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Autore: MerlinAndCharming    30/09/2017    0 recensioni
Ritorna il crossover tra le serie televisive Merlin e Once Upon a Time, e come nella Parte III, anche questa storia è completamente inedita, non riprende nessun episodio della serie televisiva, ma si basa su quanto letto nelle precedenti storie.
Un’opera di Valerio Brandi.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Gaius, Gwen, I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Principe Artù | Coppie: Gwen/Artù, Merlino/Artù
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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3) Sono il vostro campione
(Completato il 21 gennaio 2016)

 
Squilli di trombe.
Rullo di tamburi.
Il Re era arrivato.
«Sua maestà il Re… Artù Pendragon»
Altri squilli, altro rullare. Finché il re non fermò tutto con un sol gesto.
«Camelot saluta tutti coloro che sono venuti, o ritornati, in questo giorno di festa.
Oggi non solo festeggiamo 10 anni di prosperità, di giustizia e libertà…»
«Ma quanto gli piace dire questa frase…»
«Taci, Merlino…» e poi riprese a parlare con voce sonante «Ma anche l’anniversario di nascita di qualcuno che tutti noi conosciamo bene, e mio grandissimo amico… Buon compleanno al nostro ancor attivo medico di Corte, per il suo primo secolo di vita»
«Primo? E quanti ne vedrò ancora, secondo voi?»
«Non siate disfattista e provate ad alzarvi, questo applauso è per voi»
«Ce la faccio, se Merlino mi aiuta»
«Tutto quello che volete, Gaius»
E l’anziano medico, sorretto dal Mago di Corte, riuscì a mettersi in posizione eretta e ad alzare il braccio verso la folla festante.
“Mi chiamano ancora medico di corte… anche se sono anni che non lavoro più veramente. Artù è ogni volta gentile, mi sembra sempre difficile credere che un uomo come lui sia un Re. Non è più il ragazzo di un tempo, quanto vorrei avere di nuovo 53 anni…”
«Tutto bene, Gaius?»
«Si, ragazzo mio» disse rivolgendosi a Merlino «Solo il fantasticare di un povero vecchio»
«Il vecchio più tosto del reame, non dimenticatelo»
«Si, diciamo di si, non sono in molti a vedere la propria età lunga tre cifre…»
«E ora, diamo il benvenuto a coloro che sono qui a rendere speciale il nostro giorno. Fatevi avanti, cavalieri!»
Annunciati non più da trombe e tamburi, ma dal corno di Camelot, gli 8 cavalieri del circolo ristretto della tavola rotonda entrarono nell’arena, mettendosi rapidamente in fila di fronte al lussuoso palco del re grazie ai loro possenti destrieri da torneo.
«Ben ritrovati, amici miei. Ora, chiedo alle due donne più nobili del nostro reame di farsi avanti per l’estrazione»
Nuovi applausi inondarono il campo, il popolino era entusiasta nel vedere la regina Ginevra e Lady Juliana di Guannes scendere per le scalinate, ed andare al centro dell’arena, dove il solito Geoffrey di Mormount era lì ad aspettarle.
Si, anche lui era ancora vivo, l’altra buona notizia per chi fosse tornato quel giorno a chiedere come se la cavavano in quel di Camelot.
94 anni, di meno di Gaius, ma di certo non meno pesanti, eppure era sempre contento di continuare a servire il reame, ogni giorno in più lo faceva sentire più importante.
E si rifaceva un po’ gli occhi con le due donne più belle del regno.
La regina aveva ormai raggiunto i 56 anni, di più dei “soli” 48 anni della moglie di Ser Lionel, ma riuscivano entrambe a mantenere intatta la loro antica bellezza.
«Mie nobili signore, qui dentro ci sono dei frammenti di pergamena arrotolati. Su ognuno di esso vi è scritto il nome di un cavaliere. Estrarrete un nome alla volta. Prima voi, vostra altezza»
E Ginevra, con un inchino, eseguì l’ordine, mettendo la mano dentro la scatola chiusa, accessibile solo da un piccolo buco in alto.
