso sulla porta, ma suo fratello gli fece cenno di muoversi e lui non poté fare altro che entrare. 
Non gli erano mai piaciute le chiese. Non gli piacevano le suore, o i preti, o quei fanatici di religione che facevano i voti di castità -non c'era cosa più stupida da fare al mondo. E soprattutto a Dean non gli piaceva l’idea di mettersi a pregare un Dio di dubbia esistenza perché andiamo, se qualcuno lassù si fosse mai degnato di ascoltarlo ora il mondo non sarebbe ricoperto da tutta quella merda che lui e Sammy cacciavano da una vita. 
L’interno non era buio e opprimente come aveva immaginato. La chiesa era ampia e luminosa, con grandi vetrate che coloravano la luce del sole, ed era costruita interamente in legno. Nell’aria non c’era puzza di incenso e polvere ma di fiori freschi. Dean fece un giro su se stesso, con il naso per aria. Quel posto gli piaceva davvero, c’era perfino una biondina niente male seduta in seconda fila. 
“Dobbiamo parlare con il proprietario della chiesa, un prete o che so io.” disse Sam “Io vado nella navata a destra, tu vai a sinistra.” 
“No, vado io a destra.” 
“Perché?” Sam vide che il suo sguardo puntava la bionda e alzò gli occhi al cielo “Dean, siamo in una chiesa.” 
“Non me la voglio mica scopare sul bancone!” e prima che suo fratello potesse protestare si diresse lungo la navata laterale a destra. Riuscì a fare si e no un metro prima di vederlo. Quel sedere. Era perfetto, il più bello che avesse mai visto. Dean non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. Il proprietario era chino dentro un armadio enorme, incastrato un una nicchia poco più avanti da dove stava il cacciatore. 
Dean fece qualche altro passo, poi si rese conto che quello era il fondoschiena di un uomo, e si sentì impallidire. Aveva davvero guardato il culo ad un uomo? Non era possibile. Lui era etero e gli piacevano le tette. Si, ne era sicuro, le tette erano la cosa più bella del mondo. E quelle della biondina in seconda fila erano anche belle grosse. 
Si costrinse a guardarle mentre continuava a camminare, cercando con tutto se stesso di non girarsi verso l'uomo. Inciampò in qualcosa e cadde a terra di faccia. Il marmo era ghiacciato contro la sua pelle e gli si fermò il respiro in gola. 
“Scusa! Che stupido che sono, non ti ho visto...” 
Wow, che voce. Dean era etero, sul serio, ma quella voce roca gli era arrivata dritta tra le gambe. Si sollevò con un grugnito e si mise a sedere. Alzò lo sguardo da terra e si perse negli occhi più profondi che avesse mai visto. Erano blu ma anche azzurri, tristi, magnetici. Avrebbe potuto passare il resto della sua vita ad affogare dentro a quel tripudio di colori, ma poi vide le sue labbra. Un po’ screpolate, ma avrebbe scommesso cinquanta bigliettoni che fossero soffici e morbide. 
Dean sbattè le palpebre con forza, perché era in chiesa e forse era appena inciampato sul Dio dei pensieri sconci. Il suo sguardo vagò sul suo viso ricoperto da uno strato soffice di barba e suoi capelli scompigliati ad arte. Poi scese giù, sul suo corpo magro ma muscoloso e la pelle che sembrava di alabastro. Si costrinse a parlare. “Non fa niente. È stata colpa mia, stavo guardando da un’altra parte e..." 
“Dean!” Sam arrivò correndo “Tutto bene? Ti ho visto cadere, mi è sembrata una brutta botta.” 
Dean alzò le mani per fargli vedere che stava bene. “È tutto apposto, Sam.” Si schiarì di nuovo la voce, che non ne voleva sapere di uscire in modo normale, e si rivolse all’uomo. “Possiamo parlare con il prete della chiesa? Avremmo alcune domande da fargli.”

Castiel piegò la testa di lato. "Mi dispiace, è appena partito e tornerà domani mattina. Io sono suo nipote, potete chiedere a me.”
L’uomo alto tirò fuori dalla giacca un distintivo. “Siamo agenti  dell’FBI. Siamo qui per indagare sull’omicidio della suora uccisa due giorni fa.
“Oh, si. Suor Costanza.” Castiel aggrottò le sopracciglia. Era ancora in lutto per lei. Da bambino, quando suo padre doveva lavorare e lasciava lui ed i suoi fratelli dallo zio, era lei che lo prendeva in custodia e lo faceva giocare. 
