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Autore: MonicaX1974    30/09/2017    0 recensioni
Raccolta di storie brevi che parlano d'amore ispirate ad una canzone.
Potete trovare la raccolta completa su Wattpad, intitolata Decibel
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Quando ero piccola, mio padre diceva sempre che ci sono due modi di fare le cose. Uno onorevole ed uno disonorevole. Uno degli esempi che mi vengono in mente è il parcheggio. Meglio fare qualche passo in più e lasciare l'auto in un luogo adatto, e lasciare libero il parcheggio dei diversamente abili a chi ne ha veramente bisogno. Papà dice che un uomo sulla sedia a rotelle, sarebbe ben felice di parcheggiare lontano se potesse camminare sulle sue gambe.

Il fatto è che noi non apprezziamo quello che abbiamo, lo diamo per scontato e tutto diventa dovuto. Ma non è così, e questa è un'altra cosa che mi ha insegnato mio padre. Diamo per scontato anche le persone, anche se io non l'ho mai fatto. Mamma è morta il giorno in cui io sono venuta alla luce, e nonostante io non l'abbia mai conosciuta, papà ha sempre fatto in modo che lei fosse costantemente presente nella mia vita.

Amo la vita, amo le persone, amo anche gli animali, amo la pioggia, amo il sole, la natura, la città, e il mondo.

Io amo.

Amo le diversità, amo le culture, amo viaggiare, leggere, scoprire, conoscere, aiutare, soprattutto aiutare, e amo farlo ancora di più in questo periodo dell'anno, quando le persone sole, si sentono ancora più sole.

Fra qualche giorno è Natale.

Il Natale che è diventato ormai, una festa commerciale. Se chiedi ad un bambino cosa succede il venticinque di dicembre, ti dirà che è il giorno in cui verrà Babbo Natale a portargli i regali che ha richiesto nella sua letterina. Quel bambino, come la maggioranza dei bambini, non sa niente del vero significato del Natale, non sa niente di cosa stia succedendo al di fuori delle mura della propria casa.

Non sono particolarmente religiosa, non vado in chiesa ogni domenica, e anzi, a dirla tutta, non credo molto nella Chiesa, ma a prescindere dalle mie credenze religiose o meno, il significato del Natale è la festa della nascita di Gesù e non c'entra assolutamente niente con un Santa Klaus qualunque.

Il significato del Natale per me è donare, e non mi riferisco al regalare il cellulare appena uscito, o un gioiello, o qualsia altra cosa. Per me vuol dire donare noi stessi, aiutare gli altri, coloro che non hanno le nostre stesse possibilità, senza avere niente in cambio, solo per il piacere di averlo fatto. Quindi, anche quest'anno, come gli ultimi quattro anni della mia vita, sono qui al centro di raccolta dove ogni anno raccogliamo una gran quantità di oggetti e prodotti utili ad organizzare un pranzo in grande stile, per poter far sentire un po' di calore umano a chi ne ha bisogno.

Troppo spesso ci dimentichiamo di loro, gli ultimi, coloro che vivono ai margini, gli invisibili di cui nessuno sente la mancanza, e che a volte fanno anche un po' paura. Ma basta conoscerli per rendersi conto che non c'è niente di cui avere paura, perché sono semplicemente persone. Persone sole.

"Sara posso lasciarlo a te?" Massimo, mio fratello maggiore, mi sta porgendo uno scatolone che gli è stato appena consegnato da un gentilissimo signore che viene a portare qualcosa ogni anno.

"Ci penso io." Prendo lo scatolone dalle sue mani e lo poso a terra, gli faccio un sorriso e inizio a controllare cosa ci sia dentro.

Ci sono un paio di giochi di società, un mazzo di carte da gioco, penne, quaderni, matite colorate, un paio di coperte nuove ancora imballate, e in un'altra scatola un po' più piccola, proprio sotto le coperte, ci sono alcuni generi alimentari a lunga scadenza come succhi di frutta, riso e caffè. Ogni donazione è fondamentale per noi, e ringraziamo sempre tutti con un sorriso.

"Il Signor Fabrizi non manca mai all'appuntamento." Massimo si è avvicinato, per darmi una mano a smistare le cose che ho tolto dallo scatolone.

"Già, ce ne vorrebbero di più come lui." Le donazioni non bastano mai, come non bastano mai i volontari. Ogni anno sempre più persone si ritrovano in mezzo ad una strada, senza sapere come poter tirare avanti.