Prese il primo rotolino, e lo diede al ciambellano, che prontamente lo srotolò.  
«Ser Roller Caster»
Il gemello di Galvano alzò la lancia al cielo per ricevere l’applauso della folla, che non tardò ad arrivare.
«Ora tocca a voi, milady»
Lady Juliana imitò la sua sovrana, e amica, e consegnò anch’essa in breve tempo la pergamena a colui che ancor oggi era anche bibliotecario di corte.
«Ser Galahad il Puro»
Altri applausi scroscianti. Si sarebbero sentiti ad ogni nuovo nome, aveva giustamente previsto Artù.
Non era solo il suo nome, o quello di Merlino, ad essere diventato leggenda per le genti di Albion.
Questi uomini, chi da più tempo e chi da meno, avevano lealmente servito questo secolare regno da nemici di ogni genere, e ormai la loro popolarità era talmente forte che, almeno in quest’occasione, nessun’altro cavaliere degli altri reami aveva deciso di presentarsi, per paura di brutte figure.
Inizialmente Artù non lo aveva molto gradito, più che codardia quella degli altri cavalieri poteva essere considerata scarsa ambizione.
“Quelli che hanno qualcosa da perdere sono solo i miei cavalieri, talmente famosi da essere considerati imbattibili. Io al posto loro li avrei comunque affrontati, per mettermi in gioco e se avessi vinto io, cosa avrebbe fatto davvero notizia?”
Sarà per la prossima volta, in fondo, questa era una festicciola locale, il compleanno di un vecchio amico, anche se festeggiare un decennio dalla sconfitta di Ade con i vecchi e nuovi sovrani sarebbe stato ugualmente bello.
«Il vincitore di questo duello affronterà il vincitore tra i prossimi due sfidanti»
Ginevra ripeté l’operazione.
«Ser Percival»
«E ad affrontarlo sarà… Ser Philemon!»
«Ma come sono fortunato…»
«Coraggio, vecchio mio, magari ci rivediamo in semifinale»
«Roller ha ragione: non sono imbattibile»
«Darò il massimo: poco ma sicuro»
Geoffrey era tornato nel frattempo a parlare:
«Estraiamo ora i prossimi quarti di finale» tempo di veder ritirata la pergamena, e poi…
«Lady Kayley di Guannes! E ad affrontarla sarà… Ser Garrett di Safernoc»
«Mi dispiace, tesoro»
«Tranquilla mamma, anche se non volevo affrontare subito mio marito…Se voglio vincere, in un certo senso, è come se io li debba battere tutti!»
«Mi fa piacere il tuo spirito, amore… Ma in questo duello non ci sarà spazio per i sentimenti. Vero, Ayden?»
E il falco argentato, da anni al fianco del suo migliore amico, gracchiò tutto contento, per poi andare a posarsi sulla spalla di Merlino sul palco.
L’ex scudiero cieco da dieci anni era un vero cavaliere, con tanto di titolo e stemma.
Aveva scelto la sua adorata vecchia foresta come secondo nome, e sullo scudo e sulla tunica portava una grande quercia che sovrastava tutti gli alberi ai lati. Perché come diceva sempre a sua moglie, la grande quercia a Safernoc, quella dove si erano accampati prima di scendere negli inferi, cresce più degli altri e sola verso il sole. La nuova vita gli piaceva, ma ogni tanto si sentiva strano con tutta quella gente intorno, e ripensava ai tempi in cui la sua unica compagnia era la presenza di Ayden.
«E senza bisogno di ulteriori estrazioni, come ultima sfida dei quarti di finale si affronteranno Ser Leon e Ser Lancillotto Pendragon»
 
Ora che gli accoppiamenti erano stati decisi, per il pubblico non restava altro da fare che aspettare, molti con impazienza, l’inizio della giostra. E quelli che fremevano di più erano sicuramente Artù e Merlino.
