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Autore: ProjectPlant    29/09/2017    1 recensioni
Storia di pochi capitoli nata in un momento di tristezza e malinconia.
Il racconto narrerà del trio di Bilgewater e di quella realtà quotidiana sempre nascosta ma che a me piace tanto fa evincere nei miei racconti.
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Graves, Miss Fortune, Twisted Fate
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Camminava dolorante scostando alcuni rovi della boscaglia che gli intralciavano la via. Conosceva a menadito quel luogo magico e lontano dalla città ma quel giorno non aveva tempo di badare alle ferite che gli provocavano. Gli occhi correvano dappertutto perdendosi in ogni antro scuro della vegetazione.
Nessuno.
Imprecò continuando la perlustrazione divenuta ormai un affanno. Da quanto tempo cercava nell'accampamento?

“No” sussurrò scuotendo la testa. Era davvero come gli avevano riferito i suoi amici prima di sparire inghiottiti dalla folla tra le vie della città. “Non può essere vero” sbottò iracondo. “Non posso crederci!” urlò. Il vento sibilò scuotendogli la folta chioma castana. “Io che...io volevo solo proteggervi...voi...” tentò di dire qualcosa ma la voce gli si interruppe in gola.
Tremando tentò di calmarsi analizzando la situazione.
Il Sole era ormai oltre le fronde degli alberi, il fiume cristallino correva placido al suo fianco andandosi a perdere nel mare. In lontananza chiatte colorate.
Rimase ad osservare le imbarcazioni scivolare via verso l'orizzonte. Gli occhi bruciavano di rabbia, disperazione, odio, paura. Le lacrime correvano giù da quegli occhi chiari e stanchi finendo nella terra scura. La sua terra natia.
“E'dunque così” esclamò al vento. “Sono solo”.
Le imbarcazioni erano divenute ormai un puntino colorato in lontananza, il Sole le avrebbe inghiottite presto portandosele via. Con esse la sua famiglia, i suoi parenti, gli abitanti del villaggio. Tutti.
Insipirò profondamente tentando di non cadere al suolo. Cosa avrebbe fatto ora? Cosa ne sarebbe stato dell'accampamento? Cosa avrebbe detto alle guardie? Come avrebbe lavorato la terra e pescato da solo?

“Ehi ragazzino” una voce burbera lo fece scattare voltandosi spaventato.
In un batter di ciglia si ritrovò a terra, il sangue usciva dal profondo taglio sulla tempia andando ad imbrattare quella terra sacra. Ansimò tentando di ritrovare la forza di sopravvivere, di rialzarsi, di capire ma non ci riuscì.
Perso così com'era tra il suo dramma non aveva nemmeno sentito arrivare un gruppo di uomini provenienti dai sobborghi più malfamati di Bilgewater. Coltelli alla mano.
Venne afferrato per i capelli e trascinato via. La voce roca e cattiva si unì ad altre in fragorose risate malevole. Il giovane tentò inutilmente di liberarsi da quella presa viscida ma non ci riuscì. “Sai piccolo nomade, credo proprio che ti venderò così riavrò indietro i soldi che la tua sporca gente mi ha rubato al gioco” Di nuovo risate. “Conosco un gruppo di persone interessate ai bambini” “Credo ci pagheranno anche bene” “Dici?” “Si guardalo bene dai” Gli uomini parlavano senza ritegno di lui come una mercanzia. Il giovane in balìa del gruppo tentava di divincolarsi ogni volta sentiva la presa farsi più debole sui suoi lunghi capelli.

