Camminava dolorante
scostando alcuni
rovi della boscaglia che gli intralciavano la via. Conosceva a
menadito quel luogo magico e lontano dalla città ma quel
giorno non
aveva tempo di badare alle ferite che gli provocavano. Gli occhi
correvano dappertutto perdendosi in ogni antro scuro della
vegetazione.
Nessuno.
Imprecò continuando la perlustrazione
divenuta ormai un affanno. Da quanto tempo cercava nell'accampamento?
“No”
sussurrò scuotendo la testa.
Era davvero come gli avevano riferito i suoi amici prima di sparire
inghiottiti dalla folla tra le vie della città.
“Non può essere
vero” sbottò iracondo. “Non posso
crederci!” urlò. Il vento
sibilò scuotendogli la folta chioma castana. “Io
che...io volevo
solo proteggervi...voi...” tentò di dire qualcosa
ma la voce gli
si interruppe in gola.
Tremando tentò di calmarsi analizzando
la situazione.
Il Sole era ormai oltre le fronde degli alberi, il
fiume cristallino correva placido al suo fianco andandosi a perdere
nel mare. In lontananza chiatte colorate.
Rimase ad osservare le
imbarcazioni scivolare via verso l'orizzonte. Gli occhi bruciavano di
rabbia, disperazione, odio, paura. Le lacrime correvano giù
da
quegli occhi chiari e stanchi finendo nella terra scura. La sua terra
natia.
“E'dunque così” esclamò al
vento.
“Sono solo”.
Le imbarcazioni erano divenute ormai un
puntino colorato in lontananza, il Sole le avrebbe inghiottite presto
portandosele via. Con esse la sua famiglia, i suoi parenti, gli
abitanti del villaggio. Tutti.
Insipirò profondamente tentando di non
cadere al suolo. Cosa avrebbe fatto ora? Cosa ne sarebbe stato
dell'accampamento? Cosa avrebbe detto alle guardie? Come avrebbe
lavorato la terra e pescato da solo?
“Ehi
ragazzino” una voce burbera lo
fece scattare voltandosi spaventato.
In un batter di ciglia si ritrovò a
terra, il sangue usciva dal profondo taglio sulla tempia andando ad
imbrattare quella terra sacra. Ansimò tentando di ritrovare
la forza
di sopravvivere, di rialzarsi, di capire ma non ci riuscì.
Perso così com'era tra il suo dramma
non aveva nemmeno sentito arrivare un gruppo di uomini provenienti
dai sobborghi più malfamati di Bilgewater. Coltelli alla
mano.
Venne afferrato per i capelli e trascinato via. La voce roca e
cattiva si unì ad altre in fragorose risate malevole. Il
giovane
tentò inutilmente di liberarsi da quella presa viscida ma
non ci
riuscì. “Sai piccolo nomade, credo proprio che ti
venderò così
riavrò indietro i soldi che la tua sporca gente mi ha rubato
al
gioco” Di nuovo risate. “Conosco un gruppo di
persone interessate
ai bambini” “Credo ci pagheranno anche
bene” “Dici?” “Si
guardalo bene dai” Gli uomini parlavano senza ritegno di lui
come
una mercanzia. Il giovane in balìa del gruppo tentava di
divincolarsi ogni volta sentiva la presa farsi più debole
sui suoi
lunghi capelli.
“Su, sta buono.
Credo tu abbia
proprio ragione Stan” Esclamò quello che sembrava
il capo del
gruppo fermandosi ad osservarlo. Solo allora il ragazzo riprese aria
toccandosi automaticamente la parte dolente, ciocche di capelli
cadevano al suolo. “Oh, so che sono importanti per voi i
capelli”
Continuava ancora l'energumeno brillo. Gli altri ridevano alle sue
spalle. “Avanti Stan” esclamò ancora
l'uomo con strana enfasi
“Scopatelo”.
Tra gli uomini calò uno strano
silenzio. L'uomo chiamato Stan balbettò qualcosa.
“Dai, vediamo se
è vero riguardo quello che si dice dei Serpentini”
continuava il
capo senza staccare gli occhi dal suo prezioso bottino.
I capelli di un Serpentino valevano
oro. Figurarsi tutto il suo corpo e gli occhi poi. Gli occhi di un
Serpentino erano speciali, in grado di vedere cose precluse alla
maggior parte delle persone. Nessuno aveva mai avuto un Serpentino
tutto per sé e lui, in quel momento, aveva l'esclusiva.