Si accorse di essere ancora accucciato sul pavimento della chiesa e si affrettò a tirasi su. I suoi occhi incontrarono ancora quelli dell’agente assurdamente bello che gli era inciampato addosso. L’altro federale lo aveva chiamato Dean, e lui non aveva mai visto degli occhi come i suoi. Quel verde cosi vivido lo tenne catturato per pochi secondi, ma a Castiel sembrarono ore. 
Si costrinse a distogliere lo sguardo. “Suor Costanza era rimasta qui fino a notte fonda per portare avanti i preparativi della Pentecoste. L’hanno impalata con un crocifisso. Io non... non riesco a capire. Era una persona cosi dolce, perché avrebbero voluto ucciderla?” 
“Siamo qui per scoprirlo.” disse Dean, e Castiel non dubitò neanche per un attimo delle sue parole. Quell’uomo aveva la faccia di uno che nella vita ne ha viste tante, forse anche troppe. Eppure era davvero attraente, con quel viso coperto da lentiggini che lo facevano sembrare un ragazzino. Poi si disse di smetterla, perché i suoi pensieri stavano diventando davvero ridicoli. 
Dopo un po’ disse. “Comunque mi chiamo Castiel Novak. Posso aiutarvi in qualche altro modo?” arrossì come un idiota sentendosi addosso quegli occhi verdi. 
“Io sono Sam, lui è Dean.” disse allora l’agente alto, e lui si stupì. Di solito i federali non erano cosi confidenziali. “Dunque, chi ha ritrovato il corpo?” 
“Io.” Cas guardò il pavimento. Dopo quella scena non era più riuscito a chiudere occhio, la notte. “Sono arrivato in chiesa alle otto come al solito. Lei... era inchiodata al muro. È stato orribile.” 
Senti una mano posarsi gentilmente sulla sua spalla. Alzò la testa e incontrò ancora una volta gli occhi di Dean. Non diceva niente, lo guardava e basta. Ma Cas lesse mille parole nel suo sguardo, e il suo cuore si fece più leggero. Sam si schiarì la voce e Dean allontanò la mano di scatto, come se non si fosse reso conto di quello che stava facendo. 
“Potresti portarci dov’è morta?” disse Dean dopo un silenzio imbarazzato. 
Castiel ci mise un attimo per assimilare la domanda, troppo preso a guardargli le labbra. Perché, come tutto il suo corpo, erano perfette. “Ehm, certo. Seguitemi."

Sam li seguì per un paio di corridoi, fino ad una porta chiusa con i nastri gialli della polizia. Dean li strappò senza tante cerimonie ed entrarono. 
La stanza era spoglia, conteneva solo un tavolo pieno di festoni e quattro seggiole. Il muro di legno, a destra dell’entrata, aveva un buco grosso come un pugno ed era sporco di sangue secco. Altro sangue era colato lungo la parete e si era raccolto sul pavimento in una pozza. 
“Li...li è dove l’hanno impalata.” Sam lanciò un'occhiata a Dean, che a sua volta guardava di sottecchi Cas. Il ragazzo guardava ovunque tranne che nella direzione del sangue. 
Sam inarcò le sopracciglia divertito quando suo fratello si spostò davanti a Cas in modo da coprirgli la visuale. Ne approfittò per tirare fuori il rilevatore. Lo accese e quello diventò subito rosso. 
“Quando l’hai trovata... hai per caso visto qualcosa di strano? O magari sentito odore di zolfo?” disse Dean. 
Cas scosse la testa. “Dove hanno portato il corpo? E il crocifisso?” chiese Sam. 
“Il corpo è nell’obitorio dell’ospedale e l’arma è alla centrale della polizia.”
“Grazie, Cas. Ci sei stato molto utile." Sam gli fece un cenno di saluto, poi tornò indietro verso la chiesa. Fece pochi metri ma poi si accorse che Dean non era dietro di lui. Allora tornò indietro, ma quando vide Dean e Castiel che parlavano si fermò. Erano appoggiati agli stipiti della porta, uno di fronte all’altro.  Dean si stava frugando nelle tasche, e porse a Castiel un biglietto da visita. “Domani torneremo per parlare con tuo zio, ma se ti venisse in mente qualcosa –qualsiasi cosa, chiamaci. Dormiamo in un motel poco lontano da qui, siamo a vostra disposizione.”
