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Autore: fireandblood    18/09/2017    0 recensioni
Fine del liceo, nuova vita: Camille Stevens è una ragazza timida e intelligente. Con un viaggio insieme alle sue amiche, incontra lui; un ragazzaccio prepotente. Fin dall'inizio Camille non trova niente di speciale in Mark Lenson, ma con il tempo scopre lati del suo carattere che nessuno conosce di lui. Pensare a lui le faceva venire le farfalle nello stomaco. Ma non tutte le storie d'amore sono destinate a durare. Ma la loro lotterà fino alla fine.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Camille
 
Non ho mai pensato alla mia vita una volta terminato il liceo. Ho sempre creduto che non sarebbe mai finita,che i professori continuassero a tormentarci affinché facessimo i compiti. Ma non è così.
Il liceo è, e sarà sempre uno dei posti dove lascerai il cuore. Forse mi crederete pazza, ma non si ripeteranno mai questi anni di follie, disperazioni, felicità, ansia e chi più ne ha più ne metta.
Mi guardo allo specchio e finalmente realizzo che l'estate è cominciata. I miei capelli sono un disastro. Capelli lunghi e ramati, non troppo mossi. Mi piacerebbe tagliarli, ma temo del risultato finale. Quindi per ora rimangono così.
Scendo al piano di sotto per fare colazione, e trovo mia madre seduta su una sedia. Sul bancone trovo caffè, biscotti e frutta. La solita persona perennemente a dieta.

"Buongiorno." esclamo dirigendomi verso il frigorifero.
"Ciao tesoro." sorride mia madre. E' una donna bellissima. Ha tratti nordici; bianca di pelle e piena di lentiggini (come me d'altronde), con dei capelli biondi e due occhi color azzurro cielo. Non capirò mai come faccia di prima mattina ad essere così bella anche senza un filo di trucco.
Prendo il mio solito thè e lo verso in un bicchiere. Mi siedo al bancone con mia madre che mi fissa.
"Che c'è?" le chiedo.
"Cosa farai oggi?" sorseggia dalla tazzina fumante.
Ci penso un attimo. Mi ero scordata del programma di oggi. "Vado da Sophia.". Sophia è la mia migliore amica, la conosco dal primo anno di liceo e da lì non ci siamo mai divise. E' come una sorella per me.
"Bene." dice mia madre. I suoi occhi si posano sulla porta. Che sta guardando? Forse aspetta mio padre o Alexander arrivare. "Ieri sera tuo fratello è arrivato a casa più tardi del solito. Sai cosa è successo?" chiede molto pensierosa.
"Non ne so niente." rispondo afferrando un biscotto. "A che ora è tornato?"
Mi guarda negli occhi come se sapesse che io sia complice di qualcosa. "A mezzanotte, mi aveva detto che andava ad una festa a casa di un suo compagno."
"Ti giuro che non ne so nulla. In ogni caso ha solo quindici anni, cosa c'è di male tardare di qualche minuto il coprifuoco?" lascio il bicchiere nel lavabo.
"Qualche minuto? Doveva rientrare alle undici!" esclama.
"Ma lo sai com'è fatto Alexander, non ascolta mai quello che gli si dice." affermo.
"E' solo un ragazzino, non può comportarsi in questo modo e mancare di rispetto a me e a tuo padre." è furiosa. Ovviamente la colpa non ricade su Alexander, ma su di me. Questa è la regola dei fratelli più grandi.
"E questo è un buon motivo per incolpare me di ciò?" la fisso come se volessi farle capire che detesto queste accuse insensate.
"Se scopro che tu sai qualcosa o che non vuoi rivelarmelo..." non fa in tempo a finire di parlare che la blocco con una mano.
"Smettila, per favore, è inutile che fai così. Tra qualche giorno parto e non mi vedrete più per qualche settimana. Così almeno la colpa non ricadrà su di me per un bel po'." concludo uscendo dalla cucina. Mi fa arrabbiare davvero tanto, anche per le piccole cose. Non capisce che sono irritabile ad uno stato incomprensibile.

