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Autore: luna nueva 96    15/09/2017    2 recensioni
[Baby!Fraxus]
“Fried” lo ammonì “Per l’ennesima volta: hai undici anni, è troppo pericoloso per te andare in missione. Non sai neanche padroneggiare per bene la magia”
Fried gonfiò le guance pronto a ricordargli che neanche lui aveva l’età giusta per affrontare una missione da solo, ma si diede immediatamente dello stupido. A quattordici anni- e mezzo- Laxus Dreher vantava già di uno dei poteri più sconvolgenti e pericolosi che si fossero mai visti a Fairy Tail. Poteri che, a detta di Gildarts erano destinati a crescere in maniera esponenziale.
“Prometto che sarò buono e non ti darò fastidio. E poi finchè ci sarai tu non potrà accadermi nulla di brutto”
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fried Justine, Luxus Dreher, Makarov
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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“Portami con te, Laxus-san”
“Ti ho detto di no”
“Ti prego Laxus !”
“Non lo ripeterò un’altra volta moccioso; e ora mollami

Contrariamente alle aspettative le braccine ancorate alla sua gamba rafforzarono la presa impedendogli di camminare. Se non fosse stato così seccato Laxus si sarebbe chiesto quanta forza nascondessero quei rami secchi.
Sbuffando platealmente abbassò lo sguardo fino al coso verde abbarbicato alla sua gamba. Dall’alto non riusciva a vedere altro che i suoi dannati capelli da principino e i muscoli della schiena contratti.

“Fried” lo ammonì “Per l’ennesima volta: hai undici anni, è troppo pericoloso per te andare in missione. Non sai neanche padroneggiare per bene la magia”

Fried gonfiò le guance pronto a ricordargli che neanche lui aveva l’età giusta per affrontare una missione da solo, ma si diede immediatamente dello stupido. A quattordici anni- e mezzo- Laxus Dreher vantava già di uno dei poteri più sconvolgenti e pericolosi che si fossero mai visti a Fairy Tail. Poteri che, a detta di Gildarts erano destinati a crescere in maniera esponenziale.

“Prometto che sarò buono e non ti darò fastidio. E poi finchè ci sarai tu non potrà accadermi nulla di brutto”

Si strinse ancora alla sua gamba, più per piacere che per necessità, questa volta. Addirittura ad un tipetto cervellotico di Fried sfuggiva la ragione di questo attaccamento quasi morboso verso il corpo del Dragon Slayer, o forse era ancora troppo piccolo  per porsi le giuste domande. Semplicemente sapeva che adorava quelle gambe toniche, quella braccia muscolose e- oh si, quelle spalle larghe a cui si aggrappava quando Laxus lo portava di peso a letto, dopo che Fried cadeva svenuto al suolo per i troppi allenamenti.

“Mi sembra un’ottima idea !”

Entrambi si voltarono verso la persona che aveva appena parlato: Makarov li guardava con un sorrisetto divertito

“Ma nonno!”
“In fondo è giusto che Fried compia le sue prime missioni, ma potrebbe essere pericoloso per lui andarci da solo” poi lanciò al nipote una lunga occhiata -  maliziosa (?)- che Fried non riuscì proprio a capire, ma sentì di colpo Laxus irrigidirsi- “Non vuoi che succeda qualcosa di male alla nostra nuova recluta no?”

Laxus strinse i pugni e non rispose, al che il vecchio Master comprese di aver fatto centro.

“Certo se a Laxus proprio non va potrei sempre chiedere a Mirajane di portarti con sé. Sei così carino che proprio  non riuscirà a dirti di no”
“Verrà con me”
Fried, che a solo sentire il nome della spaventosissima Diavolessa aveva stretto così forte la gamba al Dragon Slayer da rischiare di spezzargliela, sorrise di colpo e guardò finalmente in faccia il biondo.

“Davvero Laxus?davverodavverodavvero ?”
L’altro ghignò. “Va a preparare i bagagli moccioso. E staccati dalla mia gamba maledizione”

***

Più Fried guardava Laxus più si rendeva conto che sì, c’era davvero qualcosa che non andava.

Da quando erano saliti sul treno il biondo si era chiuso in un mutismo assordante. Il che non avrebbe di solito fatto preoccupare Fried- Laxus non era certo un gran chiacchierone- , ma unito alla postura rigidissima, agli occhi ostinatamente chiusi, alle unghie conficcate nella carne e al colorito…. verdognolo??? assumeva ben altri significati.

