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Autore: Grossa Nube    01/10/2017    0 recensioni
Aspettare che la soluzione arrivi da sola è una buona strategia? Aver bisogno di aiuto e accettarlo è davvero così disonorevole? Qual'è la forma di aiuto più preziosa?
Piccola fiaba di due capitoli.
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come è andata


Vi era una volta una principessa dotata di grande bellezza e di una personalità terribilmente affascinante. Si sa, le principesse vengono spesso rapite dal cattivo di turno, forse perché costituiscono l'ostaggio perfetto per piegare dei regnati al volere di un rapitore: una figlia rapita è sempre un duro colpo per un genitore e l'erede di un regno mancante lo è per la nazione stessa.
Come da protocollo, il perfido stregone chiuse la fanciulla in un castello e a guardia di esso ci mise un drago. Evidentemente coloro che le rapiscono non hanno tempo per fare la guardia alla prigione della dama o preferiscono che sia il grosso bestione a morire, nel caso un nobile eroe si faccia avanti per liberare la damigella.
Il drago però non era stupido: sapeva bene che il re e la regina avrebbero offerto grandi ricompense o addirittura promesso la mano della figlia a chiunque fosse stato capace di riportarlo indietro. Prima o poi sarebbe arrivato un ragazzo che lo avrebbe ucciso, se non avesse fatto qualcosa. Elaborò allora un piano.
Per prima cosa cercò di rendere meno odiosa la prigionia alla principessa. Le procurò alcuni libri da leggere, degli strumenti musicali e acconsentì ogni tanto pure ad ascoltarla, quando lei suonava o cantava.
Poi si mise alla ricerca degli aiutanti magici. Quelli che danno tutti gli strumenti necessari per sconfiggere il drago o il cattivone di turno. Scoprì essere tre e si ingegno per far giungere loro pessime voci riguardo la principessa e il suo regno.
Al primo aiutante fece arrivare la diceria che la damigella fosse brutta e che il suo regno fosse povero, colmo di debiti, che non contasse niente nello scacchiere internazionale e che le ricompense da lui promesse arrivassero con anni di ritardo.
Così, ogni volta che un principe o un cavaliere retrogrado e opportunista arrivavano dal primo aiutante, subito abbandonavano la sua missione, cercando qualcosa di meglio.
Al secondo fece giungere la voce che la dama fosse una donna acida, opportunista, noiosa e che fosse andata a letto con molte persone, dietro la promessa di favori o immobili, quasi fosse una prostituta. Tradendo spesso gli amanti di turno.
Così, quando arrivava un salvatore vecchio stile che si illudeva che il vero amore si trovasse salvando principesse, perdeva ogni interesse nel salvataggio.
Al terzo fece credere che la ragazza fosse una persona malvagia, pratica di magia nera, che più di una volta aveva fatto soffrire degli innocenti e che era stata rinchiusa lì perché troppo pericolosa. In tal modo ogni volta che una persona mossa da sincero altruismo parlava con l'aiutante, non poteva che concludere che il drago facesse bene a tenerla prigioniera.

 

La principessa non era stupida e presto notò che nessuno stesse venendo a salvarla. L'idea di provare a fuggire le balenò in testa. Tuttavia aveva paura: non si sentiva all'altezza di una simile iniziativa. Le avevano sempre detto che le principesse fossero creature fragili, capaci di essere distrutte con un nonnulla proveniente da un mondo crudele. Il drago le sembrava molto forte. Che sarebbe successo se l'avesse scoperta mentre tentava di scappare? Di certo non avrebbe potuto fare niente per difendersi dalla sua ira. Poi, anche se fosse riuscita ad allontanarsi dalla sua prigione, sarebbe stata capace di affrontare da sola il viaggio di ritorno? Sicuramente la strada sarebbe stata piena di briganti, insidie e insicurezze. Per quanto quel maniero limitasse la sua libertà, lì vi erano solo cose che conosceva, solo sicurezze e queste non le facevano paura. Poi, anche fosse stata capace di tornare indietro, cosa avrebbero pensato di lei le altre dame? Se avesse dovuto fare tutto da sola, voleva dire che nessuno la trovava abbastanza speciale da salvarla.
Tra l'altro, quel drago non le sembrava così male. Almeno era gentile e si prendeva cura di lei nei limiti delle sue capacità. Si sarebbe sentita in colpa a tradire la sua fiducia e poi temeva che il guardiano, una volta scoperto i suoi propositi di fuga, potesse prendere a trattarla peggio, sentendosi tradito.
Risolse che fosse meglio continuare ad aspettare.