Nel dire la parola “motel” aveva fato una piccola smorfia (era il posto più brutto in cui avessero mai alloggiato, il che era grave), cosi Castiel disse “Potete venire da me. Cioè, io vivo con i miei fratelli, siamo in sette ed è un po’ un casino li dentro, ma se volete... ”
Dean sorrise, un sorriso sincero che Sam non gli vedeva in faccia da tanto tempo. “Grazie Cas, ma non vogliamo disturbare.” 
"Cas?" disse Castiel divertito. Sam vide chiaramente le guance di suo fratello arrossarsi. 
"Sì, uhm. Castiel é molto lungo." Castiel gli fece un sorriso timido "Mi piace." 
I due restarono a fissarsi senza dire una parola. Sam contò fino a trenta, poi si senti imbarazzato e decise di intervenire. “Dean?” fece tre passi avanti e si schiarì la voce. “Sei pronto?” 
Suo fratello lo vide e abbassò lo sguardo sulle sue scarpe. La sua faccia sembrava andare in fiamme. 
Cas sembrò non farci caso. Anzi, gli si illuminarono gli occhi di entusiasmo. “Davvero, insisto. Mia sorella Anna deve andare in Ohio con altri due miei fratelli, senza di loro la casa è praticamente vuota. Per noi non è un problema. Quando mio padre viveva ancora con noi portava a casa degli estranei ogni settimana, con il suo lavoro.” 
Dean scambiò un’occhiata con Sam, entrambi indecisi.
“La porta è sempre aperta.” Cas prese la mano di Dean e gli scrisse sopra l’indirizzo con una penna che aveva tirato fuori dalla tasca. Sam conosceva a memoria tutte le espressioni facciali di Dean, ma quella che fece in quel momento non l’aveva ancora vista. Stava guardando Castiel rapito, studiava la sua faccia concentrata come se fosse la donna più bella che avesse mai visto. Peccato che Castiel fosse un uomo. 
“Ora dobbiamo andare.” Dean prese Sam per il braccio e quasi lo trascinò fuori dalla chiesa. 
Sam fece molta fatica a stare zitto, in macchina. Insomma, Dean era il modello dell’uomo etero. Sam non avrebbe mai pensato a lui diversamente, eppure... aveva visto suo fratello con  un sacco di donne, ma gli era bastato vederli parlare per pochi minuti per capire che con Castiel sarebbe stato diverso.
Ma se in quel momento avesse provato a parlargli, Dean gli avrebbe sicuramente tirato un pugno. 
Andarono in centrale, dove gli fecero vedere il crocifisso con cui avevano ucciso la suora. 
Dean fece un fischio. “È davvero enorme. E perché diavolo è appuntito alle estremità? Chi fa un crocifisso del genere?” 
“Credo lo usino per le processioni.” Sam lo studiò per un attimo. L’estremità che era stata attaccata al muro era rovinata e sporca di sangue. 
Andarono anche all’obitorio, ma non scoprirono niente di esaltante.  
“Secondo te con cosa abbiamo a che fare?” disse Dean mentre tornavano al motel. Spense il motore dell’Impala e scese. 
“Ho acceso il rilevatore, mentre parlavi con Cas." Sam calcò un po' sul nomignolo ma Dean lo ignorò. "È di sicuro un fantasma.” 
“A proposito di Cas...” Dean aprì la porta della loro stanza e fece una smorfia. “Io mi rifiuto di dormire su questi letti. È muffa quella sul cuscino?”

Gabriel mise in forno il pollo e incominciò a preparare l’impasto della torta. 
“Lucifer, sei insopportabile!” una porta al piano di sopra si chiuse sbattendo e qualcuno scese le scale correndo. Suo fratello Lucifer entrò in cucina trascinandosi dietro la valigia. 
Anna lo raggiunse. “Luci, si può sapere che diavolo hai fatto a Michael?” 
“Io? È colpa mia adesso? Dimmi che Raphael è pronto, non vedo l’ora di andarmene.” Tipico, penso Gabriel. Non è lunedì se Mike e Luci non litigano. 
“Ciao, Gabe. Noi andiamo.” sua sorella gli diede un abbraccio veloce, poi spinse Lucifer fuori di casa. Raphael gli corse dietro, urlandogli un frettoloso “ciao”.
La porta si chiuse dietro di loro e per circa due secondi la casa fu finalmente silenziosa. Poi Gabriel senti la serratura della porta d'ingresso girare e suo fratello Castiel urlare. “Sono a casa!” 
