DISCLAIMER:
Nessun personaggio purtroppo mi appartiene, non
ci guadagno nulla se non tanto giubilo nella mia vita.
The
Library
Le finestre sono sgangherate, la
porta si chiude appena, la
luce chiara ed estiva è troppo luminosa e penetra di
prepotenza dentro l’edificio
solitamente in penombra, ma a Castiel non interessa.
Lui è seduto al suo solito
posto, dietro una scrivania e
circondato da centinaia di libri. Del resto, una biblioteca serve
proprio a
questo, a sentirsi meno soli e ad essere sommersi da avventure che
desiderano
soltanto essere lette.
Castiel deve solo deciderne una.
E’ difficile
però, non è mai stato bravo in questo, ha
sempre trovato difficoltoso trovare una storia che lo appassionasse sul
serio,
per questo sta aspettando. Aspetterà per sempre.
Il purtroppo del per sempre
è che sembra non finire mai, ma
lui ha pazienza.
Ha aspettato così tanto
prima che la vita gli donasse un
regalo così bello come Dean.
Se si concentra abbastanza
può ricordare ancora delle
sensazioni: il calore della sua mano, la morbidezza dei suoi capelli,
il suono
della sua risata e il suo profumo.
A Castiel hanno sempre detto che il
profumo è l’ultimo dei
cinque sensi ad abbandonare la nostra memoria quando pensiamo a
qualcuno, ed
effettivamente è così.
Dean profuma di calore, e sebbene sia
un controsenso
inspiegabile, per Castiel è così.
Perché è quello
che sentiva quando l’altro lo accoglieva tra
le sue braccia.
Perché è quello
che ricorda meglio quando pensa alle sue
labbra.
Sono sempre state morbide.
Castiel allunga le dita sul grande
tavolo della biblioteca
per afferrare un libro, ma gli basta intuire il titolo per gettarlo
via.
Il rumore della copertina che tocca il pavimento sembra quasi
rimbombargli nel
cervello, o semplicemente è dato dal fatto che non
c’è nessuno. Non c’è quasi
più nessuno in questa biblioteca, solo ogni tanto gli capita
di incrociare
Bobby quando cerca un libro in particolare per quei suoi strani
esperimenti.
Bobby è sempre stato un
tipo strano ma gli piace, piaceva a
Dean e quindi si è impegnato per conoscerlo a sua volta, non
voleva certo
rimanere indietro.
In realtà è grazie a lui e Sam se Dean gli ha
rivolto la parola, quindi in
realtà li ringrazia per questa adorabile condanna.
Sam Winchester è il
fratello minore di Dean, il figlio bravo
a scuola su cui dover puntare, il figlio di successo con una brillante
carriera
pronta ad aspettarlo (o almeno è quello che gli ha detto
sempre il maggiore) e
Castiel ci credeva, sul serio. Era impossibile non credere a un ragazzo
che
parlava con toni così orgogliosi del proprio fratellino
così come faceva Dean.
Ed effettivamente è andata
così, Sam è tutt’ora un
importante impiegato di una qualche azienda importante da un nome
difficile,
Castiel non si è mai mosso dal suo paese per poterlo
ricordare, però sa che ce
l’ha fatta.
Del resto lui aveva solo sedici anni
quando ha conosciuto
Dean e quest’ultimo quattordici, Sammy era ancora un
mocciosetto e quindi il fratello
era costretto a portarlo in biblioteca per aiutarlo con le ricerche,
con i
compiti.
In realtà Dean
è sempre stato molto bravo e questo Castiel
gliel’ha fatto notare più volte, poco alla volta
ha incominciato ad aiutare
tutti i ragazzini presenti in quel posto compreso lui che era anche
più grande,
ma Dean gli aveva sempre risposto che erano tutte fandonie, non aveva
bisogno di
“quella roba” perché badare a Sam e al
suo futuro erano le cose più importanti.
Ma al futuro di Dean non ci pensava
nessuno.
Castiel non poteva sopportarlo.
Non che fossero chissà
quali amici, si conoscevano appena ma
Castiel lo ascoltava, sempre, era tipo rapito dal suo comportamento.
Ogni giorno Dean aiutava i ragazzi della biblioteca con i loro compiti
senza
pensare ai propri, i proprietari della struttura lo avevano preso in
simpatia,
e questo chissà per quale motivo faceva sorridere anche lui.
La prima volta che lui e Dean erano
rimasti da soli, quest’ultimo
glielo aveva fatto notare dato che lui era intendo a svolgere le sue
cose, e
probabilmente era anche la prima volta che gli rivolgeva la parola per
davvero.
