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Autore: arangirl    29/09/2017    1 recensioni
Jaime è un ex atleta che dopo la perdita della mano destra ha perso anche se stesso. Brienne è una soldatessa al fronte, senza nessuno ad aspettarla a casa.
Un programma di scambio lettere farà incontrare (o forse scontrare) le loro vite, ma forse non tutto il male viene per nuocere...
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brienne di Tarth, Jaime Lannister, Loras Tyrell, Renly Baratheon, Tyrion Lannister
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Petyr Baelish la fissò a lungo, un’espressione indecifrabile in volto, e Brienne lo fissò di rimando, senza abbassare lo sguardo nemmeno per un istante. Brienne era riuscita a mantenere una situazione di stallo per un paio d’ore, impedendo agli uomini di inseguire Podrick immediatamente, e lei sperò con tutto il cuore che il ragazzo fosse riuscito a superare le difese esterne.
 
 

Un alto uomo dalla carnagione scura si fece avanti e parlò in arabo a Baelish, troppo veloce perché Brienne riuscisse ad afferrare il senso della frase, ma capì dalla sua espressione che Podrick doveva esserci riuscito; Petyr fece svanire ogni suo sospetto quando le lanciò un’occhiata piena di veleno “Sembra che il tuo piccolo piano di fuga sia riuscito, almeno in parte. Ma non temere…” sul volto di Baelish apparve un sorriso così sinistro che Brienne non riuscì a evitare un brivido “Il signor Payne ci ha dato abbastanza materiale per finire la programmazione delle armi… Il piano andrà avanti anche senza di lui.”
 
 

Brienne si sentì sprofondare, come se l’intero soffitto della base le fosse crollato addosso in quel preciso istante: tutto quello che lei e Podrick avevano fatto si era rivelato inutile. “Oh non fare quella faccia delusa.” Petyr le sorrise “Non preoccuparti, non vivrai abbastanza a lungo da vedere i risultati del mio lavoro…”
 
 

La sua mano scivolò sulla pistola che portava in vita, e Brienne capì che era arrivato il suo momento; dall’istante in cui aveva finito le munizioni e gli uomini di Baelish l’avevano catturata aveva capito che per lei era finita, ma in quel momento, fissando l’arma davanti a lei, provò una fitta di paura: si era rassegnata al suo destino, sì, ma non per questo non desiderava vivere. C’erano ancora così tante cose che avrebbe voluto fare, vedere…
 
 

“Signore!” Un uomo comparve dietro di loro, il fiato corto per aver corso fin lì, e Petyr le lanciò un ultimo minaccioso sguardo prima di girarsi verso di lui “Cosa succede?” l’uomo gli sussurrò qualcosa all’orecchio e Brienne riuscì distintamente a vedere il volto di Baelish, di solito calmo e inespressivo, assumere un colorito sempre più pallido.
 
 

“Richiama gli uomini, dobbiamo andarcene il più presto possibile. Se sanno che siamo qui ci saranno addosso in tempo zero.” Brienne rimase immobile mentre la sua mente annebbiata dalla stanchezza e dal dolore registrava le parole di Baelish; avevano scoperto il nascondiglio, stavano arrivando, forse…
 
 

“E sistema la nostra ospite…” Petyr la indicò all’uomo davanti a lui “Non abbiamo più bisogno di lei.” Se ne andò senza voltarsi indietro mentre il soldato la raccoglieva da terra e la trascinava quasi di peso verso l’uscita. Brienne era troppo stanca e dolorante per opporre qualsiasi tipo di resistenza, ma si sentiva felice; anche se per lei era la fine, l’esercito aveva scoperto la base segreta di Baelish. Pregò solo che arrivassero in tempo per fermarlo prima della fuga.
 
 

L’uomo la trascinò fuori dalla base, e Brienne riuscì finalmente a prendere una boccata d’aria fresca. Il dolore alla caviglia si faceva sempre più forte mentre il sangue ancora scendeva da una ferita alla spalla destra che si era procurata poco prima, quando un proiettile l’aveva colpita di striscio; non se n’era resa conto fino al momento in cui aveva visto le piccole gocce del suo sangue cadere sulla sabbia, creando una scia che portava al luogo della sua morte.
 
