Gioia girò la manovella della risata,e si mise ad ammirare quel momento così tanto atteso.

Un sorriso,ed una lacrima scese dal suo volto.

Tristezza le passò un fazzoletto,anche lei rapita da quella immagine,forse la più importante della vita della donna.Lo studio lungo e faticoso,un’importante carriera nella NASA precedevano quel giorno.La nostalgia di casa,la paura di un luogo così lontano,la rabbia per il ritardo con cui era arrivata lì e il disgusto di dover mangiare cibo schifoso per così tanti mesi,venivano ora seppelliti dall’emozione di vedere la Terra da lontano.

Ma non dalla foto di un satellite,bensì dal vero.Seduta sul suolo lunare.

Brandiva la bandiera americana tra le mani.

Nella sua tuta,proprio davanti al suo viso,una telecamera la stava filmando.

Dopo quella risata liberatoria,Riley si bloccò,incantata.

Non avrebbe più voluto andarsene.

Stette ad ammirare la bellezza del suo pianeta per più di mezz’ora,l’aveva aspettato da tutta la vita.

E quella bandiera,simbolo di un paese qualsiasi di quel pianeta,avrebbe dovuto tristemente contaminare quel posto a sedere dallo spazio,quel meraviglioso luogo deserto.

Pietra,nient’altro che pietra (una delusione,dato che aveva sempre sperato,in fondo,che fosse di formaggio).Non un patrimonio dell’umanità,ma dell’universo e di nessuno allo stesso tempo.

Lasciò cadere la bandiera sul suolo.

Riley si rivolse alla telecamera.

“Mi dispiace,ma la Luna non è di nessuno,e nessuno passerà qui a vedere che qualcuno ci è passato”sorrise,con gli occhi lucidi.

Anche sul suo petto vi era una telecamera,in collegamento diretto con la Nasa e con le televisioni di tutto il mondo,come quella interna alla tuta.

“Ma Bing Bong sarebbe stato così felice di vederlo con te,Riley”mormorò Gioia,con la voce tremante e spezzata.