Castiel ancora oggi non sa spiegarsi
come, ma quella volta
sono rimasti due ore in biblioteca a leggere insieme un libro di
avventura,
Dean lo interpretava a modo suo e questo lo faceva sempre ridere. In
generale
Dean aveva il potere di farlo sorridere.
Succedeva così raramente prima di incontrare lui.
Dean è calore, non ci sono
altre spiegazioni.
Durante i primi tempi succedeva solo
questo, Castiel
studiava per conto suo e poi quando meno se l’aspettava ecco
che sopraggiungeva
Dean, un nuovo libro tra le mani e una nuova storia da condividere
insieme. Era
divertente, era solare ed era buffo il modo in cui l’altro
incominciasse a
cercare pateticamente delle scuse per rimanere in biblioteca un
po’ più a
lungo, perché Castiel era sempre l’ultimo ad
andare via e Dean voleva rimanerci
insieme sempre più a lungo.
Dopo tre mesi Sam tornava
tranquillamente a casa senza Dean,
troppo impegnato a leggere con Castiel.
Dopo sei mesi Dean correva in
biblioteca anche senza il suo
fratellino.
Dopo un anno Dean e Castiel avevano
letto praticamente la
categoria “avventura”,
“fantastica” e “western” di
tutta la biblioteca.
Castiel sospira passandosi una mano
tra i capelli, è ancora
una folta zazzera sebbene siano passati vent’anni. Ma se fisicamente
può essere nel pieno delle
sue forze, dentro di sé è incredibilmente stanco.
Ma non importa, lui non ha fretta.
Lui aspetta.
Dean attraverserà quella
porta prima o poi e tornerà con un
nuovo libro.
Se solo potesse ascoltare ancora una
volta quella risata.
Non sa precisamente quando le cose
siano cambiate, forse
quando Dean aveva incominciato a fantasticare su di loro.
Niente di che in realtà, ma era comunque piacevole sapere di
far parte di un
piano di fuga da parte di Dean Winchester, grande conoscitore di
scappatoie
mentali e qualche volta anche fisiche, per correre via dalla monotonia
delle
loro vite.
E Castiel rideva, non faceva altro, lo fermava quando l’altro
esagerava e
alzava la voce, lo teneva stretto per un braccio per non farlo andare
via e
concentrarsi sulla lettura.
Poteva leggere da solo, certo, i mezzi per farlo non gli mancavano ma
vedere
tutto con la mente di Dean era un’altra storia.
Castiel non è mai stato un
tipo molto fantasioso, anzi non
si era mai definito una persona colorata fino a quel momento, era
più che altro
un “grigio”.
Guardare il mondo attraverso gli occhi di Dean, quello sì
che era arcobaleno.
Ovviamente col passare
dell’età avevano entrambi preso
consapevolezza di quanto stesse succedendo, però la cosa non
sembrava tangerli
più di tanto. Vivevano nel loro mondo fatto di teorie,
discussioni letterarie e
argomenti personali, Castiel gli raccontava tutto e Dean era un grande
confidente, aveva sempre un consiglio pronto da offrirgli.
La cosa che però lo faceva
stare male era il fatto che ormai
lui avesse raggiunto i vent’anni e ok, non aveva mai avuto
così tanti amici
nella sua vita e non era un dramma passare il weekend in biblioteca, ma
per
Dean sicuramente sì.
Lui era circondato da gente che gli
voleva bene, ovunque
andasse c’era sempre qualcuno che lo conoscesse, questo
glielo diceva spesso
Sam quando andava a trovarlo. Dean Winchester era uno famoso,
rispettato e
venerato, le ragazze facevano a gara per accaparrarselo e su questo
Castiel non
poteva che dar lo atto. Insomma, lui stesso si era preso una bella
cotta per il
suo compagno d’avventura.
Ecco perché
c’erano delle volte in cui non lo sopportava.
Dean era esteticamente perfetto, un
figlio e un fratello
ideale, ligio al dovere e a quanto pare anche al volontariato dato che
rinunciava alle sue belle serate per starsene in una stanza ammuffita
insieme a
lui.
Non lo sopportava, non doveva andare
così.
Dean doveva uscire e conquistare il
mondo come gli aveva
sempre ricordato che un giorno avrebbe fatto, lui avrebbe continuato a
covare
il suo sentimento non corrisposto da lontano e sarebbe andato tutto
bene.
Poteva resistere se questo avrebbe significato vedere l’altro
felice piuttosto
che incastrato in quelle quattro mura con lui.
Manco a farlo apposta quel giorno
Dean gli aveva proposto di
uscire.
Ovviamente era stato tutto perfetto.
Ovviamente Castiel non aveva potuto
fare a meno di pensarci
per tutto il giorno seguente.