Al pranzo che la nostra comunità organizza per i più bisognosi, si presentano sempre più persone. Adulti soli, profughi con bambini, italiani che hanno perso il lavoro, famiglie intere che possono trovare un po' di serenità in quest'unico giorno, anziani abbandonati dai figli, donne ridotte in schiavitù, e pur accogliendo tutti con un sorriso, non riesco a non piangere quando se ne vanno. Vorrei poter fare molto di più, vorrei trovare un modo migliore per aiutare, soprattutto quando, inevitabilmente, ti affezioni ad alcuni di loro.

Penso ad Hasani, un giovane ragazzo africano, scappato dal suo paese a causa della guerra. Mi ha raccontato delle terribili condizioni dei prigionieri tenuti in gabbia peggio che fossero animali. La sua famiglia viveva in baracche, totalmente prive di acqua, luce, e rete fognaria, con condizioni igieniche inimmaginabili, in un paese in cui delinquenza e malattie, hanno preso il sopravvento.

Penso alla Signora Giulia, abbandonata dai figli per i suoi problemi di alcoolismo. Nonostante cercasse di uscirne, i suoi due figli hanno cercato di sbarazzarsi di lei lasciandola spesso in qualche clinica che nessuno voleva mai pagare, fino al giorno in cui entrambi i suoi figli smisero di prendersene cura. Giulia, non avendo lavoro e non riuscendo a mantenersi da sola, finì in mezzo ad una strada, e adesso è la persona più attaccata alla vita che io conosca, sempre allegra, sempre sorridente, con una frase gentile per tutti. Non parla molto di sé, e non conosco altri dettagli della sua vita, ma anche lei è riuscita a crearsi un piccolo angolino nel mio cuore.

C'è Nicolò, un dolcissimo bambino di sette anni, quasi otto a dire la verità, li compirà proprio il giorno di Natale, e ogni anno è qui con la sua famiglia. Suo padre ha la sclerosi multipla, sua madre riesce a trovare solo lavori precari che non permettono loro di affrontare molte spese, ed io ogni anno porto un regalo molto speciale solo per lui. Ha la passione per le moto, e ad ogni Natale gli compro un modellino nuovo e il sorriso che gli vedo nascere sul volto è una gioia indescrivibile per me.

"Ciao Sara scusa il ritardo, ma eccomi." La voce di Arianna mi fa voltare verso di lei. È sempre sorridente. L'ho conosciuta all'università proprio mentre attaccavo alla bacheca un volantino in cui si diceva che servivano dei volontari per organizzare questo pranzo, e lei si è offerta immediatamente.

"Ciao, ben arrivata." Mi alzo per avvicinarmi a lei che ha un paio di sacchetti stracolmi di tovaglie di carta, tovaglioli, bicchieri e altre cose che non riesco ad identificare.

"Dove metto queste cose?" Le faccio segno di seguirmi, prendo una busta dalle sue mani, e ci rechiamo nel reparto dei piatti e tovaglioli per svuotare il contenuto dei suoi sacchetti.

Arianna mi ha raccontato che si era stancata del solito Natale, della solita corsa ai regali, dei soliti finti sorrisi di circostanza e di passare di pranzo in cena, di parente in parente, e mi ha detto che l'occasione di fare qualcosa per gli altri le è sembrata un'alternativa migliore alla solita festa. Mi ha spiegato che impiegare il suo tempo libero per il prossimo, le era sembrato un'ottima occasione per celebrare il vero significato del Natale.

Sorrido nel vedere l'espressione di Arianna mentre osserva la grande quantità di tovaglioli che abbiamo raccolto in questi giorni, ma con grande dispiacere, devo smorzare il suo entusiasmo. "So che sembra ci sia tanta roba qui dentro, e a dire la verità è così, ma la realtà è che tutte queste cose non sono mai abbastanza, ogni anno sempre più persone si ritrovano in condizioni precarie con un grande bisogno di aiuto." Il suo sorriso si spegne, ma non la sua voglia di fare, e subito si mette a darmi una mano.

L'anno scorso ci sono state circa un centinaio di persone in più rispetto all'anno precedente. Ma è bellissimo vedere riuniti allo stesso tavolo persone di ogni nazionalità e religione condividere un pasto all'insegna della solidarietà e della misericordia. Viviamo in modo superficiale e in maniera troppo veloce. Difficilmente ci fermiamo a pensare a come poter stare meglio noi e gli altri, a cosa fare per poter migliorare la vita per le generazioni future.

"Quindi tu sei volontaria da quattro anni?" Arianna fa sempre un sacco di domande, ma non mi dispiace la sua curiosità.

"Sì, tu ha mai fatto niente del genere?" Lei scuote la testa in senso di negazione e nel frattempo si guarda intorno con un'aria frastornata.