Il popolo rimase sorpreso di non vederli gareggiare, ma loro avevano rinunciato.
Non era certo un problema di età, visto che Leon, il più vecchio membro del circolo ristretto dopo Gaius e Geoffrey con i suoi 58 anni, era pronto a giostrare.
La mancanza di cavalieri aveva determinato tutto questo, oltre al fatto che per una volta il Re era intenzionato a godersi lo spettacolo piuttosto che offrirlo agli altri. E un Merlino a riposo significava un mago pronto a soccorrere eventuali incidentati con la sua magia.
 
«I primi due sfidanti si presentino alla postazione di partenza»
Ser Roller e Ser Galahad erano sui loro sontuosi cavalli, uno di fronte all’altro, con tutta l’arena da attraversare.
Più alto il secondo, ma davvero di poco che entrambi sembravano equivalersi fisicamente, soprattutto per via delle loro massicce armature.
Uno scudiero aveva un bandierone in mano con su sopra il drago dorato di Camelot.
Lo sventolò in alto e corse subito via non appena vide Ser Roller partire al galoppo, allo stesso tempo di Ser Galahad.
Il pubblico trattenne il fiato nel vedere i due cavalieri avvicinarsi sempre di più, soprattutto quando puntarono le loro lance contro l’avversario…
Roller spezzò la prima lancia sul petto di Galahad, che non riuscì a rispondere perché impegnato a rimanere in sella.
Gli scudieri corsero a portare nuove lance ai loro padroni, mentre un servo segnava sul tabellone il risultato di 1-0 per Ser Roller.
Nuovo sventolio di bandiera, nuova carica.
Di nuovo a contatto… stavolta Ser Galahad spezzò la sua lancia sul petto di Roller, ma il gemello di Galvano riuscì a rimediare alla grande: un paio di nanosecondi dopo l’impatto la sua lancia colpì l’elmo del cavaliere puro. Che non venne via, così come il cavaliere riuscì di nuovo a non finire disarcionato, ma ora il punteggio indicava 3-1 per Roller.
Ultima lancia, a Ser Galahad serviva almeno un colpo sull’elmo senza subirne uno per sperare in uno spareggio.
I due cavalieri e amici partirono di nuovo al galoppo, e il pubblico era ancor più teso di prima…
E tirò fuori un lungo sospiro di incredulità quando vide Ser Galahad disarcionare Ser Roller con un colpo preciso allo sterno. Roller riuscì lo stesso a spezzare la sua lancia contro il petto del suo avversario prima di cadere, così la partita finì 4-4, ma in virtù del disarcionamento il vincitore era senza alcun dubbio Ser Galahad, che finalmente si tolse l’elmo un po’ ammaccato e salutò con esso la folla festante.
 
«I prossimi due sfidanti si preparino»
Stavolta non fu difficile per il pubblico individuare i cavalieri, anche senza osservare i propri stemmi incisi sullo scudo e sulle stoffe dei cavalli.
Ser Percival batteva Ser Philemon almeno di 20 cm, oltre ad avere una stazza impressionante con addosso l’armatura.
Sfida ardua per colui che era stato a lungo il comandante delle guardie della cittadella, prima che Re Artù lo designasse cavaliere della tavola rotonda.
«Partite!» l’urlo di Geoffrey fu accompagnato dal solito sventolare della bandierona.
“Non potrò mai colpirlo alla testa, l’unica speranza è disarcionarlo colpendolo sul petto, ma ci credo poco” fu l’ultimo pensiero di Philemon prima di venire a contatto con Percival.
Le lance si incrociarono, ed entrambe andarono a bersaglio. Percival, data la maggiore estensione del suo braccio, colpì il suo avversario per primo. Philemon riuscì a restare in sella, così come a mantenere orizzontale la sua lancia, che colpì in pieno il petto del gigantesco cavaliere.