Non ricorda esattamente quale libro
stessero leggendo in
quel momento, avevano finito da poco un’altra sezione della
biblioteca, e con
un tacito accordo avevano incominciato la parte dei
“romanzetti rosa” ma senza
dirlo a nessuno. Sarebbe stato fin troppo imbarazzante da spiegare, ma
i vari “Il
signore del cuore”, “L’uomo venuto dal
mare” e “Ballo con il libertino” avevano
un loro perché e Dean aveva incominciato a decantare le lodi
di un certo “Lord
Drake” definendolo un vero uomo perché
“sa
che cosa vuole e se lo va a prendere”.
Castiel a quel punto gli aveva
praticamente tirato un libro
in testa dicendogli che non era facile, non era semplice fare
esattamente
quello che si voleva e lo aveva sfidato a fare lo stesso.
E’ stata quella la sera in
cui si sono ritrovati schiacciati
tra gli scaffali di una libreria, la lingua di Dean si muoveva sensuale
nella
sua bocca e le sue mani vagavano praticamente ovunque; sulle sue
spalle, sui
suoi fianchi, sui suoi glutei, dentro i suoi jeans.
Baciare Dean era meraviglioso.
Segarsi a vicenda negli angoli
più remoti della biblioteca,
anche.
Non poteva definirsi il suo ragazzo,
ovviamente nessuno
sapeva delle loro avventure serali ma non ci aveva nemmeno mai pensato.
Gli
bastava sapere che in qualche modo Dean lo desiderasse tanto quanto
lui, questa
era la cosa che più lo emozionava.
Provava dei sentimenti verso Dean Winchester e Dean Winchester lo
ricambiava,
il resto non aveva importanza.
Era stato Dean qualche mese
più tardi a proporgli di
scappare via, questa volta sul serio.
Ma come poteva, era
senza un soldo e avrebbero dovuto prima di tutto trovare un lavoro
dignitoso
per entrambi prima di fare un azzardo simile.
L’altro pensava in grande,
Castiel cercava di moderare le
sue ambizioni semplicemente per rimanere con i piedi per terra, per
costruire
un gradino alla volta un futuro che a quanto pare erano felici di
creare
insieme.
Dean voleva davvero andare via, prima
però avrebbero finito
tutti i libri presenti nella biblioteca.
Ormai era una sfida personale.
Nel frattempo avrebbero trovato
entrambi i soldi per i
biglietti e Dean gli avrebbe cercato un lavoro.
Ovviamente le loro letture non
avevano smesso di continuare,
ogni sera leggevano anche se ogni tanto le bocche si incontravano, le
mani
arrivavano ai morbidi capelli di Dean e inevitabilmente il libro finiva
col
cadere a terra.
Non era mai stato così
difficile finire di leggere un libro
come in quei mesi. Non ne ricorda nemmeno la trama di uno solo, uno
soltanto.
Dean, solo Dean.
Ovunque, sapeva solo di Dean.
Castiel urta qualcosa con un braccio
e poggia il mento su
una mano, rimanendo immobile in quel luogo troppo angusto, malconcio e
malandato a causa del tempo, ma che non potrebbe mai abbandonare.
Da qualche parte in una linea temporale diversa ma in quello stesso
spazio, lui
e Dean stanno leggendo qualcosa, e lui continuerà ad
aspettare.
Continuerà ad aspettare
perché Dean all’improvviso non è
più
tornato.
E’ stato spiazzante
all’inizio, quando i primi giorni si è
ritrovato improvvisamente da solo, seduto al tavolo della biblioteca ad
aspettare il suo ragazzo.
Non ha molti ricordi di quei giorni,
quello che più ricorda
sono i suoni.
Ogni cosa era più pesante, più fastidiosa.
Ricorda gli scricchiolii delle sedie
al suo fianco, il
chiacchiericcio delle persone, il rumore di un giornale caduto su un
altro
tavolo poco distante, le pagine dei libri sfogliate da dita appiccicose.
Era tutto amplificato, come adesso.
Tutto innaturale.
Aveva passato in questo modo tutta la
sua prima settimana.
Da solo. In attesa. Vigile.
Non era nemmeno stato così
difficile, non con la convinzione
che Dean sarebbe tornato, che avrebbe varcato la solita porta
d’ingresso.
Dopo i primi due mesi di attesa le
prima domande avevano
incominciato a farsi strada nella sua mente, come un piccolo germe che
poco a
poco aveva incominciato a diffondersi in tutto l’organismo.
Avrà trovato qualcun
altro? Si sarà stancato? Sarà successo
qualcosa alla sua famiglia e avranno avuto bisogno di lui?
