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Autore: Yuuki_Alison    24/09/2017    0 recensioni
Fu solo un attimo, un piccolo spiraglio di luce attraversò i suoi occhi vitrei e li illuminò. Le labbra schiuse per lo stupore, la vista concentrata su quel piccolo angelo umano e il cuore, quell'organo involontario tanto capriccioso, a riprendere quello che un tempo era un battito.
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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4. Ciò che il cuore non dice.



Passò circa un mese dall'ultima volta che vide i suoi magnetici occhi argentei. Da allora non era cambiato quasi nulla, se non per un avambraccio fratturato in un modo assurdo e una sfortuna che sembrava l'avesse colpita in pieno. 
Più il tempo passava, più si accorgeva di aver fatto lo sbaglio più grande della sua vita; aveva capito il perché tutte le volte che era fuori casa si sentiva in pericolo, il perché durante una normale passeggiata una macchina uscita da chi sa dove stava per investirla... il perché una caduta dalle scale le costò la mobilità momentanea del braccio sinistro.
Tutto tornava, come il filo della matassa che veniva riavvolto in un movimento leggero, quasi fluttuante. 
Un suono stridulo la ridestò dallo stato di trance in cui era caduta, il professore di arte la guardò male.

"Eliana! Se non ti va di ascoltare la mia lezione puoi anche accomodarti fuori!" sbraitò.

La ragazza sbuffò e aprì il quaderno degli appunti, facendo finta di scrivere. A un tratto vide un guizzo attraversare la finestra e balzò quasi in aria quando notò sul proprio banco una pergamena arrotolata. Con sguardo preoccupato, la aprì.

"La tua sola vicinanza mi mette in enorme difficoltà, la distruzione fisica da sopportare è qualcosa che un'umana come te non potrà mai capire. Per tale motivo volevo riguardarti su una cosa: l'amicizia fra un umano e un essere divino non può coesistere sullo stesso piano, perciò, dimentica l'insieme di ciò che hai visto o altrimenti sarò costretto a porre fine alla tua misera vita. Addio." 

Piccole e candide gocce salate rigarono veloci le guance e bagnarono la pergamena retta a malapena dalle mani tremanti della giovane. Piccoli singhiozzi la scossero e si alzò di scatto dalla sua postazione, lasciando che i sinuosi capelli le coprissero il volto. Corse fuori dall'aula a più non posso, ignorando le urla dell'insegnante e si rifugiò nel bagno (fortunatamente vuoto) dove sfogò la sua paura repressa.
Al suono della campanella, la porta si aprì di scatto e Martina andò vicino all'amica. Si sedette al suo fianco senza pronunciar parola quando un piccolo sospiro uscì quasi involontario. 

- Eliana ... so che è un momento difficile per te, anche se non ne vuoi mai parlare e perciò non conosco nessun modo per aiutarti, però mi rattrista molto vederti così quindi trascorrerai più tempo con me e Silvia, è un ordine. - disse fermamente.

Eliana si voltò per guardarla e con un leggero sbuffo si accarezzò le guance ormai asciutte.

- Perché Silvia è in classe? - chiese inarcando di poco un sopracciglio.

- La scusa della porta rotta non funziona con quel rompiscatole. - rispose roteando gli occhi.

Dopo essersi guardate per un istante, tutte e due scoppiarono a ridere e, dopo che Eliana si calmò del tutto, rientrarono in classe. 

Il pomeriggio arrivò e, come promesso, le tre si incontrarono nel parchetto vicino casa. Aveva piovuto da poco e l'aria fresca accarezzava la pelle nivea della giovane che chiuse gli occhi, beandosi di quella sensazione rilassante. A un tratto si sentì tirare per un braccio, Martina la stava conducendo alle altalene, ridacchiando. 

- Martina, aspetta, sono bagnate! - replicò, prima che quest'ultima la spinse sulla seduta zuppa d'acqua e rise subito dopo.

- Tanto è solo acqua. - rispose, inclinando di poco la propria e facendo cadere l'acqua in eccesso. 

- Esattamente, solo acqua. - continuò Silvia, asciugandola minuziosamente con tanti fazzoletti.

Eliana non poté fare a meno di sospirare e ridacchiare subito dopo, sapeva il perché Martina stesse facendo tutto questo. 
Ed eccoli lì, di nuovo quei pensieri come un fulmine a ciel sereno. Lo sguardo perso nel vuoto, quei grandi occhioni color cielo di primavera persi in un abisso profondo.
A un tratto, una folata di vento la riscosse da quello stato in cui era caduta e, appena alzò il viso, incontrò lo sguardo di Martina che la scrutò con un sorriso appena accennato, un sorriso dai tratti malinconici.
Quello sguardo valeva più di mille parole, più di quante il cuore ne potesse urlare in quel preciso istante.
L'amica alzò la mano e le spostò alcune ciocche di capelli che le erano finite davanti gli occhi.

