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Autore: HIMsteRoxy    01/10/2017    0 recensioni
MYCROFT X MR. CRAYHILL ~ MARK GATISS X IAN HALLARD
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le lunghe settimane che passarono furono sommerse letteralmente dal lavoro.
James Moriarty, dopo esser stato assolto, era di nuovo a piede libero per le strade di Londra, pronto a colpire ancora, come lui stesso aveva lasciato intuire perfettamente, dopo la sua – quasi obbligatoria e prevedibile – visita a Baker Street.
Questo mi aveva portato quindi ad intensificare i controlli, a non lasciare niente al caso e, soprattutto, ad aiutare Sherlock a pianificare tutto nei minimi dettagli, cercando anche di anticipare le mosse di Moriarty, affinché riuscissimo finalmente a sconfiggere la sua intricata ragnatela.
In quel lasso di tempo, quindi, non avevo avuto nemmeno il tempo materiale per poter pensare anche solo un secondo a Ian. La sera infatti tornavo a casa molto stanco e andavo direttamente a dormire.
Il lavoro, sotto questo punto di vista, mi era stato molto d’aiuto. Non avevo sentito inoltre, né avuto, il bisogno di rifarmi vivo con lui e riallacciare nuovamente i rapporti. D’altronde ero convinto del fatto che anche lui avesse voltato pagina, come avevo fatto io, anche se il nostro ultimo incontro era terminato in modo brusco, senza che nessuno dei due avesse potuto avere delle spiegazioni esaustive.
E più il tempo passava, più la mia rabbia e la mia delusione scemavano gradualmente e ricadevano nell’indifferenza totale. Definire l’intera situazione in questo modo mi allietava.
Ero sicuro che – se non fosse stato per il lavoro – sarei stato anche disposto ad ascoltarlo, se lui si fosse presentato. Di certo non l’avrei mandato a casa, senza ascoltarlo. Gli avrei comunque dato la possibilità di parlare, l’avrei ascoltato e poi gli avrei dato la mia risposta. Questo non implicava esattamente un mio coinvolgimento. Avevo già preso la mia decisione e qualunque cosa mi avesse detto non sarebbe cambiata. O almeno così continuavo a ripetermi. Ma anche volendo non avrei trovato il tempo necessario da dedicargli. E poi era passato fin troppo tempo e lui non si sarebbe più presentato al Diogenes Club per nessuna ragione al mondo. Ormai ne ero fermamente convinto.
Così quando me lo trovai davanti, lì, nella Stranger’s Room, ad aspettarmi da chissà quante ore mi sorpresi parecchio e le mie sicurezze iniziarono a vacillare.
Non pensavo davvero che potesse fare una cosa del genere. Non dopo tutto questo tempo. Pensavo che avesse davvero voltato pagina e che ognuno fosse tornato alla propria vita, come se niente fosse successo.
Lo osservai bene, in silenzio, mentre gli facevo cenno di accomodarsi. L’esatto momento in cui ero entrato, lui stava per andarsene. Era davvero furioso, glielo si leggeva negli occhi, ma l’avermi – finalmente – visto gli aveva fatto cambiare idea, nonostante le ore che aveva perso aspettandomi.
Ian continuò a tenere lo sguardo fisso su di me e, appena gli diedi la giusta attenzione. Iniziò a parlare. Sembrava che si fosse preparato un lungo discorso, come se avesse dovuto convincermi di qualcosa o come se stesse cercando di convincere se stesso, invece.
La sua voce era incrinata e nell’aria vi era anche troppa tensione. Non riusciva a restare a tranquillo, mentre seguitava a parlare. Era abbastanza agitato e temeva – glielo leggevo negli occhi – che io, da un momento all’altro, potessi interromperlo bruscamente, dicendogli apertamente che non m’importavano le sue parole, che qualunque cosa avesse detto, io avevo già preso la mia decisione e che ogni suo sforzo sarebbe stato vano. Cosa decisamente vera, in realtà. Queste erano le mie intenzioni: non avrei cambiato idea, non mi sarei fatto abbindolare ancora e avrei seguitato per la mia strada, senza di lui. Intenzioni che però stavano diventando così fragili e che potevano vacillare da un momento all’altro. La sua presenza non mi metteva più a disagio, ma di quella beata indifferenza di cui mi vantavo non vi era nemmeno l’ombra. No, mi ripetei mentalmente, non dovevo lasciarmi andare, ma continuare in questo modo, anche se stava diventando un compito davvero arduo da portare avanti.
La rabbia, la delusione e il rancore erano quasi svaniti. Adesso che il problema Moriarty stava arrivando alla sua fine non potevo incolparlo, né – ragionandoci bene su – avrei potuto davvero farlo in precedenza. Il prossimo passo era quindi il perdono, un perdono che risultava un po’ ritardatario, in realtà. La verità è che stavo ricadendo nell’ennesimo errore, ma magari rifare quell’ennesimo errore mi piaceva un sacco, nonostante la mia mente continuasse a rimproverarmi di quanto in basso fossi caduto. E ciò che continuava a dire poi era riuscito, in qualche modo, a scavare un tunnel nel ghiaccio che circondava il mio cuore. Mi ero stupito di ciò e non riuscivo davvero – per quanto io provassi – ad essere sordo di fronte a tali parole.
 