L'uomo rise
dei propri pensieri sentendo le tasche già pesanti di oro
sonante.
“Bart te sai che i Serpentini se vogliono
possono...” “Cazzate
e non lui” Esclamò l'uomo indicando il giovane a
terra sui
ginocchi con lo sguardo fisso al mare. “Saremmo potuti
già essere
in fondo al fiume a fare da concime ma questo qua non credo sappia
usare i suoi poteri” Gli diede un calcio tra le costole
facendolo
rantolare. “Vedi?” Gli altri uomini fissavano la
scena
sbigottiti. Il tizio chiamato Stan si portò una mano al
petto,
sapeva che quando Bart si metteva una cosa in testa non c'era
più
nulla da fare. Sospirò guardando il giovane ricacciare
indietro le
lacrime. Giurò di vedergli un bagliore azzurro negli occhi
ma forse
era solo il tramonto.
“Avanti Stan! Chiudi gli occhi e
immagina sia una bella fighetta giovane del bordello, non credo ci
sia molta differenza” Risate, ancora risate. Stan
deglutì
avvicinandosi al ragazzo curvo a terra. “Non dovremmo tenere
la sua
verginità in modo da...” “Vuoi che
qualcuno lo faccia a te per
caso?” “N...no” Bart rise compiaciuto
dando brevi e benevole
pacche al suo fido compagno di sbronze. “Bene allora, io mi
metto
qui. Ilai! Accendimi un sigaro” ordinò alle spalle
dell'uomo
chiamato Stan che piano si avvicinava al Serpentino con un po' di
timore. “Bart dai, c'è qualcosa che non va,
dov'è la sua gente?
Perchè è solo?” “Oh
cazzo...Ilai va a fottere il culo di quel
nomade che io penso al nostro amico Stan, forse ha bevuto troppo poco
stasera” Di nuovo quelle sporche risate malefiche, miste alle
urla
di Stan.
Il ragazzo trasalì quando sentì una
presa forte artigliarsi sulle sue spalle riportandolo tristemente
alla realtà. “Puoi urlare quanto vuoi moccioso,
nessuno verra a
salvarti. Sei solo” Ancora risate.
Si svegliò di soprassalto
urlando.
“Oh, che
risveglio romantico. Bentornata principessa”
esclamò un uomo in camera con lui, leggeva un giornale
tenendo tra
le labbra un sigaro spento. “Graves”
esclamò l'altro di ritorno
dal mondo degli incubi. “Eh già piccolo mio, vuoi
la tetta della
mamma ora?” Continuava l'altro beffardo.
“Dov'è Miss Fortune?”
“Oh!” L'uomo staccò gli occhi dal
giornale per andare a guardare
la figura appena svegliata seduta sul letto ancora intontita
“Dillo
che anche tu vuoi le sue tette allora, perchè poi per porco
ci passo
sempre e solo io cazzo!” “Che ore sono?”
tagliò corto l'altro
afferrando il suo cappello dalla sponda del letto. I capelli gli
ricadevano oltre le spalle, davanti al viso. Osservava il copricapo
cercando di calmarsi. “Non è ancora ora
principessa, Miss è fuori
alla continua ricerca di quel pirata ma dico io, non scopa mai
quella?” L'altro rise alzandosi dal letto. “Non
puoi saperlo.
Casomai è da qualche parte, al caldo, tra coperte di seta a
fare
proprio quelloora” Yentava di calmarsi parlando d'altro.
“Chi
Miss?! Ma per favore...” Graves grugnì allentando
la presa dal
giornale. L'amico lo osservò addannarsi mordendo il sigaro.
Non era mai stato bravo a mentire
Malcom Graves. Era un libro aperto per uno come lui.
Fuori pioveva.
I sobborghi malfamati di Bilgewater pullulavano comunque di gente che non aveva nulla da perdere, in fondo cos'era un po' di pioggia in confronto alle loro dannazioni? Chi abitava lì aveva l'anima ormai segnata. Ladri, malfattori, prostitute, guardie corrotte, nobili decaduti, politici, alcolizzati, stupratori. Chi aveva qualcosa da nascondere abitava nelle viscere di Bilgewater e le cose si nascondevano bene a Bilgewater. La patria delle opportunità.
