Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Juliet Leben22    19/09/2017    4 recensioni
Jon Snow torna a Winterfell prima di partire per la Barriera. Non può andarsene senza aver visto Sansa l'ultima volta.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya Stark, Jon Snow, Petyr Baelish, Sansa Stark
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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1.
 
Un’ultima volta.
Solo un’ultima volta.
L’ultima volta in cui avrebbe vedere e toccare con dolcezza i suoi capelli color fuoco, simile al suo animo che divampava e combatteva contro ogni ostacolo.
L’ultima volta in cui avrebbe potuto perdersi nei suoi occhi chiari che ricordavano tanto i paesaggi di Grande Inverno, la loro casa.
Sapeva che avrebbe dovuto essere già in viaggio per la Barriera, ma non poteva: doveva salutarla, doveva vederla.
Per l’ultima volta.
I passi erano veloci, tremanti per il freddo, ma Jon Snow non demordeva e continuava ad essere il primo della fila di soldati.
Alle sue spalle lo aspettava sicuramente una vita diversa: una lunga ragazza dai capelli biondi, giovane – forse troppo – e una corona, forse.
Ma infondo, a Jon Snow non era mai importato troppo del potere.
Davanti a lui c’era invece un cancello alto che ben conosceva. Un cancello che teneva il sicuro la ragazza dai capelli rossi che era cresciuta come sua sorella.
Ma infondo, Jon Snow sapeva che non si erano mai visti davvero come tali. 
E dietro di lei? La Morte.
Ma Jon doveva andare, doveva salvare il mondo… doveva salvarla.
Quante volte aveva immaginato di poterle dichiarare il suo amore? Troppe.
Eppure non l’aveva mai fatto. Perché non poteva pensare di perderla.
Il cancello si era aperto, rivelando una Brienne particolarmente sospettosa. Sebbene, non appena l’avesse visto, avesse fatto un leggero inchino di cortesia.
Sì, doveva parlare con Brienne prima di partire.
Le diede uno sguardo fugace, pieno di significato, e a lei non rimase che seguirlo. Percorsero il cortile, fino a giungere sulle scale di legno ormai ricoperte di neve, come l’intero paesaggio.
Lei non era nei paraggi, stranamente.
Si guardò attorno, sempre più apprensivamente, ma Brienne intervenne prontamente.
“Lady Sansa è chiusa nel suo studio, mio Re.”
La voce del cavaliere donna risuonò e cominciò a schiarire quella coltre di preoccupazioni che cominciavano a celarsi nel suo animo.
Annuì, in segno di ringraziamento. “Desidero parlarti in un posto sicuro.”
Brienne si girò svelta e cominciò a camminare tra corridoi legnosi e innevati, conducendolo in camera sua.
“Mi perdoni, ma non conosco altro posto sicuro.”
Jon sorrise. “Brienne, devo chiederti darti una missione.”
Lei fece un passo avanti, in attesa che lui si spiegasse.
“Vedi Brienne… sto per andare alla Barriera e trovare un non-morto. So che ti chiedi perché ti stia dicendo tutto questo… ma io…”
“Deve dirglielo.”
“… cosa?”
“Ho giurato di proteggere Lady Sansa e Lady Arya da sempre. L’ho osservata. Ho visto quanto è cresciuta. Ho visto quanto il suo corpo è cresciuto. Ricordo ancora quella ragazza che sognava di essere regina e di sposare un uomo che l’amasse ardentemente” si fermò, come se facesse male persino a lei dover dare voce a quei pensieri “Gli uomini l’hanno ferita, l’hanno usata, hanno preso la parte più preziosa che aveva. Hanno sfruttato la sua debolezza e i suoi sogni per il potere, per la lussuria. Eh sì, Lady Sansa non ha saputo reagire. Era rimasta bloccata, mio Re. Bloccata nel suo dolore. Nel rancore e nella paura che qualcuno, ancora una volta, le portasse via un’altra parte di lei e”
Jon inspirò e con un cenno la fermò, prendendo fiato. Gli mancava l’aria.
Quante volte aveva immaginato che le mani di Ramsey e le parole di Joffrey le facessero del male? Troppe.
Per questo, in fondo, sapeva di aver fatto la cosa giusta quando aveva ucciso il bastardo dei Bolton.
Aveva visto in quegli occhi ghiaccio la libertà.
Jon Snow aveva liberato e ucciso i veri incubi di Sansa Stark. Poi l’aveva stretta forte e l’aveva protetta. Quando lei aveva sollevato lo sguardo, però, era stato difficile non posare le labbra sulle sue. Sansa sembrava così tanto fragile tra le sue braccia.
“… quello che cerco di dirle è che io lo so.”
Jon Snow perse un battito. “Da… da quanto?”
“Da… quando è tornato. Mi sono accorta di come la guarda, di come tiene a lei… di come la protegge.”
“Brienne, tu non capisci…”
“Perché siete cresciuti da fratelli? In questo mondo ho visto troppe cose, troppi tipi di amore per negare questo sia vero…”
“No, Brienne. Io potrei non tornare.”
Calò un silenzio che raschiava la pelle. Faceva male quella consapevolezza.
“Lei tornerà” disse il cavaliere, senza aggiungere altro.
Scosse la testa e i suoi riccioli neri si mossero. “Brienne, io… devo proteggerla e… devo proteggere il Nord. A qualsiasi costo.”
Brienne lo fissò incredula e inspirò profondamente. “Daenerys Targaryen. Ho sentito molto parlare di Sua Maestà. Ho udito della sua bellezza…”
Jon Snow sollevò il sopracciglio, incredulo. “Oh, Brienne, davvero credi che sia per la sua bellezza?”
“Negalo.”
Si spostò indietro di qualche passo, quasi risentito.
Non disse nulla al riguardo.
“Ma non la amo.”
Il cavaliere aveva le fiamme al posto degli occhi. Sansa Stark era il suo fiore, proprio come Arya Stark, con la sola differenza che la ragazza dai capelli rossi – la donna dai capelli rossi – aveva appena imparato a difendersi. E senza impugnare alcuna arma.
“Ma comunque non sei pronto a seguire il cuore.”
“Mio fratello Robb è morto perché ha seguito il cuore” sancì, quasi come a giustificarsi.
“Tuo padre ha seguito il cuore. Ned Stark non è morto perché suo figlio – anche se bastardo – compisse solo il suo dovere. È morto per dare pace, speranza, stabilità... felicità ai suoi figli. Non infangare la memoria di tuo padre parlando in questo modo. Non dopotutto quello che hai realizzato…”
Sollevò una mano e il cavaliere si zittì, inchinandosi.
“Mi scusi mio Re se ho parlato troppo. Torno alle mie mansioni.”
Chiuse la porta dietro di sé e Jon Snow, il Re del Nord, si domandò quanta verità si fosse in quelle parole.
 