 

Quando furono abbastanza lontani dalla base, l’uomo la fece inginocchiare sulla sabbia fredda, e Brienne si concesse un ultimo sguardo alle stelle che brillavano sopra di lei. Si sentiva straordinariamente calma, come se tutta l’adrenalina e la paura provate poco prima le fossero scivolate di dosso, lasciando solo un terribile e vuoto senso di rassegnazione.
 
 

Riusciva a percepire con incredibile accuratezza il respiro dell’uomo dietro di lei, le grida provenienti dal bunker poco distante da loro,i granelli di sabbia che si spostavano sotto le sue ginocchia. Chiuse gli occhi mentre sentiva il cane della pistola dell’uomo armarsi con uno scatto, mentre il freddo metallo dell’arma le veniva posato sulla nuca. Cercò qualcosa da dire, un’ultima parola, un ultimo pensiero razionale, ma si sentiva solo incredibilmente stanca; prese un respiro profondo e attese lo sparo.
 

 
Il colpo partì e riempì l’aria di un rumore assordante, tanto che Brienne si portò le mani alla testa prima di riuscire a pensare che era assurdo che ancora riuscisse a sentire. Si girò di scatto e vide che l’uomo che era rimasto dietro di lei fino a quel momento era disteso a terra, un grosso foro di proiettile dove prima c’era uno dei suoi occhi.
 
 

“A quanto pare ti ho salvato la pelle ancora una volta, Tarth!” Brienne alzò gli occhi verso la fonte della voce e quando i suoi occhi incontrarono quelli di Loras si sentì il cuore esplodere in petto. “Loras… sono morta?” Loras le sorrise ma Brienne riuscì a vedere il sollievo farsi largo nel suo sguardo “No, Brienne, ma resti giù potresti esserlo tra poco, i nostri uomini stanno entrando ora nella base di Baelish.”
 
 

Brienne sentiva le forze venirgli meno, ma c’era ancora una cosa che doveva chiedere a Loras prima di lasciarsi andare al vuoto che sembrava stringersi addosso a lei sempre di più, trascinandola nell’oscurità “Loras… avete trovato Podrick? Sta bene?” Loras sembrava troppo preoccupato a bendarle la spalla che perdeva ancora sangue per risponderle, ma alla fine annuì “L’abbiamo incontrato mentre venivamo qua. E’ stato lui a indicarci l’entrata della base e…”
 
 

Brienne non sentì il resto della frase, Podrick era in salvo e il piano di Baelish stava per essere fermato, poteva permettersi di riposare adesso. Scivolò nell’oscurità della sua mente, senza sapere se sarebbe più riuscita a uscirne.
 

*
 


A risvegliarla furono i rumori dei macchinari, una serie di suoni digitali che la riportarono bruscamente alla realtà da un sonno di cui non riuscì a ricordare i sogni. Ci mise qualche minuto a mettere a fuoco la realtà intorno a lei, gli occhi ancora abituati all’oscurità in cui era rimasta per chissà quanto tempo, e quando lo fece la prima cosa che vide fu Loras, ancora accanto a lei, che la guardava con un sorriso.
 
 

“Hey bella addormentata…” Brienne rise “Per quanto tempo ho dormito?” “Quasi due giorni… Hanno dovuto metterti più di qualche punto e avevi perso parecchio sangue, ma il peggio dovrebbe essere passato. Sei stata fortunata Brienne…”
 
 

“Fortunata… Sono brava!” Brienne rise, e prima che se ne rendesse conto la sua risata si trasformò in pianto, e fu scossa da singhiozzi così forti da non riuscire a fermarsi, in preda a tutte le emozioni che in quei giorni terribili aveva rinchiuso in un angolo della sua mente. Loras la fissò sbalordito per qualche secondo, stupito forse nel vederla piangere per la prima volta da quando si conoscevano, poi si avvicinò a lei e la strinse in un abbraccio “Sei salva adesso. Va tutto bene.”
 
