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Autore: LilyGinny    15/09/2017    2 recensioni
«Quando finalmente, con mano tremante -da quando era così pauroso da avere le mani tremanti?- riuscì ad infilare la chiave, notò che i cacciatori si erano fermati e avevano fatto dietrofront.
Strano, estremamente strano. Nel silenzio della notte, tutto quello che Theo riuscì a sentire furono i motori della macchina accendersi ed un costante bip la cui provenienza era sconosciuta.
La chimera si guardò attorno, cercando di capire da dove provenisse quell'incessante suono.
Realizzò solo qualche attimo prima dello scoppio».
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Minilong che vedrà protagonisti Liam e Theo. La storia segue la programmazione americana.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam, Liam Dunbar, Theo Raeken
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 1
Burning.



Theo ringhiò, rigirandosi nel sedile posteriore e sciogliendo l'innaturale posizione in cui si era addormentato, la quale non lo aveva aiutato a rendere il suo già tormentato sonno migliore.
Si mise a sedere, sgranchendo le gambe come meglio poteva.
Era piuttosto stufo di quella situazione, ma non aveva altro posto dove andare. 

Un'espressione contrariata gli attraversò il volto. 
Il fatto di essere solo non gli aveva mai pesato tanto quanto in quei giorni. Sentiva uno strano vuoto dentro di sé che non sapeva spiegare. Quando durante il giorno si univa a Scott, a Liam e a tutti gli altri sentiva una sensazione del tutto nuova e appagante, un senso di appartenenza, un vago e lontano sentore di felicità. Non che comunque sapesse cosa significasse essere felici. Era qualcosa che non provava da che ne aveva memoria, era qualcosa di inspiegabile perché sconosciuta.

E comunque, il senso di pienezza che provava durante le sue giornate con il branco scompariva puntualmente la sera, quando ognuno faceva il suo ritorno alla propria casa e quando lui, con un sentimento che poteva esser chiamato malinconia, li guardava imboccare le strade che li portavano alla propria dimora chiedendosi quale particolare sensazione si provasse ad averne una, a poter chiamare un edificio casa, a sentirla come propria, a sapere che qualunque cosa sarebbe successa durante il giorno, la sera ci sarebbe stata un'accogliente dimora pronta a lenire con il suo calore qualsiasi ferita.

Lui non aveva una casa, ma solo un riparo, un posto in cui doveva rifugiarsi per soddisfare il bisogno primario di ogni essere umano: dormire. Non che ci riuscisse, ovvio.

Da quando Liam lo aveva tirato fuori dal suo inferno personale non riusciva a non vedere sua sorella avventarsi su di lui, strappargli il cuore che le aveva rubato non appena chiudeva gli occhi. Gli era capitato, inizialmente, di dormire senza sognare ed era il meglio che poteva augurarsi che gli succedesse tutte le volte che tentava di addormentarsi.

Tuttavia, in quel periodo gli incubi non sembravano abbandonarlo. Tornavano, sempre più frequenti, sempre più vivi e a volte persino quando aveva gli occhi aperti gli sembrava di vedere Tara spuntare dal terreno.

Si chiese se quella fosse la sua perpetua punizione, se ci fosse un rimedio o se dovesse continuare a vivere questo tormento tanto in vita quanto in morte. Ed ora sì che aveva paura della morte. Perché lui aveva testato con mano ciò che lo aspettava dopo la vita, sapeva cosa c'era dall'altra parte e aveva tremendamente paura di poter tornare indietro e rivivere all'infinito quell'eterna tortura.

Rabbrividì al solo pensiero, esalando uno sbuffo di aria condensata. Le notte iniziavano ad essere fredde, ma per lui non lo erano mai abbastanza, se paragonate al gelo glaciale che aveva provato sottoterra.

Stava per richiudere gli occhi, con la speranza di riaddormentarsi e di non sognare, ma una luce in lontananza catturò la sua attenzione. Sembravano essere i fari di una macchina e si chiese se fosse possibile che a quell'ora della notte venissero già a chiedergli di abbandonare il veicolo. Scattò sull'attenti quando si ricordò che la stazione di polizia era ora sotto il controllo di Monroe. L'autovettura si arrestò poco di fronte a lui e da essa scesero quattro o cinque persone, armate di balestra.

Theo iniziò a sudare freddo. Come meglio potè, riuscì ad infilarsi nel posto del guidatore e cercò di far partire la macchina, gettando un'occhiata ai cacciatori che si avvicinavano sempre più.

Quando finalmente, con mano tremante -da quando era così pauroso da avere le mani tremanti?- riuscì ad infilare la chiave, notò che i cacciatori si erano fermati e avevano fatto dietrofront.

Strano, estremamente strano. Nel silenzio della notte, tutto quello che Theo riuscì a sentire furono i motori della macchina accendersi ed un costante bip la cui provenienza era sconosciuta.

La chimera si guardò attorno, cercando di capire da dove provenisse quell'incessante suono.

Realizzò solo qualche attimo prima dello scoppio.