 
I capelli rossi le scivolavano sulle spalle, contrastando con la neve. Sansa Stark si strinse ancor di più nella sua pelliccia, alla ricerca di calore.
Si sollevò dalla sua sedia, incamminandosi verso la prima finestra da cui poteva vedere tutto il suo mondo – o da quel lato, un solo frammento.
Il contingente di Jon era tornato. Il primo che riconobbe fu Tormund, il bruto che tanto gli era fedele, innamorato follemente della sua guardia del corpo personale Brienne di Tarth.
Uscì dal suo studio, cercando di mantenere un passo composto, ma non riusciva a fare a meno di cercarlo in tutte le persone che incrociava. E che prontamente, la salutavano.
“Siete incantevoli, Lady Sansa” conosceva quella voce. Era per quello che la schiena era cosparsa di brividi. Ma non di piacere.
“Lord Baelish” pronunciò, superandolo.
“Come mai un passo così sostenuto? È successo qualcosa, forse?”
Sansa si fermò, deglutendo. Si voltò, fissandolo. “Ho delle questioni da risolvere.”
Si girò, guardando ancora una volta nel cortile, bisognosa di vederlo tra i suoi compagni.
Lord Baelish si accostò a lei. “Cercate qualcuno, forse?” le girò attorno “Ma sì, certo. Cercate il Re.”
Sollevò i suoi occhi cielo e li puntò sull’uomo che le stava volteggiando attorno. Stava provando a confonderla.
Ma lei non poteva parlare, non poteva far trasparire nulla.
“Io… devo conferire con lui.”
“Sicuramente, Lady Sansa. Perdonatemi se vi ho disturbata” indietreggiò, sgranando gli occhi e proseguendo per la sua strada.
Sansa aumentò il passo, schiantandosi quasi addosso alla sua guardia del corpo.
“Lady Sansa…”
“Brienne” pronunciò, quasi sorpresa.
“Siete… state bene?”
La ragazza annuì. “Sì. È arrivato il Re. Desidero essere aggiornata.”
Fu a quel punto che il cavaliere sbiancò. “Il Re sta bene. L’ho incontrato qualche istante fa.”
Inspirò e cercò di rimanere calma.
Stava bene.
“Non so dove sia ora, però…”
Sansa si congedò, frettolosamente, desiderosa di trovarlo il più presto possibile.
Scese gli scalini di legno coperti di neve e si trovò nel cortile. Si avvicinò al contingente con passi regali.
Tossicchiò.
“Lady Sansa” esclamò Tormund per primo e si inchinò.
Accennò un tenue sorriso.
“Avete bisogno di qualcosa?” domandò, nel modo più cortese che conosceva. Non desiderava minimamente offenderla.
“Cercavo il Re” quasi sussurrò.
Il guerriero dalla barba rossa non si lasciò sfuggire un sorriso. “Non saprei, Lady Sansa. L’ho visto salire. Credo sia nelle sue stanze a riposare. O così aveva detto.”
“Vi ringrazio” disse congedandosi e affrettò il passo.
Salì nuovamente gli scalini e svoltò a destra, per salire altre scale, per trovare altre stanze.
Il cuore le batteva all’impazzata: necessitava di vederlo, di sapere che realmente stava bene.
Finché si fermò di colpo davanti ad una porta di legno scuro.
Sollevò la mano, pronta a bussare, ma il cuore le batteva così forte che la stordiva.
Si fece coraggio e bussò con la mano guantata.
“Avanti” disse una voce cavernosa che ben conosceva da dentro la stanza.
Afferrò la maniglia e spinse.
Lui era di spalle e si stava togliendo l’armatura.
“Sansa” mormorò e lei chiuse la porta alle sue spalle.
Non poteva aspettare un minuto di più: gli si avvicinò a passo svelto e lo abbracciò.
Jon la strinse a sé e la sollevò di peso.
“Sei tornato.”
“Da te? Sempre, Sansa.”
“Com’è andata?” l’appoggiò a terra “Com’è la regina Daenerys?”
Jon Snow la fissò per qualche istante. “Giovane.”
“E poi?”
Si tolse la maglia, rimanendo a petto nudo e Sansa non poté far altro che trattenere il respiro per un momento.
“Lei è… bella, sì. Vuole la pace, ma alle sue condizioni.”
“Ci aiuterà nella battaglia contro gli Estranei?”
“Sì.”
Ad ogni ‘sì’ c’era sempre stato un ‘ma’ e lei lo sapeva. Ma non insistette, non disse altro.
“Ti lascio riposare.”
“Puoi rimanere, se vuoi.”
Le prese la mano e lei sorrise. “Vorrei, ma…”
“…ma?”
“Devo tornare a rispondere alle missive che ci sono giunte…”
“Da cosa stai scappando?”
Sansa non si era accorta di essersi avvicinata tanto da poter sentire il suo respiro infrangersi sui suoi capelli.
Schiuse le labbra, posando lo sguardo sulle sue. Erano screpolate e lei voleva prendersene cura, aiutare la sua pelle a ricrescere.
C’erano tante cicatrici sul corpo di Jon Snow, Re del Nord, ma a Sansa era sicura di non aver mai visto un corpo più affascinante.
“A cosa pensi?”
“Che devo andare. Non posso rimanere.”
“Perché?” non lasciava la sua mano.
“Jon… ti prego.”
All’udire quel tono supplichevole, il Re le aveva lasciato la mano e lei era corsa fuori. Stava perdendo il controllo.
 