Sospirò
incrociando le braccia al
petto, guardava fuori dalla finestra appannata.
“Mmm,
preccupati per qualcosa poppante?” Malcom seduto al
tavolinetto
dietro di lui aveva preso a fumare il suo sigaro, il giornale
richiuso sul tavolo. “Il magnifico Twisted Fate turbato da
una
partitina di poker?” L'altro sorrise riflettendosi sul vetro
della
finestra, guardava l'amico senza aver bisogno di voltarsi.
“Esco”
esclamò senza smettere di sorridere beffardo. “Ehi
ehi, che cazzo
esci, guarda che tempo dai. Devi anche prepararti per la giocata. Fa
il serio per una volta” “Sono sempre serio
io” Rispose Twisted
Fate infilandosi il pesante cappotto scuro. “Dove cazzo vai
si può
sapere? Sono mesi che sparisci così” I due si
guardarono seri, da
uomo a uomo, senza dirsi una parola. “Oh credo di aver capito
sai?”
“Posso andare o devo chiedere il permesso
papà?” Dai, è carina
almeno?” Graves aveva preso a canzonare l'altro imitando una
faccia
buffissima, sorridente e sognante, le braccia entrambe sul tavolo,
dritto sulla sedia. Era tutt'orecchi. “Si, è
bellissima ma tanto
te volevi sapere se scopa bene non è vero?”
“Devo essere proprio
una cattiva persona vero?” L'altro non rispose. “Oh
ma qualcuno
qui è innamorato. Aspetta, apro la finestra, non vorrei che
quest'aria dolce inquinasse la mia vita facendomi fare una marea di
cazzate!” Esclamò Graves tirandosi su.
“Qual'è stata la prima
cosa che ci siamo detti? Te la ricordi? Eh?” “Non
siamo più
ragazzini Malcom” “No ma te hai qualche rotella
fuori posto,
l'hai sempre avuta!” L'uomo gli si avvicinò
guardandolo dritto in
viso, l'altro abbasso il cappello per coprirsi gli occhi.
“Non puoi
darle una vita decente, lo sappiamo tutti e tre. Siamo maledetti
Twisted. Maledetti a star soli fino alla fine delle nostre patetiche
vite e poi, sarebbe solo un impiccio. Ce la vedi una donnina
scappare, uccidere, nascondersi eh? Ci si nasce maledetti, non ci si
diventa per amore” “E che mi dici di Miss Fortune?
Anche lei è
una donna” sussurrò l'altro tornando a sorridere
debolmente. “Beh,
beh...Miss è Miss” Graves esclamò
quelle parole con uno strano
orgoglio, sorriso a trentadue denti, bagliore negli occhi
“Stronzo.
Mi hai fregato vero?” continuò l'omaccione.
“Ti frego sempre io caro
mio” “Coglione” gli rispose Graves serio,
Twisted sorrise
aprendo la porta del loro nascondglio. “Almeno io
scopo” esclamò
richiudendosi la porta alle spalle. Sentì le maledizioni
dell'amico
fin sotto casa.
Alzò il viso al cielo plumbeo inalando aria pulita. Odiava il fumo dei sigari. Si incamminò sotto la pioggia divenuta ora più leggera guardandosi bene attorno.
La sera era arrivata, per
le vie della
città si sentiva profumo di cibo sul fuoco, dalle taverne
fuoriuscivano il chiacchiericcio e la solita musica. A passo veloce
virava in vicoli percorsi da pochi. Pensava e ripensava alle parole
di Graves. Non era un tipo da farsi prendere alla sprovvista, non
più
ma quella donna gli era piombata nella vita coma un fulmine.
Espirò
condensa bianca. Più volte era stato sul punto di troncare
quella
inusuale relazione ma mai ebbe il coraggio di farlo, non ora che
l'aveva trovata. Non poteva lasciarsela scappare.
Era dilaniato tra a voglia di lasciarla
a qualcun'altro sperando in un futuro migliore per lei e il desiderio
di saperla sua. Come poteva lasciarla in mano ad un altro uomo? E se
l'avesse trattata come facevano tutti? Se invece, grazie al suo acume
e intelligenza avesse trovato un nobile serio e volenteroso? Scosse
la testa imprecando a bassa voce. Era fottuto. Ripensò alle
parole
dell'amico trovandole ora divertenti.
Sparì nell'ombra fitta e densa di un vicolo. Sorriso sulle labbra.