Innominabile.
A volte, in mente, guardo il male.
Il male dell'umano, che sobrio si compiace di camminare alla luce dei buoni.
Il male terreno, sporco e nefando, che di sopra luce si bagna, possedendosi giusto tra i giusti, credendo, e pensando, che la luce sia anche sua, che l'aria sia anche sua, che la primavera dolce sia anche sua.
Che dire del vero datogli dal sole; le sue dita di raggi lo carezzano in viso come madre affettuosa e l'aria gonfia il suo petto come padre orgoglioso e l'odore de' i fiori lambisce il suo senso come fosse un segreto sospiro.
Il male agisce nelle azioni medesime del bene, si bea di sopra ricchezze e forse anche più. E come riconoscere tra gli giusti, colui che prende il titolo di violenza, lodi e plausi degli ignoti e il viso solleva verso rigogliosi fasci di luce?
Posseggono, e vivono, e palpitano tra l'umani come nulla fosse.
E se non fosse?
Queste indecorose permissioni forgiano egli stessi dell'apparenza stessa di colui che il male aberra.
E se tutto gli è concesso;
se le gioie, e le meraviglie, ugualmente affondando nella melma putrida che dietro bocche di fiele nascondono... dev'essere che, allora, il male, ed il bene, intreccino le loro dita, i loro capelli, le loro pelli - sicché le dita d'uno sono le dita dell'altro, i capelli dell'uno divengono i capelli dell'altro e che la distesa di pelle fusa nasca come interminabile e labirintico deserto arabico.
Dev'essere ch'io sono tanto buono, tanto quanto quando succede ch'io sia cattivo.
A volte, in mente, guardo il male.
Il male dell'umano, che sobrio si compiace di camminare alla luce dei buoni.
Il male terreno, sporco e nefando, che di sopra luce si bagna, possedendosi giusto tra i giusti, credendo, e pensando, che la luce sia anche sua, che l'aria sia anche sua, che la primavera dolce sia anche sua.
Che dire del vero datogli dal sole; le sue dita di raggi lo carezzano in viso come madre affettuosa e l'aria gonfia il suo petto come padre orgoglioso e l'odore de' i fiori lambisce il suo senso come fosse un segreto sospiro.
Il male agisce nelle azioni medesime del bene, si bea di sopra ricchezze e forse anche più. E come riconoscere tra gli giusti, colui che prende il titolo di violenza, lodi e plausi degli ignoti e il viso solleva verso rigogliosi fasci di luce?
Posseggono, e vivono, e palpitano tra l'umani come nulla fosse.
E se non fosse?
Queste indecorose permissioni forgiano egli stessi dell'apparenza stessa di colui che il male aberra.
E se tutto gli è concesso;
se le gioie, e le meraviglie, ugualmente affondando nella melma putrida che dietro bocche di fiele nascondono... dev'essere che, allora, il male, ed il bene, intreccino le loro dita, i loro capelli, le loro pelli - sicché le dita d'uno sono le dita dell'altro, i capelli dell'uno divengono i capelli dell'altro e che la distesa di pelle fusa nasca come interminabile e labirintico deserto arabico.
Dev'essere ch'io sono tanto buono, tanto quanto quando succede ch'io sia cattivo.