 
 
 
Lanciò la spada a terra, con rabbia.
Era scappata via. Da lui, dal suo corpo.
Però, l’aveva lasciata andare. A quel tono supplichevole non aveva saputo opporre resistenza.
Lui non voleva essere un altro Ramsey.
Ma ora si trovava lì, seduto sul letto, con la testa tra le mani. A pensare che nulla andava come voleva, che dopotutto lei doveva essere libera di sposare l’uomo che meritava.
Ma infondo, avrebbe voluto essere lui quell’uomo. Mentre le parole di Brienne di Tarth gli vorticavano nella mente.
Il pensiero che più lo feriva era, però, la consapevolezza che quei momenti –forse- non avrebbero potuto ripetersi.
Quello faceva male.
Infondo sarebbe morto, lei avrebbe potuto dimenticare qualsiasi cosa… lui le avrebbe detto.
Jon Snow, per un attimo, si concesse di immaginare un buon finale a quella rivelazione, ma non riusciva.
L’avrebbe persa. Ma comunque, l’avrebbe persa lo stesso. Sapeva che la regina dai lunghi capelli biondi lo aspettava.
Daenerys Targaryen era più donna di Sansa, più abile nell’arte della seduzione.
Ma quello che a Jon non piaceva era la seduzione consapevole e voluta. Sansa e Ygritte avevano quella sensualità inconsulta e non controllata che tanto lo facevano impazzire.
Quel pensiero lo fece sorridere.
Ygritte. La prima donna che aveva amato con tutto se stesso. Dopo di lei, aveva creduto che non avrebbe più amato.
Ero ecco lì, a struggersi d’amore per chi? La ragazza che aveva solo conosciuto il male “dell’amore”.
Certo, se amore si poteva chiamare.
Si stese sul letto, cercando di riposare un poco.
 
