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Autore: IchigoKoala_95    15/09/2017    3 recensioni
“Ciao, uccelletto.”
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jon aveva fatto ritorno a Grande Inverno insieme alla Regina dei Draghi, a Tyrion Lannister e agli uomini che avevano preso parte alla spedizione a nord della Barriera. Sansa sapeva che tra quegli uomini c’era anche lui, era scritto nel messaggio che era arrivato giorni prima da Roccia del Drago.
Erano anni che i due non si vedevano, e la lady di Grande Inverno ricordava bene l’ultima volta che avevano parlato:
“Vieni con me, uccelletto. Io ti proteggerò, nessuno ti farà più del male.”*
Ma lei, sperando di essere salvata da un nobile cavaliere con l’armatura splendente e il viso perfetto, aveva rifiutato. Allora era una ragazzina sciocca e ingenua, che della vita e del gioco del trono, ancora non aveva capito niente.
Cosa avevano fatto per difenderla tutti quei damerini profumati?
Assolutamente niente. Si erano limitati a passarle accanto come se lei non esistesse, incuranti delle sue umiliazioni e del suo dolore. Soltanto lui, con i suoi modi sgraziati e il suo linguaggio brusco, aveva fatto ciò che poteva per sottrarla alle grinfie del Re Bambino. Ciononostante, la grande ragnatela che era la cicatrice sul viso di Sandor Clegane, aveva sempre impedito alla piccola Sansa di andare oltre e vedere come in realtà quei segni, bianchi e in rilievo, nascondessero un animo gentile e un’immensa solitudine.
I suoi occhi grigi e impenetrabili facevano soltanto da schermo ad un dolore di cui non si era mai liberato. Era riuscita a capirlo troppo tardi.
 
Lui era stato all'inferno ed era tornato indietro. Trovarla lì, sui bastioni della sua fortezza, era stato uno dei doni più belli che avesse mai ricevuto.
Quando l’aveva guardata, aveva capito subito che qualcosa in lei era cambiato. Nella persona che si trovava di fronte non era rimasto quasi niente dell’uccelletto indifeso che era stata ad Approdo del Re.
La bambina impaurita era cresciuta. Era una donna, quella che ora stava in piedi davanti a lui.
Ed era bellissima. 
Si era voltata, e lui si era concentrato sui suoi occhi, così simili a quelli di sua madre, e allo stesso tempo tanto diversi. Gli occhi di Sansa Stark erano del colore dei fiumi delle terre del sud, erano gli occhi di casa Tully, ma con una sfumatura diversa. Una sfumatura che tempo prima non c’era, e che era arrivata con le cicatrici, la sofferenza e il dolore. Erano gli occhi di una donna del Nord che non aveva più fiducia nei suoi sogni di bambina. Quelli, le erano stati strappati via.
 
“Ciao, uccelletto.”
La sua voce era dura e profonda, proprio come se la ricordava lei.
“Sono felice di vedervi, ser.”
Aveva storto il naso e aperto la bocca per ribattere che non era un ser e che non lo sarebbe mai stato, ma alla fine, le parole gli si erano spente in gola e non aveva detto nulla. Per quella volta, e quella soltanto, aveva deciso di lasciar correre perché, in fin dei conti, era bello vedere che qualcosa in lei non era cambiato.
Nella fossa dei Leoni aveva fatto della gentilezza la sua armatura, e non se l’era tolta più. 
L’aveva salutato con un cenno del capo e un meraviglioso sorriso. Sapeva che l’avrebbe rimproverata più tardi, l’aveva capito dal modo in cui l’aveva guardata, e quando aveva visto il suo riflesso minuto nei grandi occhi scuri dell’uomo, che aveva fissato senza sentirsi a disagio, si era resa conto di essere cresciuta.
 
Un tempo lontano, Sansa aveva provato ribrezzo per il volto sfregiato di quel grande guerriero. Ora riusciva a guardare oltre, e a vedere il suo animo, macchiato ma dolce.
Un tempo lontano, Sansa aveva avuto paura delle cicatrici. Ora comprendeva che erano i segni di battaglie combattute e vinte.
Un tempo lontano, Sansa aveva voluto diventare la regina del Sud. Ora sapeva che la sua casa sarebbe sempre stata il Nord.
Un tempo lontano, Sansa aveva creduto di conoscere il Mastino. Ora capiva che con lei c’era stato solo Sandor Clegane.
Un tempo lontano, Sansa aveva bramato l’estate. Ora desiderava soltanto l’inverno.
Ma in un angolino recondito del suo essere, sarebbe sempre rimasta il suo uccelletto con gli occhi limpidi e la voce garbata.

 
 
 
 
 
 
*Non so se fossero proprio queste le parole del libro, l’ho letto molto tempo fa e non le ricordo precisamente. Chiedo venia.

 
  
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