“Laxus” si azzardò a chiedere “Ma stai male?”

Il Dragon Slayer aprì di colpo gli occhi furenti e Fried temette davvero di essere colpito da un fulmine da un momento all’altro. Laxus lo guardò ancora digrignando i denti, poi voltò il capo con ostinazione verso il finestrino.

“Soffro i mezzi di trasporto”

Con il volto imporporato di un bel rosso acceso, le sopracciglia aggrottate per la frustrazione e lo sguardo deciso a non incontrare il suo, Laxus Dreher gli appariva per la prima volta in un aspetto diverso.
Molto meno Dio, molto più umano.
Cocciuto ed orgoglioso, ma umano.
 Se possibile, gli piacque ancora di più.

Uno scintillio negli occhi blu, e seppe perfettamente cosa fare.
Uscì la spada dal fodero e compose in fretta ma con precisione la Runa.

équilibre”

Laxus spalancò gli occhi di scatto, colpito.
Niente più nausea, niente più giramenti di testa, niente più debolezza cronica.
Voltò lo sguardo di nuovo verso Fried che, rimessa a posto la spada, lo stava osservando con tanto di occhioni blu per capire se il suo intervento avesse avuto successo. Quando vide che Laxus lo stava guardando stupito sulla labbra comparve un mezzo sorrisetto malandrino che prontamente nascose per non infastidire l’altro.

Laxus ghignò, rilassandosi finalmente sul sedile, pronto a godersi finalmente il primo viaggio in treno tranquillo da quando ne aveva memoria.
“Dopotutto non è stata una cattiva idea portarti con me, marmocchio”

Gli occhi di Fried brillarono.

***

Era stata una pessima- pessima!- idea, invece.

Trovare il nido di un’aquila? Rubare una delle sue uova? Niente di più facile per uno come Laxus. Le aquile erano sicuramente dei rapaci molto pericolosi per qualsiasi essere umano, ma un fulmine avrebbe dovutio essere sufficiente per tramortirla.

Il problema era arrivare fin sopra alla montagna con Fried appresso che lo avrebbe per forza di cose rallentato, se non proprio danneggiato. Fin dalle pendici Laxus aveva capito che si trovavano di fronte ad ore ed ore di cammino tutto in salita, più, per forza di cose, una scalata abbastanza ripida.
Laxus aveva scandagliato il corpo pelle e ossa del ragazzino ponderando che no, non ce l’avrebbe mai fatta e che si, sicuramente avrebbe dovuto portarselo per mezzo viaggio di ritorno sulle spalle.

Ignaro di quei pensieri, il marmocchio, trepidante per la sua prima missione, intanto non sembrava voler stare un attimo fermo, consumando preziose energie che avrebbero potuto servirgli dopo, pensò Laxus con disappunto.
 Stava quasi per ordinargli di restare a valle, spiegandogli che avrebbe fatto prestissimo e che si sarebbero comunque divisi la ricompensa, quando Fried si era voltato verso di lui, con l’unico occhio blu – quello non coperto dai capelli- liquido dall’emozione e il sorrisetto più dannatamente tenero che avesse mai visto e gli aveva chiesto: “Andiamo Laxus-san?”

Usava il “san” solo quando voleva particolarmente ingraziarlo. E ci era riuscito- ancora.

Era rimasto davanti a Fried per tutto il viaggio. Non si era mai voltato, tranne in quei momenti in cui era sicuro che il ragazzino non potesse accorgersene. Lo aveva però tenuto a portata d’orecchio ogni secondo: aveva sentito il respiro farsi sempre più pesante e affaticato e gemiti di dolore mal trattenuti ogni volta che per sbaglio si graffiava con qualche spuntone di roccia particolarmente tagliente.
Niente di preoccupante comunque.
Almeno finchè non aveva messo male il piede ed era quasi caduto da un dirupo costringendo Laxus ad un salvataggio in extremis e facendogli venire un mezzo attacco di cuore. Fried rosso di vergogna e di paura tra le sue braccia aveva mormorato un “mi dispiace Laxus-san”, talmente zuccheroso, che come al solito non aveva saputo resistere e aveva detto le fatidiche parole che aveva sperato di non dire mai.