Nessun disarcionamento, solo qualche barcollamento.
«1-1»
Tempo di afferrare una nuova lancia, che ecco che i due cavalieri erano di nuovo in linea di partenza.
Il pubblico fu ancor più teso di prima, attese che i due venissero a contatto… per sentire e vedere un gran bel tonfo.
Ser Percival era riuscito a colpire Ser Philemon sul suo elmo, e tutto ciò causò la sua caduta da cavallo.
«Abbiamo un vincitore»
Il saluto di Percival nei confronti della folla fu breve, si sbrigò invece a scendere da cavallo, e rialzare di persona il suo avversario.
«Sei troppo forte, Ser»
«Chiamami Percival. E sei stato bravo anche tu»
I due si abbracciarono, e la folla applaudì ancor di più.
«Andate a riposarvi, le semifinali cominceranno solo dopo la conclusione degli ultimi due quarti»
 
Tempo di riassettare l’arena per renderla idonea e non pericolosa, che ecco che i due primi sfidanti del lato destro del tabellone erano pronti a farsi avanti.
Ser Garrett indossava un’armatura che ricordava il suo stemma araldico, mentre Kayley, quando non indossava indumenti oro e porpora con il drago di Camelot, sceglieva sempre il vecchio stemma di suo padre. Su sfondo blu cielo, tre cerchi color sole, che per Lionel rappresentavano lui con la sua famiglia, il suo amore più grande.
«Cominciate!»
Stesso copione iniziale dei precedenti incontri, gli occhi del pubblico si spostarono rapidamente al centro, quando i due coniugi vennero a contatto.
Lancia verde contro lancia blu… e quest’ultima si spezzò sul petto del marito, mentre la moglie restò illesa.
«1-0 per Lady Kayley»
Poco tempo per riprendere fiato, che eccoli di nuovo pronti all’azione.
La giostra cominciò come suo solito, e stavolta finì con una nuova lancia rotta poco sotto la gola di Garrett, ma stavolta il cavaliere della quercia era riuscito a colpire in contemporanea l’elmo della sua sposa, spezzandolo duramente.
«Parità»
2-2 prima dell’ultima, decisiva lancia.
I due ancor giovani, almeno rispetto a quasi tutti gli altri sfidanti del torneo (solo il principe Lancillotto poteva vantare un’età minore della loro), erano concentrati e decisi a non risparmiarsi, nonostante il forte amore che li legava.
Garrett stavolta partì ancor più deciso, spronò ancor di più il suo cavallo, che guadagnò qualche centimetro rispetto a quello di Kayley.
Uno spazio che risultò decisivo, oltre al lesto allungamento del braccio destro nei confronti dell’elmo del suo avversario. La lancia si spezzò proprio al centro di esso, togliendoglielo di colpo.
La ragazza non cadde da cavallo, ma tutto il pubblico tornò a vedere il suo bel volto e i suoi lunghi capelli rossi. Ser Garrett aveva vinto, ma invece di pavoneggiarsi andò subito verso la moglie, le tese il braccio, e poi l’avvicinò a sé, per baciarla di fronte a tutta Camelot. L’amore aveva vinto un’altra volta, poco ma sicuro.
 
Ultima sfida della giornata, tra il cavaliere più anziano e quello più giovane.
L’esperienza contro il vigore.
Solita procedura iniziale, soliti attimi di attesa…Lancillotto alzò il braccio, e colpì l’elmo di Ser Leon.
Il “cavaliere immortale” non riuscì a rispondere alla lancia spezzata del principe, quindi si trovava già sotto 2-0.
Seconda lancia per rifarsi, almeno così sperava. Stavolta Lancillotto lo centrò in pieno petto.
Solo un punto, ma il principe ne era uscito un’altra volta pulito.