- Sai... dovresti legarti i capelli o ti si scompiglieranno tutti. - accennò con voce bassa. 

Eliana annuì e si portò i capelli in una piccola coda bassa. Poi, iniziò a dondolare, seguita dalle due e tentò di non pensare, anche solo per poco, a quell'iceberg che cercava di seppellirla senza pietà.

Il resto del pomeriggio trascorse spenseriatamente, tra una partita al bowling e un gelato nella gelateria più rinomata della città. Il ritorno a casa fu più leggero, stare con loro era stata proprio una buona idea.


Nel frattempo, Colui che brandiva il controllo della vita e della morte, continuò quel suo frenetico lavoro. Alzò lo scettro e raccolse le anime delle vittime morte a causa di un incendio in quel piccolo locale. 
Si accorse della mancanza di un'anima e si guardò intorno, come un falco che cerca la propria preda. 
Il poveretto che era riuscito a sopravvivere all'incendio osservò la figura terrorizzato, il viso sporco di polvere e il fumo a invadergli i polmoni.

"John Wattis, irlandese trasferitosi in Italia nel duemila quando aveva ancora undici anni, morto per l'incendio nel locale "Gocce di notte" la sera del venti febbraio duemiladiciassette".

Il ragazzo continuò a non capire ma, quando vide l'essere brandire un'ascia, sgranò gli occhi e lacrime rigarono veloci il viso, lasciando intravedere il colore della pelle sotto quello strato di polvere.
La Morte alzò l'arma e scrutò il ragazzo da sopra il suo sguardo gelido.

- Le tue ultime parole?

- Non farlo.. - i singhiozzi lo interruppero - diventerò padre fra pochi giorni... - continuò, mentre la voce tremava.

- Tua moglie saprà prendersi cura di lei e del bambino da sola - accennò un ghigno, prima di affondare la lama nel ragazzo che chiuse gli occhi nell'attesa di perdere la vita.

Calde gocce di sangue gli schizzarono sul viso, macchiando la pelle lucida. Lo sguardo insensibile di fronte a tutta quelle distruzione, le labbra curvate in una smorfia, l'espressione disgustata, tutte impresse a fuoco sul suo viso per nulla provato. 



Tempo prima, in cielo c'era stata una convocazione urgente e non poteva assolutamente denigrare quella riunione. Si presentò con la speranza di poter continuare a vedere Eliana senza che questo desse fastidio a qualcuno dei piani alti quando, dalla pesante porta entrò un consigliere, accompagnato da due sottoposti.

- Non so cosa ti sia passato per la testa, ma devi smettere assolutamente di vedere quell'umana o verrai distrutto nell'immediato.-

- E' questo il modo in cui mi ripagate dopo tutti questi anni di servizio? - replicò la Morte, digrignando i denti.

- Sapevi questo fin dall'inizio. E' un avvertimento, mi auguro seriamente che tu intenda perseguirlo per evitare ripercussioni piuttosto gravi. Con permesso. - terminò, congedandosi.




"Tsk...", scosse la testa, facendo dondolare le gambe dal cornicione di un palazzo, mentre si lavò le mani sporche di sangue sotto il getto dell'acquazzone. Si portò le mani al viso, la pioggia si scontrava contro la sua pelle diafana come le onde si infrangevano sugli scogli. 
Socchiuse i sottili occhi e schiuse di poco le labbra, quel tempo gli riportò alla memoria la prima volta che la vide, lì, da dietro quella finestra. 
I capelli, ormai incollati al viso, erano cresciuti più del dovuto ma in fin dei conti non gli stavano male.
"Che sciocchezze..." si ritrovò a pensare mentre un fulmine deflagrò a pochi passi da Lui. 
Voltò il viso e scorse la nera figura del consigliere, i lunghi capelli biondi che venivano trasportati con poca curanza dal vento e dalla pioggia e gli occhi, simili a quelli di un gatto, che brillavano nel buio. Sfoggiando un sorriso sadico, pronunciò:

"Sei stato nuovamente convocato."




Angolino autrice: Scusate per l'assenza ma in questo periodo di tempo ho avuto molto da fare. Ringrazio tutti coloro che seguono la storia o chi soltanto legge. Non sapete quanto valete per me! Inoltre, questo era il penultimo capitolo. Sono triste al solo pensiero che il prossimo sarà l'ultimo, mi sono affezionata ai personaggi. Comunque, vi ringrazio nuovamente e se volete, fatemi sapere cosa ne pensate, per me è molto importante sapere il vostro parere. Alla prossima! <3 ^///^ 
   
 
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