Eccomi con questa nuova fanfiction. Siate buone vi prego, ci sto mettendo tutta l'anima per questa storia. I Tokio Hotel non mi appartengono (purtroppo). Buona lettura!
Un
mese da Dottor Sorriso
Prologo
Gli occhi lucidi
di Bill avevano
fissato quel vetro, senza capire, per ore.
Quel senso di
amarezza sulla pelle
era forte, sempre più lancinante e non dava segni di voler
scomparire.
Picchiettava
forte e si insinuava
nelle sue vene, nella sua membra, ma non riusciva a dare nome alla sue
sensazioni.
Paura? Anche
quella si, benché i
medici erano stati contenti dell’operazione.
Eppure un senso
di angoscia si faceva
strada in lui, percorrendo i suoi muscoli, schiacciandoli lasciandolo
senza
energia.
Nel
silenzio e nel buio del corridoio
squillò un cellulare e fu come se tutto l’ospedale
si accendesse di una nuova
speranza, l’avevano trovato.
Due occhi color
nocciola stavano
fissando un altro paio di occhi impenetrabili.
La chioma nera
di Bill si mosse
impercettibilmente. –È necessario?-
Gli occhi di
David luccicarono.
–Certo. Mi è stato chiesto espressamente la vostra
presenza per fare pubblicità
all’organizzazione-
-Ma non siamo
pagliacci!- arrancò Tom
in cerca di una scusa.
Gustav a braccia
conserte osservava
pensieroso David. –E quanto dura?-
-Circa un mese.
Sentite, questo
lancio per il sociale farà parlare i mass media e sarete su
tutti i giornali.
Rifiutate e finirete comunque sul giornale, ma come ragazzini privi di
interesse per gli altri-
-Il fatto
è che comunque ci sarà
gente che crederà che questa scelta è frutto di
una campagna pubblicitaria per
noi, e non avrebbero tutti i torti- ammise Georg.
David
scrollò la testa. –È stata
l’organizzazione che ci ha chiesto di trovare qualcuno che
potesse far
pubblicità alla loro iniziativa e io ho deciso VOI-
Bill
guardò i suoi compagni, tutti
erano ormai arresi.
-Ok- gemette
verso David. –Faremo
questa cosa, ma se ci troviamo male…-
David fu troppo
felice della
decisione, che non ascoltò nemmeno il discorso di Bill e
uscì dalla stanza
euforico.
Tom
sbarrò gli occhi. -Ci ha fregati
in pieno!-
Bill
guardò la scrivania di David.
–Beh possiamo sempre fargliela pagare-
Gustav gli diede
una pacca sulla
schiena. –Rassegnati Bill, mica vuoi uccidere dei bambini per
salvarti te!-
-Ma secondo voi
io starei bene con il
naso rosso?- domandò Georg, pensieroso.
-Saresti bello
come il culo della
padella, Georgino- ironizzò Tom, poco allegro.
-Cioè??-
Bill
ridacchiò sotto i baffi. –Lascia
stare. Sono solo fantasie di Tom-
E gustav
scoppiò in una risata tra
l’ilarità e la disperazione, non sapendo se rideva
più per non piangere o
rideva perché davvero voleva ridere.
Gli occhi di
Bill stavano consumando
avidamente una coppetta di gelato, tenuta stretta nelle mani del suo
proprietario.
-Ne voglio una
anche io,Tomi!-
piagnucolò a braccia incrociate.
Tom lo
fissò. –E perché non alzi il
tuo bel sederino per andare a prendertelo? Ok va bene, va bene- rispose
rassegnato alla vista degli occhioni dolci di Bill.
Tornò
al tavolo con due coppe giganti
di gelato e ne posò una davanti a se e una davanti a Bill.
Mentre stavano
mangiando il
buonissimo gelato, arrivò una domanda da parte di Bill.
-Tomi, ma
secondo te dobbiamo pulire
pannolini?- chiese rabbrividendo nel fare la domanda.
-No, sono
più grandi questi bambini e
dobbiamo solo farli ridere. Ci vestiamo da pagliacci e facciamo cose
sceme-
rispose, liberando sulle labbra un tenero sorriso.
Bill
saltellò allegro sulla sedia.
–Che bello, Tomi! Sarà divertente!-
Gli occhi di Tom
si chiusero a due
fessure e guardò torvo Bill. –Ma non eri contro
questa “cosa”?-
-Ohhhh, nooooo.
Io adoro i bambini-
affermò con un sorriso grande come una casa.
Tom
cominciò a pensare che Bill temeva
solo i pannolini. Mentre lui, con i bimbi non ci sapeva proprio fare.
-E se scoprono
chi siamo?- continuò
con l’interrogatorio.
-Impossibile
Bill, perché avremo la
faccia ricoperta di trucco!-
Bill rimase
senza respiro. –Cosa?-
-La faccia
sarà tutta bianca e la
bocca rossa e il naso rosso e i capelli verdi!-
Il suo gemello
stava quasi per
svenire.
-Stavo
scherzando! Avremmo un
cappello per cui non dobbiamo tingerci i capelli-
Bill rinvenne
lentamente. –E metteremo
quelle scarpe enormi?-
Tom
annuì, finendo il suo gelato. Il
cucchiaio grattò il fondo e Tom spinse la coppetta verso il
centro del tavolo.
-Potrebbe
piacermi, Tomi-
-Potrebbe
essere, nella vita non si
sa mai-
-Da quando fai
questi discorsi, Tomi?
-Da quando
convivo con la tua
imprevedibilità, Bill-
Bill lo
fissò indispettito.
Tom
ridacchiò e insieme si
allontanarono verso casa, la loro dolce casa.