Ultima lancia, Leon aveva una sola cosa da fare, mentre Lancillotto ormai si sentiva la vittoria in tasca.
Partirono alla carica. A pochi metri dall’impatto, Leon sembrò barcollare, come se stesse perdendo l’equilibrio. Lancillotto pensò di cogliere al volo l’opportunità, e andò sicuro in affondo.
Purtroppo per lui era tutta una finta dell’anziano cavaliere.
Leon stava benissimo, e schivò la lancia avversaria mentre disarcionava il principe dal suo grosso cavallo.
Parità e disarcionamento per Ser Leon, non vi erano dubbi sul vincitore.
L’esperienza aveva vinto.
«Congratulazioni, altezza, c’eravate quasi riuscito»
«Colpa mia, vi ho sottovalutato proprio all’ultimo. Questa caduta me lo ricorderà»
Sceso da cavallo come il so avversario, il principe, alto 191 cm, alzò il braccio al cielo del quasi pari d’altezza Leon per decretarne ancor di più la vittoria. Il pubblico apprezzò l’ennesimo gesto cavalleresco della giornata riempiendoli di applausi.
 
I servi avevano sistemato il terreno, controllato la solidità della staccionata, e i rispettivi scudieri avevano rimesso a nuovo diverse lance. Tutto era pronto per la prima semifinale, ormai si erano riposati a sufficienza.
Ser Galahad e Ser Percival erano già in posizione.
Nonostante la anche qui notevole differenza di altezza, Ser Galahad sembrava l’unico che potesse in qualche modo contrastare la fisicità di Ser Percival. Le loro armature li facevano sembrare due enormi statue di marmo, il duello si preannunciava molto duro e tosto.
La bandiera fu alzata al cielo, e i due cavalieri cominciarono a spronare di furia i loro destrieri.
Una carica d’acciaio e legno, che terminò con un doppio colpo: entrambe le lance colpirono il petto del rispettivo avversario, ma i cavalieri restarono saldamente in sella.
«1-1» affermò con voce tonante Geoffrey.
Tempo di riposizionarsi e di prendere una nuova lancia, ed eccoli di nuovo pronti a partire.
Attimi di pura tensione, il polverone che ne uscì fuori fu tremendo, ma in mezzo ad esso il pubblico riuscì lo stesso a vedere che era praticamente successa la stessa cosa di prima.
Ser Galahad e Ser Percival erano in questo momento alla pari in tutto e per tutto.
Ultimo duello decisivo. Stavolta la corsa fu ancor più fragorosa. Le lance si incrociarono, colpirono in pieno i propri avversari, che caddero entrambi.
Ma non contemporaneamente. Galahad fu il primo a toccare terra, l’impatto per lui fu molto più duro, mentre Percival rimase in sella almeno un secondo in più, e cadde da cavallo di lato e non di schiena.
Geoffrey stava parlottando con altri consiglieri, e poi si rivolse al pubblico:
«Quello che è successo oggi è decisamente insolito, ma abbiamo deciso che la vittoria vada a Ser Percival»
«Sono caduto per primo, lo trovo giusto»
«Non avevo dubbi che avresti risposto così…»
Galahad sorrise, e poi abbracciò l’amico di lunga data.
 
Vi era finalmente un primo finalista, ora toccava decretare l’altro.
Leon e Garrett erano pronti e concentrati.
Questa era davvero una sfida di livello, il primo aveva già dato prova della sua esperienza, mentre il secondo aveva un superpotere niente male. Dopo tutti quegli anni a sopravvivere da cieco, ora che ci vedeva era come possedere un potere magico dentro di sé.
Lo scudiero fece il suo solito lavoro, e la sfida cominciò.
Carica veloce ma ordinata, senza strafare per entrambi.
A pochi centimetri dal contatto, Garrett riuscì ad evitare la lancia di Leon e a colpirlo in pieno sull’elmo.