 

******

Essere fuggiasco dentro la propria casa era un ossimoro che faceva sentire strano Liam. Non era una condizione che gli piaceva particolarmente, considerando che doveva sempre stare sull'attenti, anche quando dormiva, perché rischiava di essere ucciso da un momento all'altro.

In teoria, i cacciatori sapevano che il suo branco aveva lasciato Beacon Hills, ma in pratica erano tutti a conoscenza del fatto che fossero ancora lì.

Rifugiarsi nella sua propria casa forse non era stata l'idea migliore che avesse avuto, ma per quelle notti era andata bene così, anche se la convinzione che a pochi giorni da quella parte avrebbe dovuto abbandonare il suo letto comodo per cercare un rifugio migliore, lo rendeva alquanto triste. Non tanto quanto l'idea di perdere la vita, ovvio, perciò si adattava alla nuova condizione.

Stare a casa lo aiutava anche a calmarsi e, soprattutto in quel periodo, ne aveva estremamente bisogno. Grazie a Theo -faceva quasi male ammettere che l'altro fosse stato utile- aveva capito che l'effetto dell'Anu-kite si ripercuoteva in lui tramite rabbia, che era la sua personale manifestazione della paura.

Sbuffò, nel buio di quella fredda notte.

A volte pensava che fosse troppo da sopportare per la sua giovane età. Aveva rischiato così tante volte di perdere la vita e ancora non aveva neanche compiuto vent'anni. Non voleva morire, non a quell'età.

Si rigirò su un fianco, costringendosi a dormire, quando una lontana voce sommessa chiamò il suo nome.
Il suono non sarebbe stato udibile a orecchio umano, ma a lui arrivò chiaro. Si tirò su a sedere di scatto.

Sapeva di chi era quella voce.

Theo.

******

Dopo aver realizzato cosa significasse quel suono, ebbe solo un attimo di tempo per aprire la sportello della macchina e gettarsi fuori.

Si trasformò nella convinzione di riuscire a scampare in maniera più adeguata alle fiamme e di poter così correre più velocemente che poteva.

Non si fermò nonostante il lancinante dolore che provava sulla parte destra del corpo; a farlo resistere un solo pensiero: quello di rimanere in vita, di non tornare indietro, di rimandare il più possibile quella che sarebbe stata un'agonia mille volte più insopportabile del dolore che provava in quel momento. La sua meta era una fonte d'acqua, la più vicina possibile.

Quando finalmente raggiunse un piccolo ruscello vi si gettò senza remore. Ritornò in forma umana e non riuscì a trattenere un grido quando le bruciature iniziarono a rimarginarsi. Sapeva di avere una parte del corpo completamente scottata, ma non si volle vedere riflesso nell'acqua.

Si lasciò andare un momento, abbandonato al dolce suono dell'acqua e al suo effetto purificatore in contrasto con il fuoco che sentiva ancora bruciargli la pelle. E cullato dalle impercettibili onde, pensò con dolore che l'unico posto che poteva definire vagamente “casa” era appena andato a fuoco, perduto per sempre.
Ringhiò in preda all'ira.
Non aveva dove andare, non sapeva a chi rivolgersi.

Un'immagine si formò nella sua testa ancora prima che il pensiero si insinuasse dentro lui.
«No» chiarì immediatamente, sapendo dove la sua mente voleva andare a parare. Non gli avrebbe chiesto aiuto, non avrebbe lasciato che nessuno di loro lo aiutasse.
Eppure in conflitto con se stesso c'era il bisogno di andare e di urlare questa richiesta d'aiuto. C'era il bisogno di sentirsi accolto, c'era la necessità più umana di avere qualcun altro che lo aiutasse a lenire le ferite.

Il suo corpo si alzò meccanicamente, prima che la sua mente reagisse, quasi come fosse certo che se non lo avesse fatto la ragione avrebbe preso il sopravvento e non avrebbe fatto niente ciò di quel che stava per fare.
Iniziò a correre con un'unica meta, una sola immagine davanti a sé.

******

Quando si era affacciato alla finestra un'immagine singolare era comparsa davanti ai suoi occhi. Theo stava in piedi e guardava in alto, verso di lui, completamente fradicio e con parte del corpo scottata.

Lo sbigottimento iniziale lasciò il posto alla ragionevolezza e Liam corse giù per le scale sino al portone d'ingresso.
«Cosa diavolo ti è successo?» chiese, non appena fu fuori.
Theo sospirò e raccontò ciò che aveva appena vissuto. Il giovane Dunbar rimase esterrefatto e realizzò in quel momento quanto i cacciatori avessero iniziato a fare sul serio.

«Liam» esalò Theo quasi come stesse pronunciando una preghiera. «Lo so che non mi devi niente, lo so. Ma non ho nessun posto dove andare. E.. e non» cercò di dire.

La cosa lasciò Liam se possibile ancora più sbalordito di quanto già non fosse. Sentire Theo che lo implorava con quel tono di voce che non aveva mai udito prima, che non lasciava dubbi su quanto tormentato e, sembrava quasi impossibile a dirlo, spaventato fosse, era qualcosa che pensava non sarebbe mai successo in questa vita.