 
 
Era arrivato il momento di chiudere i giochi e Lady Sansa lo sapeva. Diede un’occhiata fugace a sua sorella Arya che ghignò per un istante, entrando alla sua schiera nella Sala del Consiglio.
Erano tutti seduti, i Lord e capi degli eserciti. Lyanna Mormont, con il suo sguardo gelido e severo, sembrava potesse leggerle l’anima.
Sansa Stark continuò a camminare, a testa alta, fino a superare anche il tavolo di legno dietro cui si sedevano – e si erano seduti - i Re e le Regine di Winterfell. Prese posto, al centro, dove solitamente c’era il Re, che in questo momento non era presente.
Ser Davos prese congedo e tornò dopo un istante – a Sansa parve decisamente meno – con Jon Snow al suo fianco.
Sansa boccheggiò, schiudendo la bocca, senza sapere cosa fare. Si alzò, in preda alla vergogna per aver preso il suo posto in sua assenza, ma Jon non disse nulla.
“Sieda, Lady Sansa. Non è un posto che devo ricoprire io in questo momento, credo.”
La ragazza dai capelli rossi fuoco deglutì e fece un cenno con il capo, cercando di ricomporsi.
Arya si pone di fronte al tavolo, pronta a udire le parole di Lady Sansa. Al lato, appoggiato quasi al muro, Lady Baelish guardava incuriosito la scena.
“Sicura di volerlo fare?” domandò Arya Stark, con le mani strette dietro la schiena, dritta.
Sansa rimane per un istante in silenzio, con lo sguardo fisso su di lei e le mani che tremano. “Non si tratta di quello che voglio. Ma di quello che mi impone l’onore.”
“E cosa ti impone l’onore?” ribatté Arya, volendo più chiarezza. Agognando quelle parole.
“Che difenda la mia famiglia da coloro che la mettono in pericolo” disse la ragazza dalla pelle di porcellana e vide Lord Baelish, di sfuggita, sogghignare. “Che difenda il nord da coloro che vogliono tradirci.”
“Molto bene. Procedi.”
E allora Jon osservò la ragazza accanto a lui inspirare profondamente. “Su di te pende un’accusa di omicidio. Su di te pende un’accusa di tradimento. Come rispondi a queste accuse… Lord Baelish?” affermò, con convinzione, voltandosi verso il diretto – e inaspettato – interessato.
Il sogghigno dell’uomo si spense e per un attimo, Jon, non riuscì a nascondere un sorriso.
Lord Baelish si guardò attorno, confuso.
“Mia sorella ti ha fatto una domanda” disse Arya, parecchio divertita.
L’uomo allora si voltò verso Sansa completamente. “Lady Sansa, perdonami… sono un po’ confuso.”
“Quale delle accuse ti confonde? Cominciamo da quelle più semplici.” Spinse il bacino in avanti, vogliosa di emettere quella sentenza che tanto la spaventava. “Hai ucciso nostra zia, Lysa Arryn. L’hai spinta nella Porta della Luna e l’hai guardata precipitare. Lo neghi?”
“L’ho fatto per proteggerti.”
“L’hai fatto per impossessarti della Valle” ribatté “Prima hai cospirato per uccidere Jon Arryn. Hai dato a Lysa le lacrime di Lys per avvelenarlo. Lo neghi?”
“Qualunque cosa possa averti detto tua zia… era una donna disturbata” disse, spostandosi al centro della sala, poco davanti a Arya “Vedeva nemici ovunque.”
“Hai fatto mandare una lettera a Lysa ai nostri genitori per dirgli che i Lannister avevano ucciso Jon Arryn ma eri stato tu. I confitti tra Stark e Lannister sono iniziati a causa tua. Lo neghi?”
“Non so nulla di questa lettera, Lady Sansa.”
“Hai tramato con Cersei Lannister e Joffrey Baratheon per tradire nostro padre, Ned Stark. A causa del tuo slealtà, è stato imprigionato e poi giustiziato con una falsa accusa di tradimento. Lo neghi?” esclamò, scandendo bene le ultime parole.
“Lo nego! Nessuno di voi era lì per vedere cosa è accaduto! Nessuno di voi sa la verità!”
“Gli hai puntato un coltello alla gola e gli hai detto che l’avevi avvertito di non fidarsi di te” intervenne Bran, sorprendendo tutti.
Lord Baelish era senza parole.
“Hai detto a nostra madre che questo pugnale apparteneva a Tyrion Lannister” disse Arya “Ma era solo un’altra delle tue bugie. Era tuo.”