Lancia spezzata, ma per fortuna elmo ancora intatto, in ogni caso era 2-0 per il cavaliere della quercia.
Entrambi tornarono alle loro postazioni, pronti per la seconda lancia.
I déjà-vu erano una routine quel giorno: successe la stessa cosa, ma a parti invertite, così la parità fu ristabilita.
Ultima lancia decisiva, entrambi l’affrontarono con ancor più attenzione, e anche molta tensione, manca davvero poco alla finale.
La carica cominciò per entrambi, con un po’ di più enfasi nell’aria, non solo perché i due cavalieri stavolta decisero di spronare di più.
E infatti la maggior velocità incise sulla tecnica: niente colpi puliti stavolta, le lance centrarono entrambe il proprio avversario.
Doppio colpo, parità assoluta senza alcun disarcionamento.
«Occorre dunque un spareggio» fu la decisione del saggio Geoffrey di Mormount.
I due avversari sembravano non prevalersi, il pubblico si chiedeva se questo spareggio sarebbe stato l’unico.
La risposta sarebbe arrivata a breve, i due cavalieri erano già pronti a ripartire.
Entrambi i cavalli mantennero anche questa volta la stessa andatura, né troppo veloce né troppo lenta.
Mancava poco al contatto, e gli occhi andarono stavolta su Garrett. Il quarantenne cavaliere si alzò leggermente da cavallo, e si allungò contemporaneamente in avanti.
La sua lancia divenne dunque più lunga, abbastanza per colpire in pieno Ser Leon.
Un colpo inaspettato per il cavaliere, che mollò di colpo la presa della sua lancia. Non venne disarcionato, ma senza più la sua arma non poteva farla finire in pareggio. Garrett aveva vinto.
«Bella mossa, ragazzo. Non me l’aspettavo, davvero!»
«Detto da te è un onore, Ser»
«Mi chiedo se hai in mente qualche altro trucco per la finale: non ti sarà facile abbattere Percival»
«Non ne dubito. Tutto dipende da me, sperando anche che gli dei siano benevoli»
«Buona fortuna»
 
Passò almeno un’ora prima che i preparativi per la finale fossero ultimati.
Gran parte del tempo fu utilizzato dagli armigeri per sistemare al meglio le armature dei due finalisti, e anche per far riposare al meglio, e naturalmente, dopo tutto questo tempo di attesa, il pubblico era ancor più eccitato per l’inizio delle “danze”.
Le trombe suonarono di nuovo a festa, così come i tamburi tornarono a rullare.
I due cavalieri erano di nuovo pronti a giostrare.
Anche qui la differenza di fisico era notevole. Garrett non era un mingherlino, ma in confronto a Percival appariva come un manichino.
Nel vedere il suo avversario in fondo all’arena il marito di Kayley cominciava a provare il primo timore della giornata.
“Forza e coraggio. Nessuno è imbattibile”
“Il mio avversario sembra intimorito, lo sento anche da quello che esprime il suo cavallo, ma non devo considerarlo: sono sicuro che quando partirà alla carica tutto cambierà”
E così partirono. L’andatura era uguale per entrambi, forse Percival correva leggermente più piano visto che il suo cavallo faceva più fatica, ma era un dettaglio da nulla.
Anche perché la vistosa altezza del cavaliere gli permetteva di avere braccia più lunghe dell’avversario, così la prima lancia fu a suo favore. Spezzata in pieno petto.
Una bella botta per Garrett, il colpo aveva lasciato una bella chiazza con vari graffi sulla sua piastra pettorale.
La carica ripartì, alla stessa intensità di prima. Garrett provò ad anticipare le mosse del suo avversario, ma anche stavolta fu inutile.
Il colpo di Percival fu più lesto, e stavolta la lancia si spezzò proprio contro l’elmo.
Altro colpo duro, molto più duro. La gorgiera venne via, cadendo a terra insieme alle schegge della punta della lancia.