‘’ Mi dispiace Mycroft per ciò che è successo settimane fa. Sono stato un ingenuo, lo ammetto! Lo avrai pensato pure tu, sicuramente! Anzi ne sono certo. Ormai credo di conoscerti bene, anche se non abbiamo avuto tanto tempo per conoscerci veramente. Mi sono comportato da stupido e non ho minimamente pensato, né riflettuto. Con questo mio gesto indiretto ho fatto in modo che tu perdessi la fiducia in me stesso. So quanto tu tenga al tuo lavoro e a tuo fratello. Non so come io possa essere stato così cieco, da non collegare i due fatti. Eppure tu mi avevi accennato ai problemi di tuo fratello, alle tue preoccupazioni e al tuo lavoro che ti impegna così tanto. Se avessi saputo ti avrei avvisato, ti avrei chiesto consigli e tutto questo non sarebbe mai successo. L’ennesimo fraintendimento non sarebbe accaduto, perché si tratta di questo. Adesso lo so, ho riconosciuto il mio errore, ciò che ti ha fatto arrabbiare in quel modo, quando ho dato per scontato che tutto andasse per bene, quando ho gioito per qualcosa che invece per te rappresentava una vera e propria catastrofe. Sai, ho passato nottate a rifletterci su e questo sì, è stato un errore, che non avrei mai dovuto commettere. Non per te, ma in generale. Beh, in ogni caso, ormai ciò che è fatto, è fatto. Non posso più rimediare a ciò che è successo, ma almeno sono qui a chiarire la mia posizione. Era giusto che io lo facessi, anche se in ritardo. ‘’
 
Mentre parlava apprezzai ogni singola parola, ma mi accorsi allo stesso tempo che la colpa non ricadeva solo su di lui, ma anche sul sottoscritto. Ero stato troppo precipitoso, troppo impulsivo a giudicarlo e così ero andato via, in preda alla rabbia. Solitamente non agivo in quel modo, ma il vero motivo che mi aveva spinto ad andarmene in realtà era un altro: mi ero innamorato di lui, avevo riposto in lui la mia totale fiducia e quel piccolo screzio aveva fatto in modo che tutto crollasse, alla prima occasione. Mi ero fatto prendere dalla paura ed ero scappato da codardo. Sì, questa era solo ed unicamente vigliaccheria. Non vi era altra parola per descrivere il mio comportamento.
Lo interruppi, prima che seguitasse ancora a scusarsi e, abbastanza a disagio, iniziai a parlare.
 
‘’ In realtà, siamo colpevoli entrambi. Non ti ho dato la possibilità di spiegarti, né io ti ho spiegato cosa stava succedendo. Sarei dovuto rimanere lì e chiarire la situazione, prima che degenerasse, prima che l’ennesimo fraintendimento ci portasse esattamente a questo. Invece sono scappato in preda alla rabbia e ho deciso di chiudere ogni rapporto con te. Vi è un solo motivo per cui l’ho fatto. Adesso lo so ed è assolutamente inutile continuare a nasconderlo o evitare di affermarlo ad alta voce, sebbene mi spaventi. Pensavo di essere più forte, ma evidentemente non sono altro che un essere umano come tutti gli altri. Affermo di essere più intelligente, ma a quanto pare non è così. La realtà è che mi comporto come gli altri, provo le stesse emozioni – tra qualche secondo me ne pentirò, stanne certo - degli altri. Sì, hai detto bene prima: sono rimasto deluso da te, ho perso quella fiducia che pian piano stavo acquistando nei tuoi confronti. Ho pensato che l’avessi fatto di proposito e non sono riuscito a farmene una ragione. Era tutto così sbagliato e mi sono arrabbiato talmente che non ho nemmeno voluto darti una spiegazione. Se fossi stato un estraneo, tutto questo non sarebbe successo. Se fossi stato un collega o un conoscente, non me la sarei presa così tanto. Ma il fatto è che tu non sei un estraneo, né un collega o un conoscente. Non sei una persona come le altre, una di quelle a cui io rifilo la solita indifferenza. No, ci ho provato ma ho fallito. Sì, ho fallito miseramente! Forse ce l’ho fatta per queste settimane, il lavoro mi ha occupato interamente ogni singola giornata, ma adesso… adesso è diverso. Adesso sei qua e non riesco ad essere indifferente a te o alle tue parole. Questo perché hai una certa importanza, perché ricopri un ruolo rilevante e perché, qualcosa dentro di me, inizia a sciogliersi.
…okay, l’ho detto! Non abituartici però… questa sarà la prima e l’ultima volta che farò un discorso del genere. Mi è costato tantissimo e inizio a non sentirmi più me stesso. Ho oltrepassato i limiti e ho bisogno di ritornare ad essere il Mycroft di sempre. ‘’
  
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