“Ho fatto tutto questo per proteggerti.”
“Proteggermi? Ah, per quello mi hai venduta hai Bolton?”
Pronunciare quel nome, dopotutto quello che era successo, la faceva ancora tremare.
Jon, accanto a lei, non riusciva a fare a meno di fissarla, rapito, da quel coraggio e da quella forza che stava tirando fuori.
“Ti conosco da quando eri bambina… se potessi parlarti in privato… ti spiegherei ogni cosa” pronunciò, ormai quasi in ginocchio di fronte a lei.
Lord Baelish era terrorizzato e Sansa aveva lo sguardo più gelido che mai.
“Qualche volta quando cerco di capire le motivazioni di una persona faccio un piccolo gioco. Presumo il peggio” inspirò “Quale sarebbe la ragione peggiore che avresti per mettermi contro mia sorella?” Lord Baelish si sollevò “Perché è questo che fai, vero? È quello che hai sempre fatto… metti famiglie contro famiglie, sorelle l’una contro l’altra. L’hai fatto con nostra madre e sua sorella Lysa e hai provato a farlo anche con noi.”
“Sansa, ti prego…”
“Non imparo in fretta, ma imparo.”
“Dammi la possibilità di difendermi, ti prego o…”
Jon stava per mettere mano alla spada, quando vide Sansa tremare. Fu quasi un tremito impercettibile.
“Ti ho amata più di chiunque altro… ma a te non bastava. Nonostante tu mi avessi promesso la tua mano, tu hai scelto qualcun altro accanto a te. Qualcuno che, cari amici, non potrà mai avere!” il tono era passato da quello di una preghiera a quello di un’accusa.
Il Re lo fissò, in silenzio, in attesa che pronunciasse quel nome.
“Oh sì. Ha scelto lui!” disse indicando Jon “Suo fratello. Ha scelto di donarsi a suo fratello!”
Sansa schiuse la bocca, senza sapere come reagire.
“State ingiuriando la vostra Regina?” intervenne prontamente Arya. La sua voce scosse per un istante Sansa, che desiderava solo nascondersi in quel momento.
“Negatelo!” esclamò Lord Baelish, ormai disperato.
Mormorii si levarono tra i presenti e Jon Snow perse un battito. Ser Davos gli si avvicinò, intimandogli di nascondere meglio quel sorrisetto appena accennato.
Però era difficile.
Anche in quel momento: moriva dalla voglia di intervenire che sì, non gli importava che fosse sua sorella – sorellastra – ma che la voleva, la desiderava, l’amava.
“Vorrei interloquire privatamente con mia sorella per qualche istante, per scegliere al meglio la vostra pena, Lord Baelish” non attese nemmeno che ribattesse qualcosa, Arya Stark con un passo quasi militaresco si incamminò verso la porta della stanza adiacente e Sansa, ancora imbarazzata, la seguì.
Arya chiuse la porta dietro di sé.
“Ci stai ripensando?”
Scosse la testa. “No. Solo che…”
Le mise una mano sulla spalla. “Sansa, sono evidenti i tuoi sentimenti per lui. Mi è bastato uno sguardo per capirlo… se l’ho capito io che sono tornata adesso… Anche le persone che ti stanno accanto lo avranno capito sicuramente.”
“Ma… lui è il Re e io sono sua…”
“Sei la sua sorellastra, Sansa. Sorellastra. E allora? Questa cosa non può cambiare. Mi dispiace. Ma se è lui la persona che ami… chi sono io per giudicarti? Non lasciarti zittire da quel viscido essere. Non ne ha il diritto. Rispondi, menti se necessario. Ma vai là fuori e zittiscilo. Per sempre.”
Le parole della guerriera le diedero coraggio e una lacrima delicata le solcò il viso, ma lei prontamente la fermò.
Si sistemò i suoi capelli rossi con fare fintamente interessato e uscì dalla porta, pronta a enunciare la sua sentenza.




Nda: Ciao a tutti! Sì, lo so. Ho mille cose in ballo... ma mi ispirava troppo scrivere questa storia. Eh sì, come al solito posto a orari assurdi... ma ormai ho perso le speranze! AHAH.
Questo è il primo capitolo della mia Jonsa.. spero che possa piacervi.
Un abbraccio a tutti!
Juliet
 
   
 
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