3-0 per Percival, e ora Garrett aveva una parte in meno di protezione.
«Vi porto un nuovo elmo, Ser»
«No, Ogrid» Garrett si rivolse al suo scudiero «Non ce n’è bisogno»
Il ragazzo non capiva, finché non vide il suo padrone togliersi l’elmo, ed indossarlo di nuovo, ma al contrario.
«Ser, come farete a vedere?»
«Ho vissuto 12 anni senza la mia vista. Voglio affidarmi di nuovo ai miei vecchi istinti. Penso sia la mia unica speranza. Ora dammi la lancia»
Lo scudiero obbedì, e Garrett con la mano libera fece segno a Geoffrey che era pronto a giostrare di nuovo.
La bandierona fu di nuovo sventolata velocemente, Garrett sentì il rumore del vento colpito da essa e partì alla carica subito dopo.
Percival avanzava, deciso a disarcionarlo, fissando sempre le mani dell’avversario per capire cosa avesse in mente.
Garrett continuava ad avanzare, con la lancia non distesa ma in guardia, in maniera completamente lineare.
Mancava pochissimo al contatto, e all’ultimo, dalla tribuna rimasta in silenzio per la tensione, si sentì un falco gracchiare.
Ayden aveva avvisato il suo padrone al giusto momento, e Garrett riuscì ad evitare la lancia di Percival, anche se non l’aveva visto. E subito dopo colpì con decisione avanti a sé. La lancia si spezzò, come se fosse schiacciata da un muro in movimento.
Era la possente armatura di Percival, che cadde a terra quando ormai non rimaneva che metà dell’arma di Garrett.
Il torneo dei 100 anni di Gaius, e della ricostruzione di Albion, aveva un vincitore.
Garrett si tolse l’elmo, e vide Percival rialzarsi un po’ a fatica.
Scese da cavallo e lo andò ad aiutare.
«Alla fine ce l’hai fatta, hai visto? Sei il più veloce e furbo tra di noi, non dimenticarlo mai»
«Non tradire il tuo giuramento, Ser. Non ricordi? Ognuno di voi è come un fratello, non c’è chi è migliore tra noi!»
«Beh, almeno per la giostra…stavolta il migliore sei tu!»
Percival alzò il braccio di Garrett al cielo, e la folla urlò e applaudì nella maniera più fragorosa che mai.
Artù, Merlino e il resto della corte scesero nell’arena, pronti a consegnare la lancia dorata in miniatura al vincitore.
«Ti sei battuto con onore e bravura, Ser. Oggi, 10 anni dopo il periodo più buio per Albion, il sole splende a Camelot e tu hai vinto questo premio per ricordare per sempre questo giorno»
«Grazie, Sire. Dedico la vittoria alla mia bellissima moglie…»
Kayley, tornata ad indossare abiti più leggeri, corse ad abbracciare il marito.
«…e a Lionel… e a Devon e Cornelio, i miei tre bellissimi figli!»
Tre pimpanti ragazzini superarono la staccionata e corsero verso Ser Garrett.
Il più grande, nato 9 primavere fa, assomigliava molto al padre, ma anche al nonno materno che non aveva mai conosciuto. Biondo e con gli occhi azzurri, e non troppo alto.
I suoi due fratelli, di due primavere più giovani, erano gemelli, ma non identici. Devon era più alto e snello come un chiodo, Cornelio più basso e grosso, non obeso, ma era comunque ben piazzato, ed entrambi avevano capelli rossi come la madre e la nonna Juliana.
La famiglia era riunita, anche la moglie del cavaliere valoroso era arrivata a fare i complimenti al genero, e l’atmosfera era ancor più calorosa.
 
«Bel quadretto, non trovate?»