“Hey, Cassie.” lo salutò Gabriel quando entrò in cucina. Poi si sporse verso il salotto e strillò. “Balthy!” Il loro fratello li raggiunse strascicando i piedi. “Cosa vuoi? Oh, ciao Cas.”
“Assaggia.” Gabriel gli ficcò un cucchiaio di impasto in bocca e aspettò pazientemente che lui mandasse giù. 
Balthazar fece una smorfia. "Uhg. È dolcissimo.”  
“Dannazione! Cassie, assaggia anche tu.” Castiel tirò su in po’ di impasto con il dito. “Non è male. A me piace.” 
In quel momento il campanello della casa incominciò a squillare. Balthazar inarcò le sopracciglia. “Abbiamo per caso ospiti inattesi di cui io non sapevo nulla?” 
Gabriel vide l’espressione di Castiel cambiare. Si fece speranzosa, ma poi sembrò adombrasi. “No. Di sicuro Luci ha dimenticato qualcosa e sono tornati indietro.” 
Suo fratello alzò le spalle e andò ad aprire. Gabriel sentì delle voci confuse, poi Balthazar tornò in cucina con due uomini al seguito.  
Uno aveva dei luminosi occhi verdi e una leggera spruzzata di lentiggini sul naso, l’altro era alto –assurdamente alto, con un viso gentile e i capelli lunghi pettinati con cura dietro le orecchie. 
Per qualche strano motivo le guance di Castiel diventarono rosse. Gabriel vide il suo sguardo legarsi subito con quello del tipo dagli occhi verdi. “Avete cambiato idea.” disse, con la voce che tremava leggermente. Gabriel sbuffò piano. Suo fratello era palesemente cotto di quel tipo.  
Quello alto catturò di nuovo la sua attenzione. I suoi occhi si spalancarono quando si guardarono. No, non si guardarono, si studiarono a vicenda, affascinati l'uno dall'altro.  
Barthazar si schiarì la voce, attirando la loro attenzione. “Volete restare li a fissarvi per sempre? È davvero imbarazzante. Gabe, credo che il pollo stia bruciando.” 
“Merda!” Gabriel si lanciò verso il forno e tirò fuori la cena appena in tempo. Il pollo era appena troppo dorato, ma niente di irrecuperabile.
“Dean, Sam, loro sono i miei fratelli Bathazar e Gabriel.” disse Castiel, indicandoli. “Ragazzi, loro sono Sam e Dean." 
E cosi il gigante si chiamava Sam. Gabriel mise la torta in forno, non capendo perchè stesse dando così tanta importanza a quell'informazione. 
“Ragazzi, dov’è Michael?” chiese Cas. Gabriel indicò le scale. “È di sopra. Ha litigato di nuovo con Luci, starà prendendo a pugni qualcosa come al solito, per sfogarsi.” Castiel alzò gli occhi al cielo, poi portò Sam e Dean di sopra per fargli mettere le borse nelle loro nuove stanze.  
Gabriel finì di preparare la cena e Balthazar apparecchiò la tavola ma nessuno dei due disse una parola fino a che Castiel, Dean e Sam non tornarono giù in cucina, seguiti da Michael. 
Quello che piaceva a Cas –Dean, si ingozzava come se non avesse mai mangiato del pollo al curry in vita sua. “Davvero buono.” disse con la bocca piena. Gabriel non sapeva se essere lusingato o disgustato. 
Con la coda dell’occhio vide Sam che gli lanciava un’occhiataccia. Dean gli sorrise e alzò le spalle, ma poi il suo sguardo cadde su Cas, che lo stava guardando di sottecchi, e si diede un tono. Gabriel fece un piccolo sorriso. A quanto pareva la cotta del suo fratellino era ricambiata.  
“Allora.” fece Michael. “Come mai siete qui?” 
“Siamo agenti dell’FBI.” disse Sam. “Stiamo indagando sull’omicidio della suora impalata al muro.” 
“Oh, si, suor Costanza. Povero zio Zach, quasi non schiattava anche lui quando a visto la scena.” 
Gabe si alzò per andare a controllare la torta. Quando si girò per tornare a sedersi incrociò lo sguardo di Sam. Durò solo per un attimo, e l’altro distolse subito gli occhi quando lo scopri a guardarlo. Gabriel cercò di non dare peso al suo stomaco, che si era fatto più leggero.
   
 
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