Salgo le scale e raggiungo la mia camera. Ma preferisco fare altro.
Busso alla porta di legno bianca della stanza accanto. Niente. Busso ancora e ancora, ma non ricevo risposta. Dopo qualche secondo la porta si spalanca, e scorgo un ragazzo abbastanza alto, ma non quanto me, che si stropiccia l'occhio destro.
Entro senza farmi problemi, tanto è mio fratello; posso fare quello che voglio.
"Ma che vuoi? Vattene" mi spinge verso la porta. I suoi capelli castano chiaro sono tutti arruffati, e mi fanno ridere. Non se li taglia sicuro da qualche mese.
"No, devo parlarti" alzo la serranda per far entrare la luce del mattino. Il sole splende, E' una bellissima giornata qui a New York, ma le temperature non sono ancora spiccate come pensavo. "Mamma ti ha sentito ieri sera. Perché sei rientrato tardi?"
Esita. Lo guardo meglio e vedo che ha un brutto livido sulla spalla. "Cosa hai fatto lì?!" esclamo cercando di frenarmi il prima possibile, evitando di mollargli uno schiaffo.
"Non sono affari tuoi. Torna in camera e non assillarmi con i tuoi consigli da adolescente stupida." indica la porta.
"Non ho intenzione di andarmene senza sapere cosa ti è successo. Come ti sei procurato quel livido? O per meglio dire, chi è stato?"
Spalanca i suoi occhi verdi-nocciola. Sono rossi dal sonno. "Camille, cosa vuoi sapere? Non è successo niente, ho sbattuto a uno spigolo ieri sera. Ora torna nella tua stanza e non rompermi le palle." detto questo torna nel suo letto e si copre con le lenzuola. Stronzetto prepotente.
Attraverso la stanza verso il suo letto e gli strappo le coperte. Lui sbuffa e urla: "Levati!" si alza e tira le lenzuola, cercando di rubarmele. Ma non ci riuscirà. Certo, sarà anche più forte lui, ma io sono più alta e nessuno può averla vinta con me.
"Dimmi cosa succede o rivelo alla mamma che hai fatto a botte ieri sera con qualche ragazzino che tu reputi tuo amico." lo minaccio. Lui mi strappa le coperte dalle mani, e io mi siedo sul letto.
"Niente. Uno più grande mi ha chiesto se avevo una sigaretta e io gli ho risposto di no. Mi ha colpito alla spalla. Non ho ancora capito il motivo, ma era ubriaco fradicio, tanto che dopo si è buttato per terra e urlava cose strane." ripete a voce bassa. "Mi ha colpito veramente forte, mi fa ancora male."
"Alex" mi avvicino a lui. "potevi dirmelo prima. Lo sai che non devi andare a quelle stupide feste. Certo, dimostri un'età più avanzata di quella che hai, ma non puoi mostrarti a tutti come se fossi grande. Devi smetterla. Sta diventando una cosa ridicola." confesso sempre a voce bassa.
"Ma mi diverto, la maggior parte delle volte. E poi sono grande abbastanza da assumermi le mie responsabilità." aggiunge toccandosi i capelli. Mio fratello rimarrà sempre uno stupido. Lo è sempre stato. Non capisce la realtà delle cose.
"Senti, prima che io parta devi promettermi che non ti immischierai in risse o pericoli. Intesi?" porgo il mignolo per concludere il patto. Lui lo guarda, ma non dice niente.
"Alex?" insisto con la mano in aria.
"Okay, che palle avere una sorella." incroncia il suo dito con il mio. Gli do uno schiaffetto sulla testa ed esco. Un problema in meno. Ma non manterrà mai la promessa.

 
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"Stai scherzando?" esclama Sophia. I suoi capelli biondi ondulati riflettono alla luce artificiale della sua stanza.
"No. Il bello è che me lo ha chiesto al termine dell'appuntamento, e non durante!" replica Rachel. Siamo amiche dal primo anno. E' sempre stata una rubacuori; in due anni si è fidanzata tre volte. Non che sia quel tipo di persona che pensate possa essere, ma lei ci tiene alle sue relazioni. Non si fa mai scappare i ragazzi che le piacciono.
"Quindi vi siete baciati dopo tutto quanto?" chiede Sophia. Sta fissando Rachel come fosse un negozio pieno di dolci.
"SI! Te l'ho ripetuto un miliardo di volte! Perfino i muri capiscono più in fretta di te!" ride Rachel. Sophia le lancia un cuscino.
"Guarda che sono la più astuta qua dentro. Senza offesa, ma ho più anni di esperienza di voi." dice vantandosi.
"Io non posso proprio parlare, allora." rivelo io sovrastando la musica a basso volume che si sente dalle casse.
"Ma come? Anche tu hai avuto una relazione!" esclama Rachel. I suoi occhi scuri si illuminano di curiosità. Sophia si volta per guardarmi.
"Ma è durata solo un mese e mezzo." confesso. Sì, ho avuto un 'ragazzo', Liam, ma non era il mio tipo. Bello ma... coglione.
"Una relazione breve ma intensa." mormora Sophia. Si sta rigirando i capelli tra le dita. Come se non fossero più perfetti di così. "Dai che tra due giorni partiamo! Ci saranno un sacco di ragazzi carini, e ne devi conoscere assolutamente qualcuno!"
"Ma non succederà mai niente! Lo sapete come va a finire; sono troppo timida per conoscere un ragazzo." confesso.
"E con Liam? Se non sbaglio la timidezza con lui era scomparsa! Dai, non avere paura! E' solo una vacanza relax che ci meritiamo dopo il diploma." Rachel mi fa l'occhiolino, e si stiracchia sul pavimento. Poi si raccoglie i capelli scuri non troppo corti in uno chignon.
"Esatto! Ti accompagnerò io a fare conoscenza. Conosco praticamente tutti lì dentro, non saremo neanche una decina, credo." dice Sophia ammirandosi le unghie smaltate.
"Okay." Sospiro e lascio loro la soddisfazione di avermi convinto. Forse non sarà orrenda l'idea di conoscere nuova gente; non c'è niente di male.

Miami, arriviamo.
   
 
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