 

Al palazzo reale però una giovane ancella, molto legata alla principessa, non ne poté più di attendere passivamente il suo ritorno. Quindi un giorno partì alla volta del castello in cui era tenuta prigioniera e a differenza di molte altre persone che lo avevano fatto, lei voleva davvero bene alla dama.
Ignorò i tre aiutanti, capendo che fossero dei sempliciotti che credevano a tutto quel che sentivano, arrivando presto al cospetto del drago.
Gli disse che era venuta lì solo per portare alla damigella qualcosa con cui potesse passare il tempo e vuotò lo zaino, facendogli constatare che si trattasse di libri d'amore. Il guardiano non la attaccò. Del resto era solo una banale ancella, non poteva certo rappresentare una minaccia. Prudentemente però non la fece entrare nel maniero, permettendole solo di parlare con l'amica da una finestra situata al secondo piano e di lanciarle i libri da lì. Dopo di che tornò a fare la guardia all'entrata, mentre la cameriera si recò sul retro.
La principessa fu contenta di vedere un volto amico e accettò di buon grado i libri, dato che ormai quelli passategli dal drago li conosceva a memoria. L'ancella si recò da lei più volte, spesso all'insaputa del drago, per parlare con l'amica.
Tuttavia volutamente incanalò le conversazioni non sul più e il meno meno, ma riguardo le paure della principessa. Su come mai si ritenesse così debole, fosse convinta di non poter affrontare il mondo e su come mai apprezzasse in qualche modo il drago. Non cercò quasi mai di dirle cosa fare, lasciando che fosse l'altra a trovare le risposte da sola.
Una mattina, anziché passarle i soliti romanzi rosa, le diede due libri di magia, uno base e uno avanzato. Quando la damigella li afferrò credette in un primo momento che l'amica si fosse sbagliata, dato che una fragile fanciulla come lei non sarebbe stata capace di apprendere una simile arte e poi non aveva mai provato qualcosa del genere, quindi non ne aveva interesse. Tuttavia decise di non ributtarle indietro i libri, ma semplicemente di nasconderli.
La cameriera tornò altri giorni e le passò altri libri riguardo le storie d'amore, continuando però a intavolare le stesse conversazioni, chiedendole spesso di riflettere se fosse poi così importante cosa pensassero le altre dame di lei e raccontandole quanto fosse bello il mondo fuori da quel castello, se solo ci si rimboccava un po' le maniche.

 

Un giorno l'ancella si recò di nuovo al castello, ma questa volta vide qualcosa di nuovo: il drago era morto. Ad ucciderlo era stata la principessa. Grazie all'amica aveva capito di non essere poi così debole e che una vita all'insegna delle sicurezze spesso non porta al vero miglioramento. Stanca di aspettare, si era decisa a studiare i libri di incantesimi passatele e aveva scoperto che la magia le piaceva.
Aveva quindi affrontato faccia a faccia il drago e una volta constato che costui, nonostante i modi gentili, non avesse nessuna intenzione di lasciarla andare, si era presa la sua libertà con la forza.
La dama abbracciò l'amica ed entrambe tornarono a casa. Furono accolte da una folla festante e i festeggiamenti si protrassero per giorni e le critiche provenienti da alcune dame riguardo non essere tornata con un principe furono poche e non ebbero alcun seguito oltre a uno scambio di battute che alcune nobili fecero in un salotto privato.

 

 

Almeno per ora non vi dirò cosa successe poi alla principessa e all'ancella. Vi basti sapere che da lì in avanti furono loro le eroine delle loro storie e che vivranno per sempre felici e contente.

 
   
 
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