 

“E’ stato orribile Loras… Quell’uomo, quel mostro… Ditemi che l’avete fermato.” Sentì Loras annuire “L’abbiamo preso, e abbiamo requisito tutte le armi che aveva trasportato qui illegalmente. Lui e la sua compagnia sono finiti.” Brienne pianse ancora per qualche minuto, stretta nell’abbraccio di Loras, prima di ricomporsi, e Loras le sorrise.
 
 

“Mi hai fatto preoccupare Tarth… Pensavo che non avrei più rivisto la tua brutta faccia!” Brienne rise, questa volta sul serio, e si asciugò il volto con la mano sinistra. “Loras… Sai se Jaime… Sa di tutto questo?” Il sorriso di Loras si fece ancora più grande “Se lo sa? E’ stato lui a trovarti.” Brienne lo guardò confusa “Com’è possibile?” Loras scosse la testa “Non ne ho la minima idea… Ma Renly mi ha detto che in qualche modo è riuscito a recuperare le coordinate della base di Baelish. Senza di lui non saremmo mai arrivati in tempo. Quell’uomo deve amarti davvero un sacco!”
 
 

Brienne arrossì mentre il pensiero di Jaime si faceva largo nella sua mente ancora annebbiata, e fu sul punto di piangere di nuovo, questa volta per la gioia. Era viva, aveva ancora la possibilità di dire a Jaime che anche lei lo amava, aveva ancora tutto il tempo del mondo. I suoi pensieri furono interrotti da un lieve bussare alla porta, seguito dall’entrata del caporale Seaworth. Brienne l’aveva sempre visto solo da lontano, ma quando la vide sveglia lui le sorrise come se la conoscesse da sempre “Felice di vedere che si è ripresa.”
 
 

“Caporale” Brienne vide Loras scattare sull’attenti e cercò di salutare anche lei il suo superiore come le era possibile, ma Seaworth scosse la testa “Non ce n’è nessun bisogno. Sono venuto in veste non ufficiale, solo per vedere come stava. Ci sarà tempo per i saluti e le domande, e temo che non saranno poche… Ma non adesso.” Brienne annuì e sorrise al caporale, prima di vedere un’altra figura dietro di lui.
 
 

“Podrick!” il ragazzo passò timidamente dietro il caporale e le sorrise “Mi fa piacere vederti sveglia Brienne…” Seaworth diede una pacca alle spalle del ragazzo, forse un po’ troppo forte a giudicare dall’espressione di Pod “Il giovanotto qui non si è mosso un attimo dal tuo capezzale, voleva assolutamente essere sicuro che ti svegliassi. L’ho dovuto trascinare via con la forza per farlo dormire un pochino.”
 
 

Il volto di Podrick si colorò di rosso acceso “Devo la vita al soldato Tarth signore, volevo solo essere sicuro che stesse bene.”  “Tu stai bene Pod?” Il ragazzo annuì “Qualche graffio, ma niente di grave. Mi manderanno lo stesso a casa con te però, hanno deciso che sono più utile e decisamente più al sicuro se non sono al fronte.”
 
 

Brienne guardò il caporale Seaworth “Mi mandano a casa?” L’uomo annuì “Ho pensato che ti facesse piacere startene tranquilla per un po’, te lo meriti.” Brienne annuì “A proposito di casa… Sono stati avvertiti?” I tre uomini annuirono quasi in contemporanea prima che il caporale aggiungesse con una smorfia “Il capitano Baratheon ha occupato le linee di tutto l’esercito finché non è riuscito a ricevere qualche notizia. Non dovrebbe essere un problema farle chiamare a casa anche adesso…”
 
 

Brienne si sentiva ancora terribilmente stanca, e la testa le doleva come non mai, ma non avrebbe rinunciato quell’occasione per niente al mondo. Quando Loras le passò il telefono prima di uscire dalla piccola stanza d’ospedale, Brienne rimase in linea per alcuni lunghissimi e terribili minuti, con la paura che nessuno dall’altro capo rispondesse.
 