Castiel era così sicuro
dei suoi sentimenti nei suoi
confronti, così certo che non avrebbe mai messo in dubbio
l’unica cosa in cui
valesse davvero la pena crederci.
E’ stato facile non
abbattersi all’inizio, tornare ogni
giorno in biblioteca senza leggere nulla, senza porre domande e
aspettarsi
delle risposte.
Semplicemente sedeva al suo solito posto e aspettava, se Dean sarebbe
tornato
per lo meno lo avrebbe dovuto trovare così come lo aveva
lasciato.
Dopo cinque mesi Castiel aveva
domandato solamente se l’indirizzo
di casa Winchester fosse rimasto lo stesso, la risposta affermativa lo
confortava. Alla famiglia di Dean non era successo niente quindi,
stavano tutti
bene.
Dopo sei mesi Castiel continuava a
rispondere di star
aspettando qualcuno quando volevano prendere il posto di Dean, non
avrebbe
certo mai potuto accoglierlo senza la sua solita sedia.
Dopo otto mesi Castiel aveva
incominciato a chiedersi se
Dean Winchester esistesse davvero o se fosse stato un qualche scherzo
del suo
cervello e se lo fosse semplicemente inventano.
Dopo un anno, Castiel si era
domandato semplicemente il perché.
Perché Dean era andato via?
Perché dopo
vent’anni lui si trova ancora qui, in questa
putrida biblioteca abbandonata ad aspettare qualcuno che sembra
intenzionato a
non tornare mai?
Perché Castiel
è innamorato di lui, perché Dean gli aveva
promesso che sarebbero scappati insieme e così
sarà, lui continuerà ogni giorno
a tornare in questo luogo perché è il luogo dove
la sua intera vita ha
acquisito un senso nel momento esatto in cui Dean Winchester
è diventato i suoi
occhi.
Perché Castiel
è cieco, e Dean rappresenta il mondo che
riesce a percepire, che vuole vedere.
Perché lui lo
aspetterà, perché il per sempre non è
un tempo
poi così lungo quando si è convinti che prima o
poi si tornerà a guardare di
nuovo.
Delle volte è difficile,
così difficile alzarsi la mattina e
trovare qualcuno che lo accompagni almeno alla fermata
dell’autobus, il
percorso lo sa a memoria e non ha certo bisogno che gli si indichi la
strada
dopo tutto questo tempo, ma ha sempre il timore di sbagliare quindi
ogni tanto
si trova a chiedere indicazioni per esserne sicuro.
Dopo i primi cinque anni ha anche
smesso di piangere perché
Dean è colui che lo ha fatto ridere, non può
associare una persona così bella
ad un pianto disperato.
La sua è una missione.
Ritrovare i suoi occhi, riascoltare la sua voce.
L’unica cosa che
però Castiel non sa, è che il giornale che
vent’anni fa aveva sentito cadere su un tavolo poco distante
raccontava in un articolo
la storia di un ragazzo del posto, morto a causa di un pestaggio da
parte di un
gruppo di ladri che a quanto pare lo avevano seguito
all’uscita di una banca e
lo avevano pestato a sangue in un vicolo poco distante.
Dean aveva appena ottenuto un
prestito da investire in una
vita migliore, in una vita con Cas.
E nessuno ha mai avuto il coraggio di
dirglielo.
Ma non importa, Castiel
continuerà ad aspettare.
Non è detto che la
felicità arrivi in fretta, delle volte
bisogna solo avere fede. E Castiel ha fede in Dean, aspetta da
vent’anni, non
smetterà di certo adesso.
Un giorno Dean
attraverserà quella porta e lui lo sa, può
vederlo, la biblioteca tornerà pulita senza quelle pagine
ormai ammuffite e lui
e Castiel avranno di nuovo il loro angolo di Paradiso, quello in cui
scappare
via come hanno sempre sognato.
Anche con i romanzetti rosa.
Angolo
dell’autrice sfigata.
Ebbene sì, sono viva.
Mi dispiace per voi? Forse lol
Mancavo da efp da ormai un anno e Woodstock continua a guardarmi *suda
freddo*
Ciononostante ho cercato di
riprendere la tastiera in mano e
riprovare a cimentarmi con la scrittura. Non so cosa sia uscito fuori
davvero
NON LO SO ma spero almeno abbiate apprezzato lo sforzo,
perché C’E’ STATO E IO
SONO STATA MALE IN ALCUNI PUNTI.
Spero di aver partorito una cosa quanto meno leggibile, intanto
sparisco per un
altro po’ e spero questa volta, davvero, di poter tornare con
un aggiornamento
di Woodstock.
Spero di avervi fatto un
po’ di compagnia come sempre ♥