«Si, Merlino, e provo anche una leggera invidia nei confronti di Garrett. Gli Dei sono stati generosi con lui, ha già tre figli, mentre io e Ginevra, per quanto ci abbiamo provato, siamo riusciti ad avere solo il nostro Lancillotto»
«Non so quanto gli Dei incidano su queste cose, penso che sia più una questione di natura. Comunque, voi non siete solo, mentre molti altri si»
«Anche su questo hai ragione… Bisogna accontentarsi di quello che si ha. Forza, è il momento di tornare a casa»
«Voi andate pure, non è ancora calato il sole, penso che mi farò una cavalcata fuori dalla città»
«Come vuoi… Ci si vede a cena»
 
Merlino prese uno stallone bianco e si diresse, come aveva detto, al di fuori della città. Al trotto lungo le vie della città bassa, e poi al galoppo, fino ad arrivare alla solita radura.
Pensava di arrivare fino al lago, ma a un certo punto il cavallo parve innervosirsi.
E il cielo per un attimo si oscurò.
«Padre…»
«Yrennoc!» affermò di colpo Merlino osservando un grande drago scendere a terra e accovacciarsi verso di lui. Ora il cavallo era più calmo, non era la prima volta che vedeva un drago
«Che bello rivederti, ma non chiamarmi così, ti prego, non sono veramente tuo padre»
«Mi hai fatto nascere tu, non lo dimentico. Comunque, come preferite»
«Che mi racconti? Come sta la Sfregiata?»
«Bene, si sta solo occupando della cucciolata»
«È la seconda in 10 anni, pensa che abbiamo parlato proprio poco fa con Artù, voi ci battete a tutti quanti in fatto di figli»
«E mi fa piacere che sia così, la nostra nobile razza ha di nuovo un futuro, e sempre grazie a te, Merlino»
«Come vorrei che Kilgharrah potesse vederti… a differenza di Aithusa, tu e la Sfregiata siete cresciuti davvero bene, e ora sapete anche parlare fluentemente»
«Il realtà sono venuto a dirti che ho visto il Grande Drago di cui mi hai sempre parlato…»
«Com..Come?»
«Mi è apparso in sogno la scorsa notte. Un’apparizione molto breve, mi ha detto di salutarti…»
«E nient’altro?»
«Si, purtroppo c’è dell’altro. Dall’alto dei cieli, ha visto qualcosa di strano succedere tra i vari mondi. Talmente strano che manco lui sa cosa possa significare»
«Quindi, mi stai dicendo che ci sono nuovi guai all’orizzonte? Una nuova minaccia sta per colpire Albion?»
«Non lo so, Grande Mago, non lo sapeva manco Kilgharrah. Ha detto solo che tutti quanti dovremo presto tenere gli occhi aperti, anche perché l’apparenza può ingannare. Questo è tutto…»
«Vorrà dire che lo faremo. Anche se non so se convenga avvertire fin da ora Artù, in fondo, è solo un sogno…»
«Non è un sogno come tutti gli altri, Merlino, anche tu, non sottovalutare le apparenze. Ti saluto, torno da mia moglie. Se avrete bisogno di noi, o dei miei figli più grandi, sai come chiamarmi…»
«Senz’altro. Ciao Yrennoc»
E il grande drago marrone e grigio volò via verso le montagne che cominciavano a diventare rosse per via del tramonto.
 
Merlino tornò al castello, e a cena non disse nulla ad Artù.
Si svegliò la mattina presto e uscì a controllare se era tutto normale. E lo era, ma stavolta si decise, e al solito colloquio quotidiano alla tavola rotonda raccontò e tutto ad Artù e agli altri cavalieri.
«Hai fatto bene a dircelo, Merlino» affermò Artù «Vorrà dire che terremo gli occhi aperti, è stato un decennio pacifico, ma l’imprevisto è sempre dietro l’angolo»
Ma neanche il giorno dopo successe qualcosa. E neanche in quelli seguenti.
Se c’era un pericolo, non era ancora cominciato. O forse doveva ancora arrivare in quel mondo.
 
   
 
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