“Brienne?”
 

La sua voce doveva essere arrochita dal sonno e attutita dalla distanza, ma era lui. E l’aveva chiamata come se non aspettasse nessun altro. Il cuore di Brienne smise per un attimo di battere.
 

 
“Jaime. Sto tornando a casa.”
 
 
*

 

Brienne fece il suo prima passo sul suolo americano con la stampella cigolante che le avevano riconsegnato alla fine del volo, infastidita dal fatto che aveva dovuto farsi aiutare da Pod per scendere la scaletta dell’aereo. La caviglia sinistra si era rotta durante l’incidente, e il gesso che ora portava le rendeva difficile ogni movimento, eppure in quel momento cercò di non pensarci. Era finalmente a casa.
 
 

Non sapeva cosa aspettarsi all’uscita dell’aeroporto, ma quello che trovò la lasciò a bocca aperta: erano tutti lì. Loras, che era tornato qualche settimana prima di lei in licenza, sua sorella Margaery, Renly, che le sorrise in quel modo speciale che aveva sempre riservato a lei,  accanto a loro Tyrion e Tysha con la piccola Joanna in braccio, e in mezzo a tutti loro Jaime, che non aveva occhi che per lei mentre camminava verso di loro.
 

 
Brienne gli si fermò davanti, la paura sempre presente che lui decidesse improvvisamente di non volerla più, che leggesse nei suoi occhi quello che le era successo, la paura che ancora si attanagliava nel suo cuore, ma lui si limitò a sorriderle, con quello splendido sorriso che Brienne aveva visto e rivisto nei suoi sogni, e la strinse a sé.
 
 

Lei appoggiò la testa sulla sua spalla e chiuse gli occhi, sentendo il suo profumo che per lei era diventato quello di casa; quando lui le sussurrò “Ti amo” Brienne capì che sarebbe andato tutto bene.
 
 

UN ANNO DOPO
 
 

Brienne s’incamminò lungo il Pier 99 stringendosi nel cappotto. Era agosto inoltrato eppure la temperatura non superava i venti gradi quel giorno; le c’era voluto un po’ per abituarsi al clima di San Francisco, sempre ventoso e raramente senza nuvole, ma le piaceva. Preferiva di gran lunga questo al clima arido del deserto che l’aveva accompagnata negli ultimi anni.
 
 
 

Il Pier era come sempre pieno di turisti, e di solito Brienne non amava particolarmente venirci nel weekend, ma Jaime l’aveva convinta ad andare a mangiare con Renly e Loras dopo il lavoro e visto che dovevano incontrarsi lì Brienne non aveva avuto scelta. Sentiva in lontananza i richiami dei leoni marini vicino al molo, i loro suoni cacofonici e ingombranti come loro la facevano sempre ridere, e lei e Jaime venivano spesso a vederli.
 
 

Si ricordava ancora l’espressione vagamente stupita di Jaime quando lei gli aveva detto che le ricordavano dei grossi cani, finché anche lui non aveva visto la somiglianza “Credi che a Onore farebbe piacere avere un leone marino in casa?” aveva detto, e lei aveva riso di gusto nell’immaginarsi il pomposo gatto rosso alle prese con uno di quei bestioni.
 
 

Quando si era trasferita a casa di Jaime pochi giorni dopo il suo ritorno a casa, si era sentita in imbarazzo, come se tutto fosse stato troppo veloce, avventato. Ma lei e Jaime si erano ritrovati sorprendentemente a loro agio l’uno con l’altra, e Brienne aveva imparato ad amare la piccola casa che dividevano, e il loro coinquilino peloso, che amava farsi le unghie sulla sua valigia e addormentarsi acciambellato sulle sue ginocchia.
 