"Mi racconti un po' come funziona?" Cerco di raccontarle a grandi linee come si svolge la raccolta nei giorni che precedono il Natale, come smistiamo le cose che le persone ci portano e come procederemo il giorno in cui avverrà il pranzo vero e proprio. Lei mi ascolta con attenzione, realmente interessata a quello che sto dicendo. Mi chiede poi se in tutti questi anni, le persone sono rimaste le stesse e se ho conosciuto qualcuno in particolare, e subito mi torna alla mente il signor Antonio. Non conosco il suo cognome, lui ha sempre voluto farsi chiamare semplicemente con il suo nome di battesimo. È stato il primo che sono riuscita ad aiutare concretamente fornendogli delle coperte. Antonio vive per la strada, dormendo dove gli capita cercando ripari occasionali. Non è più giovanissimo e le temperature durante l'inverno, diventano troppo difficili da sopportare. Quel giorno, quando gli diedi le coperte nuove, lo vidi commosso. Ricordo che fece fatica a trattenere le lacrime e l'unica parola che riusciva a pronunciare era grazie.

Antonio è stato il primo di cui mi sia realmente interessata come persona, e non come un senzatetto da aiutare. Con lui, sono uscita quasi subito dal ruolo di volontaria, per entrare nel ruolo di persona che sostiene un'altra persona. Mi ha permesso di entrare nella sua vita, nei suoi pensieri, nella sua quotidianità, ma senza prendere da me, mai più del dovuto. Quando cercavo di favorirlo in qualche modo e lui se ne accorgeva, rifiutava categoricamente, dicendo che non era il solo ad aver bisogno d'aiuto, e dovevo rivolgere le mie attenzioni anche agli altri.

Ha perso il lavoro quando l'azienda per cui lavorava è andata in fallimento. Da lì in poi è stato un susseguirsi di coincidenze sfortunate che l'hanno portato a vivere per strada. Non è più riuscito a rientrare nel mondo del lavoro perché, nonostante non si sia mai macchiato di alcun tipo di reato, il solo fatto di essere un senzatetto, ha sempre instillato pregiudizi agli occhi degli altri e, la mancanza di fiducia da parte delle aziende, l'ha portato al punto in cui è oggi. Ha sempre ringraziato di non aver mai avuto una famiglia, o non avrebbe retto al dispiacere di dover far vivere i suoi cari su dei cartoni.

Antonio è stato il primo a cui mi sono affezionata davvero, è come uno zio acquisito per me, e quando pochi mesi fa siamo riusciti a scoprire la sua data di nascita, io e mio fratello gli abbiamo fatto una sorpresa, e gli abbiamo organizzato una piccola festa di compleanno all'oratorio della nostra parrocchia. La gioia sul suo viso era evidente, e ha contagiato tutti con le sue lacrime di commozione. Non ha smesso un attimo di dire grazie a chiunque gli si avvicinasse e l'abbraccio che mi ha dato quel giorno, è stato l'abbraccio più bello e sincero che abbia mai ricevuto in vita mia.

"Quindi questo Antonio ci sarà il giorno di Natale?" Arianna è instancabile e non si è ancora fermata un momento, rimanendo comunque concentrata sul racconto che le ho appena fatto. "Sono proprio curiosa di conoscerlo."

"Antonio? Parli di quel signore che di solito sta vicino al Gianicolo?" La signora Anna, la nostra responsabile, si è avvicinata, ed entrambe ci voltiamo a guardarla.

"Sì esatto." Tutti lo conoscono qui, e tutti gli vogliono bene, anche se è da un po' di giorni che non si fa vedere.

"Beh... allora mi pare di capire che tu non l'abbia saputo..." Il suo tono di voce non lascia molti dubbi, ma mi rifiuto di pensarci.

"Saputo cosa?" Le mie mani sono strette a pugno, e le lacrime minacciano di uscire da un momento all'altro.

"Purtroppo non potrà essere con noi quel giorno... Si è spento un paio di giorni fa..." La gola secca, gli occhi spalancati e le lacrime che ormai scorrono libere sul mio viso. Non sento più il resto che mi sta dicendo e corro fuori come se lui fosse qui e stesse per entrare.

Non riesco a realizzare quello che Anna mi ha appena detto, eppure so di aver sentito quelle parole uscire dalla sua bocca e continuo a piangere senza riuscire a fermarmi. D'improvviso mi sento toccare le spalle, mi giro e mi lascio stringere da mio fratello che cerca di consolarmi.

Antonio non tornerà, mi mancherà terribilmente ed io non posso fare a meno di chiedermi se ci fosse stato un modo migliore di aiutarlo, e se avessi potuto fare di più per lui. 


ISPIRATA DA Think about the way

   
 
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