Si prese qualche minuto per rispondere, tant'era confuso. La prima risposta che gli venne da dargli era che sì, ovviamente avrebbe potuto stare da lui e che anzi, lo rincuorava il pensiero di non essere da solo. Tuttavia, immagini del passato presero il sopravvento. Si ricordò di come Theo fosse subdolo, di come lo avesse usato, di come a causa sua avesse quasi ucciso Scott. Si ricordò del Theo bambino che senza alcun briciolo di sentimento lasciava morire la propria sorella per avere il suo cuore. Storse il naso con disgusto al pensiero che il cuore di sua sorella fosse dentro di lui.

Sentii la solita rabbia incontrollabile crescere e iniziò a respirare affannosamente.

«Perché dovrei?» disse solo, mentre i respiri si facevano sempre più irregolari.

Theo aprì la bocca, ma la richiuse immediatamente. Non aveva idea di cosa rispondere, non aveva niente da dire. Era stanco, spaventato e in quel momento la consapevolezza che nessuno di loro avrebbe mai potuto decidere di andare oltre a quel che aveva fatto in passato bruciava più che mai. Ed era un tipo di scottatura molto più profonda di quanto potessero essere quelle che si era appena procurato, che potevano guarire, al contrario della consapevolezza che il suo passato lo avrebbe tormentato e reso agli occhi di tutti la persona che era.

«Sai cosa? Non ne ho idea» rispose allora, con tutta la stanchezza che provava. «Probabilmente perché tu sei il tipo di persona che lo farebbe. Tu sei il tipo di persona che potrebbe darmi una possibilità nonostante tutto, tu..».

«Non cercare di manipolarmi» lo interruppe Liam ringhiando le parole. Gli occhi iniziavano a colorarsi.

«Non lo sto facendo» replicò Theo, indietreggiando. «Ma sai cosa? Se vuoi attaccarmi, attacami pure. Sfogati. Forse sono io il problema, forse tutta la tua rabbia viene fuori da quel che io ti ho fatto. E allora hai l'occasione di mettere fine ad ogni tuo problema. Attaccami, sono davanti a te. Sfoga la tua rabbia una volta per tutte con me, tanto creeresti il danno minore. Nessuno ti biasimerebbe se facessi fuori me. E allora fallo».

Le parole uscirono fuori ancor prima che realizzasse cosa volessero dire. Era qualcosa che sentiva dentro, da tempo. Era la sua stanchezza che si palesava e riversava su Liam. E si era fatto dominare dall'istinto, mentre pronunciava quelle parole, perché la ragione gli avrebbe detto di tacere, di cercare un'altra strada, una via di fuga perché non poteva morire, non dopo essersi appena salvato.

Ma lì, davanti a Liam che ringhiava e che stringeva i pugni nel tentativo di calmarsi davanti a colui che gli aveva causato tanto male, la paura di Tara era quasi svanita. Aveva lasciato il posto alla consapevolezza, a quella certezza che sarebbe comunque rimasto solo e che non avrebbe mai potuto fare niente per redimersi. E allora tanto valeva tornare indietro, dove meritava di essere.

Tuttavia, il respiro di Liam tornò ad essere regolare, i suoi occhi smisero di lampeggiare e i suoi artigli si ritirarono. Senza una ragione apparente, la rabbia era sparita e Liam non seppe cosa, nelle parole dell'altro, avesse fatto sì che essa si dissolvesse. Non seppe se era stato il discorso, o il tono arrendevole o semplicemente Theo stesso -faceva fatica ad ammetterlo, ma l'ipotesi aveva sfiorato la sua mente-, ma era riuscito a ritrovare la calma.

Spalancò il braccio verso la porta, in un invito ad entrare.

«Hai ragione» disse semplicemente, alzando lo sguardo per incontrare i suoi occhi. «Io non sono come te, io sono questo tipo di persona. Perciò entra prima che cambi idea».
Theo fece come gli era stato ordinato.

«E comunque è stato il discorso più manipolatore che potessi fare» constatò Liam una volta in casa.
Theo alzò un sopracciglio, sinceramente sorpreso.
«Vuol dire che mi viene naturale» sentenziò scrollando le spalle, con un ghigno.

Il pugno arrivò proprio sopra le bruciature che si stavano ancora rimarginando.

 

Spazio autrice:

Salve, prode lettore o prode lettrice e mille grazie per essere arrivat* fino a qui.
Questa minilong racconterà uno spaccato sulla vita di Liam e Theo. 
Ho cercato, e spero vivamente di esserci riuscita, di rimanere il più possibile in linea con i personaggi e con il loro modo di agire e comportarsi, ma ho voluto "azzardare" con Theo cercando di immaginarmi come possa sentirsi ora, che sembra una persona totalmente diversa rispetto a quanto abbiamo visto nelle passate stagioni.
Seguirò come meglio posso gli eventi della serie, in pari con la programmazione americana, ma come penso si sia notato dal testo mi sono presa qualche licenza poetica, dal momento in cui non si vede dove dormono i nostri protagonisti.
Bando alle ciance, ci vediamo al prossimo capitolo!

  
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