“Su, sta buono. Credo tu abbia proprio ragione Stan” Esclamò quello che sembrava il capo del gruppo fermandosi ad osservarlo. Solo allora il ragazzo riprese aria toccandosi automaticamente la parte dolente, ciocche di capelli cadevano al suolo. “Oh, so che sono importanti per voi i capelli” Continuava ancora l'energumeno brillo. Gli altri ridevano alle sue spalle. “Avanti Stan” esclamò ancora l'uomo con strana enfasi “Scopatelo”.
Tra gli uomini calò uno strano silenzio. L'uomo chiamato Stan balbettò qualcosa. “Dai, vediamo se è vero riguardo quello che si dice dei Serpentini” continuava il capo senza staccare gli occhi dal suo prezioso bottino.
I capelli di un Serpentino valevano oro. Figurarsi tutto il suo corpo e gli occhi poi. Gli occhi di un Serpentino erano speciali, in grado di vedere cose precluse alla maggior parte delle persone. Nessuno aveva mai avuto un Serpentino tutto per sé e lui, in quel momento, aveva l'esclusiva. L'uomo rise dei propri pensieri sentendo le tasche già pesanti di oro sonante. “Bart te sai che i Serpentini se vogliono possono...” “Cazzate e non lui” Esclamò l'uomo indicando il giovane a terra sui ginocchi con lo sguardo fisso al mare. “Saremmo potuti già essere in fondo al fiume a fare da concime ma questo qua non credo sappia usare i suoi poteri” Gli diede un calcio tra le costole facendolo rantolare. “Vedi?” Gli altri uomini fissavano la scena sbigottiti. Il tizio chiamato Stan si portò una mano al petto, sapeva che quando Bart si metteva una cosa in testa non c'era più nulla da fare. Sospirò guardando il giovane ricacciare indietro le lacrime. Giurò di vedergli un bagliore azzurro negli occhi ma forse era solo il tramonto.
“Avanti Stan! Chiudi gli occhi e immagina sia una bella fighetta giovane del bordello, non credo ci sia molta differenza” Risate, ancora risate. Stan deglutì avvicinandosi al ragazzo curvo a terra. “Non dovremmo tenere la sua verginità in modo da...” “Vuoi che qualcuno lo faccia a te per caso?” “N...no” Bart rise compiaciuto dando brevi e benevole pacche al suo fido compagno di sbronze. “Bene allora, io mi metto qui. Ilai! Accendimi un sigaro” ordinò alle spalle dell'uomo chiamato Stan che piano si avvicinava al Serpentino con un po' di timore. “Bart dai, c'è qualcosa che non va, dov'è la sua gente? Perchè è solo?” “Oh cazzo...Ilai va a fottere il culo di quel nomade che io penso al nostro amico Stan, forse ha bevuto troppo poco stasera” Di nuovo quelle sporche risate malefiche, miste alle urla di Stan.
Il ragazzo trasalì quando sentì una presa forte artigliarsi sulle sue spalle riportandolo tristemente alla realtà. “Puoi urlare quanto vuoi moccioso, nessuno verra a salvarti. Sei solo” Ancora risate.
Si svegliò di soprassalto urlando.

“Oh, che risveglio romantico. Bentornata principessa” esclamò un uomo in camera con lui, leggeva un giornale tenendo tra le labbra un sigaro spento. “Graves” esclamò l'altro di ritorno dal mondo degli incubi. “Eh già piccolo mio, vuoi la tetta della mamma ora?” Continuava l'altro beffardo. “Dov'è Miss Fortune?” “Oh!” L'uomo staccò gli occhi dal giornale per andare a guardare la figura appena svegliata seduta sul letto ancora intontita “Dillo che anche tu vuoi le sue tette allora, perchè poi per porco ci passo sempre e solo io cazzo!” “Che ore sono?” tagliò corto l'altro afferrando il suo cappello dalla sponda del letto. I capelli gli ricadevano oltre le spalle, davanti al viso. Osservava il copricapo cercando di calmarsi. “Non è ancora ora principessa, Miss è fuori alla continua ricerca di quel pirata ma dico io, non scopa mai quella?” L'altro rise alzandosi dal letto. “Non puoi saperlo. Casomai è da qualche parte, al caldo, tra coperte di seta a fare proprio quelloora” Yentava di calmarsi parlando d'altro. “Chi Miss?! Ma per favore...” Graves grugnì allentando la presa dal giornale. L'amico lo osservò addannarsi mordendo il sigaro.
Non era mai stato bravo a mentire Malcom Graves. Era un libro aperto per uno come lui.

Fuori pioveva.

I sobborghi malfamati di Bilgewater pullulavano comunque di gente che non aveva nulla da perdere, in fondo cos'era un po' di pioggia in confronto alle loro dannazioni? Chi abitava lì aveva l'anima ormai segnata. Ladri, malfattori, prostitute, guardie corrotte, nobili decaduti, politici, alcolizzati, stupratori. Chi aveva qualcosa da nascondere abitava nelle viscere di Bilgewater e le cose si nascondevano bene a Bilgewater. La patria delle opportunità.