 

L’ultimo anno era stato pieno di novità e sorprese, periodi belli e brutti, che lei e Jaime avevano affrontato insieme. Brienne aveva lasciato l’esercito, una decisione che l’era costata più di quanto volesse ammettere, ma dopo quello che aveva passato l’idea di ritornare al fronte le procurava ancora troppo terrore. C’erano notti in cui si svegliava urlando, pensando di essere ancora rinchiusa in una cella, intrappolata sotto terra; quelle notti erano le peggiori, ma c’era sempre Jaime al suo fianco, pronto a ricordarle che non era sola. Quando il suo terapista le aveva consigliato di prendersi una pausa dall’esercito Brienne aveva capito che era la cosa giusta da fare.
 
 

Sorprendentemente era stata l’unica e sola Cersei Lannister a trovarle un nuovo lavoro, pur trattandola sempre con sufficienza, le aveva proposto un lavoro come guardia giurata nel tribunale in cui lei stessa lavorava, e Brienne aveva accettato con piacere. Era decisamente più tranquillo di quello a cui lei era abituata, ma non era necessariamente una cosa negativa.
 
 

Persa nei suoi pensieri, s’incamminò verso il carosello presente alla fine del molo, osservando distratta i bambini che ridevano in sella a cavalli colorati, diretta verso l’oceano. Jaime aveva detto che l’avrebbe aspettata lì, e anche se a Brienne era sembrato un punto di ritrovo abbastanza strano, non aveva avuto alcuna obiezione.
 
 

Si ricordava bene quel posto, Jaime l’aveva portata lì per il loro primo appuntamento, le aveva comprato dello zucchero filato e l’avevano mangiato guardando le onde infrangersi sulla costa davanti a loro; Brienne sorrise al ricordo, ripensando a quanto era cambiata la sua vita da allora.
 
 

Si guardò intorno alla ricerca di Jaime, ma invece di trovare lui ad aspettarla trovò una lettera con il suo nome sopra, attaccata ad uno dei grossi cannocchiali che i turisti usavano per guardare Alcatraz e il Golden Gate Bridge. Brienne scosse la testa, a Jaime era sempre piaciuto farle degli scherzi, e si chiese cosa diavolo potesse avere in mente questa volta. Aprì la lettera con cautela, stringendola forte tra le dita per non farla volare nel vento.
 
 

 
 
 
16 Agosto 2003
 

Mia cara fanciulla,

 
E’ passato quasi un anno dall’ultima lettera che ti ho scritto, e penso di essere un po’ arrugginito, dovrai quindi chiudere un occhio sulle mie cattive maniere e la mia brutta scrittura (come fai sempre). Mi mancava scriverti, perché ogni volta che penso alle lettere che ci siamo scambiati mi viene in mente quanta strada ho fatto dal momento in cui ti ho incontrata. Non penso ci sia un modo migliore di una lettera per dirti quando importante tu sei per me, quanto mi hai profondamente cambiato.
 

Ero un uomo perso, avevo dimenticato cosa voleva dire amare qualcuno e amare me stesso. Sei stata come una luce nell’oscurità in cui ero caduto, mi hai fatto vedere quello che io mi sforzavo di ignorare, mi ha fatto desiderare di essere un uomo migliore. Quando ho creduto di perderti è stato come se il mondo mi fosse crollato addosso, e pensavo sarei crollato anche io; anche in quel momento, sei stata tu a darmi la forza di andare avanti, di trovare una soluzione per riaverti accanto a me. Ma quello che mi hai dato è molto più di questo, e vorrei essere uno scrittore migliore per riuscire ad esprimere cosa provo per te.
 

Posso solo dirti che ti amo, anche se queste parole non sono abbastanza, e sperare che le mie azioni siano sufficienti a dimostrarti che è vero. E voglio dimostrartelo ogni giorno della mia vita, se me lo permetterai.
 

Penso di aver avuto abbastanza tempo per sgattaiolare dietro di te senza farmi notare ora, quindi adesso puoi girarti.
 
