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Autore: Biker    25/09/2017    1 recensioni
Quando dolore e odio segnano il passato e il futuro. Ma l'amore non tarda ad arrivare
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Ataru Muscle, Kevin Mask, Nuovo personaggio, Robin Mask, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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L'energia incomincia a sparire. Sento il mio corpo ormai al limite. Tutto il dolore ritorna impetuoso a scuotermi. Crollo, sfinita. Il silenzio riempie lo stadio. Nessuno osa parlare. In un attimo è tutto buio. Apro gli occhi. La stanza è tutta bianca e dei macchinari sono accesi vicino a me. Ho un forte mal di testa. Mi sembra di aver già vissuto questo momento. «si è svegliata! » «Mary. Mi senti. » « dove mi trovo» «sei in ospedale.» non riesco a capire chi mi parla. Cerco di mettere a fuoco ciò che mi circonda. Vedo Kid che salta di gioia. Come se non mi vedesse da tanto tempo. Corre fuori a chiamare il dottore. Robin è lì seduto ad un angolo della stanza. Sembra che stia lì da molto. C'è anche Kevin. « cosa è successo?» mi sento confusa. Mi siedo. Kevin mi risponde « dopo l'incontro hai perso i sensi. Sei rimasta in questo stato per più di due mesi. Avevi alcune fratture e un danno alla testa.» « l'incontro. È tutto così sbiadito e lontano.» ho frammenti qua e là che vagano. Immagini vaganti. Ma non riesco a prenderle. Restano lì sotto la superficie per un attimo per sparire nel buio. « Robin» mi guarda. Come al solito è immerso nei suoi pensieri chiuso in silenzi lunghissimi. Sembra che non sia contento di vedermi. Resta distante e freddo. Non faccio in tempo a prendere parola che entra il dottore ordinando agli ospiti di uscire. Finita la visita il dottore mi dice che devo restare per almeno cinque giorni. Robin non torna più in camera e nemmeno nei giorni successivi. Esco dall'ospedale abbattuta. Nessuno è venuto da me. Forse avevano da fare. Mi sono ripetuta questa scusa più volte cercando di ignorare la delusione. Cammino sorretta dalla stampelle. Ad un tratto sento il clacson di una macchina che accosta vicino a me. Mi volto. È Robin, nella sua Jaguar nera. Resto lì a fissarlo per un po'. Mi fa segno di salire. Piano piano entro in macchina. È bellissima. « ciao» gli dico timidamente. Mi guarda senza rispondere e parte. Il rombo del motore sovrasta tutto. Resto in silenzio. Ci fermiamo ad un semaforo. Si degna a guardarmi. Faccio finta di niente. Ma mi prende il mento con le dita e mi fa voltare la testa. Ci guardiamo per alcuni secondi interminabili. Scatta il verde e la sua attenzione va di nuovo sulla strada. Non so dove stiamo andando. Giuda per un po'. Arriviamo davanti ad un albergo. Entriamo nell'atrio e saliamo fino ad una stanza, credo sia la sua. È immensa, incredibile mai visto niente del genere. Sento che chiude la porta a chiave. « perché mi hai portata qui? » « dopo quello che è successo non tutti sono d'accordo a volerti con loro» «capisco» in quei giorni all'ospedale avevo avuto molto tempo per pensare e ricordare tutto. «quindi? Cosa faccio» « resterai con me » «perché non sei venuto a trovarmi allora? Sei sparito.» « sinceramente ciò pensato molto se venire da te e proteggerti» abbasso la testa. Mi sento ferita però non riesco a non chiedergli scusa. Mi fissa « tranquilla non tutti ti sono contro. Come hai potuto vedere Kid e Kevin sono con te» « chi altri non mi vuole» «Baffaloman è molto arrabbiato. Sapeva che non eri adatta. Inoltre,io stesso ti avevo proposto di stare lontana dal ring. Aiutare gli altri. All'inizio avevi accettato ma poi hai fatto di testa tua.» mi sta rimproverando. Mi sento una bambina. Baffaloman me lo aspettavo. «chi altri?» la mia voce è un sussurro « il Sergente» alzo la testa di scatto « cosa?» « la tua forza è molto potete ed malvagia. Lui non può più esserti vicino. Come capo dei soldati flessibili deve tenerti sotto osservazione. Tu per lui, per il lavoro che svolge, presenti una minaccia. » sto piangendo. Non riesco a guardarlo negli occhi« ti avevamo avvertita» il suo tono di voce è tagliente. Mi sento trafitta. Riesco solo a piangere. « perché tu sei qui?» « sono qui solo per aiutarti. Non volevo, per mia coscienza, lasciarti sola. Ma questo mi sta costando molto.» « mi dispiace. Non volevo, scusa. Credevo di fare la cosa giusta. Non volevo metterti in questa situazione. Non ho pensato alle conseguenze. Ho perso il controllo. Io... Mi dispiace... Robin.. io » Resta impassibile. Non si avvicina, sento solo freddo. Non l'ho mai sentito così distante come in questo momento. L'ho deluso. Resto li con la testa china a piangere. «ora stai qui tra un po' torno.» «sì. Come vuoi» mi stendo sul letto. Lui va via. Mi addormento tra le lacrime. Quando mi sveglio la luce fuori sta lasciando posto al buio della notte. Robin è seduto su una poltrona mentre si fuma un sigaro. Non sapevo che fumasse. Non lo chiamo. Rimango in silenzio. Si accorge di me. Mi guarda. Abbasso gli occhi. Continua a fissarmi ma io non lo guardo. Mi sento in colpa per tutto. Si avvicina, si siede sul letto e mi alza la testa con una mano. I nostri occhi si incontrano ma per un attimo. « sembri una bambina » mi sento piccola. « forse ho sbagliato tutto» « no! » gli urlo. « è vero che vicino a te sono piccola e che ho ancora molto da imparare ma non negare tutto solo per un errore. Non sono stata abbastanza matura per affrontare gli avvenimenti, questo è vero, ma non dirmi che sono una bambina. Io non lo sono. Tutto quello che c'è stato era vero. I miei sentimenti per te sono veri. Una bambina non può provare quello che provo io per te. Mi dispiace che per colpa mia ti trovi in difficoltà. Non farei mai niente che potrebbe ferirti.» d'un tratto mi prende tra le sue braccia «cosa stai cercando di dirmi?» «che io ti amo»
   
 
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