Sospirò incrociando le braccia al petto, guardava fuori dalla finestra appannata.
“Mmm, preccupati per qualcosa poppante?” Malcom seduto al tavolinetto dietro di lui aveva preso a fumare il suo sigaro, il giornale richiuso sul tavolo. “Il magnifico Twisted Fate turbato da una partitina di poker?” L'altro sorrise riflettendosi sul vetro della finestra, guardava l'amico senza aver bisogno di voltarsi. “Esco” esclamò senza smettere di sorridere beffardo. “Ehi ehi, che cazzo esci, guarda che tempo dai. Devi anche prepararti per la giocata. Fa il serio per una volta” “Sono sempre serio io” Rispose Twisted Fate infilandosi il pesante cappotto scuro. “Dove cazzo vai si può sapere? Sono mesi che sparisci così” I due si guardarono seri, da uomo a uomo, senza dirsi una parola. “Oh credo di aver capito sai?” “Posso andare o devo chiedere il permesso papà?” Dai, è carina almeno?” Graves aveva preso a canzonare l'altro imitando una faccia buffissima, sorridente e sognante, le braccia entrambe sul tavolo, dritto sulla sedia. Era tutt'orecchi. “Si, è bellissima ma tanto te volevi sapere se scopa bene non è vero?” “Devo essere proprio una cattiva persona vero?” L'altro non rispose. “Oh ma qualcuno qui è innamorato. Aspetta, apro la finestra, non vorrei che quest'aria dolce inquinasse la mia vita facendomi fare una marea di cazzate!” Esclamò Graves tirandosi su. “Qual'è stata la prima cosa che ci siamo detti? Te la ricordi? Eh?” “Non siamo più ragazzini Malcom” “No ma te hai qualche rotella fuori posto, l'hai sempre avuta!” L'uomo gli si avvicinò guardandolo dritto in viso, l'altro abbasso il cappello per coprirsi gli occhi. “Non puoi darle una vita decente, lo sappiamo tutti e tre. Siamo maledetti Twisted. Maledetti a star soli fino alla fine delle nostre patetiche vite e poi, sarebbe solo un impiccio. Ce la vedi una donnina scappare, uccidere, nascondersi eh? Ci si nasce maledetti, non ci si diventa per amore” “E che mi dici di Miss Fortune? Anche lei è una donna” sussurrò l'altro tornando a sorridere debolmente. “Beh, beh...Miss è Miss” Graves esclamò quelle parole con uno strano orgoglio, sorriso a trentadue denti, bagliore negli occhi “Stronzo. Mi hai fregato vero?” continuò l'omaccione. “Ti frego sempre io caro mio” “Coglione” gli rispose Graves serio, Twisted sorrise aprendo la porta del loro nascondglio. “Almeno io scopo” esclamò richiudendosi la porta alle spalle. Sentì le maledizioni dell'amico fin sotto casa.

Alzò il viso al cielo plumbeo inalando aria pulita. Odiava il fumo dei sigari. Si incamminò sotto la pioggia divenuta ora più leggera guardandosi bene attorno.

La sera era arrivata, per le vie della città si sentiva profumo di cibo sul fuoco, dalle taverne fuoriuscivano il chiacchiericcio e la solita musica. A passo veloce virava in vicoli percorsi da pochi. Pensava e ripensava alle parole di Graves. Non era un tipo da farsi prendere alla sprovvista, non più ma quella donna gli era piombata nella vita coma un fulmine. Espirò condensa bianca. Più volte era stato sul punto di troncare quella inusuale relazione ma mai ebbe il coraggio di farlo, non ora che l'aveva trovata. Non poteva lasciarsela scappare.
Era dilaniato tra a voglia di lasciarla a qualcun'altro sperando in un futuro migliore per lei e il desiderio di saperla sua. Come poteva lasciarla in mano ad un altro uomo? E se l'avesse trattata come facevano tutti? Se invece, grazie al suo acume e intelligenza avesse trovato un nobile serio e volenteroso? Scosse la testa imprecando a bassa voce. Era fottuto. Ripensò alle parole dell'amico trovandole ora divertenti.

Sparì nell'ombra fitta e densa di un vicolo. Sorriso sulle labbra.

   
 
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