Con amore,
 
Jaime
 
 

Brienne però non si girò subito, ma rimase ferma per quasi un minuto, mentre il suo sguardo si perdeva nel blu dell’oceano davanti a lei, lasciando che tutto quello che Jaime le aveva scritto prendesse posto nella sua mente. Era ancora così strano per lei sentirsi dire che era amata, sentirsi amata per davvero, e c’erano giorni in cui la paura che quella felicità potesse spezzarsi era così forte da lasciarla senza fiato, da farle desiderare di fuggire senza guardarsi indietro. Ma se Jaime aveva trovato dentro di sé la forza di cambiare per lei, Brienne poteva fare ancora un passo avanti, e poi un altro, senza fermarsi e senza lasciare che la paura la bloccasse, le impedisse di essere davvero felice.
 
 

Prese un respiro profondo, e finalmente girò su se stessa con la lettera ancora stretta tra le mani, gli occhi lucidi che minacciavano di farla piangere da un momento all’altro. Jaime era esattamente dove le aveva promesso, a pochi passi da lei, in ginocchio mentre le porgeva un anello.
 
 

Lui le sorrise “Certo che sei lenta a leggere…” Brienne rise suo malgrado “Stai zitto!” Jaime rise con lei mentre intorno a loro si era formata una piccola folla di curiosi “Vuoi davvero che io stia zitto adesso?” Jaime finse di essersi offeso, e Brienne scosse la testa.
 
 

“Brienne Tarth, vuoi sposarmi?”
 
 

Brienne annuì, incapace di formulare una risposta di senso compiuto. Jaime le mise l’anello al dito con qualche difficoltà “Hai le mani di un gigante fanciulla” le disse lui baciandola, e lei sorrise “Almeno io le ho ancora tutte e due.”
 
 

Una risata fragorosa si unì a quella di Jaime e Brienne non si stupì di vedere Tyrion in prima fila dietro di loro “Oh Jaime, io l’adoro. Se non la sposavi te giuro che lo facevo io!” “Hey!” Tysha gli tirò un pugno sulla spalla, e Brienne vide insieme con loro anche Renly e Loras che le sorridevano raggianti.
 
 

“Hai invitato davvero tutti… Eri piuttosto sicuro che ti dicessi di sì.” Gli sussurrò Brienne mentre lui la stringeva a sé “So di esercitare un certo fascino su di te…” Brienne scosse la testa “Sei solo fortunato che mi piace il tuo gatto.”
 
 

S’incamminarono mano nella mano verso il centro del molo, seguendo gli altri, e Brienne capì che ne era valsa la pena. Tutto quello che le era successo, tutto quello che l’aveva portata a essere lì in quel momento… Si sentì improvvisamente in pace, la paura abbandonata in un angolo remoto della sua mente; finché Jaime era al suo fianco, Brienne sapeva che niente avrebbe potuto spaventarla












Note: Lo so, non potete credere ai vostri occhi, un aggiornamento in meno di sei mesi! Nuovo record personale. A parte gli scherzi, come penso abbiate intuito, questa è la fine della mia storia, di questo viaggio durato anni, e quasi non ci posso credere. Onestamente non pensavo sarei mai riuscita a finirla, e devo dire che nonostante qualche taglio, sono soddisfatta del risultato. Sono molto emozionata in questo momento perché questa è stata una delle prime storie che ho scritto e pubblicato qui, e finirla è come chiudere un piccolo capitolo della mia vita. Volevo dire un enorme grazie a tutti voi che a distanza di anni ancora mi leggete e recensite i miei capitoli, non penso l'avrei finita senza di voi! Un grazie speciale anche al mio amore a distanza (questa storia è stata una visione sul mio futuro, almeno noi abbiamo i messaggi) che ha sopportato i miei scleri per finirla prima di cominciare il nuovo (e si spera ultimo) anno accademico! Come sempre, fatemi sapere cosa ne pensate, e cosa pensate anche della storia generale ora che si è conclusa! Alla prossima!




PS: Okay, scherzone, non è la fine fine. Visto che avete sopportato i miei ritardi con pazienza infinita, ci sarà un piccolo epilogo (che ho già scritto, non preoccupatevi per le attese) giusto perché non c'era abbastanza fluff in questo capitolo!
  
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