“Facciamo una pausa”

Complimenti Laxus Dreher. Terrore di tutta Fiore, Dragon Slayer della Seconda Generazione di ‘sta ceppa, ultimo discendente di uno dei fondatori di Fairy Tail, nonché designato prossimo futuro Master, che si adattava alle esigenze di un bimbetto con il visetto particolarmente carino.
Già, complimenti di cuore.

Quando era arrivato il momento di scalare la parete rocciosa aveva però categoricamente vietato a Fried di seguirlo; già stanco com’era, il suo corpo da Principino non sarebbe riuscito a sostenere anche quella fatica e allora sarebbe stato in pericolo davvero. Gli mise una mano sulla testa e gli promise che, risolto la questione, sarebbe tornato il prima possibile, e gli aveva raccomandato di non cacciarsi nei guai. Il maghetto della rune non lo aveva contraddetto, anzi, con un rossore sospetto sulle guance si era seduto ai suoi piedi assicurandogli che lo avrebbe trovato lì al suo ritorno.
Dopo pochi metri Laxus gli aveva sentito borbottare un “Laxus-san si preoccupa per me” che lo aveva quasi fatto cadere di sotto.

Come programmato non ci era voluto molto. Una volta arrivato di sopra era bastato un fulmine ben assestato per mettere KO il rapace ed impadronirsi di una delle sue uova, che poi aveva sistemato con estrema cura nello zaino, in modo che non cadesse a causa di movimenti bruschi.

Sospirando soddisfatto poi era passato ad un’altra questione che richiedeva la sua attenzione. Durante la scalata aveva avvertito odore di elettricità nell’aria, ed ora che alzava lo sguardo in effetti poteva constatare che il cielo terso che aveva fatto loro compagnia fino a pochi minuti prima era ormai sono un ricordo. O almeno credeva che fossero solo pochi minuti. Quanto tempo era passato perché si annuvolasse così tanto? Da quanto Fried era là sotto tutto solo?

Non aveva fatto nemmeno in tempo a formulare quel pensiero che le prime gocce di pioggia gli avevano scalfito il viso. Il tempo di fare il percorso al contrario lungo la parete rocciosa e si era scatenata una tempesta in piena regola.

Fried era ancora lì, nello stesso punto. Era bagnato dalla testa ai piedi, era un fagottino tremante e i vestiti bagnati lo facevano sembrare più piccolo di quanto non fosse già.

“Per l’amor del cielo Fried perché non hai cercato un riparo?”
“Ti avevo promesso che non mi sarei mosso di qua” gli rispose il bambino cercando di frenare i tremori.

Laxus lo sentì. Ne avvertì prima l’odore invitante e poi l’immenso fragore nell’aria,e ne individuò la direzione. Coprì Fried con il corpo assorbendo in pieno il fulmine che era appena sceso su di loro e che non fece altro che saziare il suo appetito; se avesse preso in pieno Fried, però, non avrebbe avuto lo stesso effetto benefico, se ne rendeva pienamente conto.

Strinse un po’ di più tra le braccia quell’involto fradicio che sembrava star traendo calore direttamente dal suo corpo mentre pensava velocemente ad una soluzione

***

La soluzione era stata una vecchia baita abbandonata che aveva visto poche centinaia di metri più a sud.

Laxus aveva preso un Fried mezzo svenuto tra le braccia ed era corso fin lì alla velocità del tuono.
Con una cura ed un accortezza di cui non si credeva capace si affrettò ad accendere il fuoco con quello che aveva a disposizione; dopo di che tolse i vestiti fradici a Fried in modo che potesse finalmente riscaldarsi.

Mi sono preso la sua responsabilità, si diceva il biondo, e farei la figura del bamboccio se lo lasciassi morire. Un idiota che non sa neanche tenere a bada un insulso damerino, ecco come sembrerei in gilda. Dannazione Fried, svegliati !

Quando vide un iride blu oltremare metterlo a fuoco, quell’ inaspettata e ingiustificata sensazione d’angoscia sparì dalle sue membra per lasciare spazio solo al sollievo più puro.

“Laxus-san” pigolò il bambino “perché non ho più i miei abiti?”
Il Dragon Slayer inarcò un sopracciglio. Tra tante cose che poteva chiedere… ?
“Erano bagnati”

Solo allora il maghetto delle rune sembrò davvero rendersi conto di dove si trovassero.
“La baita che abbiamo visto prima” considerò. Non era una domanda. Non gli aveva chiesto perché lo avesse portato lì. Laxus considerò, con una punta di fastidio, che Fried avesse dato praticamente per scontato che si sarebbe preso cura di lui.

Era diventato così mammoletta?

Se lo scrollò di dosso facendolo finire malamente a terra, poi si alzò e gli diede le spalle.
Fuori la tempesta infuriava ancora.
“Partiremo non appena la tempesta sarà finita. Mettiti in quel letto laggiù e non fiatare più” lo ammonì duro “Mi hai già fatto perdere abbastanza tempo per oggi”

Sorrise al suo riflesso alla finestra, compiacendosi di aver ritrovato la sua freddezza e la sua inclemenza. Si compiacque di meno del singhiozzo che gli arrivò come una coltellata dritto in mezzo alla schiena, ma decise volutamente di ignorare quella sensazione di bruciante colpa.
Solo quando sentì il respiro proveniente dal letto farsi pesante e regolare, si permise di girarsi nella sua direzione. Si avvicinò al letto e si mise a studiarlo attentamente, controllando che non avesse ferite superficiali di cui non si era accorto, e di cui Fried non l’avrebbe avvisato temendo una sua reazione.

La sua attenzione venne calamitata dal neo sotto l’occhio, particolare che aveva sempre reputato particolarmente accattivante. Sembrava essere messo lì apposta per dargli l’aspetto di un principino, anche se non lo era. Cioè credeva che non lo fosse. In realtà non sapeva molto di Fried, ora che ci pensava meglio. Per quanto ne sapesse poteva anche trattarsi dell’erede sperduto del Regno, e lui era comunque lì  trattarlo come un pappamolle alla luce del sole e ad osservarlo di nascosto durante il sonno come un depravato.

Insomma, Laxus non era certo il tipo da impuntarsi su banali sottigliezze estetiche: per lui contava la forza, il potere. Della forma non se ne faceva nulla. Era anche vero però che, a discapito dei titoli, Laxus Dreher era un ragazzo di quattordici anni. E mezzo. Non era certo il tipo che metteva le mani sotto ogni gonna che vedeva in giro, ma comunque apprezzava le cose belle.
Dunque era normale che un po’ gli piacesse Fried no?

Insomma, non era l’unico a trovarlo… piacevole. Anche Mirajane sembrava avere un diabolico interesse nell’attirare l’attenzione del marmocchio.
Assottigliò gli occhi ammettendo almeno a se stesso che questa cosa non gli fosse  particolarmente gradita.
Fried gli apparteneva, questo era un dato di fatto. Era roba sua. E lo era stata fin dal primo momento in cui il vecchio Master lo aveva presentato in gilda e Laxus aveva notato come le due piccole antenne che aveva sulla testa somigliassero a delle saette. E se c’era qualcosa o qualcuno che aveva anche solo minimamente a che fare con i fulmini, allora toccava occuparsene a lui. L’aveva preso come un segno del destino e inconsciamente o meno aveva iniziato a valutare Fried di sua proprietà. Quelle saette sulla testa rappresentavano una specie di ipoteca, il suo pedigree personale.

<< Se mi trovate riconsegnatemi a Laxus >>, ecco cosa gridavano.

Perché tutti quando si parlava di fulmini pensavano a lui, e ora avrebbero pensato a lui anche guardando Fried.  

All’improvviso un fulmine si abbattè molto vicino alla baita producendo un gran fragore e il ragazzino si svegliò tremante.  Lo vide cercare di riprendersi quanto più in silenzio possibile, probabilmente per non arrecargli ulteriore fastidio dopo la sua sfuriata precedente. Ad ogni rompo di tuono però dalla sua bocca uscivano dei singhiozzi che cercava disperatamente di ingoiare. Laxus considerò che non era l’unico, in quella baita, ad essere molto orgoglioso.

Ha paura dei tuoni, si rese conto. Che poppante, dovevo immaginarlo.

Poi alzò gli occhi al cielo e fece un sospiro. Era roba sua e toccava a lui prendersene cura. Che palle.

“Fammi posto, Principino”

Fried lo osservò a bocca aperta ed occhi sgranati mentre si infilava nel letto con lui, e poi se lo tirava addosso. Una braccio piegato dietro la testa, il capo di Fried appoggiato sull’altra spalla, vicino al cuore, ma a questo Laxus non aveva neanche fatto caso.

“Tanto a me i fulmini non possono fare nulla”

Essere mammoletta andava bene, una volta ogni tanto. Ma solo con le sue cose. Quelle belle.  
  
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